-6-
riposare la terra e venivano liberati gli schiavi…e la
legge prevedeva il condono di tutti i debiti;…quanto
riguardava l'anno sabbatico valeva anche per quello
"giubilare", che cadeva ogni cinquant'anni. Nell'anno
giubilare però le usanze di quello sabbatico erano
ampliate e celebrate ancora più solennemente.
Il nome Giubileo deriva dalla tromba chiamata Yobel, uno
strumento a forma di corno d'ariete, che annunciava l'evento. Questo
grande evento celebrativo della religione ebraica è entrato nella
tradizione cristiana fin dal 1300, quando Papa Bonifacio VIII suggellò
la pratica del pellegrinaggio dei cristiani a Roma istituendo il Giubileo.
Da allora l'Anno Santo, grande evento spirituale e religioso, ha
richiamato a Roma milioni di pellegrini ed è divenuto un importante
momento di riflessione e di solidarietà per tutti i cristiani e non. Questa
grande partecipazione ha spinto la città, nei secoli, a migliorare le
proprie strutture per l'accoglienza, realizzando investimenti nel campo
urbanistico, edilizio e dell'organizzazione dei servizi. Mai però come per
questo Giubileo sono state messe in campo un insieme di forze diverse
per realizzare strutture e servizi, in un’ottica globale in cui la
comunicazione ha assunto un’importanza notevole sia per quanto
riguarda le attività di preparazione che per la buona riuscita dell’evento
stesso.
Fino a pochi anni fa, in occasione dei grandi eventi, le
Istituzioni provvedevano a creare dei Comitati organizzativi affidandosi
a grandi strutture altamente concentrate nel territorio, le cui politiche
comunicative erano ridotte a mera comunicazione dell’evento. Oggi i
nuovi contesti organizzativi sviluppati dalle reti, le tecnologie
-7-
dell’informazione e della comunicazione ed in particolare le
applicazioni offerte dalla telematica, di concerto con l’importanza
strategica riconosciuta alla comunicazione, hanno rotto questi schemi ed
introdotto nuove logiche comunicative secondo una visione reticolare di
carattere globale. La comunicazione non è più considerata solamente
come una "fase" dell'organizzazione, ma come base di ogni sua attività,
ed il suo presidio strategico è finalmente divenuto obiettivo primario e
funzionale ad ogni iniziativa.
Queste nuove logiche guidano soprattutto quelle che si possono
chiamare “organizzazioni nate ad hoc”, ovvero strutture operative per
la preparazione di grandi eventi, caratterizzate da una programmazione
unitaria di grandissimi investimenti pubblici e privati, scadenze precise
entro le quali tutte le opere debbono essere terminate, organizzazione
delle attività preparatorie affidata a gruppi di lavoro con caratteristiche
di flessibilità e specializzazione, e destinate ad essere liquidate dopo la
conclusione dell'evento. La logica di questo tipo di scelta organizzativa
ha come obiettivo la gestione di programmi complessi, formati da
progetti molto numerosi, costosi, di grande importanza sociale e di forte
impatto urbanistico.
La sostanziale novità di questa formula risiede nel fatto che mai
come in questo caso “la comunicazione tira l’organizzazione”. Infatti, i
vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, tra cui la condivisione e lo
scambio in tempo reale di informazioni, consentono di creare reti
organizzative virtuali tra i diversi soggetti coinvolti nella preparazione
dell’evento, in grado di lavorare e cooperare in maniera sinergia ed
-8-
efficiente da un lato, ed offrire, specialmente nelle relazioni con
l’utenza, informazioni puntuali dall’altro.
Il presente studio vuole sviluppare un’analisi sulle opportunità e
sulle problematiche che le strutture organizzative, le tecnologie ed i
processi comunicativi avanzano nelle organizzazioni create per la
preparazione dei grandi eventi come nel caso dell’Agenzia Romana per
la preparazione del Giubileo 2000, scelto come oggetto di studio ed
interessante sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto, da un punto di vista organizzativo, la presenza di
una struttura organizzativa flessibile, in un contesto complesso come lo
è quello dei grandi eventi, ed in grado di portare a termine le attività
affidatele svolgendo una funzione di coordinamento tra diversi soggetti
coinvolti nella preparazione dell’evento, rappresenta sicuramente un
esempio di quelle che sembrano essere le tendenze organizzative in
corso, ed in particolare l’adozione di modelli reticolari che sempre più
stanno caratterizzando le organizzazioni moderne.
