3
CAP.I La violenza di genere tra concetti, storia ed educazione.
1.1 Violenza di genere: un fenomeno culturale radicato nella società
italiana
Nell’attuale società italiana, nonostante le conquiste, le rivendicazioni femminili e gli
obiettivi raggiunti per un parità di genere, si nascondono strutture invisibili che perman-
gono quasi inalterate. L’ottimismo circa il progresso nelle relazioni di genere viene
ribal-tato totalmente, se si rivolge lo sguardo al fenomeno diffuso della violenza di
genere. Quando si affronta questa tematica ci riferiamo ad una vasta gamma di forme
violente arrecate da un uomo ai danni di una donna (o bambina) in quanto tale: si passa
da quelle più subdole che agiscono sul piano psicologico e morale (ricatti, umiliazioni,
insulti, pri-vazione della libertà, controllo) a quelle agite sul piano fisico e/o
sessuale (minacce, morsi, ustioni, tentati strangolamenti, calci, pugni, spinte) fino ad
arrivare, in certi casi, al femminicidio. Solitamente le motivazioni di tale fenomeno dai
costi umani altissimi sono: gelosia, vendetta per essere stati traditi, abbandono,
desiderio di esclusività.
1
La
1
ULIVIERI Simonetta (a cura di),Corpi violati. Condizionamenti educativi e violenze di ge-
nere,FrancoAngeli, Milano, 2014, p. 47.
4
donna che viene stuprata o uccisa dall ’ex compagno, è percepita come colpevole di tradi-
mento rispetto all ’identità ideale costruita nella testa di lui, che ricorre alla violenza per
riprendere possesso dell ’oggetto d’amore che sta sfuggendo al suo controllo. Tali azioni
violente agite verso la figura femminile, capro espiatorio di una cultura malata da tempo,
non sono prodotte da una innata malvagità dell’uomo, infatti non esistono uomini preda-
tori e donne prede, uomini forti e donne deboli; la violenza contro le donne è un fenomeno
di matrice culturale che “affonda le proprie radici in un’asimmetria nei rapporti di potere
tra uomini e donne, ma anche in un simbolismo del maschile che si basa su un’ equazione
secondo cui la virilità coincide con la violenza”.
2
La parte relativa al simbolico si fonda sul rigido determinismo che impone coerenza tra
sesso, genere e orientamento sessuale e l’indebolimento di tale dicotomia è percepito
come una minaccia che spaventa, poiché intacca un ’impalcatura forte e antica che conti-
nua ad essere tramandata culturalmente di generazione in generazione, intensificando la
donna come l’anello debole dell’intero sistema sociale.
«Ciò che intendiamo per maschile e femminile attiene più alla cultura che non alla biolo-
gia e ha una forte valenza simbolica: le caratteristiche naturali del sesso e della riprodu-
zione offrono soltanto uno sfondo suggestivo e ambiguo all ’organizzazione culturale del
genere e della sessualità.»
3
Quando si parla di femminicidio, ci si riferisce all’uccisione della donna che avviene in
relazioni impregnate di una struttura culturale arcaica.Dal punto di vista storico, ci sono
stati notevoli cambiamenti nel corso dei decenni (aumento dell’istruzione dell’occupa-
zione femminile, autonomia a livello economico e decisionale, maggior controllo della
propria fertilità), ma non sono bastati. L’immaginario di riferimento della società mo-
2
Ivi, p. 57.
3
MERIANO Simona, Stupro etnico e rimozione di genere.Le vittime invisibili, Edizioni Altravi-
sta, Pavia, 2015, p. 130.
5
derna, fondato sulla supremazia maschile, è indebolito ma continua ad esistere e mante-
nersi vivo nelle mentalità dei soggetti umani.
4
Le leggi hanno solo “imprigionato” i pre-
giudizi, portando alla progressiva diminuzione di espressione dell’ esplicito disprezzo
verso le donne, ma essi continuano ad agire all’interno dell’inconscio collettivo attraverso
forme sottili e indirette, alimentando modelli discriminatori resistenti.
