6
dalla città di Mantinea, conducevano verso gli stati limitrofi: Argo,
Tegea, Pallantion, Methydrion, Orcomeno.
Ad est la frontiera è costituita dal massiccio montuoso del
Lyrkeion verso nord e da quello dell’Artemisio verso sud; alcune colline
rocciose (Kobriza) la separavano probabilmente da Tegea, a sud.
Pritchett
2
, recentemente ha proposto - data l’esistenza immediatamente a
sud di questa linea di quattro insediamenti, i quali avevano una notevole
importanza - di spostare la frontiera più a sud. A ovest il massiccio del
Menalo doveva essere in gran parte mantineese, mentre a nord, infine,
Mantinea era separata da Orcomeno dalla catena dei monti Anchisia.
La formazione della polis
La formazione della polis di Mantinea, tramite il sinecismo di
cinque demi, è da collocare verosimilmente nel V secolo a. C., dopo le
guerre persiane. Strabone
3
ci dà questa indicazione cronologica in
riferimento esplicito e puntuale al sinecismo di Elide, ma è probabile che
la stessa valga anche per la maggior parte degli altri sinecismi del
Peloponneso menzionati nel medesimo contesto.
La maggioranza degli studiosi, sulle orme di Fougères, ha optato
per il periodo 464-459 a. C.
4
, ma non mancano argomenti per alzare di
una diecina di anni questa datazione
5
.
2
Pritchett 1969, 41-44, fig. 8 ( con la rappresentazione della carta dei canali).
3
Strab., 8, 3, 2.
4
Fougères 1898, 375-378; per altri studiosi orientati in questo senso cfr. Moggi 1976, 155 n.
39.
5
In questo senso Moggi 1976, 155-156, il quale lo colloca fra il 478 e il 473/2 a.C. Privo di
contributi nuovi e determinanti il tentativo di tornare ad una datazione più alta (metà o parte
finale del VI secolo) compiuto da O’Neil 1981, 335-339.
7
Il sinecismo appare chiaramente orientato in chiave
antilacedemone e sponsorizzato dagli Argivi: probabilmente nella
battaglia di Tegea del 473/2 a. C., gli Arcadi ed Argo costituirono
un’unica coalizione contro Sparta e forse è proprio in questo contesto
storico che Mantinea, con l’aiuto degli Argivi impegnati in Arcadia,
costituì il proprio centro urbano, come del resto doveva aver fatto da
poco anche Tegea, rivale di Mantinea. E’ quindi plausibile collocare il
sinecismo subito prima del 473/2, data della battaglia di Tegea, e dopo la
conclusione delle guerre persiane.
Potrebbe trattarsi di un sinecismo attribuibile ad un movimento
popolare sorto in Atene, frutto, come altri fenomeni analoghi del
Peloponneso, dell’azione propagandistica svolta da Temistocle e dai
democratici ateniesi.
Strabone
6
ci fornisce il numero esatto dei demi che parteciparono
al sinecismo, dei quali non si conoscono però i nomi, malgrado la
formulazione di varie ipotesi al riguardo.
7
Il passo di Strabone è importante per la definizione del processo di
formazione della polis, ma anche molto problematico. Lo scrittore,
infatti, riferendosi in primo luogo ad Elide, ma menzionando anche altre
città peloponnesiache, parla di Cwvrai, che non erano ancora poleis, ma
avevano un certo numero di susthvmata dhvmwn. L’espressione è sempre
stata intesa
8
come se dovesse indicare un solo susthvma dhvmwn
9
- un
6
Strab., 8, 3, 2.
7
Alcuni hanno pensato ad Helisson come una delle comunità partecipanti, ma
l’incorporazione di questa città, che pure è avvenuta, è da collocare più tardi e non rientra nel
sinecismo di fondazione: Te Riele 1987, 167-190 e Dubois 1988, 279-290 pensano agli inizi
del IV secolo; Moggi 1991a, 60 e Moggi 2000. B. Keil (Das Gottesurteil von Mantineia,
NGG, 1895, 349-380, 357-359) ha riconosciuto in Alea uno dei centri sinecizzati, non
considerando il fatto che la città arcadica di Alea era indipendente nel V secolo e quindi in
una situazione che esclude la sua partecipazione al sinecismo.
