VI
maternità). Ma tutti questi fattori spiegano solo una parte delle differenze
retributive; il resto è attribuibile alla volontà del datore di lavoro di pagare
le donne meno degli uomini, perché donne in quanto tali.
Il presente lavoro considera tutti gli aspetti sin qui trattati, in modo
non certamente esaustivo data l’ampiezza del tema, ma, spero,
sufficientemente approfondito. A tale proposito ho pensato di suddividere la
mia tesi in sei capitoli per poter affrontare un’analisi del problema prima in
maniera teorica e successivamente, con l’ausilio di alcuni casi empirici.
Nel primo capitolo ho ripercorso brevemente l’evoluzione del ruolo
femminile nel mercato del lavoro e nella società, in genere.
Nel secondo capitolo affronto il tema riguardante la
discriminazione salariale. Per procedere a tale studio, innanzi tutto, metto in
evidenza la differenza tra i termini segregazione e discriminazione e, in
seguito, mi appoggio ad alcune teorie formulate nella letteratura economica
per spiegare la discriminazione stessa. Si tratta di contributi che
provengono, per la maggior parte, dai paesi anglosassoni, anche se
dedicherò un rapido excursus al dibattito creatosi, successivamente, in
Italia.
Nel terzo capitolo analizzo alcuni dati riguardanti la
discriminazione salariale in due paesi che ritengo significativi: il Regno
Unito, in quanto la teoria economica riguardante tale tema è soprattutto di
origine anglosassone, e l’Italia, che ci riguarda direttamente.
VII
Nel quarto capitolo riprendo l’analisi teorica della segregazione
occupazionale, rilevandone le cause e analizzando le eventuali soluzioni. In
tale capitolo descrivo come le donne abbiano cercato di sfondare il tetto di
cristallo per poter accedere a professioni prima tipicamente maschili.
Quindi analizzo quali siano stati i settori lavorativi che hanno permesso un
aumento dell’occupazione femminile, e come la disoccupazione femminile
dipenda anche da fattori geografici, titoli di studio, status sociale ed età.
Nel quinto capitolo affronto il medesimo problema del quarto, e
cioè la segregazione occupazionale, in modo non più teorico ma con dati
empirici. Quindi, scelgo alcune professioni, ritenute “maschili”, e verifico
l’evoluzione del ruolo femminile nelle stesse. Ritengo significativo
analizzare le professioni riguardanti la magistratura, la medicina e la
carriera accademica.
Nell’appendice riporto sinteticamente le leggi e i decreti legislativi
italiani che hanno affrontato questi due problemi cercandone una soluzione.
1. BREVE EXCURSUS STORICO.
Le donne cambiano e nel loro cambiamento, trasformano la società
e i rapporti tra i sessi.
Se potessimo riprodurre in una unica immagine fotografica la
donna degli anni a ridosso dell'unificazione nazionale, dovremmo
rappresentarla come una singola, grande icona della idealizzazione tardo-
romantica: grande patriota, grande regina, grande attrice.
Capitolo 1. Breve excursus storico.
2
La presenza delle donne nel processo rinascimentale, se pur limitata
quantitativamente, si esprime in modi e forme diverse: dall'attività
cospirativa vera e propria, dall'assistenza ai combattenti e agli esuli, sino
alla partecipazione ai moti di piazza. Il modello femminile, che appare
dominante nell'Italia appena unificata, fu però quello della "madre patriota",
imposto anche grazie al contributo di quelle donne che s’impegnarono nella
"biografie degli eroi".
Si crea l’immagine di una donna nuova: l'elemento che caratterizzò
nettamente questi anni fu la creazione di una vasta rete di associazioni, sia
laiche sia d’ispirazione cattolica, operanti su scala nazionale, e il proliferare
di un gran numero di riviste prodotte e scritte da donne.
Le donne sanno muoversi nella società in modo molto più libero
rispetto ai modelli o ai ruoli loro consentiti: giovani che vivono da sole e
lavorano come maestre o telegrafiste, operaie "ribelli" che partecipano agli
scioperi e s’iscrivono alle leghe e sindacati, intellettuali che trovano nella
scrittura una professione, filantrope che nell'attività di assistenza ai più
deboli o all'infanzia, scoprono un modo per scardinare l'interdetto ad
impegnarsi nella sfera pubblica; religiose per le quali l'ingresso in una
congregazione vuol dire anche svincolarsi dall'autorità paterna o maritale e
trovare, specie se nubili, una possibilità di impegno che non sia la famiglia.
