1
INTRODUZIONE
L’interocezione (o enterocezione) può essere definita come il processo attra-
verso cui il sistema nervoso recepisce, interpreta ed integra i segnali provenienti
da organi e tessuti corporei, fornendo una rappresentazione accurata dello stato
fisiologico del corpo.
Attraverso molteplici linee di ricerca, le neuroscienze stanno dimostrando come
l’interocezione sia un elemento di base, non solo dell’esperienza fisiologica, ma
anche di quella psicologica e sociale. Si ritiene che l’interocezione rappresenti la
matrice biologica di un “senso di Sé motivazionale contestualmente inserito”: grazie ad
essa riusciamo ad integrare le informazioni provenienti dal corpo, dalla psiche e
dall’ambiente al fine di dare significato a quanto stiamo vivendo e di rispondere
adeguatamente alle richieste ambientali, esterne ed interne, calibrando l’energia
a disposizione. In questo senso è necessario considerare la rilevanza dei processi
interocettivi nella salute e nella psicopatologia dell’uomo.
Uno dei più importanti contributi all’ampliamento della definizione di Interoce-
zione proviene dal neurobiologo A.D. Bud Craig, che ha dimostrato come essa
sia un fenomeno multidimensionale e complesso, che non riguarda esclusiva-
mente la rappresentazione del proprio stato corporeo, ma implica anche pro-
cessi di attenzione, valutazione ed auto-regolazione, includendo il modo in cui
l’individuo interpreta, regola e reagisce alle proprie sensazioni corporee nell’in-
terazione con se stesso e col mondo esterno.
Si ritiene che la percezione interocettiva si sviluppi precocemente nella vita e sia
considerata un tratto costituzionale in grado di definire lo stile di relazione con
se stessi e col mondo, diverso da un individuo all’altro (Garfinkel et al., 2015);
in questo senso potrebbe risultare di grande interesse studiare la relazione tra
processi interocettivi, temperamento e personalità. Oggi, una delle sfide più
grandi della ricerca è quella di delineare le traiettorie di sviluppo, tipico e atipico,
dell’interocezione e i fattori, interni ed esterni, che la influenzano e che possono
renderla un elemento di vulnerabilità per diverse condizioni psichiatriche.
Dal punto di vista neurobiologico, i segnali interocettivi, sia somatici che visce-
rali, provengono dai recettori sensoriali, passano attraverso il midollo spinale e
il tronco encefalico prima di raggiungere la corteccia cerebrale.
2
Le informazioni vengono rappresentate nella Corteccia Insulare posteriore,
mentre una progressiva integrazione dei segnali interocettivi con gli aspetti con-
testuali, motivazionali ed edonici si verifica nella Corteccia Insulare anteriore. Si
ipotizza che questa attività di integrazione ed elaborazione delle informazioni
interocettive sia alla base della consapevolezza di sé e dell’esperienza emotiva.
Molte altre strutture cerebrali sono coinvolte nei processi interocettivi, tra que-
ste la Corteccia Cingolata Anteriore (ACC), strettamente connessa con l’Insula
Anteriore, è implicata nella valutazione e regolazione dei segnali interocettivi.
Infine, le aree corticali prefrontali concorrono alla modulazione dell’esperienza
interocettiva, contribuendo alla regolazione top-down dell’attenzione, delle
emozioni e ai processi di Decision Making.
Numerose evidenze in ambito neuroscientifico stanno dimostrando che altera-
zioni nella connettività funzionale tra le aree cerebrali coinvolte nei processi in-
terocettivi sono associate a diverse condizioni psicopatologiche (Disturbi
dell’Umore, Disturbi d’Ansia, Addiction, Disturbi Psicosomatici, Disturbi dello
Spettro Autistico, etc.), le quali appaiono spesso accompagnate da una disregola-
zione interocettiva, cioè da un’incapacità di rilevare, valutare o rispondere ai segnali
corporei, che può tradursi in un’ipersensibilità, in un’iposensibilità o in una con-
fusione interocettiva.