8
Almeno da Vischer 1849, 5 a Moggi 1976, 90, 133, passando per studiosi come Fougères,
Francotte, Hiller von Gaertringen, Busolt e Swoboda; cfr. anche la n. seguente.
9
Hodkinson 1981, 287 n. 160: “Strabo’s precise wording suggest that each state had
‘groupings of demes’. In common whit most commentators we assume this to be some sort of
8
‘sistema di demi’, ‘un gruppo di demi’ - e facesse riferimento alla
organizzazione primitiva, allo stadio embrionale del processo di
formazione della polis. E tuttavia, in Strabone l’espressione non solo è al
plurale, ma è accompagnata addirittura dall’aggettivo pleivw: pertanto, se
il significato è quello di ‘gruppo di demi’, dovremmo pensare senza
alcun dubbio che ogni chora disponesse di una pluralità di demi. La
polis, pertanto, avrebbe avuto origine non dall’aggregazione di singole
unità semplici - i demi appunto -, ma dalla aggregazione di unità
composte - i gruppi di demi - ciascuna delle quali doveva presentare una
organizzazione propria al suo interno. In realtà, una situazione di questo
genere non trova il minimo supporto in nessuna delle testimonianze
offerte dalle nostre fonti e contrasta anche con alcune affermazioni dello
stesso Strabone relative ai fenomeni sinecistici.
A questo punto si imponeva una nuova lettura del passo, lettura
che è stata fatta e che, per tutta una serie di ragioni che non è il caso di
esporre in dettaglio in questa sede, ha portato ai seguenti risultati:
- il singolare di susthvmata dhvmwn è da individuare in susthvma
dhvmou, una espressione che sottolinea il carattere composito del demos
(gruppo umano, villaggio, territorio);
- susthvma dhvmou è espressione sinonimica del termine dhvmos e
l’una e l’altro indicano semplicemente gli elementi costitutivi della polis
katà komas o chora in senso straboniano
10
, cioè della organizzazione
statale policentrica che precedette la costruzione di un centro urbano
comune
11
.
error and take it that he meant, or should have meant, that each state had a grouping
(singular) of demes”.
10
Moggi 1991b, 545.
11
Moggi 1991b, 537-551.
9
Amit
12
sostiene che Mantinea è diventata una polis solo con il
sinecismo, mentre inprecedenza si era registrata una qualche forma di
unità soltanto nell’esistenza di alcuni culti comuni, come quelli di
Posidone Ippio e dell’Orsa, metamorfosi della ninfa Callisto
13
. Questi
due culti, presenti anche nelle monete di Mantinea, dimostrerebbero una
qualche forma di unità esistente fra i Mantineesi prima del sinecismo.
Gli Hodkinson
14
sostengono invece che già l’esistenza di culti
comuni non deve essere sottovalutata perché può costituire un segno
dello statuto di povlis in riferimento alla comunità interessata; inoltre, a
loro giudizio, Amit commette l’errore di non distinguere tra formazione
dello stato e fondazione della città, fenomeni e momenti che sono invece
da considerare distinti e separati: Sparta, Erea e Corinto sono esempi di
poleis costituite in origine da un gruppo di villaggi e non c’è ragione di
credere che Mantinea fosse qualcosa di differente: in effetti, la
formazione della polis intesa come organizzazione statale, in questo
come in molti altri casi della stessa area peloponnesiaca, non è stata
accompagnata dallo sviluppo urbanistico di uno dei centri della comunità
complessiva e ha preceduto la costruzione di un centro urbano, che è
stata decisa e realizzata molto tempo dopo.
Un’iscrizione del IV secolo
15
ci permette di conoscere i nomi delle
cinque phylai che scaturirono dal sinecismo come articolazioni originarie
dello stato mantineese. I nomi, di sapore arcaico, avevano probabilmente
un carattere religioso ed erano connessi con culti e santuari antichi,
preesistenti al sinecismo stesso. La Jost
16
ha pensato che i nomi delle
tribù - Epalea, Enyalia, Hoplodmia, Posoidaia e Anakisia - potessero
12
Amit 1973, 123-124.
13
Sui culti di Mantinea cfr. Jost 1985, 279-296; 406-410.
14
Hodkinson 1981, 287: in sostanza per i due autori del saggio, la polis esisteva già prima del
sinecismo urbanistico nella forma di polis katà komas.
15
IG V 2, 271.