Capitolo 1. Breve excursus storico.
3
La prima guerra mondiale fa precipitare l'intera società in un
gigantesco crogiolo che rimescola elementi già presenti nel vecchio mondo,
ma li fa uscire profondamente trasformati. Tra il 1915 e il 1918 le donne
sono sempre più rappresentate nei loro compiti di assistenza e di sostegno ai
soldati feriti: una figura di grande impatto è la crocerossina. A partire dal
1916 alcune donne iniziano a svolgere attività che, fino a prima della
guerra, erano tipicamente maschili.
Molte sono le voci che si levano quando la guerra finisce, perché le
donne riprendano il loro posto naturale all'interno della famiglia, e
soprattutto perché lascino liberi, per i reduci, i posti di lavoro occupati
Capitolo 1. Breve excursus storico.
4
durante l'emergenza bellica: la pretesa di continuare a lavorare viene bollata
come un atto di egoismo femminile.
Il dopoguerra sembra portare con sé la conquista di una piena
cittadinanza politica: non c'è forza politica che almeno a parole, non
dichiari maturi i tempi per la concessione per il diritto al voto, con cui
l'Inghilterra e la Germania, premiano l'impegno femminile negli anni di
guerra.
In Italia nel 1919 la Camera dei deputati decide di estendere alle
donne di tutte le classi sociali, anche se solo in via di principio, il diritto di
elettorato attivo e passivo.
Durante la seconda guerra mondiale la propaganda riprende molti
degli stereotipi già proposti dalla prima, quindi s’incontrano nuovamente
immagini di donne che incarnano i valori della casa e della nazione, per i
quali si stava combattendo. Le donne sono dappertutto, lavorano e si
arrabattano nel cercare di rimediare qualche cosa. Nascondendo, vestendo e
Capitolo 1. Breve excursus storico.
5
sfamando decine di migliaia di militari sbandati, le donne italiane danno
vita a quella che è stata definita "la più grande opera di salvataggio della
nostra storia"
La legge n. 23 del 1 febbraio 1945, denominata estensione del voto
alle donne, pone fine ad un'esclusione di durata e rende alle italiane la piena
cittadinanza politica. A dispetto di quanti avevano previsto una scarsa
affluenza delle donne alle urne, le italiane vanno a votare in tante, facendo
registrare alte percentuali sia alle amministrative della primavera del 1946,
che alle elezioni della Costituente del 2 giungo; 21 saranno le elette.
In occasione delle elezioni, la rivista "La donna" bandisce un
concorso per pronostici elettorali, 1948.
Lo slogan che sintetizza lo spirito degli anni Settanta è "vogliamo il
pane e le rose" uno slogan, ma sopratutto un modo di guardare la politica: il
pane, e quindi il protagonismo di tante donne, giovani e meno giovani nelle
lotte dell'"autunno caldo" ma soprattutto le "rose", cioè una qualità diversa
della vita che investa tutti gli aspetti dell'esistenza.
L'alleanza tra giovani donne e giovani uomini contro l'autoritarismo
del mondo dei padri, soprattutto nella scuola e nella famiglia, che è alla
base del 1968, e che vede tante ragazze al fianco dei loro compagni,
s’incrina di fronte alla contraddizione di genere.
Capitolo 1. Breve excursus storico.
6
Nella seconda metà degli anni Settanta il femminismo diventa un
fenomeno sociale e politico che ha un'influenza che va al di là delle donne
più direttamente impegnate nel movimento.
Difficile racchiudere l'esperienza del femminismo in una
definizione: non fu né sola politica, né sola rivendicazione. In realtà si trattò
di un’esperienza, una trasformazione delle coscienze e della vita delle
donne che, per la prima volta, s’interrogano collettivamente sulla loro
identità. Di questo periodo rimane la maggiore consapevolezza dei propri
diritti, che ha dato come frutto l'apertura di un grande spazio di libertà per
tutte le donne.