Il presente elaborato nasce dall’intento di offrire una descrizione dell’interoce-
zione per comprendere le sue implicazioni nella salute fisica e mentale
dell’uomo; a tal fine è stata condotta un’analisi delle più recenti ricerche e sco-
perte in ambito neuroscientifico e neuropsicologico, che ha portato alla com-
prensione della natura multidimensionale dell’interocezione, allo studio dei re-
lativi metodi di misurazione e valutazione ed alla descrizione delle basi neuro-
biologiche dei processi interocettivi, tipici e atipici.
Lo studio dell’interocezione è ritenuto rilevante al fine di riportare l’attenzione
sulla necessità di un dialogo e di un’integrazione tra diverse discipline, soprat-
tutto tra ricerca neuroscientifica ed applicazione clinica. In questo senso l’inte-
rocezione rappresenta un elemento di raccordo e un obiettivo di questo lavoro
è sottolineare l’importanza di adottare una prospettiva transdiagnostica, come
quella proposta dal progetto RDoC (Research Domain Criteria, National Institute
of Mental Health, 2009) nello studio e nella comprensione della psicopatologia,
3
che includa ed integri fisiologia, neurobiologia e psicologia. Tali intenzioni rap-
presentano il filo conduttore che guida la trattazione di due particolari condi-
zioni psichiatriche: la Sindrome di Asperger e l’Ipocondria. Nonostante la ri-
cerca stia ancora muovendo i primi passi, un numero crescente di evidenze
scientifiche mostrano importanti associazioni tra anomalie interocettive e le ma-
nifestazioni sintomatologiche tipiche di queste due condizioni, che in Italia ri-
sultano ancora sotto-diagnosticate.
La Sindrome di Asperger, è stata definita “disabilità nascosta”; caratteristica di per-
sonaggi eccentrici e geniali seppur nelle loro difficoltà percettive, sociali ed emo-
tive. La ricerca esistente si è focalizzata soprattutto sulle anomalie esterocettive
ma nell’ultimo decennio è aumentato l’interesse per gli aspetti interocettivi della
sindrome, soprattutto in riferimento ai deficit sociali, emotivi e ai disturbi fisici
spesso co-occorrenti.
Il termine Ipocondria oggi viene sostituito con “Disturbo da ansia di malattia”
e ricondotto al costrutto “Health Anxiety”. Karl Jaspers sottolinea che il “malato
immaginario” è veramente sofferente, nel corpo e nella mente, e tale sofferenza
rende l’ipocondria un concetto-cardine in alcune questioni importanti come il
rapporto mente-corpo-ambiente. L’interocezione è un elemento basilare di tale
rapporto e dunque rilevante nella comprensione di un disturbo che ha un im-
patto negativo non solo sull’individuo ma anche sul contesto socio-economico
di appartenenza, gravando pesantemente sui costi a carico dei servizi sanitari
pubblici. Tale impatto ha aumentato la sua portata negli ultimi tre anni, a causa
delle conseguenze psicologiche della pandemia di Covid-19, con un drastico au-
mento e aggravamento dei disturbi legati all’ansia per la salute.
La cornice teorica dell’intero elaborato è rappresentata dal modello della Codi-
fica Predittiva (PP, Predictive Processing), applicato recentemente all’interocezione
(IPP, Interoceptive Predictive Processing), che viene introdotto nel Capitolo 1 ed uti-
lizzato per descrivere ed interpretare le anomalie interocettive riscontrate nella
Sindrome di Asperger e nella Health Anxiety, nei Capitoli 2 e 3.
Il modello IPP suggerisce che il cervello umano funzioni in maniera inferenziale
e che costruisca dei modelli predittivi delle percezioni sulla base di esperienze
pregresse. Tali modelli (elaborazione corticale delle informazioni, di tipo top-
down) vengono continuamente perfezionati e aggiornati dai segnali provenienti
4
dal corpo e dall’ambiente (elaborazione bottom-up), i quali generano degli “errori
di previsione”. Il compito del cervello è quello di minimizzare tali errori e rendere
più accurate le previsioni.
