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INTRODUZIONE
Buckingham Palace apre le sue porte affinché possa rivelare i segreti più reconditi, le relazioni
interpersonali e cosa si celi dietro una dell’istituzioni più antiche e potenti del mondo: la corona
britannica. Se nella realtà ciò è impossibile, attraverso l’immaginazione e la ricostruzione
drammaturgica, la vita dei reali prende vita e si trasforma in un palcoscenico. La serie televisiva The
Crown, attraverso l’aiuto di storici e di consulenti reali è riuscita a rapire milioni di spettatori in tutto
il mondo, sconvolgendo l’immaginario collettivo attraverso una rappresentazione quanto più fedele
possibili di luoghi, persone ed eventi che, inevitabilmente, sono stati protagonisti degli ultimi decenni
del ventesimo secolo. Oltre alla narrazione, vincitrice di premi e di riconoscimenti, la serie compie
un’operazione ben più sottile ed incisiva, sconvolgendo, in un certo senso, le radici della percezione
pubblica, lasciando l’ultima parola allo spettatore, il quale attraverso il suo sguardo, ridefinisce e
valuta una nuova riflessione riguardo all’identità e al ruolo della monarchia, in un contesto, che è
fortemente influenzato dai media. La scelta di approfondire questo argomento deriva da un personale
interesse nei confronti della realtà monarchica britannica ed in particolare dall’ammirazione di una
figura che ha segnato le menti e il cuore di migliaia di persone, ovvero la principessa Diana.
Parallelamente, il coinvolgimento si è acuito nel momento in cui, da fruitrice, ho iniziato ad
apprezzare la serie realizzata da Netflix, riflettendo sulle dinamiche e le logiche di realizzazione e
produzione di un prodotto audiovisivo che al suo interno presenta una vastità di intrecci, argomenti,
temi e personaggi che attraverso la sceneggiatura hanno reso il dramma storico quanto più credibile
possibile. Mentre la macchina da presa focalizza la sua attenzione sulla Storia che prende vita
attraverso lo schermo, i quesiti ruoteranno sulla capacità degli autori di avvicinarsi ad un’autenticità
tale da rendere la narrazione verosimile, nonostante sia innestata su elementi di immaginazione. La
riflessione su The Crown nasce dal desiderio di conoscere come la produzione Netflix ha affrontato
la sfida e la responsabilità di rappresentare una famiglia che ancora oggi è avvolta da segreti e misteri.
Inoltre, l’indagine si focalizzerà sull’esperienza del pubblico e di come quest’ultimo, dopo aver
vissuto l’esperienza della serie, abbia percepito la famiglia reale; l’obiettivo finale di questo lavoro,
si concentrerà su come un prodotto audiovisivo possa influenzare la percezione del pubblico nei
confronti degli eventi rappresentati. Nel primo capitolo del lavoro, il focus sarà incentrato su una
breve panoramica sulla società statunitense Netflix, la quale opera nel campo della distribuzione
streaming di contenuti audiovisivi. Si ripercorreranno le fasi di fondazione e crescita del colosso
statunitense, ponendo in evidenza la figura di Reed Hastings e di come, quest’ultimo abbia
accresciuto il potere di Netflix negli ultimi anni. Dal sistema di ricezione via posta dei DVD si
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ripercorrerà la storia ed evoluzione del suo core business fino ad arrivare ad uno dei pilastri
fondamentali e più redditizi, ossia la produzione originale. Si analizzerà il funzionamento di Netflix,
prendendo in esame elementi quali il catalogo, gli accordi di produzione ed infine il sistema di
raccomandazioni basato su un algoritmo sviluppato dalla società stessa. Successivamente, nel
secondo capitolo, l’attenzione verterà sul caso studio, ossia la serie televisiva The Crown. Dapprima
si analizzerà un excursus sulla rappresentazione cinematografica e televisiva della famiglia reale, su
come si è evoluta negli anni, sino ad arrivare alla figura di Peter Morgan, ideatore e autore di The
Crown, le cui esperienze con i film The Queen (Stephen Frears, 2006) e la rappresentazione teatrale
di The Audience nel 2011, hanno influenzato la ricerca e la composizione del più grande dramma
televisivo degli ultimi anni. In seguito, verrà analizzata la serie dal punto di vista produttivo,
ripercorrendo le fasi principali del prodotto, dall’acquisizione dei diritti alla colabborazione con
Netflix, per poi soffermarci sull’ideazione e stesura delle stagioni fino all’analisi del casting dei
personaggi, uno degli elementi che più ha contribuito a decretare il successo della serie. Nell’ultimo
capitolo invece, verrà esaminata la monarchia dal punto di vista mediale, ossia il rapporto instauratosi
tra istituzione e media e come quest’ultimi abbiano contribuito all’ascesa e alla popolarità della royal
family. In seguito, verrà analizzato il modo in cui The Crown ha contribuito ad accrescere il fenomeno
mediatico nella cultura contemporanea, ponendo l’attenzione sugli effetti che la serie ha portato nei
principali social network nella popolazione più giovane. Attraverso le seguenti pagine, questa
trattazione si auspica di produrre un’analisi approfondita ed un’indagine empirica al fine di
contribuire un dibattito instauratosi tra finzione narrativa, logiche di produzione, rapporti tra media e
istituzione ed infine la percezione pubblica.
