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INTRODUZIONE
Dalla fine della Guerra Fredda lo scenario internazionale è stato sempre più scosso da conflitti,
tanto interstatali quanto intra-statali, con caratteristiche differenti rispetto a quelli dei secoli
precedenti. Analizzare, limitare e regolamentare il fenomeno bellico contemporaneo attraverso
le categorie giuridiche e gli schemi della guerra classica diventa sempre più difficile e bisogna
quindi assumerne di nuovi. La dichiarazione di guerra, i trattati di pace, lo jus ad bellum, lo jus
in bello sono tutti strumenti internazionalmente validi per la guerra intesa in senso classico, ma
non risultano utili nella classificazione dei fenomeni bellici contemporanei. Le distinzioni tra
guerra e pace, tra militare e civile, tra combattenti e non combattenti, tra locale e globale che
iniziano a sfumare già durante i due conflitti mondiali, saltano del tutto nel periodo post-
bipolare. Nell’epoca della globalizzazione la guerra non è più monopolio dello Stato che muove
eserciti regolari per il raggiungimento di un obiettivo di interesse nazionale. Al suo posto si è
affermato un nuovo tipo di conflitto motivato spesso da ragioni identitarie, condotto da attori
non statali, legati spesso a organizzazioni criminali da cui attingono le risorse illegali necessarie
al proprio finanziamento. A fronte della novità di questi schemi, analizzare i nuovi protagonisti,
mezzi, obiettivi e forme di finanziamento risulta importante sia per comprendere il fenomeno
bellico contemporaneo, sia per poterlo prevenire, affrontare e limitare efficacemente. A questo
si sono dedicate alcune istituzioni internazionali, in particolare l’ONU, i cui metodi di
intervento si sono evoluti seguendo le modificazioni imposte dalle novità dei conflitti.
La ricerca esposta in questa tesi è volta ad analizzare le modificazioni della guerra, le novità
delle forme di conflitto contemporanee rispetto alla guerra moderna e le conseguenze che queste
hanno avuto e tutt’ora hanno sul sistema internazionale, in particolare le conseguenze sulla
gestione dei conflitti contemporanei da parte delle Nazioni Unite.
Verrà dunque dedicato un primo capitolo all’analisi della guerra in forma all’europea nel quale
verranno analizzate le caratteristiche principali del fenomeno bellico inteso in senso
clausewitziano e in particolare gli elementi che lo delimitano. Questi suoi limiti consistono in
limiti giuridici, quali lo jus ad bellum e lo jus in bello, e limiti non regolamentati dal diritto
bellico, ma intrinseci del fenomeno stesso della guerra, quali gli attriti, il livello tecnologico,
gli obiettivi politici e il ruolo dell’avversario. Una volta evidenziate le caratteristiche della
guerra moderna, nel secondo capitolo verranno invece analizzate quelle dei fenomeni bellici
contemporanei. Il passaggio della guerra da fenomeno regolamentato a fenomeno irrazionale e
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non più controllabile tramite le norme di diritto bellico non è però né netto, né istantaneo. Nel
primo e nel secondo paragrafo verrà messo in evidenza il processo che porta la guerra a
modificare i suoi tratti. In particolare il progressivo declino dell’incidenza della guerra
interstatale, la progressiva delegittimazione della conquista, l’istituzione di organismi
internazionali, il conseguente passaggio da una legittimità statuale di ricorso alla forza ad una
collettiva e, infine, i cambiamenti negli scopi delle forze armate. Il terzo paragrafo verrà
dedicato alle nuove guerre e all’analisi delle loro discontinuità rispetto al passato: gli attori, non
più solo statali, ma anche non statali; gli obiettivi, non più solo territoriali e materiali, ma anche
identitari; i metodi, non più manovre ordinate e coordinate, ma azioni disperse ed estremamente
violente; le forme di finanziamento, non più solo le finanze legali dello Stato, ma derivanti
anche dal mercato nero e da organizzazioni criminali. Infine, nel terzo capitolo, verranno messe
in evidenza le linee di evoluzione delle missioni di pace operate dalle Nazioni Unite dalla sua
nascita ad oggi e verrà analizzato come da missioni di monitoraggio e peacekeeping tradizionale
si sia passati ad operazioni più complesse di peacebuilding e peace enforcement, sotto la spinta
sempre più forte delle problematiche portate dalle nuove guerre.
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CAPITOLO 1
Il modello della guerra in forma all’europea
In questo capitolo si intende definire il fenomeno della guerra analizzando il modello della
guerra moderna all’europea. La guerra è una forma di violenza che interessa tutte le regioni del
mondo e temporalmente tutto il corso della storia. Non si limita quindi all’Europa e al tempo
moderno, come il titolo sembrerebbe suggerire. Nonostante questo, la scelta di concentrare
l’analisi solo sul contesto occidentale e moderno è motivata dal fatto che quello che oggi
costituisce il nucleo del discorso globale sulla guerra è il pensiero che si è sviluppato dal 1648,
con la pace di Vestfalia, in Europa.