Secondo le teorie dell’elaborazione predittiva, gli schemi abituali e le inferenze
interocettive sono necessari per regolare il comportamento dell’individuo, in
ogni aspetto della sua vita, come mangiare, passeggiare per strada, relazionarsi
con un’esperienza emotivamente intima, socializzare o interpretare dei sintomi
come manifestazione di una patologia. Lo stato omeostatico, la segnalazione
interocettiva, la salienza motivazionale, le esperienze precedenti e i dati estero-
cettivi provenienti dall’ambiente sono elementi che concorrono alla formazione
di un modello per questi schemi. Dunque, una ridotta consapevolezza dei pro-
cessi corporei può compromettere una o più aree del funzionamento indivi-
duale, come si osserva nella Sindrome di Asperger o nella Health Anxiety.
In casi di squilibrio del sistema inferenziale, modificare l’ambiente esterno può
non essere possibile o sufficiente, dunque il cervello può cercare di ridurre gli
errori di previsione interocettiva agendo sull’input sensoriale, sul corpo o modi-
ficando le previsioni stesse. Vedremo che tali soluzioni non sempre risultano
adattive.
Nel Capitolo 1 di questo elaborato si fornisce una descrizione dettagliata delle
strutture e dei processi neurali sottostanti l’interocezione, evidenziando il suo
ruolo nella salute psicofisica e nella psicopatologia. Si mettono in luce i limiti e
le potenzialità dei metodi di misurazione e valutazione delle diverse dimensioni
che costituiscono il costrutto dell’Interocezione e viene approfondito il modello
dell’IPP come riferimento teorico per comprendere l’importanza della regola-
zione interocettiva per il benessere e la salute dell’uomo. Inoltre, si descrive il
ruolo dell’interocezione nei processi emotivi, cognitivi e sociali. Le ricerche e gli
studi presi in esame mostrano che i processi interocettivi e socio-emotivi con-
dividono stessi substrati neurali e che l’esperienza e i disordini emotivi (che ac-
compagnano la maggior parte dei disturbi mentali) agiscono come una poten-
ziale via di collegamento tra l’interocezione e la salute fisica e mentale dell’uomo.
Il Capitolo si conclude con una panoramica degli interventi e delle tecniche fo-
calizzate sull’interocezione, evidenziando l’importanza di procedere, sia in fase
di valutazione che di trattamento, in un’ottica biopsicosociale.
5
Il Capitolo 2 è dedicato alla Sindrome di Asperger, in particolare alla descrizione
e comprensione dell’associazione tra anomalie interocettive e le principali aree
deficitarie della sindrome (interazione sociale ed elaborazione emotiva), così
come emerso dalla ricerca neuroscientifica, da studi qualitativi e dai primi risul-
tati di emergenti protocolli di trattamento che includono interventi sull’intero-
cezione.
Tra le teorie e le ipotesi avanzate in questi anni, si propone qui la Teoria di Inte-
grazione Globale di Hatfield et al. (2017) e l’ipotesi dell’ossitocina di Quattrocki e Fri-
ston (2014); quest’ultima solleva l’importante questione di dover osservare e
comprendere in un’ottica evolutiva lo sviluppo, tipico e atipico, dei processi in-
terocettivi.
La Teoria di Integrazione Globale offre un quadro nuovo ed integrato per com-
prendere come l’interocezione possa risultare impoverita a causa di un’incapa-
cità dei soggetti affetti da Asperger di integrare le informazioni interocettive.
Tale incapacità influenza negativamente l’elaborazione e la regolazione emotiva,
è legata ai problemi tipici nella socializzazione e risulta associata ai problemi
fisici e mentali co-occorrenti nell’ASD (come insonnia, allergie, disturbi ga-
strointestinali, elevati livelli di ansia, preoccupazioni ipocondriache, frequenti
nella Sindrome di Asperger).
Si conclude il Capitolo con una panoramica sulle possibili prospettive di tratta-
mento che includono il lavoro sull’interocezione. Ad oggi mancano ancora pro-
grammi di intervento evidence-based, tuttavia nell’ultimo decennio, grazie proprio
al contributo delle neuroscienze, sta aumentando l’interesse scientifico verso le
possibilità di sviluppo e potenziamento delle abilità interocettive, sia nei bambini
che negli adulti con un disturbo dello spettro autistico, con conseguente miglio-
ramento della qualità di vita.
