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Fattori storici
Fattori prossimali
Fig. 1 Modello cognitivo-comportamentale di sviluppo
dell’immagine corporea (Cash & Pruzinsky, 2002)
1.2 Il percorso evolutivo
1.2.1 Schema corporeo nell’infanzia
Come già Schilder aveva intuito, il concetto di sé è costruito sulla base dell’immagine che gli altri
hanno di noi; costruire una rappresentazione mentale del nostro corpo è fondamentale per lo
sviluppo, proprio perché determina il rapporto con il mondo esterno oltre che l’autoconsapevolezza.
Il corpo è la prima fonte di interazione del bambino, nonché primo mezzo per conoscere, agire e
relazionarsi con gli altri, e spetta all’adulto, in questo caso, il ruolo più delicato per il processo di
costruzione dell’identità e dell’immagine di sé (Miller, 2011, in Gobbo, Di Norcia, Porrelli &
Sambo, 2011).
Le origini e la costruzione dello schema corporeo vengono indagate nella letteratura a partire da
Piaget, che a tale scopo riadatta le sue teorie sullo sviluppo, fino agli psicoanalisti classici (primo
fra tutti Freud) per cui la storia, i conflitti e le angosce della persona sono riflessi nel rapporto con il
corpo e le sensazioni corporee sono costitutive dell’Io (Miller, 2011; Gobbo et al., 2011).
Jean Le Boulch (1975), rifacendosi al modello classico degli stadi cognitivi di Piaget, descrive
quattro tappe evolutive nella costruzione dell’immagine del corpo, sulla base della crescita e delle
interazioni esperite:
Corpo subito (0-3 mesi): il bambino dipende dalla madre; le sue attività derivano da riflessi
innati.
Caratteristiche
fisiche
Socializzazione
culturale
Interazioni
interpersonali
Tratti di
personalità
Processamento
schematico
dell’apparenza
Eventi attivanti
Immagine corporea
Schemi e atteggiamenti
Dialoghi
interni
Emozioni legate
all’immagine
corporea
Strategie e comportamenti
di autoregolazione e
aggiustamento
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Corpo vissuto (3 mesi – 3 anni): il bambino inizia ad esplorare il corpo proprio e quello
della madre (prima differenziazione tra Sé e Altro) e a riconoscere le parti del corpo; la
percezione è legata al movimento.
Corpo percepito (3 – 6/7 anni): il bambino acquisisce consapevolezza delle parti del corpo e
delle relative funzioni; aumentano le capacità di controllo e di orientamento spazio-
temporale.
Corpo rappresentato (6/7 – 11/12 anni): il ragazzo possiede piena padronanza del proprio
corpo, ne fa uno strumento per muoversi e orientarsi; questo permette il passaggio dal
concreto alla rappresentazione mentale.
In quest’ottica, a fare la differenza è il modo in cui l’altro percepisce il bambino, e non solo la
percezione che egli ha di se stesso. Così come l’Io si forma sulla base delle relazioni con gli altr i,
l’immagine corporea si forma a partire da un rispecchiamento di sé nell’altro. Tuttavia, solo durante
l’adolescenza questa immagine trova la sua stabilità diventando definitiva.
La percezione che un bambino ha di sé non è del tutto realistica, e intorno ai dieci anni risulta già
plasmata dalla società e dalla cultura di appartenenza (corpo magro per le bambine e corpo magro o
muscoloso, a seconda dei casi specifici, per i bambini). Questo può riflettersi nell’alimentazione,
nello sport e nel gioco (Monaci & Nuvoli, 2002). Smolak (2012) rileva addirittura la presenza di
pregiudizi anti-fat e di modalità disfunzionali di confronto sociale nelle bambine a partire dai
quattro anni, che possono condurre a un abbassamento dell’autostima e al ricorso alle prime diete
dimagranti.