La violenza ha assunto storicamente diverse forme, ma quella che oggi consideriamo guerra è
una forma di violenza definita da limiti giuridici e non, che la distinguono da qualunque altro
fenomeno. Nel primo paragrafo di questo capitolo verrà analizzato cosa si intenda per guerra
moderna. Nella secondo verranno analizzate le norme giuridiche che delimitano i confini della
guerra come istituzione. Infine, nel terzo verranno analizzati diversi fattori ed elementi esterni
alla guerra, ma che hanno un impatto su di essa, e che contribuiscono a definirne la forma.
1. La guerra moderna
La guerra è definita da Hedley Bull come “un atto di violenza organizzata perpetrato da unità
politiche nei confronti di altre unità politiche”
1
. Questa definizione evidenzia che non tutti gli
atti di violenza possono essere ugualmente considerati guerra, lo sono solo i casi che rispettino
due importanti caratteristiche: l’atto di violenza deve essere organizzato e deve coinvolgere
unità politiche. La prima caratteristica, l’organizzazione della violenza, è un attributo
fondamentale. La guerra infatti non è violenza indiscriminata e illimitata, bensì segue
determinate regole e rimane all’interno di confini che la limitano e delimitano, permettendo di
distinguerla da altri fenomeni. La seconda caratteristica è quella di essere un’attività messa in
atto da unità politiche nei confronti di altre unità politiche. Occorre quindi definire cosa si
intenda per “unità politica”. Nel corso della storia sotto questo temine sono ricaduti diversi tipi
di organizzazioni come tribù, città, regni, imperi o entità territoriali gerarchicamente sottoposte
1
Hedley Bull, La Società Anarchica: L'Ordine Nella Politica Mondiale, V&P, Milano, 2005, p. 215.
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ad altre come quelle feudali. È importante quindi sottolineare che nel sistema internazionale
moderno le unità politiche che detengono il monopolio dell’uso legittimo della forza e che
possono quindi legittimamente muovere guerra sono gli Stati. La guerra del sistema
interazionale moderno è condotta da uno Stato nei confronti di un altro Stato.
L’origine del sistema internazionale moderno viene convenzionalmente collocata nel 1648 con
la pace di Vestfalia, momento nel quale si affermano sul territorio europeo una pluralità di Stati,
caratterizzati da un governo centrale e da confini stabili. Questo segna una rottura con il passato
feudale, nel quale le unità politiche non avevano confini lineari e chiaramente definiti e il potere
era frammentato tra una moltitudine di figure politiche in una complessa gerarchia di ruoli e
competenze. Con Vestfalia lo Stato diventa detentore del principio di sovranità e ad esso viene
attribuito il monopolio legittimo dell’uso della forza, diventa quindi il principale soggetto
internazionale. La politica internazionale si riorganizza come politica interstatale e la guerra
come guerra solo tra Stati.
2
2. I limiti giuridici. Le norme di diritto bellico
Per lo Stato la guerra è un mezzo per raggiungere i propri obiettivi politici, Clausewitz scrive
della guerra che “non è che la continuazione della politica con altri mezzi”
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. È dunque al tempo
stesso un mezzo della politica e la sua continuazione. Ne è un mezzo poiché lo Stato se ne serve
per raggiungere i suoi obiettivi, ne è una continuazione poiché è lo specchio della politica stessa,
una modalità di politica estera. Quando gli obiettivi politici di uno Stato si scontrano con quelli
di un altro Stato vi è un confronto tra volontà contrapposte, che può evolvere in conflitto armato.
La guerra è quindi una delle forme che può assumere la relazione tra due o più Stati.
Ma gli Stati non stringono unicamente relazioni belligeranti l’uno con gli altri, sono anzi inseriti
in quella che Bull definisce “società degli Stati”, caratterizzata da “valori, norme e istituzioni
comuni accettate dal sistema degli Stati nel suo complesso”
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. A questo livello la guerra è una
manifestazione di disordine, una minaccia per la società internazionale stessa, che quindi crea
delle regole per contenerla. Queste regole sono concordate e comunemente accettate da tutti gli
2
Alessandro Colombo, La guerra ineguale. Pace e violenza nel tramonto della società internazionale, Il Mulino,
Bologna, 2006.
3
Carl von Clausewitz, Della guerra, edizione integrale, traduzione di Ambrogio Bollati ed Emilio Canevari,
Arnoldo Mondadori Editore, 1970, p. 9.
4
Hedley Bull, La Società Anarchica: L'Ordine Nella Politica Mondiale, V&P, Milano, 2005, p. 218.