Capitolo 2
I Borgia
2.1 Il mondo al tempo dei Borgia.
Il Rinascimento italiano si affermò presso le principali corti italiane, come quelle
di Firenze, Milano, Urbino, Mantova, Ferrara e a Roma presso la corte papale. I signori,
i principi, i cardinali e i papi ospitavano i principali artisti, letterati e architetti del
tempo, che realizzavano grandi opere d’arte ed eleganti palazzi per celebrare il potere e
il prestigio politico dei loro committenti.
Durante il secolo del Quattrocento, senza tener conto di alcune particolarità quali
Ferrara e Firenze, possiamo asserire che i precipui interventi dei Signori all’interno
delle proprie città, si erano unicamente limitati alla dimensione tipicamente
architettonica.
Nella città di Roma, guidata dai papi, si era riuscita ad affermare una strategia
urbanistica che risultava essere abbastanza ampia: tutti i nuovi progetti di costruzione si
rifanno ad una sorta di progetto più generale per coniugare la celebrazione di quello che
è il potere papale e di simboli, ad esempio la visione di Roma come Civitas Dei
81
.
Quando i papi tornarono in patria da Avignone si trovarono davanti una città
inorganica e priva di patrimoni edilizi, dovettero perciò iniziare una seria politica di
interventi a livello urbanistico, come dimostrano le numerose opere di risanamento.
Il Medioevo era caratterizzato da una visione religiosa dell’esistenza, secondo la
quale non era importante la vita terrena ma il destino dell’anima dopo la morte. Il
Rinascimento, pur non rinunciando alla dimensione religiosa, capovolse questa
interpretazione.
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L’uomo iniziò a essere considerato come protagonista e artefice della Storia e il
mondo terreno acquistò maggiore importanza, in quanto era lo spazio nel quale egli
realizzava i suoi interventi e i suoi progetti; per questo motivo, anche la Storia e la
politica iniziarono a essere studiate in modo scientifico.
81
Roma papale nel Rinascimento. https://www.edatlas.it/it/contenuti-digitali
82
Alfano G., Gigante C. e Russo E. (2016). Il Rinascimento, Roma: Salerno editrice, pp.13-22.
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Uno dei maggiori studiosi della Storia e della politica fu il fiorentino Niccolò
Machiavelli
83
, autore della famosa opera intitolata Il Principe, composta nel 1513, in cui
definisce la politica “scienza del governare”: essa è autonoma e non segue nessun
principio né religioso né morale.
Egli afferma che, per governare bene, un principe deve conoscere anzitutto il
comportamento degli uomini, i loro interessi e i loro bisogni. Di conseguenza, l’arte
della politica deve accompagnarsi allo studio della Storia, che rivela le azioni degli
uomini attraverso i secoli e i motivi che le hanno determinate.
Grande storico fu anche un altro fiorentino, Francesco Guicciardini
84
, che portò
a termine, in tre anni di duro lavoro e di ricerche approfondite, un’opera di notevole
importanza, la Storia d’Italia, dedicata agli avvenimenti che vanno dalla scomparsa di
Lorenzo il Magnifico nel 1492 al 1534.
Ma al di fuori delle sfarzose corti signorili, nelle città e nelle campagne
dell’Italia e dell’Europa, l’epoca del Rinascimento mostrava un volto diverso: la
maggior parte della popolazione era costretta a vivere in condizioni di povertà o
addirittura ai limiti della sopravvivenza.
85
I più svantaggiati erano tutti coloro che non possedevano denaro (o ne avevano
poco): piccoli proprietari coltivatori di terre, contadini poveri, lavoratori salariati in
genere. Su tutti gravava il peso delle tasse; queste crescevano continuamente, perché
signori e principi avevano un disperato bisogno di denaro, necessario per sostenere le
spese militari e per mantenere le corti, che vivevano nel lusso.
Le difficoltà economiche, non indugiarono a colpire anche e soprattutto i
proprietari terrieri.
86
Questi, per ricavare il denaro necessario a pagare le tasse,
imponevano a loro volta nuovi tributi ai contadini. L’usura
87
divenne una vera piaga,
determinando una situazione che talvolta degenerò in rivolte contro i signori.