1.2.2 Adolescenza
L’età adolescenziale costituisce indubbiamente un punto di svolta nel rapporto con il corpo: fra i
molteplici cambiamenti che accompagnano la transizione all’età adulta, quelli corporei assumono
particolare rilievo. Il peso, i volumi e le forme subiscono delle trasformazioni che gli adolescenti si
trovano improvvisamente ad affrontare (la comparsa di peli e acne, l’aumento del peso e delle
forme). Tutto questo può indurre non solo a non accettare il proprio corpo, ma anche a percepirlo
con distacco, quasi come non fosse proprio. La risonanza sul benessere psichico può includere stati
di ansia e disagio da non trascurare (Grogan, 2010, in Gatti, Corsano, Majorano & Confalonieri,
2013). Le repentine trasformazioni nel loro insieme prendono il nome di “sviluppo puberale”, e
coinvolgono quella fascia d’età che va dai 9-10 fino ai 18-20 anni, seppur con alcune distinzioni di
genere (Sartorio & Buckler, 2007, in Gatti et al., 2013): tipicamente osserviamo nel corpo
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femminile un aumento di curve, fianchi e massa grassa e la comparsa di peluria pubica e ascellare,
mentre in quello maschile un aumento di peso e massa muscolare, che spiega i più alti indici di BMI
(Indice di Massa Corporea; Gatti et., 2013). Studi recenti indicano con il nome di “accelerazione
secolare” un abbassamento dell’età di inizio della pubertà che coinvolge in particolar modo il
genere femminile (Tanner & Buckler, 1997; Bernasconi, 2009, citati in Gatti et al., 2013) per cui
tutti gli indicatori di sviluppo appaiono con sempre più anticipo, e questo sembra non verificarsi nei
maschi. Naturalmente, tali differenze si riflettono anche nella percezione corporea: è più facile che
siano le ragazze a preoccuparsi per l’aspetto fisico e a mostrare insoddisfazione (Bucchianeri,
Arkian, Hannam, Eisenberg & Neumark-Sztainer, 2013) ricorrendo talvolta a comportamenti
alimentari disadattivi e correndo il rischio di sviluppare stati di malessere, depressione e bassa
autostima (Vogt Yuan, 2007, in Gatti et al., 2013).
Nelle ragazze adolescenti, come dimostrano i risultati illustrati più avanti, il supporto e
l’accettazione da parte dei coetanei è particolarmente importante per sviluppare un’immagine di sé
positiva (Cruwys, Leverington & Sheldon, 2016). Anche la società e la cultura giocano un ruolo
influente: la stessa ricerca condotta nel contesto italiano mette in luce le differenze culturali (ad es.,
fra il Nord e il Sud Italia) negli ideali di magrezza e di bellezza interiorizzati dalle adolescenti
(Ruggiero, Hannover, Mantero & Papa, 2000, in Gatti et al., 2013) e nel livello di insoddisfazione
(Gatti et al., 2013).
È necessario in quest’ottica focalizzare l’attenzione non solo sui fattori psicologici individuali, che
riguardano la riorganizzazione della personalità e la riformulazione dell’identità, ma anche sui
fattori psico-sociali. Questi comprendono le influenze esercitate dai pari, dai familiari, dai media e
da tutti coloro con cui l’adolescente si relaziona. Il compito evolutivo della fase adolescenziale
richiede la messa in atto delle strategie più efficaci per diventare adulti, e riguarda, oltre che
l’acquisizione di una nuova identità e di un corpo sessuato, anche negli ideali estetici sociali e
culturali (Maggiolini & Pietropolli Charmet, 2004). Si tratta di un momento di massima
vulnerabilità, assorbimento delle informazioni provenienti dall’ambiente sociale e identificazione in
modelli per cui si prova ammirazione. L’immagine di sé deriva dunque da un lungo processo non
diretto ma socialmente mediato, di confronto fra la propria immagine e quella interiorizzata sulla
base dei modelli di riferimento. Pertanto, possiamo affermare con certezza che la rappresentazione
corporea sia a tutti gli effetti una costruzione psicosociale, frutto non solo di caratteristiche corporee
e individuali, ma di una serie di fattori in interazione fra loro, che comprendono relazioni
interpersonali e variabili ambientali, contestuali e comportamentali.