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CAPITOLO I - NETFLIX
1.1 Origine ed evoluzione di Netflix
1.1.1 La storia di Netflix: da un’idea di Reed Hastings
“Netflix è la più grande rete di Internet tv del mondo, con oltre settanta milioni di abbonati
in più di centonovanta paesi, che ogni giorno guardano più di centoventicinque milioni di
ore di programmi televisivi e film, tra cui serie originali, documentari e lungometraggi.
Gli abbonati possono guardare tutto ciò che vogliono in qualsiasi momento, ovunque e su
un’ampia gamma di dispositivi compatibili dotati di schermo e connessione a Internet. I
programmi si possono mettere in pausa e riprendere a piacimento, senza interruzioni
pubblicitarie e senza impegno”.
1
Sono queste le parole che la società statunitense usa per descrivere cosa offre ai suoi abbonati, un
modello di consumo televisivo che negli anni si è prestato ad innumerevoli cambiamenti, di cui
Netflix è stato il principale catalizzatore. La situazione appena citata indica come la piattaforma si
presenta al giorno d’oggi ma all’origine di Netflix, l’offerta era completamente differente. L’attore
protagonista della storia è Wilmot Reed Hastings Jr. nato a Belmont, un quartiere di Boston, nel 1960
da una famiglia benestante: entrambi i genitori studiarono alla Sorbonne di Parigi e il padre, avvocato,
lavorò per il Dipartimento Salute, Educazione e Welfare durante la presidenza di Richard Nixon.
2
Diplomatosi nel 1978 alla Buckingham Browne & Nichols School, dopo un gap year durante il quale
lavorò come venditore di aspirapolveri porta a porta, prese in considerazione l’idea di iscriversi al
Bowdoin College, nel Maine, per frequentare la facoltà di Matematica.
3
Durante gli anni universitari,
Hastings fu notato per le sue doti informatiche, le quali lo portarono ad ottenere premi e
riconoscimenti ed inoltre si distinse per le abilità sportive come escursioni sia a piedi che in canoa.
4
Un’esperienza formativa e soprattutto riconosciuta dal futuro CEO come fondamentale per la
creazione di Netflix fu l’arruolamento dei Corpi di Pace nel 1983, che lo portò in missione in Africa
1
Cit. http://media.netflix.com/it/
2
Cfr. Grinapol Corinne, Reed Hastings and Netflix, New York, The Rosen Publishing Group, 2014, p. 9
3
Cfr. Lüsted Amidon Marcia, Netflix: The Company and Its Founders, Minneapolis, ABDO, 2013, p. 25
4
Ibidem
8
del Sud, dove insegnò matematica per un breve periodo di tempo. Al ritorno negli Stati Uniti, il suo
obiettivo era ottenere un master in informatica presso il MIT – Massachussets Institute of Technology
ma non riuscì nell’intento. Fu accettato dalla Stanford University nella Silicon Valley dove si laureò
nel 1988 e successivamente intraprese una rapida esperienza lavorativa presso i laboratori della
Schlumberger Palo Alto Research, dove il ruolo di Hastings consisteva nell’eliminazione di possibili
bug nella programmazione dei software ma decise poi di abbandonare per fondare una sua società nel
1991: la Pure Software.
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Le sorti di questa società nonostante un successo iniziale, non riuscì a
mantenere gli obiettivi prefissati e in un secondo tempo, la società negli anni successivi venne
acquisita da altre società e inevitabilmente, a causa delle numerose fusioni subite, perse stabilità fino
a quando nel 1997 la società venne venduta per un valore di quasi 750 milioni di dollari.
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Il progetto
di Hastings era quello di creare un servizio di noleggio DVD che sfruttasse Internet. È interessante
far notare come abbia scelto di investire sul supporto DVD piuttosto che la concorrente più conosciuta
VHS. Il DVD non possedeva striscia magnetica e quindi non era suscettibile di rottura e soprattutto
poteva contenere più informazioni rispetto a quelle che potevano contenere le videocassette.
7
La
scelta di rivolgere l’attenzione su questa nuova tecnologia rischiava di essere controproducente dato
l’alto prezzo di acquisto dei lettori DVD.