16
Jost 1985, 129-130, 141-142.
10
corrispondere a santuari eponimi situati in ciascun quartiere di Mantinea,
e magari anche nei demi mantineesi anteriori al sinecismo del V secolo.
Epalea deriverebbe da Alea, Enyalia da Enyalios, Hoplodmia da
Hoplodmos, Posoidaia da Posoidan e Anakisia dagli dei Anakes.
In effetti, il culto di Alea è attestato epigraficamente già nel V
secolo a. C. e si rivela pertanto piuttosto antico; d’altra parte, a partire dal
IV secolo, si può constatare l’avvenuta introduzione a Mantinea di Atena,
che si è sovrapposta, a partire dal VI secolo, ad Alea, dando vita a un
culto che ebbe una lunga vita
17
. Enyalios, antica divinità guerriera, non è
attestato a Mantinea, Hoplodmos non è conosciuto a Mantinea come
divinità autonoma, ma appare come epiteto di Zeus, il cui culto è
attribuito da Aristotele
18
a Methydrion, città nel territorio di Megalopoli,
ad ovest di Mantinea; gli dei Anakes, da vedere come precursori dei
Dioscuri, sono menzionati da Pausania come dedicatari di un tempio a
Mantinea (8, 9, 2)
19
; quanto alla tribù Posoidaia, il suo nome deve essere
messo in relazione con il santuario suburbano di Posidone Ippio.
All’epoca di Pausania, dunque, due (Enyalios, Hoplodmos) delle
cinque divinità avevano perduto tutta la loro importanza, mentre
Posidone costituiva, ancora dopo molti secoli, il dio più importante e
venerato a Mantinea.
Fougères, privilegiando una interpretazione che attribuisce
maggior rilievo alle tradizioni sacre che alle considerazioni di carattere
topografico, osserva che ogni tribù era associata ad un eponimo divino
scelto sulla base della antichità del culto, che è da considerare
evidentemente anteriore al sinecismo. Sulla natura, sulle caratteristiche
essenziali e sulle funzioni delle tribù non abbiamo indicazioni
significative da parte delle fonti e non è facile, pertanto, farsi una idea
17
Jost 1985, 128, 378.
18
Aristot., De part. animal., 3, 10 (673a).
19
Jost 1985, 518-520.
11
della vita ‘municipale’ della Mantiniké; l’ipotesi, sostenuta da Fougères,
secondo la quale le tribù si sarebbero limitate al centro urbano, lasciando
fuori il territorio e gli insediamenti sparsi, è del tutto gratuita.
20
Con il sinecismo si ebbe verosimilmente un accentramento dei
culti dalla campagna nella città, per cui Mantinea affermò il suo ruolo di
capitale religiosa dello stato accentrato e urbanizzato, senza tuttava
riuscire a soppiantare del tutto, da questo punto di vista, l’antica Ptolis
21
.
Qualche indicazione sulla articolazione interna di Mantinea si
ricava dall’iscrizione relativa all’incorporazione di Helisson, la quale
testimonia la sopravvivenza del centro incorporato come luogo di
insediamento e di culto per la comunità degli Elisphasioi; inoltre questi
ultimi, divenuti Mantineesi a tutti gli effetti, sono autorizzati e invitati a
fornire un thearos per la magistratura collegiale di Mantinea e a ricevere
le theariai, da intendere verosimilmente come missioni sacre interne allo
stato mantineese; da rilevare, infine, che mentre alle prime linee si
afferma che la polis - intesa evidentemente come entità istituzionale e
giuridico-politica - e la chora degli Elisphasioi vengono trasferiti a
Mantinea, nelle leggi dei Mantineesi, il termine polis viene usato anche
per definire il centro urbano nella sua materialità, dopo il suo
declassamento a kome, cioè ad articolazione dipendente dallo stato
mantineese; all’interno di questo stato dovevano trovarsi altre poleis che
godevano dello stesso statuto di Helisson, ma non è detto che l’assetto
conferito ai centri in qualche modo acquisiti dopo il sinecismo possa
essere esteso ai demi che avevano fatto parte del sinecismo di
fondazione
22
.
20
Fougères 1898, 163, 287, 340-341; per la questione delle tribù vedi anche Francotte 1907,
116; Jones 1987, 132-135.
21
Moggi 1991a, 52-56; Karayiorga 1992-1993, 97-115.