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1.2.3 Età adulta
Il passaggio all’età adulta segna un ulteriore momento di trasformazione del corpo e della
percezione della propria immagine. Come per adolescenti e bambini, anche negli adulti i fattori
associati alla propria immagine sono diversificati e legati agli ideali di forma e di bellezza
interiorizzati; questo può portare l’individuo ad essere insoddisfatto del proprio corpo e a mettere in
atto meccanismi di confronto fra il proprio aspetto e quello altrui.
L’immagine corporea gioca un ruolo fondamentale nel determinare il livello di benessere
psicosociale e la qualità della vita in età adulta, in entrambi i generi (Griffiths, Hay, Mitchinson,
Mond, McLean, Rodgers & Paxton, 2016). È stato rilevato che le conversazioni degli adulti con i
loro coetanei, come amici, colleghi o partner, possano influenzare la percezione della propria
immagine: il fat talk, i cui effetti sono stati analizzati dalla presente review nel contesto delle
ragazze adolescenti ed illustrati nel terzo capitolo, è associato a livelli elevati di insoddisfazione
corporea e alle variazioni nei livelli di insoddisfazione (Sharpe, Naumann, Treasure & Schmidt,
2013). L’espressione si riferisce all’utilizzo di commenti negativi riferiti al peso e alla forma
corporea in conversazioni casuali tenute con i coetanei, ed è un fenomeno che rafforza l’ideale
sottile e gli standard di magrezza condivisi nella società (Cruwys, Leverington & Sheldon, 2016).
Spesso l’età adulta comporta la transizione verso la genitorialità: per le donne, la gravidanza
rappresenta una modifica inevitabile del peso e del corpo, ed è associata di conseguenza alla
presenza di nuove preoccupazioni legate al corpo, al confronto sociale e alla differenza tra
l’immagine di sé reale e quella ideale. L’immagine corporea subisce un declino, risentendo anche
dei condizionamenti della società che continua a valorizzare la magrezza, e la risposta individuale
può dipendere dal grado di flessibilità delle donne rispetto all’ideale socio-culturale prevalente
(Watson, Fuller-Tyszkiewicz, Broadbent & Skouteris, 2016). L’attitudine delle donne verso la
propria immagine varia leggermente nel periodo post-partum, dando luogo a un atteggiamento più
sicuro e positivo rispetto a quello della gravidanza (Strang & Sullivan, 1985). Tuttavia, il periodo
post-partum potrebbe avere esiti indesiderati sul benessere psicologico, come conseguenza
dell’adozione di condotte alimentari disfunzionali, per questo è importante intervenire formando le
donne sui benefici dello stile intuitivo di alimentazione (Lee, William & Burke, 2020).
L'immagine corporea in età adulta ha un impatto anche sulle relazioni di coppia e sul benessere
sessuale: gli studi compiuti in merito suggeriscono che tutti i domini del funzionamento sessuale
sono implicati nel vissuto di insoddisfazione corporea, che influisce non solo sulle esperienze e
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risposte sessuali, ma anche sui comportamenti (ad esempio, l’adozione di condotte sessuali
rischiose o di evitamento; Woertman & van den Brink, 2012).
1.3 Il contesto e le fonti di influenza socioculturali
1.3.1 L’approccio socio-culturale
A livello teorico, la prima teoria che mette in luce i vantaggi di un approccio socio-culturale risale a
Vygotskij (1987; in Miller, 2011; Gobbo et al., 2011) che, dando luogo alla più influente lezione
della moderna psicologia dello sviluppo, mette in discussione la concezione secondo la quale lo
sviluppo è un’attività individuale e l’ambiente è una pura influenza sullo sviluppo della persona.
