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1. ARUNDHATI ROY: CONTESTI CULTURALI E LETTERARI
1.1 Arundhati Roy, una biografia
Arundhati Roy è nata nel 1961 a Shillong nel Meghalaya, uno stato a nord-est
dell’India, da madre di religione cristiana e originaria del Kerala, uno stato che
occupa una stretta striscia della costa sud-occidentale del paese, e da padre
coltivatore di tè bengalese di religione induista.
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Dopo il divorzio dei genitori,
Roy ha trascorso la sua infanzia ad Ayemenem, nel Kerala, con sua madre.
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Di
questo luogo, dove è cresciuta e dove ha ambientato il suo romanzo parzialmente
autobiografico The God of Small Things,
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ha detto:
It was the only place in the world where religions coincide, there’s
Christianity, Hinduism, Marxism and Islam and they all live together and rub each
other down ... I was aware of the different cultures when I was growing up and I’m
still aware of them now. When you see all the competing beliefs against the same
background you realise how they all wear each other down. To me, I couldn’t think
of a better location for a book about human beings ...
I think the kind of landscape
that you grew up in, it lives in you [...] If you spent your very early childhood
catching fish and just learning to be quiet, the landscape just seeps into you. Even
now I go back to Kerala and it makes me want to cry if something happens to that
place.
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L’influenza di questi primi anni ha plasmato la sua scrittura sia tematicamente che
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ROY, Arundhati, “Biography-We”: http://www.weroy.org/arundhati.shtml. (aprile 2014)
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.haverford.edu/engl/engl277b/Contexts/Arundhati_
Roy.htm. (aprile 2014).
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ROY, Arundhati, The God of Small Things, London, Flamingo, 1997. Si utilizza ovunque la
traduzione italiana de Il dio delle piccole cose ad opera di Chiara Gabutti, Milano, Tea, 2001.
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ROY, Arundhati, “Biography-GradeSaver”: http://www.gradesaver.com/the-god-of-small-things/
study-guide/about/. (aprile 2014). Trad.: “È l’unico posto al mondo dove le religioni coincidono,
c’è il Cristianesimo, l’Induismo, il Marxismo, l’Islam e vivono tutte insieme strofinandosi l’una
con l’altra [...] Io ero consapevole delle diverse culture quando stavo crescendo e ne sono
consapevole ancora adesso. Quando vedi tutte le fedi in concorrenza contro lo stesso ambiente
realizzi come si logorino a vicenda. Non potevo pensare a un posto migliore per un libro sugli
esseri umani”.
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.haverford.edu/engl/engl277b/Contexts/Arundhati_
Roy.htm. (aprile 2014). Trad.: “Penso che il tipo di paesaggio che cresca con te, viva in te [...] Se
tu passassi la tua infanzia pescando e imparando a stare calmo, il paesaggio filtrerebbe dentro di te.
Perfino ora tornando in Kerala mi verrebbe voglia di piangere se gli succedesse qualcosa”.
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strutturalmente. La madre, attivista sociale di rilievo, aveva fondato una scuola
indipendente ed educato la figlia molto liberamente.
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Questa formazione, scevra
di regole restrittive, ha permesso a Roy di scrivere, come lei stessa ha affermato,
from within:
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When I write, I never re-write a sentence because for me my thought and my
writing are one thing. It’s like breathing, I don’t re-breathe a breath ... Everything I
have, my intellect, my experience, my feelings have been used. If someone doesn’t
like it, it is like saying they don’t like my gall bladder. I can’t do anything about it
...
E poi prosegue:
I’m not a person who likes to use fiction as a means. I think it’s an
irreducible thing, fiction. It’s itself. It’s not a movie, it’s not a political tract, it’s not
a slogan. The ways in which I have thought politically, the proteins of that have to
be broken down and forgotten about, until it comes out as the sweat on your skin.
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All’età di sedici anni Roy lascia la sua casa, per andare a vivere a Nuova Delhi in
condizioni da senzatetto. In seguito frequenta la scuola di Architettura, dove
incontra il suo primo marito, Gerard Da Cunha.
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Entrambi non avevano un
grande amore per l’architettura, così lasciano la loro professione e Roy ottiene un
posto al National Institute of Urban Affairs.
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Il loro matrimonio dura quattro
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.haverford.edu/engl/engl277b/Contexts/Arundhati_
Roy.htm. (aprile 2014).
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Ibidem. Trad.: “Dall'interno”.
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Ibidem. Trad.: “Quando scrivo, non riscrivo mai una frase perché il mio pensiero e la mia scrittura
sono una cosa sola. È come respirare, non ri-respiro un respiro [...] Tutto ciò che ho, il mio
intelletto, la mia esperienza, i miei sentimenti sono stati usati. Se a qualcuno non piacesse, sarebbe
come dire che non piace la mia cistifellea. Non posso farci niente”.
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ROY, Arundhati, “The Not-So-Reluctant Renegade”: http://www.nytimes.com/2014/03/09/
magazine/arundhati-roy-the-not-so-reluctant-renegade.html. (aprile 2014). Trad.: “Non sono il tipo
di persona che ama usare la narrativa come un mezzo. Penso sia una cosa irriducibile. La narrativa
è quello che è. Non è un film, non è un trattato politico, non è uno slogan. Per scrivere un romanzo
è necessario metabolizzare la propria storia personale e politica, in qualche modo liberarsene,
finché non esce fuori come il sudore sulla pelle”.
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.iloveindia.com/indian-heroes/arundhati-roy.html.
(aprile 2014).
