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industrializzati, lasciava prevedere un aumento degli investimenti pubblicitari
da parte dei produttori dei beni di largo consumo, intenzionati a contrastare il
crescente potere contrattuale dei canali distributivi.
Lo sviluppo di Publitalia’80 fu guidato dall’idea di mettersi da parte degli
inserzionisti alla ricerca di strumenti per aumentare le vendite. Per sua natura
questo approccio portava a considerare come naturali interlocutori della
concessionaria i responsabili marketing dei produttori e, in molti casi, gli
stessi capiazienda. Il rapporto diretto con gli utenti garantiva un’eccezionale
velocità d’azione.
Agli inserzionisti si offriva la possibilità di programmare con grosso anticipo
gli investimenti pubblicitari, scegliendo con attenzione il numero degli spot,
l’orario e i target da raggiungere. Si otteneva così un duplice risultato: far
approdare alla pubblicità molte aziende che, non avendo mai considerato
l’ipotesi di avvalersi del mezzo televisivo, non avevano rapporti con le
agenzie, e concentrare sulla televisione i budget pubblicitari che in
precedenza le agenzie, anche per mantenere il controllo dei clienti, erano
solite distribuire tra i vari media.
Dalla analisi di questi aspetti, si percepisce subito che l’innovazione nella
logica di gestione della concessionaria è stata quella di aver garantito “pari
condizioni” a tutti i soggetti imprenditoriali.
In modo particolare ci si riferisce alle piccole realtà imprenditoriali che
garantivano enormi potenzialità di crescita per le quali la pianificazione di
una campagna pubblicitaria aveva carattere di accessorietà in seno alle
3
proprie strategie di crescita. In aggiunta, mancava dal lato dell’offerta una
sostanziale disponibilità di spazi e di formule commerciali aderenti alle
esigenze di ciascun potenziale cliente.
Ed è in questa ottica che va inquadrato il lavoro svolto dai nuovi manager
della pubblicità, i quali hanno inaugurato una nuova stagione riguardo al
modo di interpretare le esigenze della comunicazione commerciale a
vantaggio di tutti i clienti, esaltandone la funzione anticiclica e instaurando
con loro la consapevolezza che l’advertising deve essere considerato un costo
fisso, perchè riducendo gli investimenti in pubblicità, si perdono quote di
mercato, che poi costa moltissimo recuperare soprattutto da parte di quegli
utenti che hanno necessità di comunicare prodotti e immagine.
Quanto fin qui descritto trova un riscontro nello sviluppo che il mercato
pubblicitario ha avuto in Italia a partire dagli anni’80; l’offerta di spazi
pubblicitari accoglieva una domanda sempre più diffusa che non aveva
trovato fino ad allora possibilità di sviluppo.
Ed è sulla base di queste considerazioni che si fonda il nucleo centrale di
questo lavoro, costituito appunto dalla ampia descrizione dei due
fondamentali “asset” del sistema della comunicazione: il mercato della
televisione e il mercato della pubblicità. Come vedremo nel corso del lavoro,
i due mercati sono legati a filo doppio.
La presenza del soggetto privato nel settore televisivo è essenzialmente
determinata dalle opportunità di profitti connessi all’esistenza dei due
mercati.
4
Il mercato pubblicitario è costituito dagli investimenti che le imprese
effettuano nella comunicazione esterna al fine di promuovere i propri
prodotti/servizi: la comunicazione commerciale.
La comunicazione d’impresa di tipo pubblicitario è caratterizzata
dall’acquisto di spazi messi a disposizione dalle concessionarie di pubblicità.
Nel mercato televisivo i programmi costituiscono i fattori di produzione, il
palinsesto rappresenta il prodotto e gli spettatori corrispondono ai
consumatori.
Nel mercato pubblicitario il palinsesto costituisce il fattore di produzione, gli
spettatori il prodotto e gli investimenti pubblicitari i clienti.
Il modello dell’impresa commerciale rispetto al segmento televisivo e al mercato
pubblicitario.