Dal 1977 al 1981 si registra un forte incremento dell'occupazione
femminile ma, soprattutto, le donne entrano in attività in cui, prima, erano
poco rappresentate - dalla magistratura alla ricerca scientifica - e in lavori
anche molto impegnativi dal punto di vista fisico: dalle linee di montaggio
dell'auto, all'edilizia. Le inchieste sociologiche ci mostrano come sia
cambiato, rispetto alle risposte ad analoghe domande negli anni Settanta, il
loro rapporto con il lavoro, non più solo una necessità, ma un modo di
investire su di sé, di verificare le proprie capacità e garantirsi autonomia
economica.
Si afferma un nuovo protagonismo femminile anche nel mondo
dell'imprenditoria e si fa strada la figura della donna manager.
Capitolo 1. Breve excursus storico.
7
Il 1991 è l'anno in cui si porta a compimento, nella scuola, un
processo che negli anni Ottanta aveva visto, per la prima volta, il numero
delle ragazze diplomate superare quello dei loro coetanei maschi: il
sorpasso si estende all'università.
A livello istituzionale si affermano le "politiche di pari
opportunità", anche tramite la Conferenza internazionale delle donne di
Pechino nel 1995.
Con il governo formato nel 1998 e la nomina a ministro di ben sei
donne, sembra che una fase di riconoscimento sia ormai realizzata.
2. LA DISCRIMINAZIONE SALARIALE.
2.1. Introduzione.
In questo capitolo affronter� il tema riguardante la discriminazione
salariale. Ritengo che sia uno dei problemi pi� importanti relativi alle
discriminazioni che le donne abbiano dovuto subire: infatti, troppo spesso �
accaduto che si trovassero a ricevere salari inferiori a quanto,
effettivamente, spettasse loro. Per procedere a tale studio, vorrei, innanzi
tutto, evidenziare la differenza tra segregazione e discriminazione e, in
seguito, appoggiarmi ad alcune teorie formulate nella letteratura economica
per spiegare la discriminazione stessa.
Secondo Patrizia Canziani si pu� definire in modo generico la
discriminazione salariale ��come l�esistenza di differenze nelle
remunerazione individuali, non riconducibili ad alcuna caratteristica
personale�
1
. Per quanto riguarda la discriminazione di genere, essa si
verifica quando le donne, presenti nel mercato del lavoro, guadagnano in
1
Canziani P. �I differenziali di reddito tra donne e uomini in Italia�, in �Lavoro e relazioni
industriali�, N. 2, apr.�giu. 1996, pagg. 3�22.
Capitolo 2. La discriminazione salariale.
9
media significativamente meno rispetto agli uomini, a parit� di altre
caratteristiche personali, come l�esperienza lavorativa, il titolo di studio,
ecc.
La letteratura economica, come ho gi� detto, offre numerose
argomentazioni teoriche per spiegare l�esistenza di tale discriminazione.
Quattro sono i principali approcci teorici che intendo sviluppare. I primi tre
riguardano la letteratura anglo-americana e il quarto la letteratura italiana
attraverso l�analisi dell�economista Francesca Bettio.
1. Il primo approccio � quello di Becker
2
che spiega la discriminazione
salariale con l�esistenza di due tipi fondamentali di agenti. Gli
imprenditori appartenenti alla maggioranza possiedono un �gusto�
per la discriminazione, ed esprimono le preferenze discriminatorie
attribuendo remunerazioni pi� basse al lavoro degli appartenenti al
gruppo di minoranza. L�imprenditore che discrimina � disposto a
pagare salari pi� alti pur di assumere lavoratori del gruppo di
maggioranza, ed ha quindi costi superiori dell�imprenditore che non
discrimina.
2. Il secondo approccio
3
si basa sull�assenza di concorrenza nel
mercato del lavoro, ed esplora la discriminazione in mercati
monopsonistici. Secondo tale approccio, gli imprenditori in grado di
2
Becker G., �The Economics of Discrimination�, The University of Chicago Press, Chicago, 1957.
3
Bettio F., �Segregazione e discriminazione sul mercato del lavoro: letteratura straniera e italiana a
confronto. Parte I: la letteratura straniera�, in �Economia & Lavoro�, anno XXIV, n. 4, pagg. 27-
47.
Capitolo 2. La discriminazione salariale.
10
esercitare potere di monopsonio traggono vantaggio dal fatto che
lavoratori, con uguale produttivit�, possano avere offerte di lavoro
con elasticit� diverse. In particolare, se l�offerta di lavoro delle
donne � meno elastica di quella degli uomini, l�imprenditore
monopsonistico massimizza i profitti offrendo alle donne un salario
pi� basso.