Secondo la sua concezione, non è possibile studiare il comportamento umano senza tener conto del
fatto che gli uomini sono inseriti in una matrice socioculturale, e ogni cultura offre all’individuo, fin
dai primi anni di vita, conoscenze, abilità e strumenti, per consentirgli di adattarsi al meglio in quel
contesto. Di conseguenza, è necessario che anche la metodologia utilizzata per studiare il
comportamento sia adeguata e capace di catturare l’aspetto dinamico dello sviluppo e delle
interazioni sociali. Lo sviluppo in quest’ottica riguarda non il singolo ma il confine tra bambino e
società: è una concezione che sfida la dicotomia individuo-ambiente e gli assunti di base sullo
sviluppo psicologico tipici della mentalità occidentale (Miller, 2019; Gobbo et al., 2011).
1.3.1.1 Il Modello Tripartito di Influenza sull’immagine corporea
Trasponendo tale approccio nell’ambito preso in considerazione dalla presente tesi, fra i modelli
teorici il Modello Tripartito di Influenza (TIM) sull’immagine corporea (Thompson, Heinberg,
Altabe & Tantleff-Dunn, 1999; Keery, van den Berg & Thompson, 2004; Figura 2) costituisce un
riferimento estremamente valido e rappresentativo per lo studio dei fattori socio-culturali implicati
nell’immagine corporea.
Il TIM identifica tre principali fonti di influenza socioculturale: il gruppo dei pari, il contesto
familiare e i media. Le tre fonti risultano essere correlate con l’insoddisfazione corporea attraverso
due processi culturalmente mediati: il confronto sociale e l’interiorizzazione dell’immagine ideale.
A seconda dei casi specifici, questi processi possono generare bassi livelli di autostima,
comportamenti alimentari non salutari, Impulso alla magrezza o alla muscolarità e compromissioni
del funzionamento psicologico generale. La società occidentale attualmente valorizza la magrezza
nelle ragazze e la muscolosità nei ragazzi, e questi ideali vengono rafforzati e veicolati dai tre
gruppi di fonti citate. Il confronto sociale si riferisce alla costante comparazione fra il proprio
aspetto fisico e quello idealizzato; l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza consiste nell’accettare,
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integrare e adottare il modello socialmente e culturalmente condiviso. Tali meccanismi hanno un
impatto negativo sul benessere psicofisico e sono talmente insediati all’interno di sé che guidano il
comportamento dell’individuo nell’adozione di abitudini malsane e disfunzionali. Il modello è stato
applicato anche ai Disturbi del Comportamento Alimentare, dimostrando la relazione fra le
pressioni socio-culturali, l’insoddisfazione e i sintomi del disturbo, e sottolineando la mediazione
dell’interiorizzazione dell’ideale di riferimento e del confronto sociale (Suplee, 2016).
Fig. 2 Modello Tripartito d’Influenza sull’immagine corporea
(Thompson et al., 1999; Keery et al., 2004)
Sulla base del Modello Tripartito di Influenza, è possibile comprendere il ruolo centrale del
contesto e dei fattori socio-culturali nella formazione dell’immagine corporea. La società attuale,
oltre a proporre gli standard di riferimento, fornisce dei mezzi concreti ma illusori, per raggiungerli.
A partire dalla distinzione di Thompson (1999), di seguito vengono descritte le modalità con cui le
fonti di influenza principali – i social media, il gruppo dei pari e il contesto familiare – intervengono
nello sviluppo di alterazioni dell’immagine di sé.
1.3.2 Il contesto familiare
Pari
Famiglia
Media
Confronto sociale
Interiorizzazione
dell’ideale di
magrezza
Insoddisfazione
corporea
Autostima
Comportamenti
alimentari
malsani
Impulso alla
magrezza/muscol
arità
Funzionamento
psicologico
generale