Fattore di
produzione
Prodotto Consumatore/
cliente
Segmento
televisivo
Programmi Palinsesto Spettatori
Mercato
pubblicitario
Palinsesto Spettatori Inserzionisti
La struttura del mercato pubblicitario è costituita da 4 soggetti:
1. I mezzi pubblicitari;
2. Le concessionarie di pubblicità;
3. Le agenzie di pubblicità;
4. Gli utenti.
Da ciò si desume il modo in cui il mercato pubblicitario condizioni la logica e
l’attività dell’impresa a livello del mercato televisivo.
Innanzitutto, la produzione e la composizione del palinsesto sono rivolte ad
attrarre il maggior numero di spettatori e quindi si concentrano su quei
5
programmi che hanno una più elevata potenzialità d’ascolto e su una
collocazione che permetta di sfruttarla al massimo.
All’interno di questo contesto va ad inserirsi l’importante ruolo svolto da tutti
gli operatori che devono confezionare ed impaginare la comunicazione
pubblicitaria: il fenomeno delle concessionarie di pubblicità.
Qui il bene domandato/offerto sono gli spazi pubblicitari e l’obiettivo delle
concessionarie è quello di massimizzare gli introiti pubblicitari. In questo
caso il rapporto tra domanda e offerta è regolato dal prezzo degli spazi:
l’aumento o il decremento del consumo di un determinato mezzo ha come
effetto la variazione verso l’alto o verso il basso del prezzo che l’inserzionista
pubblicitario deve pagare.
Questi meccanismi ad incastro determinano un marketing molto articolato
all’interno di una concessionaria: esso infatti si compone di varie fasi ed
analisi dirette alla creazione della politica commerciale.
Le fasi dirette alla costruzione della politica commerciale di una concessionaria di
pubblicità.
Il percorso parte dal palinsesto editoriale sul quale verrà formulata l’offerta
commerciale. Studiando l’andamento dell’ascolto delle reti si crea il
palinsesto pubblicitario e si formano così le fasce pubblicitarie. L’ascolto che
si venderà al mercato però non è stato ancora realizzato e quindi l’offerta
Palinsesto
televisivo
Palinsesto
pubblicitario
Stime Listino Politica
comm.le
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commerciale si formerà sulle stime, che sono previsioni di vendita in base ai
trend storici ed analisi specifiche degli ascolti che si raggiungeranno con quel
determinato palinsesto. In sostanza la materia prima per una concessionaria è
rappresentata dai contatti realizzati nei break pubblicitari: essi rappresentano
la merce vendibile sul mercato pubblicitario.
La lavorazione delle audience e il nuovo approccio al cliente è stato
all’origine di un gran numero di soluzioni innovative nelle variabili del
marketing mix concepite e introdotte dalle concessionarie, concretando un
marketing che per molti aspetti differisce da quello delle aziende che operano
nel largo consumo, infatti:
MARKETING LARGO CONSUMO MARKETING DI UNA
CONCESSIONARIA
PRODOTTO
Prodotto: oggetto o servizio Prodotto: ascoltatori, telespettatori esposti
al messaggio pubblicitario
COMUNICAZIONE
Alta sensibilità dei consumatori alla
comunicazione emozionale
Comunicazione non di massa e solo
relativamente emozionale
CANALE DISTRIBUTIVO
Molteplici canali distributivi non di
proprietà e di difficile gestione
Proprietà ed unicità del canale distributivo
PREZZO
Prezzo unico per tutti i consumatori anche
con diversi livelli di consumo
Alta escursione del prezzo in base al livello
di investimento
In sostanza il marketing di una concessionaria si propone al cliente finale
come consulente, che, essendo in grado di discutere anche le caratteristiche
del prodotto e dei segmenti di clientela, può suggerire campagne pubblicitarie
mirate. L’utente è assistito non solo nella pianificazione, ma anche nello
svolgimento della campagna; i risultati di vendita sono via via verificati,
modificando ma anche potenziando la programmazione dei messaggi. Il
7
palinsesto della televisione cerca di tener conto le esigenze commerciali,
essendo progettato anche in funzione dei target desiderati dagli inserzionisti.