3. Il terzo approccio teorico
4
alla discriminazione assume che
l�informazione nel mercato del lavoro sia imperfetta, e che esistano
diversi gruppi di lavoratori. Non avendo la possibilit� di stabilire con
esattezza la produttivit� individuale dei candidati, al momento
dell�assunzione, gli imprenditori attribuiscono a ciascun individuo la
produttivit� media che essi si attendono dal gruppo cui l�individuo
appartiene.
4. Il quarto approccio � quello dell�economista Francesca Bettio
5
, che,
per formulare una teoria sulla discriminazione in Italia, distingue tre
filoni:
• �il paradigma settanta� che si riallaccia al dibattito nato in quegli
anni (esso continua a riemergere perch� � l�unico paradigma emerso
dalla nostra letteratura);
4
Phelps E. S., �The Statistical Theory of Racism and Sexism�, in �American Economic Review�,
n. 62, 1972.
5
Bettio F., �Segregazione e discriminazione sul mercato del lavoro: letteratura straniera e italiana a
confronto. Parte II: la letteratura italiana�, in �Economia & Lavoro�, anno XXV, n. 1, pagg. 49-65.
Capitolo 2. La discriminazione salariale.
11
• il filone degli anni �80 che comprende prevalentemente verifiche
econometriche di alcune delle ipotesi pi� note espresse dalla
letteratura straniera;
• il terzo filone che propone alcune recenti interpretazioni dove
l�analisi classica del mercato del lavoro viene rivisitata secondo una
logica che ha evidenti affinit� con le teorie del salario di efficienza.
Prima di analizzare, in modo approfondito, questi quattro approcci,
dedicandomi particolarmente all�analisi di Becker, grazie al quale tale
argomento ha avuto una pi� ampia diffusione e ha raccolto l�interesse di
numerosi studiosi, ritengo necessario, come ho gi� accennato, spiegare
brevemente la differenza tra �discriminazione� e �segregazione�.
2.2. Segregazione e discriminazione sul mercato del
lavoro.
L�esperienza storica subita dai due gruppi maggiormente interessati
ai processi di discriminazione e di segregazione sul mercato del lavoro, cio�
i lavoratori di colore nelle economie occidentali e le donne in tutte le
economie, illustra come tali fenomeni siano stati il risultato di uno stesso
processo. L�uso frequente ed indiscriminato di tali termini ha creato una
sorta di interscambiabilit� dei due termini stessi, poich� entrambi si
riferiscono a una situazione di difficolt� e di svantaggio di un particolare
gruppo.
Capitolo 2. La discriminazione salariale.
12
Una condizione necessaria, perch� ci sia discriminazione nel
mercato del lavoro, si ha quando si manifesta, in modo sistematico, una
differenziazione nel salario e nel reddito per dei gruppi chiaramente
identificabili, e non per degli individui isolati. Ci� significa escludere,
dall�analisi, tutti quei comportamenti e quei processi occupazionali che non
diano origine a disparit� di salario e di livello di reddito: ad esempio, se i
lavoratori di colore fossero costantemente umiliati sul posto di lavoro e le
donne segregate in determinate occupazioni, senza causare una disparit�
salariale o di reddito, gli economisti non considererebbero tali umiliazioni e
segregazioni come indici di discriminazione. Quindi la discriminazione
esiste quando a un gruppo di persone � corrisposta una retribuzione
inferiore, a parit� di produttivit� potenziale
6
.
La produttivit� potenziale � dedotta secondo diverse caratteristiche
dei lavoratori come l�abilit�, i gusti e gli atteggiamenti verso il lavoro. Il
dilemma, che un datore di lavoro deve affrontare, � a quale punto della
formazione del lavoratore � corretto valutare le caratteristiche (prima o
dopo l�entrata sul mercato del lavoro). � per questo motivo che si pu�
creare discriminazione ex ante ed ex post.
6
Aigner J. D. e Cain G. G., �Statistical Theories of Discrimination in Labour Markets�, in
�Industrial and Labour Relation Review�, 30, 1977;
Siebert W. S. e Sloane P. J., �The Measurement of Sex and Marital Status Discrimination at the
Workplace�, in �Economica�, 48, 1981.