L'educazione e la cura. Una nota di ricerca

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INTRODUZIONE 
 
  
  “Quando si pensa alla nascita, al venire al mondo, si pensa alla luce che apre 
sull’essere. La luce che illumina l’esistere è la cura.’’ 
Luigina Mortari 
 
Secondo Heidegger la cura è fondamentale ma buona solo se la persona che si 
prende cura dell’altro non si sostituisce mai ad essa.  
Lévinas invece afferma che la cura è fondamentale nell’esistenza, la quale non è 
un vento leggero ma un peso da assumere cui gli esseri umani sono inchiodati. Si 
nasce con il compito di dare forma all’esistenza e l’uomo è un essere vulnerabile 
poiché nel suo spazio vitale sono presenti le relazioni.  
A partire da queste affermazioni, la tesi analizza le diverse teorie di cura, posta 
come un atto universale intrinseco con l’educazione poiché accompagna uno 
spirito giovane a trovare il modo di dar forma alla sua esistenza. Chi si prende 
cura dell’altro deve coltivare in esso il senso di trascendenza, ovvero il desiderio 
di andare oltre quello che si è, realizzare quello che si può. 
Il mio interesse riguardante il tema della cura si è sviluppato maggiormente 
durante il mio tirocinio presso l’asilo nido ‘’ Il girotondo ‘’ di Montegranaro, 
dove ho avuto modo di vederne le diverse sfaccettature poiché ogni bambino è a 
sé e la cura, anche essendo un concetto universale, non si esercita in egual 
maniera.  
La tesi, divisa in tre capitoli, punta a osservare i diversi volti della cura attraverso 
teorie antiche e più contemporanee, a partire dai diversi significati che possono 
essere assegnati al termine cura. In modo particolare, nella lingua greca venivano 
usate tre parole per esprimere il senso della cura: 
- Merimna, la cura intesa come conservazione della vita. Questo vocabolo è 
presente nella ‘’ Parabola dei corvi ‘’ nella quale Gesù invita a comportarsi 
come questi volatili poiché essi hanno il concetto di misura, il métron greco, 
riescono quindi a procurarsi ciò che è necessario. La merimna consiste nel
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procurarsi il necessario per la vita. Spesso però l’essere umano procura più 
del dovuto e diventa un accumulatore; 
- Epimeleia, la cura che fa fiorire l’esistenza. Questo vocabolo è presente 
nell’Alcibiade, nel quale Socrate invita quest’ultimo, un giovane che vuole 
diventare governante di Atene, a prendersi cura di sé poiché sennò non 
avrebbe saputo prendersi cura della città. La cura, secondo il filosofo, riguar-
da l’anima poiché essa è il senso profondo dell’essere. La migliore cura per 
l’anima è l’educazione che fa sì che l’essere umano abbia un pensiero indi-
pendente e non siano gli altri a pensare per lui; 
- Therapeia, cura della persona nella sua interezza. Platone afferma che non si 
può aver cura del corpo senza il dialogo perché la persona è un tutt’uno. Edith 
Sten arricchisce questo concetto affermando per l’appunto che non ci può es-
sere un’anima se non c’è un corpo e non ci può essere un corpo se non c’è 
un’anima.
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CAPITOLO UNO. 
Teorie della cura. 
 
1.1. Winnicott  
 
Winnicott afferma che affinché non ci siano malattie mentali bisogna essere tenuti in 
braccio nel modo giusto. Nella teoria psicoanalitica questa dichiarazione viene 
ulteriormente confermata dal concetto che alla base delle malattie mentali e delle 
psicosi ci siano mancanze di atti di cura nei quali il bambino è tenuto stretto, quindi 
non ritrovandosi così in un senso di abisso. L’abbraccio di una madre dà sicurezza, la 
quale riesce a far fare il passo verso la trascendenza. La forza vitale dell’essere 
umano viene data dalla cura. La madre ‘’ adeguatamente buona ‘‘ o ‘’ normalmente 
devota ‘’ è colei che cura in maniera responsabile; sa quando prendere in braccio il 
proprio bambino, quando non farlo, quando accarezzarlo, cullarlo e far sentire la 
propria presenza, la quale fa sviluppare la così chiamata ‘‘ identificazione primaria 
‘‘ che dà inizio all’essere non ancora indipendente ma supportato da un altro adulto. 
Tutte queste azioni di cura fanno sì che il bambino si senta sempre più reale. La 
devozione fa fiorire l’essere dell’altro, senza mai soffocarlo. Una madre ‘’ 
sufficientemente buona ‘‘ si adatta ai bisogni del neonato e nonostante egli possieda 
un potenziale innato per svilupparsi, senza di essa che lo cura, non sarà in grado di 
diventare una persona indipendente. 
Nel corso degli anni questa fusione madre-figlio cessa in modo tale che il bambino 
comprenda l’esistenza di un mondo esterno. Nei primi anni di vita il bambino è come 
se non esistesse senza la sua figura materna ma crescendo si sviluppa la separatezza 
fisica e psichica che caratterizza ciascuno di noi per tutto il resto della nostra vita.  
Il bambino quando viene al mondo è estremamente fragile e vulnerabile, ha bisogno 
di cura. La conoscenza della madre, in questo frangente, è importante e incide 
sull’elaborazione del pensiero morale, sociale, politico, economico, giuridico e 
soprattutto pedagogico. Lo sviluppo emotivo conduce all’evoluzione del Sé, ovvero 
l’identità personale. Il piccolo, all’inizio della sua vita, è privo di integrazione, quindi 
per svilupparla, saranno necessarie le cure di una madre ‘’ sufficientemente buona ‘’.