8
Per la realizzazione di questo innovativo progetto, Hastings
si avvalse dell’aiuto di due collaboratori Mark Randolph e Mitch Lowe. Il primo, nonostante la sua
laurea in geologia, era diventato un esperto di tecniche di comunicazione e di marketing, mentre Lowe
era il proprietario di una catena di negozi di noleggio di VHS nel nord della California chiamata
Video Droid. A Lowe il merito di aver aperto a metà degli anni Novanta, un sito web per la gestione
del database dei suoi clienti, un’idea che anche Hastings voleva realizzare con la sua nuova società.
9
1.1.2 L’arrivo di Netflix sul mercato
Il 1997 è l’anno in cui Netflix viene lanciato sul mercato, dove l’idea di base, come dichiarato
presentemente, era quella di creare un servizio di noleggio DVD tramite il servizio di Internet. I clienti
avevano la possibilità di scegliere e noleggiare dei DVD attraverso la piattaforma online. Questa
venne lanciata il 14 aprile del 1998 ed era strutturata in modo tale che gli utenti potessero ricercare i
5
Ivi, Grinapol op. cit. pp. 12-16
6
Cfr. Lüsted Amidon Marcia, Netflix: The Company and Its Founders, Minneapolis, ABDO, 2013, p. 27
7
Cfr. Copeland V. Micheal, Reed Hastings: Leader of the pack, 18/11/2010,
http://fortune.com/2010/11/18/reed-hastings-leader-of-the-pack/ (ultima consultazione 03/04/2023)
8
Cfr. Lüsted A. M. op. cit. p. 32
9
Cfr. Keating Gina, Netflixed: The Epic Battle for America’s Eyeballs, New York, Penguin, 2012, p. 29
9
risultati della library sulla base di diverse caratteristiche, quali titoli dei film, gli attori, i registi e il
genere di preferenza.
10
Dopo aver scelto il DVD, il cliente lo poteva ricevere direttamente a casa
tramite posta, contenuto in una busta rossa, divenuta iconica, già dotata di affrancatura per la
restituzione. Con il pagamento di un abbonamento mensile, il cliente aveva la possibilità di noleggiare
un determinato numero di DVD, a seconda del tipo di quota di abbonamento che intendeva
sottoscrivere. Quest’ultime erano diverse ma la principale e la più quotata era quella da 19.95 $ con
la quale gli utenti potevano noleggiare sino a tre DVD contemporaneamente ma la novità più
allettante riguardava la mancanza di penali per la lata fee, ovvero la consegna con ritardi.
11
Il core
business di Netflix, quindi, entrava in diretta competizione con il competitor più conosciuto e
apprezzato sul mercato, ovvero Blockbuster, il quale invece, prevedeva delle penali nel caso in cui
un cliente riconsegnasse in ritardo un articolo. Leggenda vuole, difatti, che proprio a causa di un
ritardo nella consegna della videocassetta Apollo 13 (Ron Howard, 1995) Hastings dopo aver pagato
quaranta dollari di multa per non aver rispettato i tempi di consegna, ebbe l’idea di sviluppare un
servizio a noleggio che non aggiungesse penali per il ritardo delle consegne.
12
Inoltre, l’idea di
focalizzarsi sulla tecnologia DVD era in quel periodo rivoluzionaria, in quanto era appena sbarcata
sul mercato statunitense e grazie alla loro dimensione ridotta, si offrivano come la scelta più sicura
per una spedizione via posta ordinaria.
13
Questa scelta si rivelò molto competitiva per Blockbuster, il
quale si trovò in una situazione di estrema difficoltà, arrivando ad accumulare perdite economiche
rilevanti per adeguare i suoi servizi a quello di Netflix.
14
Nel 2002, Reed Hastings si era rivolto al
colosso Blockbuster offrendo la sua startup per l’acquisizione al prezzo di 50 milioni di dollari e
l’accordo prevedeva l’espansione della selezione di DVD che Blockbuster possedeva sia fisicamente
che virtualmente, offrendo quindi la possibilità del servizio online. Blockbuster rifiutò quest’offerta,
anche perché fino a quel momento erano i numeri uno del settore del videonoleggio; quindi, vedevano
Netflix come un rivale da eliminare. Successivamente, la società di Hastings venne quotata in Borsa
e il suo nome cambiò da NetFlix a Netflix.com. Iniziò così la guerra tra il più noto e conosciuto
Blockbuster, leader nel videonoleggio, il quale si era guadagnato la fiducia degli studios
cinematografici, e Netflix, compagnia giovane e indipendente, la quale aveva appena iniziato a
muoversi nel campo dell’audiovisivo ma che non accennava a mettersi in disparte nel mercato.