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Ibidem.
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anni. Nel 1984 Roy conosce il regista Pradeep Krishen, che le offre un ruolo nel
suo film Massey Sahib. Dopo essersi sposati, hanno collaborato insieme alla
realizzazione di alcune serie televisive e di due sceneggiature, ma ottenendo un
modesto successo.
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Nel 1997, anno del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza
dell’India,
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Roy pubblica il suo primo e unico romanzo, intitolato The God of
Small Things, grazie al quale vince il Booker Prize; Roy è stata la prima donna
indiana a ricevere questo onore.
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Tradotto in dodici lingue, il libro ha avuto un
successo incredibile sia in India, che a livello internazionale.
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A proposito della
scelta di scrivere in inglese, Roy ha asserito:
My use of the English language was not so much a conscious decision for
me, as a choice imposed on me because there are more people in India that speak
English than there are in England. And the only common language that we have
throughout India is English. And it’s odd that English is a language that, for
somebody like me, is a choice that is made for me before I’m old enough to choose.
It is the only language that you can speak if you want to get a good job or you want
to go to a university. All the big newspapers are in English [...]
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La pubblicazione di The God of Small Things, oltre ad aver catapultato Roy alla
fama mondiale, le ha anche permesso di raggiungere l’indipendenza economica,
condizione assai rara per una donna nella società indiana.
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Ed è proprio
quest’ultima ad essere descritta nel romanzo in ogni sua sfaccettatura, anche la più
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.iloveindia.com/indian-heroes/arundhati-roy.html.
(aprile 2014).
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ROY, Arundhati, “The rebel’s return-The Australian”: http://www.theaustralian.com.au/arts/
review/arundhati-roy-the-rebels-return/story-fn9n8gph-1226867625902#mm-premium. (aprile
2014).
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.haverford.edu/engl/engl277b/Contexts/Arundhati_
Roy.htm. (aprile 2014).
15
ROY, Arundhati, “Interview: The God Comes Home-The Independent”: http://www.
independent.co.uk/arts-entertainment/interview-the-god-comes-home-1086558.html. (aprile 2014).
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.haverford.edu/engl/engl277b/Contexts/Arundhati_
Roy.htm. (aprile 2014). Trad.: “Il mio uso della lingua inglese non era una decisione consapevole
per me, quanto una scelta imposta perché ci sono più persone in India che parlano inglese di
quante ce ne siano in Inghilterra. L’unica lingua comune che abbiamo in tutta l’India è l’inglese.
Ed è bizzarro che, per qualcuno come me, sia stata una scelta presa prima che fossi abbastanza
grande per scegliere. È l’unica lingua che si può parlare se si vuole avere un buon lavoro o andare
all’università. Tutti i più grandi giornali sono in inglese”.
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ROY, Arundhati, “Biography”: http://www.gradesaver.com/author/arundhati-roy. (aprile 2014).
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sconcertante, in ogni sua verità, anche la più scomoda, rivelando sotto la
superficie un sistema retrogrado contaminato dai fantasmi del passato e dalle
ansie per il futuro.
In questa atmosfera densa di paure, Arundhati Roy srotola i fili di una storia
intensa, di cui si intravedono la conclusione e le motivazioni, in cui la fine si sa
già dall’inizio, senza però poterne comprendere tutti gli aspetti. Ciò che è più
riuscito è proprio l’architettura del romanzo, che comprime e dilata i tempi, in
modo che il lettore trovi nella stessa pagina fatti accaduti a distanza di giorni o di
anni, con salti temporali comunque mai forzati, in quanto legati fra loro
dall’importanza delle piccole cose. Piccole cose che al momento possono
sembrare solo particolari d’atmosfera e che in realtà nascondono significati
preziosi, che si scopriranno dopo, o prima.
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Roy racconta una storia affascinante e magica, forse anche grazie alla forza
linguistica, alla torbida sensualità indiana che avvolge le parole e al taglio
narrativo a metà fra realismo e gotico. Leggendo il libro si sente in bocca uno
strano sapore: è il sapore del fiume delle ultime pagine, scuro, vischioso, talvolta
gonfio di fango, talvolta di noci di cocco e bambù, portatore di vita e di morte.
“Rain. Rushing, inky water. And a smell. Sicksweet. Like old roses on a breeze”.
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Protagonisti della storia sono i due gemelli Estha e Rahel e spesso il punto
di vista è il loro, unico, quasi fossero una rara specie di gemelli siamesi, separati
nel corpo, ma con identità fuse insieme. Due gemelli che si scontrano, bambini,
con la voglia di sognare e di prepararsi alla vita, con l’affetto premuroso e
scostante della madre in cerca d’amore, con gli entusiasmi dello zio diviso fra gli
ideali di democrazia e le necessità personali, con la morte della loro cuginetta
inglese venuta da Londra, con la crudeltà dell’uomo e della natura. Due gemelli
che si rincontrano da adulti, dopo la tragedia, nel grande silenzio del dolore.
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Se la vita di Arundhati Roy dopo questo libro è sicuramente cambiata,
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ROY, Arundhati, “Indian Words”: http://indian-words.blogspot.it/2007/09/arundhati-roy.html.
(aprile 2014).
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ROY, Arundhati, The God of Small Things, cit., p. 32. Trad.: “Pioggia. Acqua impetuosa, nero
inchiostro. E un odore. Dolcenausea. Come rose vecchie nella brezza”.
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ROY, Arundhati, “Indian Words”: http://indian-words.blogspot.it/2007/09/arundhati-roy.html.
(aprile 2014).