Nel Capitolo 3 si affronta il tema dell’ipocondria e dell’influenza del rapporto
mente-corpo-ambiente sulla percezione ed interpretazione (catastrofica) dei sin-
tomi somatici o delle sensazioni fisiologiche da parte dei pazienti. Al fine di
comprendere l’attuale stato dell’arte e i risultati, ancora discordanti, di ricerche
e studi riferiti all’ipocondria, vengono descritti i principali cambiamenti noso-
grafici e di paradigma, partendo dalle modifiche apportate dal Manuale Diagno-
stico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM5, APA, 2014).
6
In un’ottica più dimensionale che categoriale, è stato proposto di considerare le
due principali condizioni psichiatriche ricondotte all’ipocondria (Disturbo da
sintomi somatici e Disturbo da ansia di malattia) lungo un continuum riferito
alla Health Anxiety (Ansia per la salute). Tale continuum parte da piccole preoc-
cupazioni rispetto ad alcune percezioni corporee insolite, fino a veri e propri
timori per la propria salute che monopolizzano pensieri e comportamenti, in-
fluendo negativamente sulla qualità di vita della persona. In questo senso il Di-
sturbo da ansia di malattia rappresenterebbe un estremo del continuum.
Al fine di comprendere il ruolo dei processi interocettivi nell’eziopatogenesi del
disturbo, si analizzano, confrontano e descrivono, da un punto di vista neuro-
biologico, le principali teorie ed ipotesi eziologiche: la Teoria della sensibilizza-
zione centrale (Bourke et al., 2015) il modello dell’amplificazione somatosensoriale,
(Barsky et al., 1989, 1995; Perez et al., 2015), l’ipotesi dell’attenzione interocettiva
(Mehling et al., 2009; 2016) ed è stato descritto un modello di inferenza interocettiva
(Van den Bergh et al., 2017) che integra le suddette teorie ed ipotesi all’interno
di un quadro teorico comune: il modello della Codifica Predittiva. Tale modello
è in grado di spiegare le associazioni tra anomalie interocettive e sintomi tipici
del disturbo da ansia di malattia, evidenziando anche il ruolo dei processi inte-
rocettivi nei meccanismi di mantenimento del disturbo.
Sia per la Sindrome di Asperger che per la Health Anxiety, si evidenzia il ruolo
della Regolazione Emotiva (ER), strettamente connessa con l’interocezione: in
entrambe le condizioni la ER risulta compromessa, in diversi gradi e aspetti.
Tale compromissione risulta associata ad anomalie nella connettività funzionale
tra aree cerebrali coinvolte sia nei processi interocettivi che emotivi (descritti nel
dettaglio in questo elaborato).
Si introduce una riflessione sull’utilizzo di nuovi paradigmi sperimentali, come
quello dell’induzione di “illusioni interocettive”, che possono aprire la strada a nuovi
metodi di studio dell’elaborazione interocettiva, sia in soggetti sani che in sog-
getti con diverse condizioni psicopatologiche, come appunto il disturbo da ansia
di malattia, nel quale il dato fisiologico sembra non corrispondere a quanto ri-
portato dai pazienti in riferimento ai sintomi lamentati. Infine, vengono descritte
alcune tipologie e tecniche di intervento focalizzate sull’interocezione (come
7
l’Esposizione Interocettiva) e viene evidenziata la necessità di una loro integra-
zione nei percorsi terapeutici. Ad oggi uno degli approcci di comprovata effica-
cia e più diffusi per il trattamento della Health Anxiety, è quello cognitivo-com-
portamentale, tuttavia, sono stati sottolineati alcuni problemi e limiti, come l’ele-
vato tasso di abbandono delle terapie e di ricadute. Diversi autori propongono
di includere interventi basati sulla pratica mindfulness, interventi di riqualifica-
zione dell’attenzione e di gestione dello stress, volti a potenziare e migliorare le
capacità interocettive, cognitive ed emotive dei pazienti.