15
Inizialmente, non avendo concordato nessun tipo di accordo con gli Studios, Netflix sfruttò la dottrina
10
Cfr. Shih Willy, Kaufman Stephen, Spinola David, Netflix, Harvard Business School, 2009 pp. 3-4
11
Cfr. Carroll Hillary, Menenberg Alex, Kwok Ian, Strategic Report for Netflix Inc. Oasis Consulting, 2009 p. 5-6
12
Cfr. Gorman Micheal, Management Insights, Management Science, LVIII, 2012 p. 1
13
Cfr. Van Duyn Aline, “DVD Rentals Pass Their Screen Test” http://www.ft.com/cms/s/0/ca74b830-3472-11da-adae-
00000e2511c8.html#axzz3UXx4aXrU (ultima consultazione 03/04/2023)
14
Cfr. Marrazzo Francesco, Effetto Netflix. Il nuovo paradigma televisivo, EGEA s.p.a. Milano, 2016, p. 32
15
Cfr. Auletta Ken, “Outside the box. Netflix and the future of television”, in The Newyorker, 2014,
https://www.newyorker.com/magazine/2014/02/03/outside-the-box-2 (ultima consultazione 24/04/2023)
10
della prima vendita, ovvero un principio descritto all’interno del Copyright Act del 1997, il quale
prevede che dopo l’acquisto di una proprietà intellettuale di un supporto fisico, il compratore è
legittimato a decidere cosa farne di esso, se rivenderlo, regalarlo o noleggiarlo, purché non venga
copiato.
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In questo modo Netflix comprava direttamente i DVD dai grandi retailer come Wal-Mart
o Best Buy per poi inserirli all’interno del proprio catalogo. La società di Hastings, quindi, compì un
ulteriore passo verso la concorrenza con Blockbuster, la collaborazione con la grande catena di
distribuzione statunitense Wal-Mart. Quest’accordo di partnership prevedeva la pubblicità della
vendita di DVD dei negozi Wal-Mart su Netflix e parallelamente Wal-Mart consigliava ai propri
abbonati online di sottoscrivere l’abbonamento a Netflix.
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La reazione di Blockbuster fu immediata
in modo tale da correre ai ripari e rivendicare il proprio posto nel mercato del noleggio audiovisivo.
La proposta che attuò fu quella di offrire ai nuovi abbonati due mensilità gratuite, un DVD in omaggio
e la possibilità di pagare quanto pagavano in precedenza per un anno.
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Va segnalato inoltre che
quasi il 70% dei titoli di Blockbuster erano in revenue-sharing 60-40% con gli Studios e questo tipo
di accordo prevedeva la suddivisione tra le due parti gli introiti relativi al comparto rental.
19
Netflix,
dal canto suo, cercava dei modi per acquisire contratti di licenza con gli Studios, uno dei quali fu
l’assunzione di Ted Sarandos come capo dell’ufficio contenuti per l’acquisizione del materiale.
Sarandos, che aveva lavorato per la società di videonoleggio Video City, decise, come primo atto, di
intraprendere trattative tra la compagnia di Hastings e gli Studios cinematografici più importanti in
modo da delineare accordi di revenue-sharing e quindi di fatto competere direttamente con
Blockbuster. La mossa finale e la conseguente parabola discendente per Blockbuster, fu la creazione
di Cinematch, ossia un software che consentiva di elaborare un sistema di raccomandazioni per gli
utenti, il quale derivava da un’idea di collaborative filtering.
20
Come analizzato dagli studiosi Koren
Yehuda, Robert Bell e Chris Volinsky, “il sistema analizza le relazioni tra gli utenti ed i legami tra i
prodotti al fine di identificare nuove possibili associazioni tra utenti e titoli”.
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L’innovazione di
questo metodo di filtraggio dei dati esperienziali degli utenti è importante per la compagnia in quanto
la valutazione dei consumer produce dei suggerimenti, utili successivamente nella scelta di altri
contenuti da guardare: è il cosiddetto cosine similarity (coseno di somiglianza) ed è grazie a questo
sistema che Netflix è in grado di allargare il proprio bacino d’utenza e di soddisfare il maggior numero
16
Cfr. The Copyright Act – 28 Luglio 1997
17
Cfr. Richmond D. Mathews, Robinson T. David, Market Structure, Internal Capital Markets, and the
Boundaries of the Firm, The Journal of Finance, LXIII, 2008, p. 6
18
Cfr. Grinapol C. op. cit. p. 56
19
Cfr. Shuen Amy, Web 2.0. Strategie per il successo, Milano, Tecniche Nuove, 2008, p. 22
20
Cfr. Marrazzo F. op cit. p. 32
21
Cit. Koren Yehuda, Bell Robert, Volinsky Chris, Matrix Factorization Techniques for Recommender Systems, in
Computer, XLII, 2009, p. 8