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Capitolo Secondo
Il panorama attuale del mondo digitale
1. Lo scenario attuale: internet e i nuovi media
Internet è una rete di telecomunicazioni ad accesso pubblico nata nel 1969. Come riportato da
Wikipedia
35
“la storia di Internet è collegata allo sviluppo delle reti di telecomunicazione. L'idea
di una rete informatica che permettesse agli utenti di differenti computer di comunicare tra di
loro si sviluppò in molte tappe successive. La somma di tutti questi sviluppi ha condotto alla “rete
delle reti”, che noi conosciamo oggi come Internet. È il frutto sia dello sviluppo tecnologico, sia
dell'interconnessione delle infrastrutture di rete esistenti, sia dei sistemi di telecomunicazione”.
Le reti di connessioni consentono la circolazione continua di un flusso di informazioni e di
immagini. Come evidenziato da Vanni Codeluppi
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il nuovo bene, l’informazione, attraverso le reti
di comunicazione, ha determinato il passaggio “dal modello dell’industrialismo a quello
dell’informazionalismo”. Le moderne società avanzate hanno progressivamente adottato il
modello che, attraverso internet consente la produzione di ricchezza economica incentrata
sulla comunicazione, anziché sulla creazione di beni materiali.
Siamo sempre più immersi in una natura capitalistica, che tende ad operare incessantemente in
questo spazio non materiale ma assolutamente determinante nella creazione di valore
economico. L’affermazione progressiva di internet e la sua pervasività nelle nostre vite si
manifesta attraverso i dispositivi: pc- tablet- smartphone – i nuovi media. Oggi più che mai
entrare in relazione con i media è diventata l’attività più importante delle persone, che
attribuiscono pertanto al mondo in cui vivono significati largamente influenzati dall’operato degli
strumenti elettronici di comunicazione. I media stanno profondamente trasformando il nostro
schema sociale, il nostro modo di percepire e vivere la realtà che ci circonda. I media, secondo
Vanni Codeluppi
37
evolvono attraverso salti culturali che dipendono dalle risorse tecnologiche
disponibili nel tempo. In questo scenario, il media tradizionale non scompare ma si integra con il
media emergente, che ne acquisisce, potenziandola, la capacità comunicativa.
Marshall Mc Luhan
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riteneva che “ogni nuovo medium, alla sua comparsa sulla scena sociale,
non disponesse di propri contenuti, ed è costretto ad assorbire quelli generati dal media che
l’hanno preceduto. Così come riteneva che il contenuto di un medium è sempre un altro
medium” (1967, p. 16). Gli studiosi Jay Bolter e Richard Grusin
39
hanno sviluppato una teoria
35
Risorsa disponibile su https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Internet
36
CODELUPPI V., Dizionario dei media, con testi di POLESANA M. A. e VAGNI T., Milano, 2020
37
CODELUPPI V. I media siamo noi, Milano, 2014
38
McLUHAN M., Gli strumenti del comunicare, Milano,1967
39
BOLTER J.D., GRUSIN R., Remediaton, Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, Milano, 2002
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denominata della ri-mediazione: la teoria prende in considerazione la relazione tra i media e la
qualità intrinseca di interagire tra loro attraverso l’utilizzo di mezzi di comunicazione e linguaggi
già in uso nella società. I media sono caratterizzati dalla capacità di rinnovarsi continuativamente
mediante l’acquisizione di contenuti provenienti da media preesistenti e nonostante la
possibilità che le tecnologie in uso diventino obsolete. Lo studioso H.Jenkins ritiene che non sia
tanto la dinamica tecnologica quanto invece quella culturale ad interessare tali processi
40
. Ci
troviamo ora nel processo di digitalizzazione che sta favorendo il rinnovamento dei media classici.