22
Cfr. Moggi 2000, 670-671.
12
Moggi, riferendosi al diecismo, per cui la popolazione tornò a
vivere in cinque demi e al fatto che verosimilmente questi erano
sopravvissuti all’interno dello stato come distretti territoriali autonomi,
assegna alle tribù, se corrispondenti ai demi presinecistici, un carattere
territoriale; la questione, comunque è da lasciare aperta
23
.
Pausania
24
attesta l’esistenza di due poleis come centri principali
della Mantiniké: una che sarebbe stata fondata da Mantineo, figlio di
Licaone, nel luogo che ancora ai tempi dello scrittore era chiamato Ptolis,
e l’altra fondata da Antinoe, figlia di Cefeo, che, in conformità con un
oracolo, avrebbe seguito un serpente come guida per il trasferimento -
per questo motivo il fiume che scorre presso Mantinea ha il nome di
Serpente - e costruito la città ben nota a partire dall’epoca classica.
Probabilmente si tratta di due momenti diversi dello stesso
processo di unificazione del distretto mantineese, che ha avuto inizio con
l’aggregazione di un certo numero di gruppi umani, che riconoscevano
nella Ptolis il loro centro comune, e si è concluso con il sinecismo
urbanistico-demografico della prima metà del V secolo.
Si è discusso molto della ubicazione e della funzione della Ptolis
25
:
senza scendere nei dettagli della discussione, credo che probabilmente
essa debba essere identificata con la collina di Gourtzouli, dove sono stati
rinvenuti tratti di mura ciclopiche di età micenea e resti abbastanza
consistenti di edilizia pubblica di carattere religioso
26
.
La Ptolis, dal momento che era fortificata, doveva servire, in primo
luogo, come sede di rifugio e di difesa e doveva rappresentare, in
secondo luogo, il centro politico comune ai singoli demi. Con ogni
probabilità, inoltre, essa era la sede centrale dell’organizzazione statale
23
Moggi 1976, 152 e 156 n. 66.
24
Paus., 8, 8, 4; 12, 7.
25
Sulla Ptolis cfr. anche Aloni-Negri 1989, 139-144.
26
Per l’evidenza archeologica fornita da Gourtzouli vedi Karayiorga, ADelt 18, 1963, Chron.
88-89; Daux, BCH 87, 1963, 766-767; Jost 1985, 136-137.
13
kataV kwvmaς, appartenente a tutti e caratterizzata da funzioni e strutture
peculiari, che la rendevano in parte diversa dai normali villaggi di
insediamento: oltre alle capacità naturali di difesa, mi sembra importante
sottolinearne la funzione religioso-cultuale, che è quella documentata in
maniera più significativa dall’evidenza archeologica portata alla luce sul
sito.
27
La Ptolis ricopriva dunque funzioni di carattere generale che
possono essere state svolte alla stessa maniera da altri centri analoghi in
formazioni statali pre-cittadine, quali la Parrasia, la Mainalia, l’Eutresia,
la Cinuria, organizzazioni cioè articolate in demi e con insediamenti kataV
kwvmaς , nessuna delle quali si era ancora dotata di un centro urbano
comune a tutto il distretto e a tutti i gruppi umani in esso residenti
28
.
In assenza di una Ptolis caratterizzata come quella della Mantiniké,
è probabile che uno dei villaggi che costituivano l’organizzazione kataV
kwvmaς si sia imposto o sia stato delegato, per le sue caratteristiche
particolari, a svolgere le funzioni di centro comune e di punto di
riferimento per i singoli demi, espletando compiti basilari per la vita
dell’intera comunità
29
.
Per quanto riguarda i risultati politici prodotti dal sinecismo, le
interpretazioni sono diverse. Per Moggi
30
, la creazione della nuova città
di Mantinea soppiantò l’antica Ptolis, creando alcuni mutamenti nella
vita cittadina e politica. I demi persero la loro residua autonomia e dal
punto di vista politico-istituzionale confluirono nel nuovo centro urbano,
le Cwvrai dei vari demi formarono il territorio del nuovo stato e l’unione
etnico-regionale fu rimpiazzata da un vero stato: la popolazione, da
27
A questo proposito cfr. Hodkinson 1981, 263: <<Ptolis contained the most important cults
of early Mantineia>>. Vedi anche Moggi 1991a, 52-56; Karayiorga 1992-1993, 97-115.
