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Premessa
Il presente lavoro di tesi espone e confronta diversi metodi di image processing dei dati raccolti da
satellite, allo scopo di una valutazione di massima del livello di efficienza di ognuno di essi nel campo
della mappatura e classificazione territoriale. Tale studio si focalizza su un’area limitata del bacino
del fiume Hunza, localizzato nel Pakistan settentrionale, ed illustra l’applicazione di alcune delle
principali metodologie esistenti di classificazione automatica e/o manuale, mettendo in risalto, di
volta in volta, una ben precisa categoria del paesaggio sia naturale che antropico. L’esame di ciascuno
dei metodi classificativi serve a valutare la sovrapposizione tra le classi territoriali poste in evidenza,
dunque si valutano il grado di definizione e la separabilità spettrale, sia tra le diverse bande satellitari
in relazione alle classi di elementi territoriali, sia tra gli elementi del territorio per una determinata
banda. In tal modo, operando con un procedimento di validazione di questo tipo, l’intento è rivolto
perciò all’individuazione ed implementazione dei migliori metodi classificazione automatica
supervisionata, con il controllo dell’operatore a monte, che abbiano un’elevata accuratezza di
classificazione del territorio. In aggiunta, le risposte in termini spettrali degli elementi del territorio,
alla luce dei suddetti metodi di classificazione, vengono poi confrontate ed integrate con i metodi di
analisi morfometrica del territorio, allo scopo di valutare la loro convergenza in riferimento alle
morfologie rilevabili dai rispettivi dataset.
Si espone sommariamente il contenuto dei capitoli del presente lavoro.
1. Introduzione alle tecniche di telerilevamento satellitare, con riferimento alla missione e alla
strumentazione del satellite Sentinel-2 dell’ESA, ai dati disponibili, ai vantaggi e ai limiti di
tali tecniche di campionamento.
Introduzione agli ambienti glaciali, ai ghiacciai, al telerilevamento applicato ai ghiacciai ed
alla fotointepretazione.
Presentazione delle fonti di dati disponibili, come gli inventari glaciologici, in particolare i
due inventari utilizzati (GANDAM e RGI), il database di immagini satellitari di Sentinel-2, i
modelli digitali di elevazione (DEM).
Descrizione dei principali metodi di classificazione di interesse.
Introduzione al concetto di analisi morfometrica e indicazione dei principali parametri
morfometrici.
2. Inquadramento dell’area di studio nella valle di Hunza, che abbraccia i fattori geografici
(orografia, glacio-idrologia, flora e fauna, clima, contesto economico), i cenni storici, i
caratteri geologici, tettonico-geodinamici, e le forme del territorio.
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3. Strumenti di lavoro e dati utilizzati, comprendenti il toolbox IMPACT, gli applicativi GIS, il
database di Google Earth, di ESA Copernicus Hub, del portale EarthData della NASA, degli
inventari glaciologici GANDAM e Randolph, dei dataset dei DEM SRTM e ASTER GDEM.
4. Metodologie inerenti: la mappatura dei ghiacciai, l’image processing e la classificazione
supervisionata, la metodica di classificazione Decision Tree, gli algoritmi di classificazione
MLE e Random Forest, lo sviluppo dell’analisi morfometrica e il calcolo di acclività e
curvatura.
5. Presentazione dei risultati e delle elaborazioni cartografiche e spettrali, ricavati dalle
classificazioni supervisionate, della fotointerpretazione, della validazione degli algoritmi
classificativi e della classificazione finale, dell’elaborazione e riclassificazione dei parametri
morfometrici.
6. Interpretazione dei risultati della classificazione dell’algoritmo Random Forest, con
riferimento alla separabilità delle bande e delle classi, validazione dei metodi classificativi
con un raffronto rispetto agli inventari glaciologici, discussioni sugli elaborati dell’analisi
morfometrica.
7. Conclusioni.
1. Introduzione
1.1. Elementi di telerilevamento
1.1.1. Principi
Il telerilevamento è, in generale, la raccolta di informazioni dalla superficie terrestre senza stabilire
un contatto fisico diretto con essa. Il termine è solitamente usato in un senso più ristretto in cui
l'osservazione è effettuata dall'alto dell'oggetto di interesse, da un sensore trasportato su una
piattaforma aerea o spaziale, e l'informazione è trasportata dalla radiazione elettromagnetica, cioè
luce visibile, radiazione infrarossa o ultravioletta, o onde radio. Questa radiazione può essere captata,
nel qual caso si dice che il tipo di telerilevamento è passivo, oppure può essere trasmessa dal sensore
all'oggetto in esame, nel qual caso si dice che il telerilevamento è attivo (fig. 1).