Infine, ho ritenuto necessario tratteggiare nei suoi elementi essenziali
l’evoluzione del quadro legislativo in tema di comunicazione di massa, che
risulta essere uno dei settori più regolamentati. Le principali norme della
legge possono essere così sintetizzate:
• Affollamento pubblicitario: sulle reti pubbliche i messaggi pubblicitari
non possono occupare più del 12% di ogni ora di programmazione e non
più del 4% dell’orario settimanale; per le televisioni private nazionali le
percentuali ammontano al 18% e al 15%.
• Sponsorizzazioni: i programmi sponsorizzati sono considerati messaggi
pubblicitari per un tempo uguale almeno al 2% della loro durata:
• Concessionarie di pubblicità: a ogni concessionaria è consentito di
raccogliere pubblicità per un massimo di tre reti televisive.
Le novità introdotte dalla legge fecero sì che le politiche di gestione delle reti
televisive commerciali mutassero sensibilmente, e con esse la definizione e i
listini degli spazi pubblicitari: nei palinsesti assunse un’importanza centrale
l’uso della diretta; furono introdotti i telegiornali, nei quali - in coerenza con
la logica delle televisioni commerciali – era posta una maggiore attenzione
agli aspetti di cronaca rispetto ai telegiornali delle reti pubbliche;
aumentarono gli avvenimenti sportivi trasmessi in diretta; si inserirono i
giochi abbinati alle sponsorizzazioni che prevedevano l’intervento via
telefono degli ascoltatori.
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La divisione marketing di Publitalia’80 è composta da cinque reparti:
• Marketing di prodotto
• Marketing operativo
• Marketing legale
• Marketing istituzionale-legale
• Analisi e ricerche
Durante lo stage ho lavorato nel reparto marketing di prodotto.
Il reparto è diviso per reti (Canale5, Italia1 e Retequattro) ed io in particolare
sono stato inserito nelle aree che si occupano di seguire Canale5 e
Retequattro.
Ho avuto la fortuna di aver collaborato ad ogni passaggio della formazione
della politica commerciale.
Credo che vivere lo stage ad ampio raggio come è successo a me ed assistere
a tutte le attività del reparto, sia stata una fortuna perchè mi ha permesso di
comprendere un marketing diverso da quello studiato durante il corso
universitario (incentrato sui problemi relativi al largo consumo, sul conto
economico di prodotto e sulle leve fondamentali del marketing mix) e di
conoscere parte della realtà della televisione commerciale.
È stato per me inoltre molto stimolante confrontarmi con logiche e
problematiche ben diverse da quelle affrontate in sede universitaria, anche se
all’inizio non è stato facile rapportarmi immediatamente con termini e
concetti differenti da quelli appresi dal marketing operativo. Infatti audience,
share, contatti netti, penetrazioni ed andamenti di ascolto hanno dovuto
9
rapidamente prendere il posto di quote numeriche e ponderate, category
management, margine di contribuzione e break even point.
Grazie a questa esperienza, e alla disponibilità del Prof. Marco Frey,
attraverso il presente lavoro ho potuto sintetizzare le tappe di un cammino di
crescita connesse al business televisivo e pubblicitario, che nel nostro paese
ha coinciso con la nascita e l’affermazione della televisione commerciale.
Inoltre, la trattazione di questa “business-history” ha consentito di far
emergere l’originalità e la capacità d’innovazione di Publitalia’80, nonchè i
tratti essenziali dell’evoluzione del mercato in cui l’impresa stessa ha via via
fatto ingresso.
Insomma un’esperienza professionale lungo un cammino, a volte faticoso,
ma di indubbia soddisfazione per chi lo intraprende, che ha integrato
apprendimento teorico ed esperienza pratica.
La mia speranza ora resta quella che l’intera trattazione dell’argomento risulti
piacevole ed interessante quanto lo è stato, e sarà in futuro, per me occuparmi
di questo studio.
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Capitolo primo
Il mercato della televisione
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1. Lo sviluppo della televisione pubblica e privata in Italia.
