Un Antropologo di Frontiera
I Nativi Americani negli studi di John Gregory Bourke
Introduzione
“Con la sua morte l'antropologia ha perso un ricercatore instancabile, la
letteratura americana un collaboratore vivace, e l'esercito degli stati uniti un
soldato coraggioso”.
W.W.N. e F .W. Hodge
Journal of American Folklore 1896.
La cospicua eredità etnografica lasciataci dall'antropologia americana,
che attraversa una linea temporale alla cui estremità giacciono le figure
fondamentali di Henry Lewis Morgan e Franz Boas, rappresenta il punto
d'origine da cui nasce l'oggetto di studio della presente tesi, il cui intento
è illuminare quella parte di retaggio etnologico, rimasto per motivi
apparentemente ancora sconosciuti, sepolto, o poco considerato dai
manuali di storia dell'antropologia. Uno dei custodi di tale eredità,
nonché protagonista della presente ricerca, è il Capitano John Gregory
Bourke (1843-1896). Ufficiale dell'esercito degli Stati Uniti, etnologo e
storico militare, che si dedicò alla redazione delle cronache e delle
culture degli indiani d'America durante l'ultimo quarto del XIX secolo.
Gran parte di quanto sappiamo oggi riguardo lo stile di vita e
l'organizzazione delle tribù dei Nativi Americani, ci viene dagli scritti di
un pugno di attenti osservatori, inclusi i membri dell'associazione dei
soldati-etnografi, di cui Bourke stesso faceva parte
1
.
Grazie agli Indiani d'America, nell'ultimo scorcio dell'ottocento,
l'etnologia americana cresce e si afferma a livello accademico, sostenuta
dal programma promosso dal Bureau of American Ethnology, che sotto
1 Tda. McCoy R. (1987), Paper Medicine Man: John Gregory Bourke and his American West, Ethnohistory, V ol.
34, N. 4 , p. 405, Duke University Press.
3
la direzione del Maggiore John Wesley Powell, condusse importanti
ricerche che approfondirono enormemente la conoscenza che si aveva
della cultura dei nativi americani. “L'ultimo decennio del secolo infatti,
fu segnato dai lavori di Mooney, sul movimento nativista Sioux, di
John Henry Powell, sui miti e le lingue aborigene, di Frank Hamilton
Cushing, sui miti degli Zuni e di Alice Fletcher, sul rito di iniziazione
degli indiani Pawnee, il rito Hako”
2
.
Rispetto ai suoi colleghi, J.G. Bourke collaborò con il B.A.E
nell'ultima fase della sua carriera, il cui ruolo sembra dividersi, a metà,
tra un libero ricercatore e un collaboratore occasionale, piuttosto che un
membro attivo dello staff di Powell. Ciò nonostante, pubblica nel 1891,
nella nona relazione annuale del B.A.E. uno dei suoi lavori più
completi, The medicine-men of the Apache, la cui analisi e traduzione
esposta nel quinto capitolo del presente volume, è assolutamente inedita.
Pubblicazioni come The Snake Dance of Moquis of Arizona e The
Medicine-man of Apache, gli portarono fama internazionale come
etnografo, mentre lavori come An Apache Campaign in the Sierra
Madre e On the Border with Crook gli hanno assicurato un posto di
riguardo nella storia dell'esercito di frontiera
3
.
La preliminare attività di ricerca, trova il suo punto di partenza
nell'opera di Joseph C.Porter (studioso di etnologia e storia
dell'America occidentale) autore di Paper Medicine-men
4
, John
Gregory Bourke and his American West, pubblicata nel 1986.
Basata sullo straordinario diario di Bourke, l'opera di Porter, è l'unica
biografia degna di nota dedicata all'etnologo di frontiera. Sebbene si
presenti come un testo piuttosto soddisfacente dal punto di vista storico,
lascia, d'altro canto, inaspettatamente delusi sotto il profilo etnologico.
Tale osservazione trova conferma nelle parole di Marta Weigle (docente
all'università del New Messico al dipartimento di antropologia) - che
2 Fabietti U. (2001), Storia dell'Antropologia, Zanichelli, Bologna, p. 43.
3 Cfr. Ellis R. N. (1987), Paper Medicine Man – John Gregory Bourke and his American west, “The journal of
American History”, V ol. 74, N. 2, p. 518.
