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I
STORIOGRAFIA DEL VIDEOCLIP
1. Le origini
È difficile stabilire la data esatta della nascita del videoclip come lo intendiamo
oggi. Molteplici sono state le sperimentazioni che hanno portato alla nascita del
genere: per fare alcuni esempi importanti possiamo riportare I primi film
d'animazione di Walt Disney, come per esempio Sinfonie allegre, che includevano
molte interpretazioni di brani classici ed erano costruiti intorno alla musica, come
per esempio il più noto Fantasia
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Le Silly Simphonies nascono in corrispondenza con l’avvento del sonoro nel
cinema, con l’arrivo di Carl Stalling alla Disney come direttore musicale
dell’animazione, ritroviamo sotto di lui tutte le scelte inerenti all’esecuzione,
composizione, direzione delle Silly Simphonies. Stando alle fonti fu infatti proprio
Stalling a suggerire a Walt di creare un cartone animato dove fosse l’azione a
seguire la musica e non viceversa.
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Questo è un passaggio fondamentale per la codificazione del genere, poiché,
spostando l’attenzione sulla musica e adattando ad essa l’animazione, si crea un
impatto visivo che ne esalta le peculiarità ritmiche e melodiche. Prendiamo ad
esempio il cortometraggio Flowers and Trees della serie Silly Simphonies:
l’ambientazione è una foresta, nella quale piante, uccelli ed alberi sono proposti con
connotazioni umane, dotati di braccia, gambe e volto. Il corto si apre con il risveglio
della natura, sulle note di violini e flauti. L’ingresso dell’arpa introduce il tema
principale, su di un valzer allegro e spensierato, in corrispondenza del quale
vediamo una danza delle creature della foresta: uccelli, alberi e fiori danzano
armoniosamente sul tema dell’orchestra. Verso il minuto 3:50, il tema subisce una
variazione in tonalità minore, facendosi più cupo, con un inserto melodico tratto
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Wikipedia
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web.archive.org
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dalla marcia funebre di Chopin; vediamo quindi su questa parte tematica l’ingresso
dell’antagonista, un vecchio albero che appiccherà il fuoco facendo bruciare la
foresta. In risposta all’attacco, una frenetica corsa all’estinzione delle fiamme da
parte degli abitanti della foresta viene condotta da un tema musicale frenetico ed
imponente, che culminerà con il ristabilirsi della pace e la rinascita della natura
sull’ultima sezione tematica, in chiave maggiore, con un’evidente citazione della
marcia nuziale. Flowers and Trees (regia di Burt Gillett) farà guadagnare a Walt
Disney la vittoria di ben 7 premi Oscar come miglior cortometraggio
d’animazione.
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Essenziali, oltre che per la nascita del concetto di videoclip, anche
per la sua caratterizzazione estetica ci sono i Film musicali Hollywoodiani degli
anni 30-50 come ad esempio West Side Story di Arthur Laurents o Il Mago di Oz di
Victor Fleming. Anche in questi casi, il motore dell’azione è la musica, sulla quale
si basa tutta la produzione cinematografica. Ma non solo, anche le scenografie
avranno importanza rilevante nel citazionismo caratteristico del videoclip. Ne “Il
Mago di Oz” (Victor Fleming 1939) girato il Technicolor, il carattere performativo
dei personaggi, l’impostazione onirica della scenografia e la tipologia delle riprese,
influenzerà il tipo di approccio visuale adottato dai Beatles per la realizzazione del
lungometraggio animato ispirato all’omonimo brano Yellow Submarine, ed in
seguito ad uno dei loro primi videoclip veri e propri mai realizzati, Strawberry
Fields Forever. Anche l’estetica di West Side Story verrà a lungo ripresa per la
realizzazione di famosi videoclip, a partire dal famosissimo Bad (1987) di Michael
Jackson passando per It’s Oh So Quiet (1995) di Björk per arrivare a Hideaway
(2014) di Kiesza. Esempi sicuramente più diretti per la codificazione del genere
sono i lungometraggi diretti da Richard Lester A Hard Day’s Night (1964) e Help!
(1965) nei quali figuravano i Beatles all’interno di scene musicali contenute nel
film. Sempre parlando dei Fab Four, possiamo riportare i video promozionali girati
per i brani Paperback Writer e Rain come proto esemplari di videoclip. La serie di
video era stata pensata come format per la promozione dei singoli all’interno della
trasmissione Top of the Pops.
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www.oscars.org - Academy Award for Animated Short Film 1932
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Bruno Di Martino Segni, Sogni, Suoni. Quarant’anni di videoclip da David Bowie a Lady Gaga,
Milano, Meltemi, 2018 pag. 30
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2. I primi Videoclip per definizione
Rimane però il 1975 la data a cui risale il primo clip vero e proprio: Bohemian
Rhapsody dei Queen.
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Il video dura sei minuti, è stato girato dal regista Bruce
Gowers ed è decisamente all’avanguardia per l’epoca. La registrazione è avvenuta
in sole 4 ore e sono state spese in totale circa £ 4.500. Il regista per la prima volta
decide così di rappresentare in video, le caratteristiche fondamentali della musica,
associando alle immagini, i relativi segmenti della struttura del brano. Il video
comincia con i volti dei quattro membri della band al buio, che cantano a cappella.
Questa scena si è ispirata ad una foto di Marlene Dietrich in Shanghai Express
scattata nel 1932 da Don English, dove l’attrice guarda verso l’alto con una sigaretta
in mano e il suo volto si staglia sullo sfondo scuro.