83
(Firenze, 3 maggio 1469 – Firenze, 21 giugno 1527), figlio di Bernardo e di Bartolomea de'
Nelli, è stato un poeta, commediografo, storico, analista e scrittore politico. Fu secondo cancelliere della
repubblica di Firenze dal 1498 al 1512. Cfr. Benner, E., (2017). Essere volpe. Vita di Niccolò
Machiavelli, Giunti Editore S.p.a. /Bompiani.
84
Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483 – Arcetri, 22 maggio 1540) è stato
uno scrittore, storico e politico italiano.
85
Garin E., (1980). Il Rinascimento italiano, Bologna: Cappelli, pp.27-31.
86
Ivi n.15, p.34-36
87
Prestito in denaro a un interesse elevato, che comporta, cioè, la restituzione di una cifra molto
superiore rispetto a quella ricevuta all’inizio.
30
Un tentativo per risolvere o almeno attenuare i problemi delle classi più
disagiate fu compiuto dalle istituzioni religiose.
Per arginare il problema dell’usura, i Francescani, alla fine del Quattrocento,
fondarono una sorta di banca, chiamata Monte di pietà: essa prestava denaro su pegno
(cioè dietro deposito di un bene, del quale si rientrava in possesso solo dopo la
restituzione del prestito) con interessi moderati.
I primi Monte di pietà
88
sorsero a Perugia (1462) e Orvieto (1463), ma ben
presto si diffusero in tutte le città italiane, soprattutto dopo che la Chiesa, nel 1515,
dichiarò legittimo l’interesse. Si moltiplicarono poi anche le iniziative di assistenza ai
poveri, con la creazione di ospizi (case di accoglienza) e di ospedali.
Oltre al rinnovamento artistico e culturale, l’età del Rinascimento fu
caratterizzata anche da un altro fenomeno di portata epocale: le esplorazioni e le
scoperte geografiche. La scoperta di nuovi continenti rivelò l’esistenza di un mondo
diverso da quello conosciuto fino a quel momento e condizionò in maniera decisiva la
storia dell’Europa nei secoli successivi.
89
Un ultimo tratto da sottolineare è quello che riguarda la fase ultima di decadenza
della Chiesa all’interno del Rinascimento. Fra il Quattrocento e il Cinquecento, la
Chiesa cattolica visse una fase di profonda crisi poiché i papi, i vescovi e anche molti
sacerdoti e religiosi (monaci e frati) sembravano aver dimenticato di vivere secondo lo
spirito del Vangelo e di doversi prendere cura della vita spirituale dei fedeli.
Papi, cardinali e vescovi del Rinascimento si comportavano quasi sempre in
modo del tutto simile a qualsiasi altro principe rinascimentale: favorivano parenti e
amici, praticavano il nepotismo
90
, acquistavano con il denaro cariche religiose, si
diffuse la simonìa
91
, usavano la ricchezza per corrompere e comprare alleanze politiche.
88
Il Monte dei Paschi di Siena, ad oggi la più antica banca del mondo nacque nel 1472 come
Monte di Pietà. Il Monte dei Paschi è costituzionalmente unico nell’intero panorama bancario
dell’Occidente, tipicità e unicità che si manifestò fin dalla sua origine, perché tra Trecento e Quattrocento
i Monti fiorirono un po’ ovunque nell’Italia comunale, per volere dei Francescani, col nobile intento di
combattere la piaga dell’usura che affliggeva le classi più umili. Cfr. Aurigi, M., (2014). Monte dei
Paschi di Siena. Un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia, Casaleggio Associati.
89
Hay D., (1978). Profilo storico del Rinascimento italiano, Roma: Laterza, pp.126-131.
90
Tendenza a favorire i propri familiari – in particolare i nipoti, da qui l’origine del termine –
nell’assegnazione di cariche politiche o ecclesiastiche.
91
Il termine si collega a un personaggio citato negli Atti degli Apostoli, Simon Mago, il quale
aveva chiesto agli apostoli di poter acquistare il potere di donare lo Spirito Santo. In generale il termine
simonia si riferisce a tutto ciò che implica compravendita di qualcosa di sacro, dagli oggetti fino alle
cariche ecclesiastiche.