In secondo luogo, il caso in esame consente di mettere a fuoco
le opportunità di utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e
della comunicazione, ed in particolare lo sviluppo delle reti telematiche
e le potenzialità operative che sono in grado di offrire.
Infine, l’Agenzia consente di evidenziare come i processi
comunicativi siano divenuti fondamentali per la realizzazione di progetti
complessi che richiedono una forte attività di coordinamento,
rappresentando una componente strategica non indifferente.
-9-
Il percorso seguito per sviluppare questo lavoro si divide
idealmente in due parti, di cui la prima prettamente teorica e finalizzata
a descrivere le caratteristiche di un modello concettuale che, secondo
l’autore del presente studio, caratterizza le moderne organizzazioni, e la
seconda dedicata all’analisi del caso per cercare affinità con questo
modello.
Il primo capitolo è dedicato all’analisi delle reti organizzative
ed all’individuazione delle componenti principali. L’idea di fondo è che
le organizzazioni si caratterizzino sempre più come reti di individui
dotati di autonomia ed in grado di affrontare contesti ambientali
complessi nei quali l’adattabilità e la flessibilità sono le componenti che
consentono di portare a termine i propri obiettivi. Il capitolo si apre con
una breve rassegna storica, che fornisce una panoramica delle teorie
organizzative dagli anni ’60 ad oggi, e consente di evidenziare i
principali fattori che ne hanno caratterizzato l’evoluzione fino
all’avvento delle reti. Prosegue poi con un’analisi delle caratteristiche
delle organizzazioni a rete, individuandone definizioni, concetti base e
componenti. Termina, infine, con alcune riflessioni sulla complessità
organizzativa che caratterizza le reti, definendole come organizzazioni
complesse.
Il secondo capitolo si sofferma sulle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione con particolare attenzione alle
reti informatiche ed all’utilizzo della telematica. Quest’ultima ha
determinato dei cambiamenti negli scenari organizzativi e nei rapporti
tra le persone incidendo sui processi comunicativi sempre più
-10-
caratterizzati dall’interattività e dalla multi-medialità. Attraverso le reti
le persone sono in grado di comunicare in tempo reale interagendo e
cooperando attivamente secondo modalità che consentono nuove forme
di organizzazione del lavoro.
Nel terzo si presenta lo stato attuale del dibattito inerente la
comunicazione inquadrata in ambito organizzativo. Si fornisce un
quadro teorico sulle caratteristiche della comunicazione tecnologica e
sull’interattività, sulla comunicazione organizzativa e sui bisogni
comunicativi nelle diverse prospettive organizzative ed infine sulla
comunicazione nelle reti e le modalità relazionali.
La seconda parte del lavoro è interamente dedicata alla ricerca,
consistente nello studio e nell’analisi di un caso concreto di
organizzazione che presenta delle analogie con il modello di riferimento
descritto nella parte teorica. Anche questa sezione si articola in tre
capitoli.
Nel quarto si presenta la ricerca individuando l’oggetto di
studio, gli obiettivi e le tecniche utilizzate. Nel quinto viene descritta
l’Agenzia per il Giubileo, con particolare attenzione al contesto nel
quale si è sviluppata, alla sua struttura organizzativa ed alle principali
dinamiche comunicative tra le sue componenti. Infine, nel sesto capitolo
si racconta l’esperienza in Agenzia attraverso la realizzazione di un
progetto concreto, soffermandosi sulle dinamiche che hanno
caratterizzato tutte le sue fasi, il rapporto con la rete telematica, i gruppi
di lavoro.
-11-
Come da protocollo il lavoro si chiude con le conclusioni,
canonico compimento di ogni ricerca.
Questo lavoro è nato con l’intento di presentare uno studio
descrittivo delle concezioni organizzative e comunicative che guidano le
imprese moderne. Il caso Agenzia è stato scelto per la sua attualità nel
contesto romano e per le sue caratteristiche che per alcuni versi ne
consentono di parlare in termini di innovatività.