Anche se la ricerca sull’interocezione è cresciuta notevolmente, rimane un
campo poco compreso ed esplorato, soprattutto in riferimento ad alcune con-
dizioni psicopatologiche, come quelle affrontate in questo lavoro. Si ritiene che
tale ricerca possa avere implicazioni importanti e di vasta portata per la com-
prensione della genesi, dello sviluppo e del trattamento dei disturbi psichiatrici.
8
CAPITOLO 1
L’INTEROCEZIONE E LA SALUTE PSICOFISICA
1.1 “How do you feel?”. Definizione di Interocezione
Cosa potremmo rispondere alla domanda “Come ti senti?”. Domanda apparen-
temente semplice la cui risposta potrebbe sembrare scontata eppure non lo è.
Sapere come ci sentiamo in un preciso momento implica la consapevolezza delle
proprie sensazioni corporee, del proprio stato d’animo e dei propri pensieri, del
proprio equilibrio interno e di quello tra noi e l’ambiente esterno. Molte cose
racchiuse in pochi secondi; molte cose di cui non siamo sempre pienamente
coscienti, come ad esempio cosa accade davvero dentro il nostro corpo quando
interagiamo con le persone, quando siamo rilassati oppure preoccupati, quando
siamo tristi o arrabbiati o mentre svolgiamo un compito. Spesso ciò cui pre-
stiamo poca attenzione si chiama: Interocezione.
Il termine interocezione viene usato generalmente per indicare le condizioni fisio-
logiche del corpo e la capacità delle informazioni provenienti da tessuti ed organi
di raggiungere la consapevolezza e di influenzare, direttamente o indirettamente,
il comportamento.
Il sistema interocettivo, nel suo complesso, costituisce l’“Io materiale” e si riferi-
sce al modo in cui percepiamo le sensazioni del nostro corpo e ci aiuta a capire
il nostro stato d’animo, il senso di benessere o malessere e le emozioni. Si tratta
di un campo di grande rilevanza per molte aree della medicina, della psicologia
e della psichiatria e sta sollecitando, in misura sempre maggiore, l’attenzione del
mondo scientifico.
Il primo ad introdurre il termine “Interocezione”, nel 1906, è stato Charles Sher-
rington, premio Nobel nel 1932 per i suoi studi sul sistema motorio e sul midollo
spinale. Lo studioso propose una prima grande distinzione tra Interocezione ed
Esterocezione: la prima riguarda le informazioni relative all’interno del corpo, i
tessuti e gli organi ed era considerata inconsapevole; la seconda tutto ciò che
dall’ambiente esterno entra in contatto con l’individuo. Le afferenze uditiva, vi-
siva, odorosa, termica e dolorifica rientravano, per l’autore, nella categoria
“Esterocezione”; l’unica che poteva raggiungere la consapevolezza.
9
La concettualizzazione di Interocezione da parte di Sherrington si basava su una
dimensione spaziale, ossia sulla presenza di specifici recettori (interocettori), “campi
recettoriali interocettivi”, “superfici e segmenti interocettivi” interni al corpo, che veico-
lavano le informazioni riguardanti il “milieu de l’intérieur”
1
.
Oggi il termine Interocezione indica un costrutto integrato, multimodale e mul-
tisensoriale.
Uno dei più importanti contributi all’ampliamento della definizione di Interoce-
zione proviene dal neurobiologo A.D. Bud Craig, che ha dedicato oltre venti
anni allo studio dell’interocezione ed ha messo in discussione molte convinzioni
in ambito neuroscientifico.
Secondo Craig nocicezione e termocezione possono essere considerati due
aspetti dell’interocezione (non esclusivamente sensi esterocettivi, come pensava
Sherrington), perché essi riportano informazioni sulla condizione fisiologica del
corpo attraverso fibre e circuiti coinvolti nel sistema interocettivo: tali informa-
zioni sono trasmesse da fibre nervose di piccolo diametro, soprattutto attraverso
la via spinotalamica verso regioni cerebrali che vanno a costituire la corteccia
interocettiva.