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Figura 1. Modalità di telerilevamento per raccolta dati passiva (a destra) e attiva (a sinistra); (courtesy of:
DLR, German Aerospace Center; http://www.pa.op.dlr.de/AIRSPACE/scientific%20goals.html)
Uno dei fattori più significativi nella crescente applicabilità del telerilevamento a molte ricerche nelle
scienze ambientali, tra le altre discipline, è stato l'uso di piattaforme spaziali. Sebbene gli strumenti
di telerilevamento siano stati portati in orbita attorno alla Terra negli anni '60, l'era del telerilevamento
satellitare iniziò effettivamente nel 1972 con il lancio del satellite Landsat 1. Il telerilevamento
spaziale offre una serie di vantaggi rispetto alle osservazioni aeree. Le informazioni possono essere
ottenute da vaste aree in breve tempo e da luoghi che potrebbero essere difficili o pericolosi da
sorvolare. Altrettanto importante, tuttavia, è la portata della continuità della raccolta dei dati. Sebbene
una singola missione satellitare non abbia normalmente una durata pianificata superiore a tre o cinque
anni, anche questa è enormemente più lunga del periodo di raccolta continua di dati ottenibile da una
piattaforma aerea. Tuttavia, le missioni spaziali sono spesso progettate per fornire una continuità di
una copertura dati coerente con le missioni precedenti, in alcuni casi per diversi decenni. Questi sono
tutti vantaggi che rendono il telerilevamento spaziale particolarmente prezioso per lo studio dei
ghiacciai, e la comunità di ricerca glaciologica è stata e rimane pronta nell'identificare e sfruttare le
possibilità offerte dai dati satellitari (Pellikka & Reese, 2009).
Gli scanner elettro-ottici, che forniscono immagini digitali calibrate nelle regioni del visibile e del
vicino infrarosso dello spettro elettromagnetico, sono componenti di fondamentale importanza per il
remote sensing in queste regioni dello spettro. Similmente ai metodi della fotografia aerea digitale,
essi coprono la stessa regione spettrale, dunque sono parimenti soggetti alle limitazioni di
inoperabilità attraverso le nuvole o durante la notte. Oltre al potenziale per la generazione di dati
multispettrali, gli scanner offrono una serie di vantaggi rispetto alla fotografia: i dati sono solitamente
calibrati radiometricamente, il che significa che una dato di output corrisponde a un valore di
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riflettanza TOA nota; i dati sono digitali, quindi compatibili per le elaborazioni informatiche; infine
i dati possono essere trasmessi via radio dallo strumento ad una precisa stazione ricevente.
Quest'ultima caratteristica è particolarmente importante per la raccolta di dati spaziali e gli scanner
sono ampiamente utilizzati dai satelliti, sebbene siano disponibili anche sistemi in vettori aerei
(Pellikka & Reese, 2009).
1.1.2. Proprietà misurate
Come detto poc’anzi, l'idea fondamentale del telerilevamento è che le informazioni sulla superficie
oggetto di indagine siano trasportate dalla radiazione elettromagnetica. Ciò comporta la misura di
alcune sue proprietà fisiche tra cui, nel caso di sistemi passivi che rilevano la radiazione solare
riflessa, la proprietà fondamentale è la radianza della radiazione che raggiunge il sensore. La
radianza è una misura dell'intensità della radiazione in una particolare direzione, spesso specificata
in funzione della lunghezza d'onda, e in un tipico strumento di telerilevamento la radianza viene
misurata per un certo numero di bande, attraverso lo spettro del visibile e del vicino infrarosso. La
radianza viene spesso utilizzata per calcolare una quantità derivata, la riflettanza della superficie da
cui è stata riflessa la radiazione. Essa dipende dalla conoscenza della quantità di radiazione incidente
sulla superficie terrestre in una medesima banda e dalla geometria dell'osservazione. Tuttavia, una
complicazione è introdotta dalla presenza dell'atmosfera terrestre, che può sia attenuare la radianza
della radiazione che la attraversa, sia contribuire alla radianza misurata, come risultato dei processi
di assorbimento e dispersione. La riflettanza si calcola dalla radianza di superficie BOA (bottom of
atmosphere), ma allo strumento di telerilevamento si legge la radianza TOA (top of atmosphere), al
di sopra dell'atmosfera. Per gli scopi del presente lavoro, i valori spettrali delle bande sono quelli
correlati alla radianza TOA. Essa tuttavia, è convertibile in valori di radianza BOA tramite specifici
algoritmi di correzione atmosferica (Pellikka & Reese, 2009).