28
Vedi a questo proposito le considerazioni di Roy 1972, 43-51 e di Moggi, ASNP, s. III, 5,
1975, 1583-1584.
29
Moggi 1991a, 57.
30
Moggi 1976, 149.
14
villaggi privi di difese ed esposti a rischi, si trasferì nella capitale
fortificata, che costituì il luogo di massima protezione in caso di attacco
esterno.
Secondo Amit ci fu un cambiamento di vita solo per alcuni abitanti
dei villaggi, mentre altri continuarono a lavorare nei campi e a risiedere
sul territorio: cambiamenti sostanziali sono riscontrabili nella possibilità
di concentrare una larga parte della popolazione in una sola area urbana e
nella creazione di istituzioni pubbliche comuni e vincolanti per
amministrare la città.
31
Recentemente gli Hodkinson
32
hanno sostenuto che non è stato il
sinecismo del V secolo a conferire a Mantinea lo status di polis.
In effetti, la polis, come organizzazione statale kataV kwvmaς, e le
relative strutture politico-istituzionali almeno a un certo livello dovevano
già esistere e questo è attestato dai vecchi riferimenti alle attività della
polis stessa
33
: pertanto il sinecismo e la creazione della nuova struttura
urbanistica non hanno determinato un drammatico cambiamento nella
vita dei Mantineesi. A differenza della creazione di Megalopoli
34
, il
sinecismo di Mantinea non sembra essere stato accompagnato da una
pressione forte e brutale sui cittadini per far loro lasciare i propri villaggi.
Il sinecismo ha creato un nuovo sito e costituito un nuovo centro urbano,
nel quale sono confluiti gli abitanti di alcuni villaggi circostanti, ma non
c’è stata una totale dislocazione della popolazione con conseguente
spopolamento delle campagne.
In Arcadia, infatti, permanevano stanziamenti in villaggi anche
dopo l’attuazione di sinecismi che portarono alla formazione di poleis
urbanizzate; in riferimento alla Mantiniké è significativo, a questo
31
Amit 1973, 124.
32
Hodkinson 1981, 286; in questo senso cfr. anche Moggi 1991a, 61-62.
33
Per alcune testimonianza relative all’epoca arcaica cfr. Moggi 1976, 149 e 154 n. 23.
15
proposito, rivolgere l’attenzione al problema del rapporto fra villaggio e
terra coltivabile. Senofonte
35
nota che, dopo il diecismo del 385 a. C., gli
abitanti furono piuttosto soddisfatti perché, tornando ad abitare nei
villaggi, si trovarono a vivere più vicini alle loro terre. Il mantenimento
stesso dei villaggi dopo il 370 a.C., sebbene fosse stato creato un nuovo
centro urbano, rispondeva ad un criterio di sfruttamento delle colture
agricole piuttosto che alla difesa del territorio.
I villaggi principali, nella piana di Mantinea, erano i seguenti:
Maira, sulla strada per Orcomeno, a nord; Nestane, che Pausania colloca
nel settore centro-orientale - sulla strada per Argo, all’estremità sud-est
dell’Argon Pedion - e che presenta ancora oggi i resti della cinta muraria
e di un edificio religioso
36
. La piana di Louka, a sud-est, costituiva una
piccola pianura coltivabile, probabilmente priva di un agglomerato
urbano.
I villaggi offrivano il vantaggio di essere in prossimità delle terre
coltivabili più lontane da Mantinea. Hodkinson sostiene che lo
sfruttamento del suolo richiedeva l’installazione fissa di un villaggio a
una distanza compresa fra i cinque e i sette chilometri: il mantenimento
del villaggio di Maira, distante cinque chilometri da Mantinea, poteva
servire appunto per la messa in coltura di questo specifico settore del
territorio.
I cittadini ricchi vivevano in città e facevano coltivare le loro terre
agli schiavi; assicurandosi, inoltre, il servizio di pastori ed operai sulle
loro terre, erano in grado di svolgere i loro compiti in città. I cittadini
meno agiati, invece, coltivavano loro stessi i loro beni e potevano essere
incoraggiati a restare nei villaggi anche poco distanti dalla città, in
34
Sul sinecismo di Megalopoli cfr. Moggi 1974a, 71-107; id. 1976, 293-325; Lanzillotta
1975, 25-46; Hornblower 1990, 71-77.