Craig afferma che l’interocezione può rientrare nella consapevolezza dell’indivi-
duo: ognuno di noi è in grado di descrivere sensazioni basilari come la fame o
la sete, il caldo o il freddo, quanto fa male qualcosa, ed è in grado di indicarne
la fonte, ad esempio la pelle, un muscolo o un tessuto articolare. Queste sensa-
zioni dipendono soprattutto dall’attività delle fibre sensoriali di piccolo diametro
provenienti da tutto il corpo, non solo dalle viscere, dai muscoli e dalle articola-
zioni, ma anche dalla pelle, da sempre associata all’esterocezione.
Craig, attraverso i suoi studi ed esperimenti, arriva a descrivere un vero e proprio
circuito interocettivo, evidenziando il ruolo delle fibre nervose di piccolo dia-
metro: A-δ e C, che trasmettono segnali nocicettivi e termodolorifici.
1
Locuzione utilizzata dal fisiologo francese Claude Bernard per descrivere l’ambiente extracellulare, il li-
quido interstiziale e la sua capacità di garantire stabilità e protezione ai tessuti ed agli organi degli orga-
nismi pluricellulari; in particolare sintetizzò, nella classica espressione «fixité du milieu intérieur», il concetto
per cui si debba ritenere essenziale, per la vita degli organismi superiori, la costanza della composizione
chimica e delle proprietà fisiche del sangue e degli altri liquidi biologici: ciò permette l’affrancamento
dell’individuo dalle influenza dell’ecosistema di riferimento.
Da quest’idea il fisiologo americano Walter Bradford Cannon sviluppò l’interpretazione dei modelli adat-
tativi dell’organismo che chiamò omeostasi e sarà la base da cui Norbert Wiener sviluppò le basi della ci-
bernetica.
10
Le A-δ sono fibre poco mielinizzate ed hanno velocità di conduzione elevata
per i dolori acuti, associati a danno tissutale, generalmente con sensazione pun-
gente; le fibre C, amieliniche, veicolano un dolore più prolungato e general-
mente urente.
Craig ritiene che la maggior parte dei recettori sensoriali con assoni di piccolo
diametro (A-δ e C) presenti sulla pelle, segnalino effettivamente la condizione
del tessuto stesso. La pelle è l’organo più esteso del corpo umano ed ha una
funzione molto importante nell’omeostasi, mantenuta proprio attraverso l’inte-
rocezione; ad esempio la pelle è cruciale nella regolazione dell’equilibrio elettro-
litico, nella termoregolazione e nella produzione di vitamina D.
Tutte queste osservazioni porteranno Craig ad ampliare il concetto di interoce-
zione, arrivando anche a mostrare quello che può essere considerato il sito di
partenza del segnale interocettivo: la Lamina I, che unita alla Lamina II, forma
il cosiddetto “Corno Interocettivo”.
Le basi neurali dell’interocezione verranno descritte nel paragrafo successivo.
Sappiamo che il cervello coordina la regolazione dei processi interni vitali, come
la pressione sanguigna, la digestione e la respirazione, reagendo in modo flessi-
bile ai cambiamenti esterni ed interni.
L’interocezione costituisce il canale afferente dell’interazione tra il corpo ed il
cervello e consente l’omeostasi, cioè il mantenimento dell’equilibrio fisiologico,
attraverso riflessi occulti (come il baroriflesso), motivazionali (ad esempio, quelli
connessi alla fame e alla sete) e le sensazioni corporee “esplicite” (ad esempio,
“fame d’aria”, distensione della vescica o dolore gastrico). L’interocezione si dif-
ferenzia proprio per questa focalizzazione verso l’interno del corpo, dai sensi
esterocettivi (come la vista e l’udito), che elaborano informazioni sul mondo
esterno, ed anche dalla propriocezione, dal tatto e dal gusto, che “utilizzano” il
corpo per descrivere l’ambiente esterno e la propria relazione con esso. Non si
tratta tuttavia di sistemi mutualmente escludentesi, bensì di sistemi che operano
in maniera integrata confermando la stretta interconnessione corpo-mente-am-
biente.
L’elaborazione interocettiva ha un ruolo chiave nella salute e nella malattia e la
ricerca sta delineando i modi in cui le relazioni mente-corpo-ambiente possono
influenzare il benessere di una persona.
