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INTRODUZIONE
Nel presente elaborato, verrà discusso il divario di risultati scolastici tra alunni nativi e
stranieri, il cosiddetto achievement gap.
Questo fenomeno è al centro dell’interesse di molti studiosi, che, come si vedrà nel
seguito di questo lavoro, ne hanno analizzato le cause e gli effetti, sia sul singolo
individuo che sulla società.
Il focus di questo elaborato è sui fattori associati all’achievement gap, tra cui la minaccia
dello stereotipo, il concetto di sé e l’identità di sé.
Le differenze di performance accademiche di alunni immigrati molto spesso sono
causate da fattori contestuali; quindi, presenti nell’ambiente in cui la persona vive
(famiglia, scuola, gruppi amicali ecc…), e non solo da fattori individuali come la società
spesso sottolinea.
Nella logica comune, gli studenti immigrati vengono ritenuti “meno capaci” rispetto agli
studenti nativi, senza considerare che gli individui che arrivano in un nuovo paese si
trovano ad affrontare molteplici barriere e ostacoli, sia di natura strutturale, che di natura
psicologica e sociale.
Dopo aver analizzato ed esposto questi argomenti verrà illustrato come alcuni interventi
psicologici possano davvero fare la differenza, sia per lo studente di origine straniera,
sia per gli insegnanti, la scuola e tutti gli attori sociali che circondano l’individuo in
questione, e che possono integrare lo studente straniero nella “nuova” comunità di
appartenenza.
Si andranno inoltre ad analizzare gli aspetti positivi e negativi di tali interventi e le
modalità di applicazione che possano renderli più efficaci.
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CAPITOLO 1
1.1 Cos’è l’achievement gap
L’achievement gap fa riferimento ad un divario di risultati scolastici per alcuni gruppi di
studenti, in particolar modo per quei gruppi che detengono uno status socioeconomico
meno elevato, o appartenenti a gruppi etnico-razziali minoritari, in paesi con elevati tassi
di immigrazione (Ansell, 2004).
Gli studenti appartenenti a questi gruppi minoritari tendono a proseguire gli studi in
misura minore rispetto agli studenti nativi, a seguito di ostacoli di natura strutturale e/o
psicologica (Easterbrook & Hadden, 2021). A seguito di questi ostacoli, gli studenti
sperimentano emozioni negative e sensazioni di alienazione, sconforto e demotivazione
che li portano a non sentirsi coinvolti nel raggiungimento di risultati.
A tal proposito, è necessario sottolineare l’importanza della scuola nell’apprendimento
e nella formazione degli studenti, non solo per quanto riguarda i contenuti, ma anche da
un punto di vista psicologico e/o pedagogico. La scuola ricopre quindi un ruolo
fondamentale come possibile luogo in cui poter superare le difficoltà a cui vanno
incontro tutti gli alunni e le alunne, ma in modo più rilevante gli alunni e le alunne di
origine straniera (Easterbrook et al., 2019).
Il contesto in cui la persona vive, infatti, influenza il gap educativo, sia per quanto
riguarda le prestazioni, sia per quanto riguarda la scelta del percorso universitario e del
lavoro.
Il gap educativo può essere inteso a livello generale (media dei voti) o a livello più
specifico (risultati su una determinata disciplina accademica); a tal proposito alcuni studi
hanno evidenziato che l'esperienza e le prestazioni di alcuni gruppi di studenti dipendono
anche dalla materia che stanno studiando, come nel caso delle materie scientifiche,
tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) (Broughton, 2013; Chen &
Soldner, 2014; Neave et al., 2018).
Queste carenze sono esasperate nei gruppi appartenenti al genere femminile, alcuni
gruppi etnici e individui a basso status economico-sociale (SES) in molti campi STEM,
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in particolare le scienze fisiche, l'ingegneria, la matematica e l'informatica (National
Science Board, 2019).
Una percezione negativa delle proprie capacità in una determinata materia, in alcuni casi,
può minarne la performance, che a sua volta porta l’individuo a non ritenersi adatto per
alcuni lavori o/e percorsi universitari (Easterbrook & Hadden, 2021).
Anche la cultura di appartenenza può svolgere un ruolo fondamentale in questo contesto.
Infatti, le alte aspettative e le pressioni imposte dai genitori o dal contesto educativo del
paese di origine possono influire negativamente sul concetto di sé. Tuttavia, per quanto
riguarda le prestazioni accademiche, tali pressioni possono aiutare gli studenti di origine
straniera a raggiungere risultati migliori rispetto agli studenti nativi. Ad esempio, i
coreani immigrati negli Stati Uniti, confrontati ai nativi americani e agli studenti
coreani-americani, sono noti per avere una maggiore performance scolastica grazie alle
pressioni culturali che li spingono a dare il massimo (Jaekyung & Namsook, 2020).
1.2 Achievement gap in Italia e all’estero
Per la prima volta nell’anno scolastico 2020/2021 si è verificata una diminuzione del
numero di studenti con cittadinanza non italiana che frequentano le scuole nazionali.
Nel complesso, gli studenti immigrati sono calati di oltre 11.000 unità rispetto all’anno
precedente (Ministero dell’Istruzione, 2022).
Nel nostro Paese questo fenomeno è vissuto soprattutto dai bambini immigrati che
arrivano in ritardo, che non iniziano da zero il loro percorso scolastico, ma vengono
inseriti in corsi già iniziati, spesso non corrispondenti alla loro età anagrafica e/o
intellettuale.