31
Per sostenere le ingenti spese della corte papale, la Chiesa aveva bisogno di
grandi somme di denaro e per raccoglierlo, fu resa obbligatoria quella che, da tempi
antichi, era una tradizione seguita in modo spontaneo: il versamento della “decima”. Si
trattava di un tributo equivalente alla decima parte dei prodotti della terra,
dell’allevamento e della pesca, che veniva offerto da ogni famiglia. Anticamente il
ricavato delle decime era destinato in parte alla parrocchia nella quale il denaro veniva
raccolto, in parte ai poveri e infine al clero, che lo usava per il proprio mantenimento.
Ora, invece, una parte delle decime iniziò a essere distribuita anche ai vescovi, che
provvedevano a mandarla direttamente a Roma. Inoltre, chi diventava vescovo, abate o
cardinale doveva versare cospicue somme di denaro nelle casse del papa, come una
sorta di tassa per la promozione ricevuta
92
.
Infine, Roma fu per gli artisti del Rinascimento la principale meta per riscoprire
le vere e proprie arti: gli artisti “misuravano le sculture”, e una volta rientrati nella
propria città, cercavano di riproporre le sculture che vedevano, per mostrare a chi non
poteva permettersi il viaggio nella città, quelli che sono i suoi principali elementi.
L’architettura diviene quindi una forte armonia ricca di proporzioni, di
simmetrie e cerca di riflettere nello specifico la dimensione armonica e sinergica che si
instaura nell’uomo all’interno del rapporto costante con Dio e con la natura, quello che
viene considerato non più un rapporto ricco di timore come nel Medioevo
93
.
A partire dai primi anni del Cinquecento, Roma diventerà il vero e proprio
centro culturale di tutta la penisola e riuscirà ad acquisire un linguaggio artistico
particolarmente maturo grazie ad artisti del calibro di Michelangelo e Raffaello, i quali
avviano il manierismo, basato sulla precipua ricerca di un vero e proprio canone
perfetto, così da riuscire a creare un modello ideale da riproporre e riprodurre.
Il pontificato borgiano porta ad una situazione nuova nella politica culturale
della Chiesa. Fino al tempo di Alessandro VI il papato aveva tenuto un comportamento
piuttosto restrittivo nel settore delle arti, perché sia l’attività urbanistica che
architettonica, sia quella rivolta alla pittura, alla scrittura e alle arti decorative, erano
state indirizzate in senso scarsamente organico.
92
https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008982/2015-01-25/
93
Nel periodo medievale, il timore del rapporto tra Dio e natura con l’Uomo, veniva tradotto in
una sorta di altezza in architettura rappresentata ad esempio dalle chiese gotiche, le quali riuscivano a far
sentire “piccolo” il fedele dinnanzi all’immensità dell’Onnipotente. Gout, M., (2001) Il simbolismo nelle
cattedrali medievali, Edizioni Arkeios, trad. di Andrea Tranquilli.
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Dal tempo del ritorno a Roma di Martino V Colonna, dopo l’esilio Avignonese,
erano state riaperte e rettificate numerose strade, era stata parzialmente attuata una
bonifica del territorio, erano stati eretti insigni edifici e, con Pietro Barbo fatto poi papa
come Paolo II, si era consolidato una sorta di collezionismo e raccolta delle antichità
tale da poter essere messa in relazione con le imprese padovane dell’ambiente dello
Squarcione e con le scoperte figurative del Mantegna.
94
Ma l’arte romana usciva lentamente dall’idea della preminente fornitura di altari
e monumenti funerari di cui ancora oggi vi sono tracce.
Ancora nell’ottavo e nel nono decennio del XV secolo, il papato non si
configurava come una vera e propria corte, paragonabile a quella estense a Ferrara o
gonzaghesca a Mantova e, conseguentemente, non era attrezzato ad incoraggiare
imprese artistiche di ampio respiro e variegato impegno.