11
Proviamo dunque a dare una definizione più articolata di Interocezione; essa
comprende:
- la segnalazione afferente (dall’interno del corpo al cervello), attraverso
canali neurali, umorali, immunitari ed endocrini distinti;
- la codifica, la rappresentazione e l’integrazione neurale di queste
informazioni relative allo stato corporeo interno;
- l’influenza di tali informazioni su altre percezioni;
- l’espressione psicologica di queste rappresentazioni come sensazioni
fisiche e sentimenti consapevolmente accessibili.
Una definizione più ampia e sempre più fondata attribuisce all’interocezione il
ruolo di percepire ed integrare tutti gli aspetti dello stato fisiologico e dei bisogni
motivazionali dell’organismo, di sostenere il controllo omeostatico e l’adatta-
mento allostatico, assicurando la stabilità dell’organismo e guidando il compor-
tamento attraverso sensazioni come ad esempio la fame, la sete e la dispnea.
Inoltre, sembra avere un forte impatto sulla cognizione, influenzando l’atten-
zione e la percezione, guidando il processo decisionale e modellando l’elabora-
zione della memoria e delle emozioni.
L’interocezione è quindi un fenomeno complesso, inclusivo, associato a diverse
dimensioni, tra cui troviamo la memoria (verbale e metabolica), i cinque sensi, il
contesto ambientale e sociale e le rappresentazioni cognitive di ordine superiore
(aspettative, credenze, obiettivi a breve e lungo termine) dell’individuo. Sono
aspetti che non si possono separare dal sentire corporeo; anche a livello anato-
mico sono interconnessi, tanto che si è arrivati a pensare che l’interocezione sia
alla base di un “senso di Sé motivazionale contestualmente inserito”, che sia la base bio-
logica dell’interazione corpo-mente-ambiente, in accordo con una prospettiva
bio-psico-sociale della salute umana.
12
Fig.1: Interocezione: Freccia blu: evoluzione neurofisiologica del concetto interocettivo che da restrit-
tivo, diventa inclusivo e multidimensionale, includendo dapprima la consapevolezza e poi sia le funzioni
cognitive di ordine superiore (memoria, aspettative) sia il contesto e i tratti psicologici che influenzano
l’interpretazione della percezione. Freccia gialla: esempio clinico del costrutto “interocezione”. In N. Bar-
sott et al., “La PNEI e le discipline corporee”, Ed.Edra, 2018
Grazie all’interocezione riusciamo ad integrare tutte le informazioni derivanti
dal corpo, dalla psiche e dall’ambiente al fine di dare significato a quanto stiamo
vivendo e di rispondere adeguatamente alle richieste ambientali, esterne ed in-
terne, calibrando l’energia a disposizione.
Le abilità interocettive si sviluppano sin da subito nell’essere umano. I neonati
vivono stati interni indifferenziati; nei primi mesi di vita comunicano i loro bi-
sogni (fame, sete, sonno, freddo o troppo caldo, etc) principalmente attraverso
il pianto. La responsività genitoriale, ossia la capacità di sintonizzarsi affettiva-
mente sulle richieste del bambino e di rispondervi in maniera adeguata aiuta il
piccolo a comprendere e differenziare cosa sente dentro; ad organizzare la sua
esperienza interna e, gradualmente, con lo sviluppo cognitivo, a dargli un nome.
La mancanza di sensibilità materna può inficiare lo sviluppo della capacità di
riconoscere e imparare a gestire i propri stati interni: il bambino può permanere
in stati di distress a causa di cure mancate o inadeguate; ciò si rifletterà, in epoche
successive, in una difficoltà di regolazione interocettiva ed emotiva.
Durante l’adolescenza, le capacità interocettive giocano un ruolo cruciale in re-
lazione all’immagine corporea e alla competenza emotiva. In alcuni studi di neu-
roimaging è stata evidenziata un’attivazione atipica dell’insula rispetto ai segnali
interocettivi, negli adolescenti con obesità e con disturbi da uso di sostanze.