35
Xenoph., Hell., 5, 2, 7.
36
Paus., 8, 7, 4; 8, 1; 12, 7.
16
ragione delle condizioni di sfruttamento agricolo, che dovevano
presentare più di una difficoltà, e del molto tempo richiesto per i lavori.
Il caso di Nestane è il più significativo da questo punto di vista: si
trattava di un villaggio lontano sette chilometri da Mantinea e la messa in
coltura richiedeva cure molte attente. Occorreva tener conto, infatti, di
particolarità geografiche e geologiche: le temperature in inverno erano
piuttosto basse, le piogge abbondanti e c’era il rischio permanente di
inondazioni, rischio contro il quale si faceva ricorso a canali e dighe per
il drenaggio e il controllo delle acque; era necessario, inoltre, tenere
libere da impedimenti le voragini che si aprivano nel terreno
pianeggiante o sui fianchi delle alture, che in certe aree rappresentavano
l’unico mezzo per lo smaltimento delle acque piovane, e per evitare che
gli altopiani ‘chiusi’ si trasformassero in laghi o in paludi.
La frequenza delle cure da applicare alla terra implicava la
necessità di essere sul posto e, per questo motivo, venne mantenuto il
villaggio di Nestane, che rimase popolato, mentre la pianura circostante
veniva abbondantemente coltivata. Per le stesse ragioni era necessario
che una parte della popolazione risiedesse a Maira, villaggio
particolarmente esposto alle inondazioni e ubicato al centro di un’area
caratterizzata probabilmente da possedimenti piccoli e da colture
intensive e diversificate.
Gli Hodkinson hanno calcolato che la popolazione totale della
nuova città fosse compresa tra i seimila e i settemiladuecento abitanti,
mentre Amit è arrivato ad un totale di circa diecimila; i due studiosi
inglesi hanno stimato anche la densità della popolazione dentro le mura,
concludendo che, se il 75% dell’area era occupato da privati, ciò doveva
17
significare che vi erano fra le sessantacinque e le settantasette persone
per ettaro
37
.
Nel caso di Mantinea, gli Hodkinson si sono preoccupati di dare
una soluzione al problema della non partecipazione al sinecismo
demografico: a causa della distanza piuttosto rilevante dei villaggi dal
nuovo centro urbano, solamente una parte compresa fra il 10% e il 25%
della popolazione dei villaggi (eccetto la Ptolis), doveva risiedere
stabilmente nella nuova cittadina. I due studiosi ritengono, inoltre, che sia
stata la distanza degli insediamenti minori dal centro urbano quella che
ha agito come fattore determinante nella formazione di una popolazione
cittadina di carattere misto dal punto di vista socio-economico, in quanto
comprendente ricche famiglie che potevano contare su lavori servili,
pochi coltivatori che disponevano di un campo coltivabile vicino al
centro urbano e pochi proprietari di terre che potevano procurarsi anche
impieghi non agricoli
38
.
Probabilmente anche la coniazione della moneta è da collegare al
sinecismo urbanistico, ma è il caso di affermare con chiarezza, in
contrasto con una diffusa opinione in proposito
39
, che questo tipo di
attività non è affatto incompatibile con lo statuto di polis katà komas.
La coniazione della moneta può forse essere collegata al sinecismo
nel senso che quest’ultima è un’operazione indubbiamente costosa e che
richiese probabilmente l’impiego di manodopera retribuita. Non mancano
esempi nella stessa Arcadia, anche se in epoca successiva: alla
ricostruzione di Mantinea nel 370 a. C., gli Elei contribuirono con tre
37
Cfr. Hodkinson 1981, 286; Amit 1973, 145-146. Per le ultime considerazioni vedi anche
Demand 1990, 65-72 e 194 n. 58.
38
Cfr. Demand 1990, 70.
39
Si tengano presenti, a titolo esemplificativo, le considerazioni di Burelli Bergese 1987,
603-610, secondo le quali la polis sarebbe nata in Arcadia agli inizi del V secolo, quando
Mantinea e Tegea si cinsero di mura e coniarono in forma comunitaria.
18
talenti ed essa potè riprendere la coniazione, forzatamente interrotta, a
causa della distruzione del centro urbano
40
.