4 Letteralmente “foglio, uomo-medicina”, è il soprannome di Bourke, datogli da un guerriero Apache che riteneva
strano che stesse perennemente scrivendo.
4
nell'autunno del 1987 in un articolo del Journal of Anthropological
Research pubblicato dall'università del New Messico, giudica quella di
Porter una biografia deludente per gli antropologi e i folkloristi il cui
interesse principale non è di certo la storia dell'esercito degli Stati Uniti.
La Weigle lo accusa di essere insicuro quando analizza il rapporto tra
Bourke e il Bureau of American Ethnology e afferma che il materiale da
lui organizzato nel libro, soffre di una mancanza di prospettiva globale e
insufficienti mezzi per renderla coerente ed accessibile. Secondo la
scrittrice, il John Gregory Bourke che emerge dall'analisi di Porter, non
solo appare come un personaggio intrinsecamente meno colorato dei
contemporanei quali Frank Hamilton Cushing e Matilda Coxe
Stevenson, ma viene anche presentato come meno essenziale di Francis
Parkman, Otis T.Mason, e altri – apparendo piuttosto, come un diligente
parassita nella sua combinazione di servizio militare e impresa
etnologica duramente conquistata
5
.
Nella prima parte della tesi, ci si soffermerà sia l'antropologo, preciso
e minuzioso nel descrivere e raccontare ciò che osserva, in cui ben
visibili, sono i dogmi della teoria evoluzionista, sia sul capitano
dell'esercito degli Stati Uniti che prende parte alle guerre indiane, contro
i Sioux, i Cheyenne e gli Apache, al fianco del famigerato Generale,
George Crook. L'obiettivo ultimo del presente lavoro è esporre un
quadro, sufficientemente appagante del Bourke etnologo, evidenziando
modelli teorici, tempi e metodi di ricerca, strumenti utilizzati ed
eventuali sforzi interpretativi al fine di conferire alla ricerca bourkiana
una maggiore fruibilità e di colmare quei vuoti di natura etnologica
lasciati da Porter e messi in luce dalla Weigle. La presente tesi, è il frutto
di un accurato, quanto necessario lavoro di traduzione, unito ad una
riorganizzazione critica dei contenuti relativi sia all'opera di Porter che
alle monografie più rilevanti della produzione etnografica del Bourke,
riproponendo attraverso un percorso cronologico appositamente
costruito, la vita e la carriera del soldato-etnologo.
5 Cfr. Weigle M. (1987), Paper Medicine Man: John Gregory Bourke and his American West, “Journal of
Anthropological Research”, V ol. 43, N. 3, pp. 267-269, University of New Mexico.
5
Nei primi capitoli ripercorrendo brevemente la carriera militare del
Bourke, ci si imbatte nel timido, a tratti contraddittorio, processo di
conversione intellettuale, caratterizzato da un'impacciata transizione di
status, da ufficiale dell'esercito ad appassionato etnologo, studioso, e
non più nemico dei pellerossa, che porterà lo nel 1881, al cospetto di
John Wesley Powell e del Bureau of American Ethnology.
Il quarto capitolo, non a caso intitolato Culture Sporche, dedicato al
tema dell'uso di escrementi umani nei rituali magico religiosi e alla
sacralità delle funzioni escretorie presso vari popoli della terra, si fa
guardiano di una singolare scoperta che vede il padre della psicanalisi
Sigmund Freud curare, nel 1913, la prefazione della versione tedesca
della monumentale opera bourkiana Scatologic rites of all Nations, in
cui Freud sembra cogliere il tema a lui caro dell'origine prima della
civiltà e del suo disagio.
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Capitolo 1
Incontri e Scontri
“Molti di questi problemi con queste tribù si sarebbero potuti evitare, se
avessimo mostrato loro quello che ritenevamo spirito di giustizia e onestà in
questa trattativa (riferito alla trattativa delle Black Hills)”.
Diario di J.G.Bourke
1890.