13
1.2 Basi neurali dell’Interocezione
Come anticipato precedentemente, l’interocezione è stata reinterpretata da Craig
come «il senso della condizione fisiologica del corpo nel suo complesso» (Craig, 2002), senza
più limitarla alla sola afferenza viscerale, come storicamente aveva fatto Sher-
rington. Questo sistema è una via afferente omeostatica, che si sostiene possa
essere la via sensoriale complementare al sistema neurovegetativo (Craig, 2013)
e che trasmette i segnali provenienti dalle fibre afferenti primarie di piccolo ca-
libro, A-δ e C, le quali forniscono informazioni sullo stato fisiologico di tutti i
tessuti corporei.
Una volta che le informazioni omeostatiche provenienti dai tessuti sono state
decodificate, vengono inviate alla parte anteriore dell’insula, dopo aver fatto si-
napsi a diversi livelli (midollo spinale, lamina I e II, talamo). È proprio al livello
dell’Insula, che emergerebbe una meta-rappresentazione della percezione, tanto che
è stata considerata la base neurale del “sé senziente”, un’entità capace di sentire,
che costituisce un precursore della consapevolezza emotiva.
Fig 2: Mappa della proiezione centrale degli input omeostatici sensoriali nella scimmia in “How
do you feel? An interoceptive moment with your neurobiological self”, A.D.B Craig, Princeton University Press,
2014
Craig ha avuto il merito di approfondire il ruolo centrale della Lamina I, come
punto d’origine dell’interocezione.
La Lamina I è un sottile strato di neuroni, situato nella parte superiore della
materia grigia del midollo spinale. Questi neuroni ricevono afferenze sensoriali
primarie dalle varie parti del corpo attraverso soprattutto le fibre A-δ e C, e
14
proiettano i loro assoni contro-lateralmente, salendo verso il cervello attraverso
la via spinotalamica laterale (spino-talamica perché va dal midollo spinale al Talamo,
situato al centro del proencefalo).
Gli assoni ascendenti della Lamina I trasmettono informazioni a diverse aree: la
prima “stazione” del segnale è la colonna intero-medio-laterale (IML, situata
nei segmenti spinali T1-L4, contiene neuroni motori simpatici di output); si pro-
segue verso altre aree situate nel tronco encefalico: il Bulbo (o Midollo Allun-
gato), dove le fibre ascendenti provenienti dalla lamina I si collegano al fascio di
fibre dei neuroni situati nel Nucleo del Tratto Solitario (NTS); questi neuroni
ricevono informazioni da diverse fibre di piccolo diametro che innervano la lin-
gua, la faringe, il cuore, e le viscere.
Questi due fasci nervosi arrivano al Talamo, per questo vengono definiti “assoni
spino-talamici della Lamina I” ed “assoni bulbo-talamici del nucleo solitario”.
Più precisamente questi due fasci di fibre giungono a due specifici nuclei tala-
mici: il Nucleo dorsale mediale, o MDvc (nella parte ventro-caudale) e Nu-
cleo ventro-mediale, o VMpo+ VMb (nella parte posteriore e nella parte ba-
sale). I neuroni di questi nuclei, a loro volta, convergono le informazioni senso-
riali ricevute a specifiche aree: Insula posteriore laterale, che contiene la Cor-
teccia Interocettiva, la quale, a sua volta, attiva la Corteccia Insulare Ante-
riore, che processa le informazioni e la cui attività è direttamente correlata con
le sensazioni corporee di cui facciamo esperienza soggettiva.
Non è ancora chiaro con precisione ma sembra che la Corteccia Insulare (IC)
sia topograficamente organizzata come una “mappa del corpo” (così come è
organizzata anche la corteccia somatosensoriale): ha una rappresentazione accu-
rata della condizione fisiologica di tutto il corpo.
Questa via diretta dalla Lamina I e dal NTS al talamo e alla corteccia è una ca-
ratteristica dei primati.
Attraverso studi di laboratorio, Craig ha osservato che esistono tre tipi fonda-
mentali di neuroni spino-talamici della Lamina I, diversi per forma e attività;
ciascuno corrisponde alle caratteristiche psicofisiche di specifiche e diverse sen-
sazioni umane: NS (Nociceptive Specific) per dolore acuto e pungente; COOL (Coo-
ling Sensation) per raffreddamento innocuo; HPC (Heat, Pinch, Cold) per dolore
da calore.