Lo sviluppo della televisione fu bloccato, prima della seconda guerra
mondiale, dalle tensioni internazionali che degenerarono nel conflitto; questo
portò al mutare di quelle condizioni sociali che potevano condurre ad una
migliore qualità della vita e quindi ad accettare il mezzo televisivo. La
situazione cambiò subito dopo la guerra: tra il 1945 e il 1955 la televisione si
diffuse in condizioni di crescente prosperità economica, di cui non aveva
goduto la radio negli anni ‘30. In molti paesi, fra cui l’Italia, la Tv arrivò
anche nelle famiglie in cui la radio non era mai arrivata; ufficialmente, nel
nostro paese, la televisione iniziò nel 1954. Già nel 1968 ogni famiglia
americana aveva almeno un televisore. Rapidamente la Tv si espanse in tutti i
paesi del mondo, e prima del 1965 in gran parte d’Europa si disponeva anche
di un secondo canale.
Il colore si affermò in America negli anni ‘50 e più tardi in Europa: la guerra
commerciale tra il sistema francese SECAM e quello tedesco Pal si concluse
a favore di quest’ultimo. L’Italia arrivò in ritardo alla Tv a colori, nel 1977
1
.
Quando la televisione incominciò ad affacciarsi, sottrasse alla radio sia i suoi
personaggi di spettacolo, sia la serata familiare. A partire dal 1975, i
giapponesi conquistarono il mercato statunitense con apparecchi di buona
qualità e a prezzi contenuti.
1
Morcellini M., Sorice M., 1999
12
A partire dal 1950 i cavi coassiali (fili rivestiti in plastica e protetti da una
schermatura metallica per impedire interferenze o perdite di segnale) e altre
tecnologie introdussero ulteriori sviluppi del mezzo televisivo.
Altro sviluppo ebbe la televisione via cavo in America: già alla fine degli
anni ’40, le reti via cavo distribuivano il segnale televisivo in "zone d’ombra"
dove la televisione via etere non arrivava a causa di ostacoli naturali
(montagne ecc.); venivano captati i segnali con un’antenna in cima
all’ostacolo, e distribuiti poi via cavo. Un singolo canale televisivo può
essere trasmesso attraverso il comune filo usato per il telefono detto
"doppino"; affinché i telespettatori possano scegliere tra diversi canali,
devono essere serviti da diversi " doppini", oppure devono essere messi nelle
condizioni di poter utilizzare una centralina da comandare a distanza per
selezionare il programma che vogliono sia inviato sui loro fili; lo stesso
scopo può essere raggiunto quando il canale di trasmissione ha "una
larghezza di banda"
2
maggiore di quella dei fili: è il caso dei cavi coassiali
3
.
La superiorità della televisione via cavo non è data dal fatto di essere più
economica della televisione via etere, ma dal miglior rapporto costo/qualità.
E’ il modo più economico per ottenere una immagine più chiara o per offrire
molti più canali a ciascun abbonato.
2
Con "larghezza di banda" si intende la banda della frequenza ovvero il "bit" per secondo,
assegnato ad un canale di trasmissione.
3
Mansell R., 1996
13
Il problema di mercato è se il pubblico sia disposto a pagare per avere questo
servizio migliore. In alcuni luoghi la risposta è affermativa: come in Belgio e
in Canada.
In seguito è stata offerta una nuova attrattiva: la "pay-Tv" con i suoi
programmi a pagamento di sport e film. Più di 35 emittenti trasmettono oggi i
loro programmi ai sistemi via cavo americani attraverso il satellite (satelliti di
distribuzione+cavo).
Di recente sono nati nuovi sistemi via cavo con più di 100 canali, così da
adattarsi alla varietà crescente della programmazione. Il cavo è diventato un
sistema perfettamente adeguato alla distribuzione delle trasmissioni.
Dunque fino a quando lo sviluppo dei ripetitori e dei cavi coassiali non si è
dimostrato sufficientemente economico e buono da mantenere la qualità del
segnale lungo il cavo, la distribuzione del video attraverso un mezzo chiuso
non è stata una opzione economicamente attraente; adesso invece che lo è, ha
avuto inizio lo spostamento di alcuni tipi di trasmissione dall’etere al mezzo
chiuso.