1.1 - Negli occhi del soldato
“Nel ventennio che seguì la Guerra Civile americana (1861-1865), gli
Stati Uniti d'America diedero vita ad una nuova fase di guerre indiane
particolarmente cruenta, rivolta contro i popoli delle grandi pianure e
del sud-ovest (Sioux, Cheyenne, Navajo, Apache ecc.). Ancora una volta
si scontrarono due diverse concezioni del mondo: dalla parte degli
indiani, un approccio alla vita che puntava all'equilibrio con la natura e
l'armonia spirituale; da parte dell'uomo bianco invece, una visione della
terra come serbatoio inanimato di risorse naturali da sfruttare, a cui i
nativi non avevano diritto, perché ritenuti incapaci di utilizzarle al
meglio. È questa la fase delle Indians Wars, diventata familiare al
grande pubblico attraverso il cinema western, e in cui si inserisce la vita
e la carriera del capitano John Gregory Bourke. Dei molti massacri che
avvennero, quello più tristemente famoso è quello di Wounded Knee,
nel 1890, dove i soldati spararono su un villaggio abitato da donne e
bambini inermi, uccidendo circa trecento persone. Nel 1876, un gruppo
di guerrieri, guidati dai capi indiani, Toro Seduto e Cavallo Pazzo,
riportò la più grande vittoria militare indiana, annientando il settimo
reggimento cavalleggeri guidato dall'ambizioso colonnello George
Armstrong Custer, ma questo fu l'ultimo successo dei nativi.
Successivamente, infatti, le truppe federali intrapresero una serie di
durissime campagne, in cui applicarono deliberatamente le tattiche di
8
guerra alle risorse e alla popolazione civile. Attaccati sistematicamente,
minati dall'alcool, dalle malattie e privati delle basi del loro
sostentamento, il popolo indiano fu messo in ginocchio. Vennero
elaborati e applicati nuovi metodi per confinare e controllare le
popolazioni superstiti, e il fatto che non fosse ormai più possibile
rimuoverle ancora più ad ovest, si combinò con una nuova sensibilità
per la loro sorte e con l'aspirazione a civilizzarle. Nacque così la politica
delle riserve; gli indiani vennero rinchiusi all'interno di territori
circoscritti, che nel corso degli anni furono via via ulteriormente ridotti
attraverso nuovi trattati. Ciò costrinse i nativi ad una acculturazione
forzata e priva di presupposti economici e sociali che si tradusse in un
clamoroso fallimento. La spinta della colonizzazione e dello sviluppo
capitalistico, e un ideologia che univa il razzismo all'ideale di una
superiore missione civilizzatrice, si fusero nel produrre quello che si
rivelò essere un autentico olocausto
6
.
La carriera militare del capitano J.G. Bourke inizia nel 1862, quando
si arruola, all'età di diciannove anni. Poco più che un ragazzo, poteva
già vantare una medaglia d'onore per il coraggio, conferitagli per il
servizio prestato nella battaglia di Stone River nel dicembre 1862
7
.
Importanti furono i riconoscimenti militari e gli incarichi che gli
furono affidati. Veterano della guerra civile, Bourke prestò servizio nelle
campagne contro le tribù indiane del sud-ovest e delle pianure dal 1870
al 1880
8
. Per quasi due decadi, a partire dal 1871, fu aiutante di campo
del generale nemico degli indiani George Crook
9
.
Con Crook, Bourke viaggiò per l'Arizona durante le campagne Apache
e a nord per combattere i Sioux nel 1876
10
. Il suo spirito indagatore per
le questioni militari fu perennemente accompagnato da un altrettanto
interesse per i nativi del sud-ovest, su cui diligentemente e
6 Cfr. Bergamini O. (2002), Storia degli Stati Uniti, Ed. Laterza, pp. 109-111.
7 W.W.N. and Hodge F.W. (1896), In Memoriam: John Gregory Bourke; “The Journal of American Folklore”, V ol.
9, N. 33, p. 139 , American Folklore Society.
8 Tda. McCoy R. (1987), Paper Medicine Man: John Gregory Bourke and his American West, Ethnohistory, V ol.
34, N. 4 , p. 404, Duke University Press.
9 Paul L. Hedren, The Western Historical Quarterly, V ol. 11, N. 1 (Jan., 1980), pp. 90-91.
10 Cfr. Cole D. C. (1988), Paper Medicine Man: John Gregory Bourke and his American West, “Pacific Historical
Review”, V ol. 57, N. 1, p. 86, University of California Press.
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