Proprio nel V secolo a. C., in Arcadia, si conia la monetazione
arkadikon, legata appunto all’etnico regionale: le zecche sarebbero state
Mantinea, Tegea e Clitore e la coniazione andrebbe collocata tra il 490
circa e il 418 a. C.
41
. Mantinea e Tegea conobbero il sinecismo
pressappoco in questo periodo, per cui è ipotizzabile, almeno per queste
città, uno stretto legame tra sinecismo e coniazione.
La monetazione arkadikon pare quindi aver assolto ad una pluralità
di funzioni: al pagamento delle spese per il sinecismo dei centri più
rappresentativi (Mantinea, Tegea) e a quelle del soldo o dell’indennità
alimentare delle truppe che costituivano l’ethnos arcade. Se il sinecismo
non si riduce meramente ad un fatto urbanistico, ma è connesso anche ad
elementi politici, sociali, demografici, appare evidente che la
monetazione, in quanto affermazione di autonomia, abbia rivestito un
ruolo significativo di propaganda politica
42
.
La città di Mantinea costituisce un’eccezione nella storia
dell’urbanesimo greco, per essere sorta su una pianta circolare: il nuovo
centro urbano fu creato come una fortezza che si opponesse alla potenza
spartana, in un momento in cui Sparta e Tegea, nemiche di Mantinea,
attraversavano gravi difficoltà interne.
La città fondata con il primo sinecismo fu, tuttavia, distrutta nel
385 a. C., dopo la pace di Antalcida: gli Spartani, infatti, ben consapevoli
che una comunità smembrata e priva di fortificazioni avrebbe offerto
minore resistenza alla loro politica, ordinarono ai Mantineesi di abbattere
40
Vedi Burelli Bergese 1987, 606.
41
Questa è la tesi sostenuta dal principale studio sull’argomento: Williams 1965; posizione
diversa quella assunta di recente da Burelli Bergese 1995, 101-112 (pensa a una coniazione
che avrebbe avuto luogo nell’area della Parrasia e che avrebbe fatto riferimento al valore
simbolico, in senso panarcadico, del culto di Zeus Liceo).
42
Cfr. Williams 1965, 13-15.
19
le loro mura: essi rifiutarono di sottomettersi e preferirono subire un duro
assedio, che terminò con la presa della città da parte degli Spartani. Le
mura furono distrutte, le case, tranne qualche eccezione, furono abbattute
e solo gli edifici religiosi furono rispettati.
Con il diecismo vennero cacciati i capi democratici e i partigiani di
Argo e gli Spartani instaurarono un regime aristocratico. I Mantineesi
furono divisi in cinque demi e tornarono a vivere nuovamente in villaggi,
nelle condizioni che avevano preceduto il sinecismo demografico,
proprio perché il centro urbano fortificato minacciava da vicino Sparta.
Come risultato del diecismo scomparve, quindi, il centro urbano, e
la coesione civica risultò fortemente indebolita: si pensi, per esempio,
che quando i Mantineesi partecipavano alle campagne militari agli ordini
di Sparta, i loro soldati militavano divisi in cinque contingenti diversi,
ciascuno dei quali era affidato ad un comandante spartano (xenagos)
43
.
A mio avviso, tuttavia, la comunità politica esistente e
l’organizzazione statale non furono cancellate: Diodoro
44
sembra
sottolineare il carattere prevalentemente fisico del diecismo e Senofonte
45
afferma che i Mantineesi, per quanto costretti a tornare a vivere nelle
varie kwvmai, si rallegrarono per essere tornati a vivere in prossimità delle
loro terre e per essersi finalmente liberati dagli insopportabili demagoghi.
Le affermazioni di Senofonte sono evidentemente quelle di un partigiano
di Sparta e devono essere accolte e valutate con cautela. Sembra chiaro,
comunque, che nel periodo 385-370 a. C., i Mantineesi furono fortemente
condizionati nella loro autonomia, ma una condizione di questo genere
non implica necessariamente la perdita dello status di polis
46
.
43
Xenoph., Hell., 5, 2, 7.
44
Diod., 15, 5, 4.
45
Xenoph., Hell., 6, 4, 18.
46
Per altre considerazioni, in merito al diecismo non solo di Mantinea, ma anche di Smirne e
della Focide, vedi Hansen 1993a, 76-78.