Introduzione
Con questa tesi mi pongo l'obiettivo di giungere alla
strutturazione di un questionario che possa indagare se vi siano
differenze generazionali di gradimento della modalità di studio e-
learning nel contesto universitario (riguardo alla gestione del tempo, ai
risultati raggiunti, alla frustrazione), partendo dalla tesi che la
generazione più giovane (che indicherei nella fascia 19-30 anni) riesca
ad ottenere risultati di gradimento più alto grazie alla maggiore capacità
di adattamento a questa modalità di studio.
Il mio interesse per l'argomento scaturisce dall'esperienza
personale: finito il liceo ho intrapreso un percorso universitario
tradizionale fatto di lezioni esclusivamente in presenza e materiale di
studio totalmente cartaceo ed ora mi avvio alla conclusione di un
percorso interamente telematico. Per me non è stato immediato
l'adattamento , ho dovuto imparare a gestire il tempo e l'attenzione in
modo diverso da come ero abituata. Ho 33 anni e per la mia
generazione la formazione tradizionale era la scelta ovvia mentre
quella online rappresentava una novità.
Ma oggi viviamo nell'era digitale. Ogni aspetto della nostra
esistenza, dall'intrattenimento all'informazione, dalla socializzazione
fino alla formazione, viene demandato in maniera sempre più esclusiva
al mondo di internet. Così anche l'e-learnig non è più una novità.
L'inizio di questa era è segnata dal passaggio dalla tecnologia
meccanica ed analogica a quella digitale, iniziato durante gli ultimi anni
50 e proseguita fino ad oggi. La rivoluzione digitale è veloce ed
inarrestabile ed è caratterizzata da tutta una serie di cambiamenti
4
sociali, politici ed economici frutto anche della digitalizzazione
dell'informazione (ecco perché l'era digitale è anche chiamata era
dell'informazione)
1
.
La recente pandemia ha amplificato l'accesso al mondo di
internet, rendendolo in alcuni momenti l'unico strumento per svolgere
attività fondamentali quali impegni burocratici e, sopratutto, lo studio.
Una vera e propria rivoluzione (necessaria) dell'apprendimento ha
accompagnato la diffusione del virus e le modalità di formazione a
distanza sono diventate una realtà consolidata, tanto da modificare la
nostra idea di scuola e persino il nostro funzionamento cognitivo. Il
nostro stile di apprendimento, così come l'insegnamento, ha
obbligatoriamente dovuto virare per una nuova rotta, rotta che sembra
essere non più una semplice deviazione dal percorso ma la via maestra
per giungere ad una formazione adatta all'era nella quale viviamo. Una
formazione più focalizzata su piccoli obiettivi, su carichi cognitivi minori,
su attività nuove come il gaming e piattaforme di condivisione
telematica come le classi virtuali. Una formazione a distanza, veloce
ma personalizzata e puntuale.
Ma le nuove tecnologie e le conseguenze del loro utilizzo più o
meno intensivo non stanno ponendo domande a ricercatori e
professionisti di vari settori solo dallo scoppio della pandemia. Fin da
subito il mondo di internet è stato oggetto di indagine ma è in questi
ultimi due decenni in modo particolare che ci si sta chiedendo come
effettivamente le nuove tecnologie stiano interagendo con il nostro
sistema nervoso. Prendendo ad esempio la stampa, il 7 giugno 2019 il
giornale La Repubblica titolava:“Più multitasking, meno attenzione:
1
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_digitale
5
ecco come internet modifica il cervello
2
” , o addirittura il 16 settembre
del 2014 un articolo di Focus scriveva “Come i social media ti cambiano
il cervello
3
”.
Ma allora come può internet modificare il sistema cognitivo, il
modo di apprendere e la capacità di essere attenti?
L'attenzione è l'attitudine di un soggetto di ricevere, filtrare e
organizzare gli stimoli provenienti dall'ambiente che lo circonda. E' una
capacità fondamentale poiché risulta essere alla base di abilità
cognitive più complesse quali il pensiero, l'apprendimento, il
comportamento
4
.
Ma sarebbe più corretto parlare di sistema attentivo poiché non
esiste un solo tipo di attenzione ma quattro. Esse sono: l'attenzione
selettiva, l'attenzione sostenuta, l'attenzione divisa e l'attenzione
alternata. Dunque cosa si intende quando si dice che internet aumenta
la nostra capacità di multitasking ma diminuisce la nostra attenzione?
Di quale attenzione si parla?
Un articolo del 28 marzo 2020 visionabile sul sito della
ROIedizioni
5
riporta una ricerca effettuata da Microsoft nel 2015 in
Canada su un campione di 2000 canadesi
6
. L'indagine ci mostra come
la soglia di attenzione stia vertiginosamente calando: nel 2000 era di 12
secondi per arrivare nel 2013 a soli otto secondi, un secondo in meno
della soglia di attenzione del pesce rosso (9 secondi). Lo studio
individua la causa nell'uso continuativo degli smartphone. L'articolo
riporta una frase del premio nobel Herbert Simon, che già una
quarantina di anni fa diceva: “l'abbondanza di informazioni genera una
2 MARTA MUSSO, “Più multitasking, meno attenzione: ecco come internet modifica il
cervello”, La Repubblica, 7 giugno 2019
3 ELISABETTA INTINI, “Come i social media ti cambiano il cervello”, Focus, 16
settembre 2014
4 Manuale di Psicologia generale, Edicusano, Roma, 2019 p.18
5 Redazione ROI Edizioni, 28 marzo 2020
6 Attention spans, consumer insight, Microsoft Canada, 2015
6
povertà di attenzione.