Figura 1 Frame dal video di Bohemian Rhapsody e foto di Marlene Dietrich in Shanghai Express
Nella scena seguente il regista fa vestire di bianco i componenti della band in
corrispondenza dell’inizio della rock ballad. La terza parte è molto simile all’opera
e ritorna la scenografia iniziale con sfondo nero. Vediamo quindi un alternarsi di
inquadrature dei Queen al ritmo degli stacchi dei cori con il timido apporto di
qualche effetto speciale come l’effetto caleidoscopio ed alcuni filtri di colore. Il
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Bruno Di Martino Segni, Sogni, Suoni. Quarant’anni di videoclip da David Bowie a Lady Gaga,
Milano, Meltemi, 2018 pag. 19
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video si conclude con una scena performativa della band sul palco, per dissolversi
sugli ultimi fotogrammi con l’inquadratura dei quattro componenti del gruppo.
Anche in questo caso, il video è nato per essere trasmesso alla BBC e per circolare
sul programma Top of the Pops, dando l’impressione che i Queen fossero in live.
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Ma qual è stata la discriminante che elevò il video di Bohemian Rhapsody a
qualcosa di più di un video di promozione all’album? Non è stato poi fatto niente
di così diverso dai video prodotti per i Beatles come per altre decine di Band e
cantanti Inglesi, in prospettiva di un passaggio su Top of the Pops, eppure ciò che
rimane nella storia è il grande valore di questo preciso videoclip. Il fattore chiave
possiamo ritrovarlo non nel video in sé, ma nella strategia comunicativa e nel
risultato scaturito. Ciò che distingue il vecchio promo-video dal nuovo music-video
è la connotazione artistica e progettuale del prodotto. Il music-video viene
concepito a partire dalle prime fasi dell’elaborazione di un progetto musicale e
viene costruito come genere audiovisivo a sé stante. Al contrario, il precedente
promo-video era un surrogato, un sostituto dell’artista all’interno di un determinato
programma televisivo, negando così qualsiasi componente artistica, per quanto
creativa potesse risultare.
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All’interno del progetto dei Queen accade proprio questo
passaggio, il video di Bohemian Rhapsody venne concepito per trasmettere un’unità
stilistica e di immagine fin dall’inizio, ottenendo un prodotto finale che riuscì a
risultare forte abbastanza da poter vivere di vita propria. Nasce qui un tacito accordo
tra emittenti televisive e case discografiche: le prime garantiscono la messa in onda
dei videoclip, offrendo una vetrina esclusiva su milioni di spettatori, le seconde
realizzano video musicali sempre più allettanti da consegnare ai programmi
televisivi, seguendo un preciso iter produttivo nel quale gli interessi del pubblico
sono spesso centrali.
L’industria discografica subisce da questo preciso momento un repentino cambio
di rotta, cambia la fruizione, cambia il processo produttivo e cambia la musica in
sé. Da questo momento in poi, inizierà la storia del videoclip, che entrerà a far parte
del mainstream a partire dal 1981 con la nascita di MTV, un’emittente televisiva
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www.musicvideomeaning.com
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D. Liggeri, Musica per i nostri occhi: Storie e segreti del videoclip, Bompiani, 2007, Milano.
Kindle posizione 3921
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che mandava in onda 24 ore su 24 video musicali, che esordì ironicamente ma allo
stesso tempo in chiave programmatica con Video Killed The Radio Star dei The
Buggles. In Italia MTV era trasmessa per sei ore al giorno da alcuni canali via
antenna a causa della poca diffusione del canale satellitare Tele+ con cui MTV
aveva un accordo commerciale per la diffusione.
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Sulla scia di MTV, numerose
sono state le realtà similari che proponevano nel proprio palinsesto, trasmissioni
dedicate al video musicale: esempio nostrano è Mister Fantasy, trasmissione
televisiva andata in onda su Rai 1 in quattro edizioni, dal 12 maggio 1981 al 17
luglio 1984, la prima trasmissione italiana riservata interamente ai videoclip
musicali, ideata da Paolo Giaccio e condotta da Carlo Massarini con la
partecipazione di Mario Luzzatto Fegiz.
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Il fenomeno MTV ha fortemente
condizionato l’evoluzione estetica e sociale dei video musicali, andando ad incidere
sul nostro immaginario modificandone i tempi e i modi percettivi.
Con il video di Thriller di Michael Jackson (1983) vediamo un punto di svolta per
quanto riguarda i contenuti e la durata: thriller è infatti considerato il primo video
di rilievo ad avere una trama simil-cinematografica e contenente una coreografia,
per una durata complessiva di 13:42 minuti. L’idea di un videoclip realizzato in
stile cortometraggio hollywoodiano è venuta allo stesso Michael Jackson che,
rimasto affascinato dal film An American Werewolf in London diretto da John
Landis, chiese al regista di prestarsi per la realizzazione del videoclip. La durata di
13:42 minuti, gli effetti speciali, l’impostazione coreografica e il budget milionario
rendono Thriller di Michael Jackson diretto da Landis un punto di svolta nella storia
della video musica. Come venne scritto in un articolo della testata giornalistica The
Guardian:
Thriller ha suggellato la reputazione di MTV come nuova forza
culturale; dissolto le barriere razziali nel trattamento della musica da parte della
stazione; ha rivoluzionato la produzione di video musicali; ha aperto le porte al
genere "making of" documentaristico, ha contribuito a creare un mercato per il
noleggio e la vendita di VHS, perché i fan desideravano disperatamente vederlo
quando volevano, piuttosto che per volontà delle stazioni TV
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D. Liggeri, Musica per i nostri occhi: Storie e segreti del videoclip, Bompiani, 2007, Milano.
Kindle posizione 7783
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Wikipedia
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www.theguardian.com