Introduzione
Nel 1973 ℎ e ℎ sono gli autori di un lavoro
dal quale si considera avviata l’era moderna dei derivati finanziari,
merito che li ha poi insigniti del Premio Nobel per l’economia , assieme a
.
Intitolato “ ℎ ” (si
veda tra le fonti bibliografiche), nel loro articolo non viene solo
individuata la prima e, ad oggi ancora utilizzata, formula di per
titoli derivati come le opzioni, ma anche un approccio più generico,
estendendo l’ambito applicativo della loro analisi anche ad altre
tipologie di strumenti finanziari derivati.
Il primo capitolo di tesi, infatti, verte su un modello ormai piuttosto
popolare nella moderna teoria della finanza, noto come modello
& ℎ . L’intenzione è di realizzare un primo background di
conoscenze tali da poter comprendere anche le tematiche trattate nei
capitoli successivi dell’elaborato.
Con e ℎ vengono analizzati i concetti base di calcolo delle
probabilità, quali variabile aleatoria, processo stocastico, filtrazione,
moto browniano etc.
Nozioni fondamentali come la misura di martingala, l’integrale e la
formula di Itô, saranno utili anche per le successive analisi.
A partire dalla definizione di strumento derivato vedremo come tramite
la formula di valutazione, che i suddetti autori riportano nell’articolo
sopracitato, sia possibile individuare in forma esplicita e sulla base di
specifici postulati, il prezzo di un’opzio ne sia che , di tipo
europea.
Tuttavia, nonostante il successo delle loro applicazioni empiriche, il
lavoro pioneristico svolto dai suddetti autori ha inevitabilmente fatto
emergere dei limiti, per lo più legati agli assunti di base che
consentirebbero l’applicabilità teorica del modello, ad esempio l’ipotesi
di volatilità costante, o di un tasso di rendimento - costante.
Il lavoro di tesi intende concentrarsi, nei successivi capitoli, proprio
sulla modellizzazione stocastica dei tassi di interesse, in modo da
superare il postulato del tasso di interesse costante quale fattore
“limite” e cercare così di colmare quel gap tra teoria e pratica che
contraddistingueva il lavoro di e ℎ .
Pertanto, la finalità del secondo capitolo sarà quella di introdurre i più
importanti concetti relativi agli strumenti finanziari oggetto di ,
ovvero gli - (ZCB), e di studiare la loro dinamica nel
caso in cui il tasso di interesse sia descritto da un processo stocastico.
Non solo, sarà necessario trattare ulteriori argomentazioni,
propedeutiche all’analisi in questione, circa la relazione tra la curva dei
rendimenti, il tasso e ℎ .
Nel terzo e ultimo capitolo di tesi entriamo maggiormente nel merito di
tre specifici modelli classici, in cui sarà descritta l’aleatorietà del tasso
di interesse e come ciò influisca sui prezzi dei relativi bond.
Verrà difatti condotta una valutazione, cercando di arrivare a una forma
esplicita per il prezzo del bond, per ogni modello trattato e arrivando ad
una risoluzione in termini di equazioni differenziali ordinarie.
In particolare si prenderà a riferimento la classe di modelli con struttura
del prezzo di tipo affine, come il caso fornito da Vašíček e se ne fornisce
una descrizione sia analitica che concettuale per comprendere meglio i
parametri del modello. Infine, in chiave sia matematica che concettuale,
si proseguirà trattando la valutazione di titoli bond privi di cedole per il
caso e & ℎ .
Descritto nel 1990 da ℎ . e ℎ , quest’ultimo modello
risulta ancora oggi piuttosto popolare sul mercato, trovando
applicazione anche per derivati sui tassi di interesse ed evidenziando
come il prezzo calcolato nel modello Black & Scholes sia spesso
eccessivo, e maggiormente man a mano che ci si avvicina alla scadenza,
si veda a riguardo l’articolo “ - -
” J. Hull e A. White (in bibliografia).
L’elaborato intende fornire una descrizione di come il modello venga
utilizzato, tra i suoi diversi possibili contesti, per la modellizzazione dei
tassi di interesse come Vašíček e CIR.
Fine ultimo di questa tesi è di poter porre il lettore, anche meno
“esperto”, nelle condizioni più ottimali possibili per comprendere la
valutazione di strumenti finanziari.
A partire dal -ℎ imprescindibile di calcolo delle probabilità, la
trattazione dei modelli inerenti tassi di interesse stocastici è
subordinata allo scopo di un confronto piuttosto analitico, ma di quanta
più immediata comprensione, per far sì che emergano vantaggi e
svantaggi di ogni contributo teorico.