Alla fine degli anni ’70 compaiono nuove tecnologie che ampliano le
funzioni del televisore: - il Televideo (o Teletext), che permette di trasmettere
assieme al segnale televisivo testi scritti (dati ed informazioni) sotto forma di
una pagina elettronica sovrapposta al programma che sta andando in onda o
escludendolo; è un servizio unidirezionale, in quanto l’utente può sfogliare e
leggere le pagine ma non interrogare il servizio; il suo limite è la lentezza
nello sfogliare le pagine; - il videoregistratore (VCR, Videocassette
14
Recorder) che permette di registrare dal televisore uno spettacolo che si vuole
conservare o guardare più tardi, di vedere il contenuto di una cassetta
acquistata o noleggiata in precedenza, di rivedere più volte una determinata
scena.
Un enorme salto in avanti è stato fatto con l’avvento dei satelliti che guidano
il passaggio dalla Tv terrestre (analogica) a quella digitale, di cui si prevede
un vero e proprio boom da qui al 2002 (negli Stati Uniti la televisione digitale
via satellite ha riscosso un enorme successo, i canali sono sorti nel 1994).
Attualmente nel cielo convivono satelliti basati su sistemi trasmissivi
analogici, lanciati in gran numero tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli
anni ’90, e satelliti digitali lanciati negli ultimi anni. I nuovi satelliti digitali
sono della serie Astra
4
e della Eutelsat
5
; di quest’ultima sono 4 i satelliti che
interessano l’Italia, denominati Hot Bird e che occupano tutti la stessa
posizione orbitale. Da questi trasmette tutta la televisione italiana, sia quella
tradizionale - Rai, Mediaset, Telemontecarlo - sia Telepiù D+ , Raisat,
Stream.
La televisione digitale tramite satellite richiede una piattaforma che è il
complesso dei sistemi di distribuzione, di programmazione, di fatturazione,
che si avvalgono di uno standard comune. E’ fondamentale la natura aperta o
chiusa del decoder. Quelli chiusi, con accesso proprietario, sono amministrati
dall’azienda che gestisce la piattaforma; è lei che sceglie la modalità con cui
4
Controllati dalla Société Européenne des satellites - Ses - gruppo privato con sede nel
Granducato di Lussemburgo, che ne ha 7.
15
il pubblico accede ai canali digitali e alla loro posizione sul telecomando;
mentre un decoder aperto è compatibile con tutti i canali e può essere
prodotto da fabbricanti diversi. Le grandi aziende di Tv digitale puntano sul
decoder chiuso o proprietario, mentre le Tv pubbliche e le case produttrici di
hardware vorrebbero una regolamentazione di quello aperto. In Italia c’è un
sistema aperto.
Attraverso una antenna parabolica, che serve per captare i segnali provenienti
dal satellite, e un ricevitore che trasforma questi segnali in impulsi analogici
inviandoli al televisore, lo spettatore può accedere solo ai canali gratuiti come
per esempio quelli della Rai. Per ricevere le proposte delle televisioni digitali
a pagamento (sport, film in prima visione, documentari ecc.) c’è bisogno di
un apposito apparecchio, il decoder, dove viene inserita una smart card
contenente un microprocessore; il decoder consente di de-criptare i segnali
trasmessi in forma codificata dalle emittenti a pagamento e viene, di solito,
attivato attraverso apposite carte magnetiche chiamate smart-card fornite al
momento della stipula del contratto di abbonamento. L’utente può ricevere,
in Italia (anche nelle zone non servite bene dalla televisione analogica),
qualsiasi canale cambiando solo la smart card che consente quindi l’accesso a
questi canali
6
.
Il top della qualità delle immagini si otterrà con uno schermo televisivo, a
16/9, cioè formato cinema.
5
E' un consorzio pubblico che raggruppa 17 amministrazioni postali nell'attività di gestione di
satelliti per telecomunicazioni e televisioni, con 11 satelliti.
6
Demattè., Perretti F., 1997