Gli stereotipi vogliono che donne e uomini assorbano fin dall’infanzia quella vasta
gamma di caratteristiche che li accompagneranno sino alla morte: basti pensare ai libri di
testo per le scuole elementari che, come analizza l’ autrice Irene Biemmi, definiscono le
bambine come creature docili e gentili e i bambini come forti e prepotenti.
Queste forme di discriminazione implicite, “indicate come sessismo moderno o neoses-
sismo, sono caratterizzate dalla sottovalutazione della disparità di genere, che viene con-
siderata un residuo del passato, destinato a estinguersi in breve tempo.”
5
Culturalmente, nei secoli è sempre stata trasmessa più o meno consapevolmente l’imma-
gine della donna come angelo del focolare, guida dei figli e spalla del marito dal quale
dipende in tutto e per tutto. È difficile allontanarsi da modelli che hanno posto costante-
mente la donna come fragile oggetto di fianco ad un uomo per renderla completa; per
questo oggi le donne che si dimostrano autosufficienti e che vivono da sole, come nel
caso delle single mother, vengono etichettate come mascoline oppure egoiste e per ciò
osservate con diffidenza. Per questa visione culturale interiorizzata e naturalizzata, che
pone le donne in condizione subalterna, quest’ultime vivono aspettando un uomo che le
protegga e che le doni sicurezza; «la dipendenza affettiva non distingue tra classi sociali,
etnie, religioni. Sono tante le donne che si sottomettono alla tirannia della sopportazione
per amore, che concentrano tutte le loro aspettative nel rapporto sentimentale cercandovi
un compenso per ogni frustrazioni.»
6
Purtroppo accade spesso che, una volta ottenuta questa sicurezza identificata nella rela-
zione stessa, la donna si trovi a vivere un rapporto privo di reciprocità, di empatia e di
rispetto. Accade che, se si avvale del suo diritto di scegliere e di decidere autonomamente,
l’uomo non sopporti questa sua emancipazione, questo suo cambiamento; il maschile non
4
PRIULLA Graziella, La libertà difficile delle donne.Ragionando di corpi e di poteri, Settenove
Edizioni, Cagli, 2016, pp. 156-158.
5
VOLPATO Chiara, Psicosociologia del maschilismo,Laterza&Figli Spa, Bari, 2013, p.114.
6
PRIULLA Graziella, La libertà difficile delle donne.,op.cit., p.100.
6
è pronto a reggere il sovversivo cambiamento rispetto ai ruoli tradizionali e l’eliminazione
di quelle certezze che vedevano la donna come figura subalterna, debole e fragile rispetto
al maschile: l’uomo che teme per la sua mascolinità cerca di riaffermare il proprio ruolo
di predominio attraverso la violenza.
Ci troviamo di fronte ad una deumanizzazione del femminile che utilizza strategie, più o
meno esplicite, per erodere l’altrui umanità. Tale processo porta a percepire il soggetto in
questione, in questo caso la donna, attraverso metafore deumanizzanti (es. streghe, bestie)
in quanto ci troviamo davanti ad un processo di oppressione e azzeramento dell’anima
da parte dei potenti (maschile) per annichilire i più deboli (femminile). Proprio nel caso
della violenza di genere, la deumanizzazione vede il femminile ridotto ad un oggetto ses-
suale, volto a soddisfare i desideri altrui. In questo caso la donna è privata del proprio
benessere psicofisico, della propria autonomia individuale, delle interazioni sociali ed è
propensa a cadere nell’ oscuro tunnel della depressione, disturbi alimentari o disfunzioni
sessuali. Il punto più demoralizzante è il fatto che questa oggettivazione così radicata,
viene interiorizzata e fatta propria dalle donne, che trattano se stesse come oggetti da
valutare unicamente sulla base della loro bellezza, del loro corpo
7
«Solo da pochi anni si discute della violenza maschile sulle donne, cercando di ricondurla
non a singoli casi isolati ma alle conseguenze di una cultura patriarcale e proprietaria e a
un suo colpo di coda, una perversa risposta al «mondo messo sottosopra» dalle mutate
relazioni tra i sessi.»