CAPITOLO 1. Il modello Black-Scholes-Merton (B-S-M)
1.1 Cenni storici e intuizione del modello
Il modello di - ℎ - , anche solo nominato come
& ℎ , fornisce una descrizione circa l’andamento ne l tempo
del prezzo delle azioni e di strumenti finanziari derivati, più in
particolare delle opzioni.
La formula dei due suddetti autori è una formula matematica per il
prezzo di non arbitraggio di un’opzione o di tipo europeo,
derivabile a partire dalle ipotesi del modello.
. e . ℎ teorizzano nel 1973 l’equazione alla bas e della
formula di cui sopra, basandosi sulle ricerche di due altri economisti,
quali e .
Il modello è definito di “non arbitraggio” dal momento che il di
equilibrio per titoli derivati, come le opzioni, parte dall’assunto per cui
non ci siano opportunità di arbitraggi
1
(AOA) nel mercato. Pertanto, non
è possibile la realizzazione di una strategia di investimento che, non
richiedendo alcuna somma di denaro iniziale, abbia la possibilità di
assumere un valore positivo in via prospettica, peraltro senza alcun
rischio.
Unitamente a questa prima ipotesi, si allegano una serie di altri
presupposti di partenza, quali la possibilità di vendita allo scoperto del
sottostante, che il prezzo del sottostante segua un moto browniano
geometrico, inoltre lo strumento derivato e il suo sottostante sono
scambiati sul mercato in tempo continuo.
1
Per una definizione matematica del concetto di arbitraggio si veda in Appendice B.1.
Seguono postulati come l’assenza di costi di transazione e tassazione, o
frizioni nel mercato di altro tipo, volatilità costante, una perfetta
divisibilità di tutte le attività finanziarie e un tasso di interesse privo di
rischio, ( ), costante ed uguale per tutte le scadenze.
Il più significativo tra gli assunti sopracitati è quello relativo alla
volatilità, variabile in grado di misurare quanto ci si possa aspettare che
un titolo si “muova” nel breve termine, che però, in questo caso, si
considera costante.
L’unione di tali ipotesi, assieme all’idea che il costo di un’opzione no n
debba fornire alcun guadagno immediato né al venditore né
all’acquirente, conduce alla formulazione di una serie di equazioni per il
di qualsiasi opzione.
L’intuizione del m odello di e ℎ consiste nell’affermare che
uno strumento finanziario, come un titolo derivato, è implicitamente
prezzato se il sottostante viene scambiato sul mercato, si pensi alle
azioni o alle valute sui relativi mercati finanziari.
Tuttavia, come si evince dal loro stesso articolo del 1973, se le opzioni
sono correttamente prezzate in quel mercato, non ci dovrebbero essere
possibilità di guadagni certi tramite strategie di portafoglio, sia che si
intenda assumere posizioni lunghe o corte su quelle opzioni e i relativi
sottostanti.
A partire da tale principio viene derivata una formula di valutazione
teorica per tali strumenti finanziari, e non solo.
1.2 Definizione e proprietà del modello
Più analiticamente, il modello considera un mercato composto da un
titolo non rischioso, quale il bond , e da un altro titolo invece rischioso,
ovvero l’azione .
Il prezzo del bond verifica la seguente equazione differenziale:
= (1.1)
dove è il tasso a breve privo di rischio, che si suppone essere costante.
Il bond segue una dinamica deterministica, assumendo che al tempo =
0 abbia valore unitario, ovvero 0
=1, si ha che:
= 0
. (1.2)
Il prezzo del titolo rischioso, invece, è un moto browniano geometrico
che verifica la seguente equazione differenziale stocastica (SDE):
= +
, 0
>0 (1.3)
dove ∈ℝ, rappresenta il tasso di rendimento atteso del titolo
rischioso (l’azione) e >0 è la sua volatilità, mentre 0
il prezzo al
tempo =0.
{ }
∈[0, ]
è un moto browniano reale sullo spazio di probabilità fissato
(Ω, Ӻ, , Ӻ
) e la famiglia {Ӻ
}
∈[0, ]
rappresenta la filtrazione da esso
generata. (Si veda per approfondimenti Appendice A.1 e A.4).
Il moto browniano è un particolare processo stocastico
2
, anche noto
come processo di Wiener, il quale gode di alcune proprietà:
i) al tempo =0, il moto browniano 0
ha valore nullo.
ii) le sue traiettorie sono funzioni continue del tempo, si veda la Fig.1.1
nel paragrafo 1.3.
iii) per ogni tempo > , l’incremento del moto browniano , − , è
una variabile aleatoria indipendente da tutto quello che è successo fino
al tempo , ovvero dalla -algebra Ӻ
.
iv) gli incrementi del moto browniano si distribuiscono come una
variabile aleatoria Gaussiana di media nulla, e varianza − , ossia −
~ (0, − ) .
vi) gli incrementi sono stazionari, per cui per ogni > e ℎ>0:
− ~ +ℎ
− +ℎ
~ (0, − ) .