1.1.3. Risoluzione dello strumento
Una delle più importanti caratteristiche che possono essere utilizzate per valutare l'idoneità di un
particolare strumento per l'applicazione prevista è la sua risoluzione, o potere risolutivo. In termini
molto generali, si tratta della capacità dello strumento di distinguere tra due cose simili. È conveniente
identificare quattro categorie di risoluzione: spaziale, spettrale, radiometrica e temporale (Pellikka &
Reese, 2009).
I. La maggior parte degli strumenti di telerilevamento forma immagini bidimensionali della
superficie terrestre. In questo contesto, la risoluzione spaziale può essere pensata come la capacità di
distinguere tra un oggetto puntuale ed un oggetto esteso orizzontalmente, o di riconoscere dettagli
distribuiti spazialmente in un oggetto. Spesso si presume che coincida più o meno con la dimensione
di un pixel, o più precisamente con la dimensione dell'elemento sulla superficie visualizzato in un
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singolo pixel. La risoluzione spaziale dei sistemi di imaging, nello spettro del visibile ed infrarosso,
può essere descritta come il prodotto della risoluzione angolare con il range (cioè l'altezza sopra la
superficie per un vettore aerospaziale dotato di sensori puntati su di essa). La risoluzione angolare è
più o meno determinata dalla lunghezza d'onda della radiazione e dal diametro della lente obiettivo,
perciò lunghezze d'onda corte e lenti grandi sono necessarie per le migliori risoluzioni angolari.
Pertanto lo stesso strumento, dispiegato a diverse altezze sopra la superficie terrestre, produrrà una
risoluzione spaziale proporzionale alla quota (Pellikka & Reese, 2009).
II. La risoluzione spettrale si riferisce alla capacità di distinguere tra radiazioni di diverse lunghezze
d'onda. Tipicamente la risoluzione spettrale è definita attraverso il numero e l'ampiezza delle bande
dello strumento, ovvero gli intervalli spettrali di sensibilità. Bande più strette corrispondono a
risoluzioni spettrali più elevate. I sistemi di imaging che operano nella spettro del visibile/vicino
infrarosso sono generalmente progettati per catturare la variazione della radianza, e quindi della
riflettanza, con la lunghezza d'onda, poiché questa può essere caratteristica del tipo o della condizione
della superficie. La maggior parte di tali sistemi di imaging nel visibile/vicino infrarosso fornisce una
serie di bande, generalmente da 50 a 100 nm di larghezza e definite da specifici filtri di banda, per
ottenere un imaging multispettrale. Alcuni strumenti forniscono una risoluzione spettrale
significativamente più fine, di solito per risolvere caratteristiche particolari come le linee di
assorbimento, e gli imager iperspettrali forniscono in tal senso centinaia o addirittura migliaia di
bande strette contigue (Pellikka & Reese, 2009).
III. La risoluzione radiometrica è la capacità di distinguere tra due radianze simili ma non identiche,
e si compone di due componenti: l'intervallo di valori di radianza a cui lo strumento può rispondere
senza che la risposta sia saturata e il numero di livelli in cui è suddiviso questo intervallo. Nel caso
di dati digitali, il numero di livelli è controllato dal numero di bit utilizzati per rappresentare il valore
di radianza. Comunemente, i sistemi di imaging digitale utilizzano dati a 8 bit poiché sono
semplicemente compatibili con molti sistemi di elaborazione dei calcolatori elettronici. Ciò significa
che il valore della radianza è rappresentato da un numero intero compreso tra 0 e 255, e che l'intervallo
tra i valori minimo e massimo che può essere rappresentato comprende 255 valori discreti (numeri
digitali, DN), (Pellikka & Reese, 2009).
IV. Il concetto di risoluzione temporale viene normalmente applicato a situazioni in cui i dati
vengono acquisiti ripetutamente dalla stessa posizione, nel qual caso coincide essenzialmente alla
frequenza di raccolta dei dati. Molti satelliti sono posti in orbite che si ripetono esattamente allo stesso
modo, in cui la traccia subsatellitare forma una curva chiusa sulla superficie terrestre, rivisitando
precisamente la stessa posizione della superficie dopo un numero di giorni e di orbite ben precisi. Il
fatto che il potenziale di tale copertura temporale venga realizzato o meno dipende dalla decisione