Nonostante ci siano dei limiti in un modello “innovativo”
integrato in un contesto ambientale e culturale forse non ancora pronto
ad una concezione di un’organizzazione che dovrebbe coordinare
soggetti che si muovono autonomamente, rimane l’esistenza di una
struttura pubblica che sicuramente rappresenta una concorrente alle
migliori imprese private.
Un ringraziamento particolare va in primis al Prof. Mario Morcellini
senza il cui intervento ed attivismo non sarebbe stato possibile il lavoro di
ricerca ed alla dott.ssa Barbara Mazza, che ha seguito con pazienza e
dedizione il lavoro svolto. Inoltre alla dott.ssa Emi Cipriano ed alla dott.ssa
Teresa Perrucci, per i preziosi consigli, alla dott.ssa Enirica Ronchini ed al
dott. Maurizio D’Amore per la collaborazione con l’Agenzia per il Giubileo, ed
infine all’amico Fabio Mecella.
-12-
Capitolo 1.
Organizzazioni e reti: evoluzioni in atto
L’oranizzazione è quel tipo di
cooperazione tra uomini che è
consapevole, deliberato e finalizzato.
Barnard, 1938
Le organizzazioni sono unità sociali
(o raggruppamenti sociali)
deliberatamente costruiti per il
raggiungimento di fini specifici.
Etzioni, 1964
Le organizzazioni svolgono un ruolo importante nella società
moderna e la loro presenza influenza ogni settore della vita sociale.
In tutto il corso della storia è possibile trovare, già a partire dal
mondo antico, i primi esempi di attività organizzative elaborate, basti
pensare all’organizzazione politica di Atene, costituitasi con
l’introduzione della costituzione nel VI secolo d.c., o all’organizzazione
militare nell’antica Roma. Ogni epoca storica, infatti, Medioevo,
Rinascimento, Età Moderna, etc, è contrassegnata dallo sviluppo di
organizzazioni create appositamente per raggiungere scopi precisi, di
tipo produttivo, fiscale, politico, religioso, militare, e la loro storia
dimostra come molto spesso siano state in grado di risolvere problemi di
funzionamento, come la gestione del personale, le relazioni tra gli
-13-
individui, i rapporti di potere, anticipando problematiche tutt’oggi
attuali.
Tuttavia non originando, fino al XIX secolo, dibattiti e studi,
forse ancora prematuri a quei tempi, soltanto con l’avvento dello Stato
modernamente inteso il pensiero sociale viene stimolato ad occuparsi
dei fenomeni organizzativi per il fatto che si va configurando un nuovo
tipo di organizzazione complessa mai sviluppatasi in precedenza.
Inoltre, un altro fattore di sviluppo degli studi organizzativi è
l’affermarsi nel corso del XIX secolo delle organizzazioni economiche
quali le imprese industriali, le banche, le grandi società, il cui successo e
sviluppo può essere considerato come un indice di elevate capacità
organizzative dei loro fondatori e dirigenti. Con la rivoluzione
industriale di inizio secolo e con la crescita degli investimenti
accompagnata dallo sviluppo di nuovi mercati sempre più
concorrenziali, emerge l’esigenza di adottare nuove tecniche e modelli
organizzativi in grado di sfruttare in maniera più razionale e ragionata i
fattori di produzione, l’organizzazione del lavoro, il coordinamento e
l’impiego di persone e di macchine.
Nel giro di trent’anni queste tecniche e questi modelli sono stati
elaborati, principalmente negli Stati Uniti, da studiosi ed esperti come
Taylor, Fayol, Mooney, Reily, e tanti altri.
Questo filone di studi viene solitamente chiamato “Teoria
classica dell’organizzazione”1, comprendendo un insieme di teorie,
1
Cfr. R. W. Scott, Le organizzazioni, Bologna, Il Mulino, 1985.
-14-
tecniche e principi, che hanno accompagnato tutta l’evoluzione del
pensiero organizzativo.
Quest'evoluzione, che ha visto l’influenza di diversi fattori sullo
sviluppo delle organizzazioni2, è giunta negli ultimi anni ad una visione
organizzativa non più delimitabile in spazi fisici-temporali ben precisi
ma che abbraccia un modello caratterizzato dalla circostanza che
l’azione organizzativa, gestionale e comunicativa, si effettua entro
confini in cui soggetti esterni e unità interne sono omologati come nodi
ad alto livello di intercambiabilità: l’organizzazione a rete.