Come conseguenza della i) e della iv) si ha che per ogni istante >0, la
distribuzione del processo al tempo è Gaussiana di media zero e
varianza :
− 0
= ~ (0, ).
Vediamo ora come dare una motivazione all’equazione (1.3).
Rapportando entrambi dell’equazione rispetto al prezzo dell’azione , ,
se ne ricava il rendimento lungo un intervallo infinitesimale, ovvero:
=
( +
)
= +
2
Un processo stocastico può essere utilizzato per descrivere un fenomeno aleatorio che evolve nel
tempo, possiamo interpretare la v.a. in ℝ
+
come il prezzo di un titolo rischioso al tempo .
dove il primo termine è deterministico, mentre il secondo
rappresenta la componente stocastica. Quest’ultima ,
, è descritta
attraverso il moto browniano e ha distribuzione (0, 2
).
Dal punto di vista matematico il significato della SDE indicata in (1.3)
deve essere ricondotto alla sua espressione integrale:
= 0
+ ∫
0
+∫ 0
∈[0, ]
ove l’integrale rispetto al moto browniano è stato definito da Itô e di cui
daremo un breve cenno della costruzione nel paragrafo 1.3.
Sempre nel paragrafo 1.3 vedremo che è possibile calcolare in modo
esplicito la soluzione della SDE in (1.3), ∀ ≥0
= 0
+ ( −
2
2
) (1.4)
e osserviamo che la struttura esponenziale del prezzo garantisce la sua
non negatività.
Osservazione 1.1. Benché Bachelier fu il primo a introdurre il moto
browniano per descrivere la dinamica del prezzo di titoli, il merito del
modello di tipo geometrico è stato attribuito, a per poi
essere utilizzato da e ℎ . Essendo un esponenziale, il moto
browniano geometrico , è un processo strettamente positivo se 0
>
0, con una densità con supporto in [0,+∞[ e strettamente positiva su
]0,+∞[.
Il prezzo al tempo dell’azione è una variabile aleatoria (v.a.)
3
e il suo
valore atteso è dato da
[ ]= 0
(1.5)
ossia rappresenta il tasso istantaneo di rendimento del titolo.
Dimostreremo in seguito questo risultato tramite la teoria delle
martingale, si veda la Proposizione (1.3).
Osservazione 1.2. Nel caso di volatilità nulla =0, la dinamica (1.3) si
riduce all’equazione differenziale ord inaria
= , 0
>0
la cui soluzione (deterministica) è data da = 0
, e corrisponde alla
legge di capitalizzazione continuamente composta con tasso .
Andiamo ora a vedere alcune proprietà del modello.
1. Distribuzione normale del rendimento logaritmico dell’azione.
A partire dalla formula del prezzo dell’azione , è possibile ricavarne il
rendimento logaritmico andando a dividere entrambi i membri per il
prezzo odierno, o valore noto dell’asset, ottenendo cos ì:
0
=
+ ( −
2
2
)
calcolandone il logaritmo ad entrambi membri:
(
0
)= +( −
2
2
) (1.6)
3
Per una descrizione analitica del concetto di variabile aleatoria si veda in Appendice A.2.
il quale possiamo porre, per semplicità, pari a , ovvero il rendimento
logaritmico del titolo rischioso.
Dal momento che il moto browniano si distribuisce come una
normale con media 0 e varianza , ne deriva che anche il rendimento
logaritmico avrà distribuzione normale, con media ( −
2
2
) , e
varianza 2
.
Ne consegue che all’aumentare della volati lità crescerà la varianza di ,
e l’azione risulterà molto rischiosa.
2. Indipendenza dei rendimenti dell’azione relativi a inte rvalli di
tempo disgiunti.
Questa proprietà segue dal fatto che il moto browniano ha incrementi
indipendenti. Pertanto, l’incremento di
(
− )
⁄ su [ , ] sarà
indipendente da quello di
(
− )
⁄ su un altro intervallo di
tempo, del tipo [ , ], infatti
(
− )
⁄ =
−1=
0
+ ( −
2
2
) 0
+ ( −
2
2
) ⁄ −1=
=
+ ( −
2
2
)
+ ( −
2
2
) −1= ( − ) + ( −
2
2
)( − )
−1.
Si ottiene così che il rendimento del titolo rischioso sull’intervallo [ , ]
dipende unicamente dall’incremento − e, analogamente, quello
sull’intervallo [ , ] da − ; ed essendo questi due incrementi
indipendenti segue l’indipendenza dei rendimenti dell’azione.