8
Tale aspetto di non accettazione di tale moderna realtà, «lo si mi-
sura se si guarda al femminicidio, scomodo ma eloquente punto di riflessione sulla paura
del cambiamento, sull ’ansia causata dalla sparizione dei ruoli tradizionali, sull ’incapacità
maschile di gestire in modo maturo la frustrazione narcisistica dell ’orgoglio ferito, sul
legame come protezione fobica rispetto alla paura e alla solitudine.»
9
Quindi, il nucleo della violenza contro la donne è il rapporto di potere all’interno della
coppia e viene esercitata per ristabilire tale dominio maschile.
10
Questo tipo di relazione
7
VOLPATO Chiara, Deumanizzazione. Come si legittima la violenza,Editori Laterza, Bari,
2011, pp. 29- 168.
8
PRIULLA Graziella, La libertà difficile delle donne, op. cit., p. 619.
9
Ivi, pp. 753-754.
10
ULIVIERI Simonetta (a cura di ), Corpi violati., op.cit., p. 47.
7
distruttiva, che punta alla disgregazione identitaria del femminile, viene legittimato dalla
società moderna, come se l’uso della violenza fosse un ’unità di misura della passione,
dell’attaccamento di lui e delle sue profonde emozioni autentiche.
Secondo tale prospettiva, sono necessarie delle ideologie che giustifichino tale predomi-
nio, che limitino l’opposizione femminile e che contribuiscano al mantenimento di tale
sistema sociale fondata sulla disparità di genere; è il caso dell’ideologia sessista che le-
gittima questa situazione di diseguaglianza attraverso un sistema di credenze articolato in
due forme: sessismo ostile e sessismo benevolo. Quando si parla di sessismo, struttura
alla base delle società patriarcali, si intende «l ’insieme di idee, credenze e convinzioni,
stereotipi e pregiudizi, norme giuridiche e pratiche sociali, comportamenti individuali e
collettivi, che concorrono a perpetuare e legittimare la gerarchia era disuguaglianza fra i
sessi.»
11
La narrazione egemonica tende ad acculturare la strutturazione sessista del po-
tere e i diversi contesti in cui è esercitata l’umiliazione e la discriminazione delle donne,
tra le quali la piaga dello stupro e del femminicidio. Nel caso del sessismo ostile l’autrice
C.Volpato, nella sua opera Psicosociologia del maschilismo, afferma che il sessismo
ostile prevede una percezione negativa e una sorta di antipatia provata nei confronti dei
soggetti subordinati che non rispettano lo status quo, proprio come nel caso delle donne.
Esse vengono classificate come nemiche che, usando armi potenti come quelle della ses-
sualità o delle competizione, fanno di tutto per indebolire e controllare il maschile limi-
tandone la libertà.
Nel caso del sessismo benevolo, invece, le donne vengono mostrate come ottime nel fare
tutto ciò che non sono in grado di fare gli uomini e per questo motivo, creature preziose
da proteggere e venerare. Un esempio è quello del sistema di galanteria e/o cortesia che
presuppone il fatto che le donne siano a priori inadatte a determinate mansioni, come ad
aggiustare una macchina o un elettrodomestico. In questa ottica, nonostante la visibile
ineguaglianza riconosciuta tra maschile e femminile, è una forma di sessismo socialmente
legittimata, poiché evidenzia le qualità femminile anche se rimane un mascheramento di
tutto ciò che può essere ritenuto uno svantaggio.
12
11
RIVERA Annamaria, La Bella, la Bestia e l ’ Um an o.Se ss i smo e razzismo senza escludere lo
specismo., Ediesse, Roma, 2010, p. 29.
12
VOLPATO Chiara, Psicosociologia del maschilismo, op.cit., pp. 117-120.