7
”
L'attenzione della quale si parla è l'attenzione sostenuta, cioè
quella che ci permette di mantenere la concentrazione su uno stimolo
per un lasso di tempo più o meno lungo. E per quanto riguarda il
multitasking? In no studio di un team di ricercatori della Western
Sydney University, della Harvard University, del Kings College,
dell'università di Oxford e dell'università di Manchester, pubblicato sulla
rivista World Psychiatry nel 2019 i ricercatori hanno evidenziato,
attraverso l'analisi di studi di psicologia e psichiatria e neuroimaging,
quanto internet sviluppi l'attenzione divisa, cioè quella che ci permette
di elaborare informazioni provenienti da più fonti contemporaneamente,
la capacità di multitasking della quale abbiamo parlato all'inizio
8
.
Questa capacità del cervello di adattarsi e lavorare nel mondo digitale
mi sembra quasi aver creato una nuova forma di attenzione che mi
verrebbe da chiamare “attenzione digitale”, che ha bisogno di continui
stimoli per essere attivata poiché non riesce ad essere mantenuta nel
tempo ma che ha la capacità di rimbalzare, per così dire, da uno
stimolo all'altro, da un supporto tecnologico all'altro in brevissimo tempo
ma per brevissimo tempo.
E come si ripercuote tutto questo discorso sull'apprendimento?
L'apprendimento, in generale, è una modifica comportamentale a
seguito di un'interazione con l'ambiente che ci permette di acquisire e
memorizzare informazioni per adattarci ad esso
9
.
Soffermandoci sull'apprendimento inteso come formazione
accademica, internet è diventato un ambiente ormai normalizzato ed
equiparato alle aule fisiche.
Parlando della DAD e delle sue conseguenze e tralasciando
7 HERBERT SIMON, 1971
8 Western Sydney University, della Harvard University, Kings College, Oxford
University e Manchester University, World Psychiatry rew. 2019
9 Manuale di Psicologia generale, Edicusano, p.106
7
l'impatto emotivo collegato alla mancanza di socializzazione e allo
stress per gli inconvenienti tecnici, possiamo fare riferimento ad
un'indagine condotta dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi per
conto del Miur la quale attesta che un buon numero di bambini e
ragazzi lamenta difficoltà di attenzione e concentrazione con
percentuali del 9% (3-5 anni), 16% (6-10 anni) e 15% (11-14 anni)
10
.
Questo probabilmente perché la presenza fisica dell'insegnante e
l'ambiente stesso dell'aula scolastica potrebbero essere elementi
fortemente utili a mantenere alta l'attenzione degli studenti ed evitare
distrazioni. Cosa che invece non accade sulle piattaforme digitali, dove
gli studenti sono costantemente esposti a distrazioni provenienti da più
fonti alle quali hanno facile accesso. Daniela Sarsini, ordinaria di
Pedagogia generale e sociale all'Università di Firenze nel suo scritto
“Alcune riflessioni sulla didattica a distanza” riporta una recente
ricerca, svolta in Australia nel 2020 che fa il punto su questa forma di
didattica definita criticamente “il più grande esperimento educativo della
storia” e ne sottolinea i risvolti negativi sia sul piano della salute che su
quello dell’apprendimento (minore attenzione, maggiore stanchezza,
più ansia e depressione)
11
. A fronte di questi disagi ci sono però
numerose evidenze sui vantaggi della formazione a distanza ed il
Ministero dell'Istruzione, affiancato da enti che si occupano di
formazione e di infanzia tra i quali Save the Children, sta avviando dei
progetti per preparare professori, genitori e studenti a ridisegnare il
mondo della formazione in ottica digitale per dotare le persone di quella
che Save The Children chiama “una cittadinanza digitale attiva e
responsabile
12
”. Il mio obiettivo finale è che il questionario possa fornire
10 Senato della Repubblica, Audizione del CNOP su impatto DDI su apprendimento e
benessere psicofisico, 2 febbraio 2021
11 DANIELA SARSINI, Alcune riflessioni sulla didattica a distanza, Studi sulla
Formazione: 23, 9-12, 2020-1 DOI: 10.13128/ssf-12826 | ISSN 2036-6981 (online)
12 SAVE THE CHILDREN, Cittadinanza digitale: Save the Children e Ministero
dell'Istruzione insieme per promuovere “Nuovi alfabeti per combattere le
8
un'idea di quali sono le domande essenziali riguardo allo studio online e
su quali di esse costruire un programma di lavoro più adatto alle nuove
esigenze di studenti e professori.
disuguaglianze” nell'ambito del progetto Safer Internet Centre- Generazioni
connesse, 30 novembre 2021
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