La principale novità del modello della rete, non consiste tanto
nell’originalità dell’intuizione che l’ha introdotta, quanto nella sua
valenza strategica. La metafora reticolare è diventata infatti, un modo
per definire il funzionamento interno ed esterno di un’organizzazione e
per analizzare le connessioni esistenti tra le persone, le strutture ed i
processi di funzionamento.
2
Vedere la rassegna storica sulle teorie organizzative nel paragrafo successivo.
-15-
1.1. Rassegna storica delle teorie organizzative:
dal taylorismo alle reti
Prima di illustrare le principali teorie che si sono sviluppate nel
tempo, è necessario effettuare due brevi premesse.
La prima sembra utile per spiegare la composizione di questa
rassegna, che non sarà esaustiva di tutte le teorie organizzative, ma che
certamente fornirà il quadro delle principali evoluzioni storiche che ne
hanno caratterizzato lo sviluppo. Data infatti la cospicua quantità di testi
presenti nella letteratura esistente in merito e il numero di trattati
introduttivi alle organizzazioni oggi in circolazione, si è preferito
seguire la categorizzazione dei principali filoni organizzativi elaborata
da Emanuele Invernizzi nella “Comunicazione organizzativa nel
governo dell’impresa”. Invernizzi fornisce una sintesi significativa e
ragionata delle principali “tappe” che hanno caratterizzato l’evolversi
delle diverse teorie, fino all’avvento delle reti, che rappresentano il
modello teorico di riferimento ed il punto di partenza dell’analisi che si
svilupperà successivamente3.
La seconda premessa riguarda invece il significato e l’uso che
viene fatto del termine “organizzazione”. Quest’ultimo può essere usato
in almeno tre diverse accezioni4 riferendosi innanzitutto ad un’attività
diretta a stabilire relazioni durevoli tra un complesso di individui e di
cose; in secondo luogo, per designare l’insieme del sistema sociale che
3
Vedere il capitolo 5, La rete Agenzia.
4
Cfr. L. Gallino, (a cura di), Dizionario di Sociologia, Torino, UTET, 1993.
-16-
risulta da tale attività; infine, per indicare la struttura che si sviluppa
dalle principali relazioni. Il riferimento prescelto sarà la seconda
accezione, la più frequente che trova concordi diversi studiosi e che
permetterà di introdurre nei paragrafi successivi il sistema sociale
“impresa” e di spiegarne la sua complessità.
1.1.1. Scuola classica: la razionalizzazione delle
organizzazioni
I contributi teorici della Scuola classica riguardano
principalmente la razionalizzazione delle organizzazioni e dei processi
produttivi.
Le organizzazioni vengono concepite come strumenti progettati
per raggiungere dei fini determinati attraverso la formalizzazione delle
regole e della struttura del sistema, ignorando o minimizzando gli
elementi di disturbo o di stimolo connessi al rapporto con l’ambiente
che le circonda 5.
Un primo studioso che da impulso a queste idee è Frederick
Taylor all’inizio del secolo, il fondatore dell’Organizzazione
Scientifica del Lavoro.
Secondo questa prospettiva è possibile applicare il metodo della
ricerca scientifica allo studio ed alla progettazione delle organizzazioni
per individuarne la soluzione organizzativa migliore, ovvero la “one
5
Idem.
-17-
best way”6, attraverso la razionalizzazione delle attività che proceda dal
“basso verso l’alto” mediante cambiamenti nell’esecuzione dei compiti
individuali influenti nella più ampia struttura delle relazioni di lavoro.
Alla base di questo pensiero vi è l’idea che ogni uomo sia pronto a far
qualunque cosa pur di accrescere il suo guadagno nel lavoro che svolge,
e di fatto la sua forza lavoro è ridotta a pura merce, che in quanto tale, è
a disposizione della direzione d’impresa che la utilizza come meglio
crede; dunque la dicotomia che emerge dal taylorismo è tra chi progetta
e programma il lavoro e chi lo esegue materialmente con la severa
prescrizione di non pensare a quello che fa7.
Analizzando le azioni dei singoli lavoratori (contenuti, tempi e
metodi), è possibile scoprire le procedure che possono ridurre od
eliminare i movimenti inutili o inefficienti e produrre il massimo output
con il minimo input di risorse ed energie, con un’inevitabile
trasformazione dell’intera struttura organizzativa. Attraverso
quest’analisi si possono ottenere processi di lavoro uniformi, ed ogni
singolo lavoratore non deve fare altro che seguire una procedura
prevista e prescritta nei dettagli8.