95
2.2 Le origini della famiglia.
Borja è un nome che appare in modo
particolarmente diffuso già nella prima metà del XIII
secolo nel territorio di Valencia in Spagna, e come quello
di molti altri conquistatori dell’epoca corrispondeva al
toponimo del luogo di nascita o almeno di provenienza
della maggior parte delle famiglie che lo possedevano.
C'erano due principali rami: uno era composto da cavalieri che portavano il
nome Gil de Borja, mentre gli altri — gli antenati dei papi Borja — erano tintori di
mestiere ed erano conosciuti semplicemente come Borja. Nel 1419 si unirono i due rami
mediante un matrimonio e la somiglianza dei cognomi conferiva una certa aria di
nobiltà alle origini della famiglia
96
.
In campo giallo e verde, con bordatura rossa o oro con fiammelle d'oro o verdi,
vi è un toro colore rosso: «l'animale, simbolo delle loro origini pastorali, era l'immagine
della temibile arditezza del loro clan guerriero»
97
94
Strinati C., (2002). Nell’Italia dei Borgia tra Quattrocento e Cinquecento, Milano, p.25.
95
Ivi p.31.
96
Martínez L.P., Castillo J., Saíz J. (1998). “Els orígens de la família Borja” in L’Europa
renaixentista. Simposi Internacional sobre els Borja. Gandia , pp. 39-61.
97
Cloulas I., (1989). I Borgia, traduzione di Anna Rosa Gumina, Roma, Salerno Editrice.
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Non è noto a che punto della loro storia i Borgia abbiano assunto questo animale
quale simbolo: il poeta Ercole Strozzi in una composizione dedicata alla famiglia faceva
derivare il nome Borgia dalla contrazione di bos e orgia, in quanto i loro antenati
avrebbero celebrato l'uccisione di un bove con orge rituali
98
. Inutile poi chiedersi se si
trattasse di un bue o di un toro: questi due animali non possono esser differenziati che
grazie a dettagli assai sottili, peraltro inventati dall'araldica seicentesca
99
.
A Roma era invalso l'uso di legare la gens a un emblema ereditario, con
significati simbolici o mitologici. Gli eserciti di epoca imperiale recavano insegne e
scudi comuni, anche se una legione poteva esser contrassegnata da una o più insegne, e
gli stessi emblemi potevano appartenere a diverse legioni. Il toro vi appariva con grande
frequenza. Il toro ha nella cultura medievale un'immagine e una simbolica controverse,
dovute ai miti che lo avevano visto protagonista nelle civiltà precristiane mediterranee.
Il mondo cristiano si trovava di fronte alla ricca tradizione pagana greco-
ellenica e romana, nella quale coglieva la centralità del toro quale animale sacrificale,
ma al contempo portava con sé la tradizione scritturale, nella quale il toro è pure un
animale controverso.
Nel momento in cui i Borgia presero il toro come emblema araldico, scelsero
magari in modo parzialmente inconscio un simbolo dotato di una forte valenza. Non è
possibile sapere quando e perché lo scelsero. Ma non è forse inutile notare che la loro
provenienza iberica li rendeva particolarmente permeabili alla ricca simbolica taurina
100
.
Nel corso del suo pontificato Alessandro VI promosse diversi cicli di
decorazioni che sembrano voler celebrare l'emblema taurino della sua famiglia: il primo
e più noto negli Appartamenti Borgia in Vaticano, il secondo nella chiesa di Santa
Maria Maggiore, il terzo a Civita Castellana. Il ciclo degli Appartamenti fu realizzato
dal Pinturicchio negli anni appena successivi all' elezione di Alessandro.
Insieme alla famiglia dei d’Aragona, quella dei Borgia è l’altra stirpe
responsabile dell’attecchire della cultura ispanica, specie quella di marca valenzana, in
98
Strozzi P. (1545). Pater et filius, Basilea, f. 36r.
99
Pastoureau, M. Le bestiaire héraldique cit., p. 147.
100
Roma di fronte all'Europa al tempo di Alessandro VI. Atti del convegno (Città del Vaticano-
Roma, 1-4 dicembre 1999) a cura di M. Chiabò - S. Maddalo -M. Miglio - A.M. Oliva. Pubblicazione
degli Archivi di Stato – Saggi 68, pp. 759-763.
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