Gli arrivi in età tardiva, infatti, complicano l’apprendimento della lingua italiana da parte
degli studenti immigrati e ritardano la loro integrazione nel sistema scolastico (OECD,
2014).
In Italia, in particolare, il livello occupazionale elevato dei genitori e la disponibilità in
casa di alcune risorse materiali e strutturali (spazi per studiare, computer, libri...)
contribuiscono per oltre il 30% del gap (Schnell & Azzolini, 2014). Al possesso di queste
risorse materiali, ma anche immateriali (es. aiuto da parte dei genitori), sono collegate
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maggiori performance accademiche. Se i figli degli immigrati, dunque, avessero a
disposizione le stesse risorse economiche e/o materiali degli studenti italiani, il gap di
risultati scolastici potrebbe diminuire (Schnell & Azzolini, 2014).
Anche i divari di rendimento tra immigrati e non immigrati variano drasticamente in
base ai contesti. In media, nei paesi appartenenti all'Organizzazione per la Cooperazione
e lo Sviluppo Economico (OCSE), gli studenti non immigrati tendono ad avere punteggi
leggermente migliori rispetto agli studenti immigrati di seconda generazione, che a loro
volta hanno punteggi leggermente migliori rispetto agli studenti immigrati di prima
generazione (OCSE, 2015). Tuttavia, questi divari variano considerevolmente da paese
a paese, con differenze particolarmente marcate in alcuni paesi (Belgio, Svizzera,
Germania, Paesi Bassi, Francia, Islanda, Cina e Messico) e differenze molto più piccole,
o addirittura invertite, in altri (ad esempio, Stati Uniti, Regno Unito, Cile, Nuova
Zelanda, Israele e Irlanda) (Easterbook & Hadden, 2021).
È importante precisare inoltre che il gruppo minoritario di studenti “di colore” varia in
base alla provenienza: studenti di origine caraibica hanno risultati inferiori rispetto a
studenti di origine africana.
È bene sottolineare come il divario di risultati accademici non sia l’unico fattore da
prendere in considerazione. È il caso degli studenti coreani immigrati in America: un
recente studio (Jaekyung & Namsook, 2020) si è occupato di esaminare le lacune di
rendimento matematico effettive rispetto a quelle percepite, introducendo quindi la
variabile del concetto di sé.
Il concetto di sé fa riferimento a ciò che l’individuo pensa di sé stesso, la propria
immagine in diversi contesti sociali in cui è immerso, ed è modellato dalle esperienze
che l’individuo affronta all’interno del proprio ambiente circostante (Huitt, 2004).
1.3 Manifestazioni ed effetti dell’achievement gap: l’importanza dello studio
dell’achievement gap
Quindi, il contesto gioca un ruolo fondamentale sui risultati accademici degli studenti,
sia in modo diretto che indiretto.
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Prima di tutto è necessario definire cosa si intenda con contesto: si intende l’ambiente o
spazio (fisico e/o simbolico) la cui definizione si riferisce alla comprensione di una
situazione o di un episodio. Ha una dimensione sociale perché si riferisce alla società e
comprende l'insieme di soggetti che hanno una cultura comune e che interagiscono
anche tra di loro (Treccani, n.d).
Il contesto ha inoltre un’influenza sulla costruzione e la riproduzione dell’identità degli
studenti stranieri, in particolar modo l’esperienza educativa all’interno delle strutture di
istruzione e/o della famiglia porta gli individui a conformarsi alle strutture sociali più
grandi, mettendo da parte la loro cultura di origine.
Secondo una prospettiva deterministica, i sistemi economici capitalistici richiedono la
creazione continua di una piccola classe dirigente e di una grande classe operaia. Le
scuole svolgono un ruolo fondamentale in questo processo di riproduzione, fornendo
esperienze e strutture educative differenziate per coloro che diventeranno leader e per
coloro che saranno subordinati sul posto di lavoro (Oakes, 2005). A tal proposito,
Bourdieu (1977) ha sostenuto che i bambini acquisiscono il cosiddetto "capitale
culturale" in famiglia, e che il capitale culturale appreso nelle famiglie della classe media
e alta viene di solito valorizzato nelle scuole, mentre quello appreso nelle famiglie della
classe operaia viene svalutato a scuola.
Determinati contesti familiari, oltre a quelli scolastici, portano gli individui a
raggiungere scarso rendimento scolastico e basse aspettative per il futuro. Alcuni studi
si sono concentrati proprio su questo aspetto, identificato come predittore delle future
scelte dei figli nella progressione scolastica e di carriera (Demie & Lewis, 2011). Nel
contesto americano altri studi hanno anche scoperto che i genitori bianchi delle famiglie
a basso reddito apprezzano meno l'istruzione dei loro figli, si aspettano meno da essa e
tendono ad esserne meno coinvolti (Heckman, 2011; Strand, 2014; Wang &
SheikhKhalil, 2014; Shanks & Destin, 2009). Parte del motivo per cui alcuni genitori
danno poco valore all'istruzione è che non vedono il valore o l'utilità dell'istruzione nelle
loro vite e di conseguenza questi atteggiamenti sono facilmente trasmessi ai bambini
(Demie & Lewis, 2011; Hyde et al., 2017).
La scelta di abbandonare la scuola o non progredire con gli studi, ha un impatto sugli
studenti, ed aumenta il rischio di disagio economico e sociale (Istat, 2017).