La struttura così organizzata, che favorisce una decisa divisione
del lavoro, è in grado di funzionare senza bisogno dell’intervento
continuo dei capi e degli operatori superiori nella scala gerarchica,
valendo il principio dell’eccezione secondo il quale non deve essere
6
Cfr. E. Invernizzi, La comunicazione organizzativa nel governo dell’impresa, Milano, Giuffrè,
1996, p. 53.
7
L. Gallino, (a cura di), Dizionario di Sociologia, Torino, UTET, 1993, p. 471.
8
Idem.
-18-
necessario, proprio per la precisione scientifica con la quale i ruoli
lavorativi e le procedure sono previsti, il ricorso a decisioni se non
appunto in casi eccezionali, al di fuori della norma9.
Con l’introduzione dell’organizzazione scientifica del lavoro
anche le attività della direzione e dei manager devono essere
razionalizzate e soggette, al pari di quelle dei lavoratori, al regime della
scienza per evitare scelte arbitrarie:
sotto la direzione scientifica il potere arbitrario della
direzione cessa. L’uomo alla testa dell’impresa sotto la
direzione scientifica è governato da regole e leggi che
sono state sviluppate grazie a centinaia di esperimenti
così come è stato sviluppato per il lavoratore, e gli
standard sviluppati sono imparziali10.
Mentre il taylorismo si preoccupa di fornire analisi ed
indicazioni sempre più precise sulle modalità di organizzare e governare
il lavoro, un secondo approccio , sviluppatosi sempre all’inizio del
secolo, si propone di dare indicazioni sui principi e sulle funzioni
direttive dei dirigenti, da utilizzare come linee guida per la
razionalizzazione delle attività organizzative che proceda, al contrario
del taylorismo, “dall’alto verso il basso”.
Principali artefici di questo pensiero sono studiosi con una forte
connotazione operativa: Fayol, industriale francese e primo esponente,
Mooney e Reily, dirigenti della General Mootors, e Urwick11.
9
Ibidem, pp. 471-473.
10
F.W. Taylor, The Principles of Scientific Management, New York, Harper, 1911 (trad. it.,
L’organizzazione scientifica del lavoro, Milano, Etas Kompass, 1967), in R. W. Scott, Le
organizzazioni, Bologna, Il Mulino, 1985, cit., p. 59.
11
Cfr. E. Invernizzi, La comunicazione organizzativa nel governo dell’impresa, Milano, Giuffrè,
1996, p. 46.
-19-
Nonostante questi autori presentino contributi diversi,
concordano tuttavia sull’importanza del contenuto di due attività della
direzione d’impresa: il coordinamento e la specializzazione.
- Il coordinamento si basa su alcuni principi fondamentali che
sanciscono i rapporti tra i membri dell’organizzazione e i compiti
previsti nell’organizzazione del lavoro. I membri sono legati da una
struttura piramidale di tipo gerarchica in cui l’autorità formale, ovvero
la direzione, esercita il controllo. Ai livelli più bassi di questa struttura
sono affidati compiti esecutivi previsti secondo le procedure; a quelli
intermedi spetta lo studio dei metodi di lavoro, la ricerca delle soluzioni
migliori ed il controllo della produzione; mentre ai livelli più elevati, il
cui intervento nei confronti dei livelli inferiori deve avvenire solo in casi
eccezionali non risolvibili con le normali procedure, spetta la
responsabilità delle strategie e delle scelte aziendali. Ogni membro della
struttura deve inoltre ricevere ordini da un solo superiore che, a sua
volta, deve essere in grado di coordinare in maniera efficiente un
numero non elevato di subordinati.
- La specializzazione del lavoro invece riguarda le modalità con
le quali le attività produttive e amministrative ed i ruoli lavorativi che le
svolgono, sono aggregati per massimizzare l’efficienza e l’efficacia
dell’organizzazione.
In quest’ottica le attività produttive sono raggruppate in una
stessa unità in modo da riunire quelle omogenee o collegate tra loro da
obiettivi comuni, processi produttivi, area geografica e simile clientela.