1.1. Lo smartphone
Grazie al processo di digitalizzazione, i media possono ora muoversi attraverso varie tecnologie:
possiamo pensare alla radio che trasmette i propri contenuti tramite etere, oppure via digitale
terrestre oppure via internet. Inoltre, le nuove tecnologie sono in grado di contenere al loro
interno più media contemporaneamente: basti pensare allo smartphone che racchiude in sé
telefonia, internet, radio, televisione o cinema: grazie ad uno schermo sempre più coincidente
con i contorni fisici dello strumento l’esperienza di visione in alta definizione è sempre più
garantita. Il venire meno progressivamente delle differenze tra i vari media, la facilità con la quale
sono a nostra disposizione e la continua esposizione ai contenuti proposti e offerti, determinano
un ruolo sempre più centrale di questi strumenti e contemporaneamente producono
cambiamenti nei sensi degli individui, i quali percepiscono una nuova realtà sociale e culturale,
non solo mediata dal media, ma dal media suggerita, imposta, veicolata. Se consideriamo lo
smartphone troviamo uno strumento tecnologico che concentra in sé innumerevoli funzioni, tra
le quali la telefonia, la navigazione in internet, la consultazione delle e-mail, l’ascolto della musica
l’utilizzo delle applicazioni. Risulta evidente come non si tratti semplicemente di uno strumento
funzionale, ma sia in grado di dare vita ad una moltitudine di processi, molti dei quali gratificanti
per gli individui e comunque tutti che prevedono un coinvolgimento attivo. La forma e le
dimensioni dello smartphone, lo rendono una estensione della mano dell’individuo. Attraverso
un singolo tocco sullo schermo touch, si innescano relazioni, e lo smartphone diventa esso stesso
un ambiente familiare che invita ad entrare al suo interno. Talmente veloci sono le interazioni tra
pelle e schermo, tra comando e azione, che il coinvolgimento mentale da parte dell’utente
progressivamente viene meno, così come viene meno la riflessione nell’agire, innescando
automatismi. La mano, primario strumento di interazione con l’ambiente, perde la sua
consistenza nel tocco, quella consistenza che permette l’interazione con il cervello: il tocco
leggero delle dita sullo schermo innesca comandi immediati e anche se il cervello interagisce,
non vi è percezione, elaborazione, e la riflessione risulta superficiale, veloce, non approfondita. Qui
è possibile individuare una significativa differenziazione tra questo media e i media tradizionali
come la radio, i giornali e la tv: i media classici si trovano tra l’individuo e il mondo fisico, mediano
quel mondo offrendo contenuti e significati alle persone. Lo smartphone diventa parte
dell’individuo, un mondo nel mondo. Secondo Riccardo Fassone
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la pervasività dello
smartphone, come tutti i cambiamenti della storia dei media, ha effetti antropologici di lunga
durata non sempre prevedibili e quasi mai scontati. Nel suo saggio propone la riflessione della
40
JENKINS H., Cultura convergente, Milano, 2007
41
FASSONE R., Il gioco nella vita mediale, rivista. Il nostro digitale quotidiano – Il Mulino 3/22, Bologna, 2022
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psicologa e sociologa Sherry Turkle
42
la quale sostiene che il rapporto simbiotico con lo
smartphone e la colonizzazione del campo della nostra disattenzione rendono difficoltoso e in
alcuni casi impossibile il nostro monologo interiore, preferendo sottoporci a stimoli a basa
intensità proposti dallo smartphone piuttosto che parlare con noi stessi. In questo modo viene
soffocato in modo più o meno conscio un processo essenziale per la formazione e la
manutenzione del senso del sé.
Oltre la dimensione più personale, evidenziata dalla studiosa, c’è la parte social stimolata dallo
smartphone: tramite le applicazioni social presenti nel dispositivo che consentono agli utenti la
creazione e lo scambio di contenuti – senza contatto diretto faccia a faccia- in situazione protetta
e di isolamento evitando tutti i problemi rilevanti dalle relazioni sociali, l’individuo sviluppa un
capitale sociale virtuale; questo processo di moltiplicazione delle relazioni tramite le connessioni
mediatiche è un fenomeno in corso nelle società contemporanee che determina
inevitabilmente un indebolimento dei legami sociali. Questo nuovo media, anziché essere
strumento sociale, spinge la società verso una condizione di vita fortemente individualistica.
1.2. Il nuovo tempo nello spazio virtuale
Il tempo della scrittura e della stampa si è manifestato per secoli come tempo lineare
(Codeluppi)
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. I media oggi attraverso le nuove tecnologie veicolate nello spazio di internet
orientano il tempo all’istantaneità: il medium comunica e concede agli utenti, attraverso una
connessione continua, la condivisione di esperienze contemporanee alla sua comunicazione.
Essere sempre connessi porta alla disgregazione del tempo, che sembra non avere più una
propria struttura, mentre appare invece istantaneo, fluido e malleabile. Quali sono le ripercussioni
sul sistema dell’informazione create da questa nuova percezione? Che l’informazione deve
rincorrere il valore della tempestività e della diretta. Il cervello umano necessita di uno spazio di
lentezza e riflessione e viene schiacciato sulla dimensione dell’evento, di conseguenza si riduce
fortemente la sua capacità di analizzare e comprendere. (Wolton – Wolf)
44
. Si assiste dunque al
cambiamento della nostra concezione del tempo, gli utenti sempre connessi sono subissati da
stimoli continui, in grandi quantità che non consentono il mantenimento di punti di riferimento.
Social media e piattaforme stanno attraversando una fase di intensa diffusione nella società. Ma
diversamente dal loro nome, non sembrano portare realmente un benefico incremento del tasso
di socialità. Pierre Bourdier
45
negli anni 70 ha considerato il concetto di “capitale sociale”
affermando che le scelte effettuate dagli individui sono generalmente influenzate da tre
fondamentali tipi di risorse: il capitale economico che dipende dalla ricchezza posseduta e dalla
professione praticata, il capitale culturale definito dagli studi svolti, dalla cultura assimilata in
famiglia e dal livello di istruzione raggiunto, e il capitale sociale che si viene a determinare in virtù
della capacità della persona -orientata al miglioramento del proprio status sociale- di utilizzare le
proprie relazioni personali per perseguire i propri fini. Ciascun individuo pertanto occupa nella
42
TURKLE S., La conversazione necessaria, Torino, 2016
43
CODELUPPI V., Dizionario dei media, con testi di POLESANA M. A. e VAGNI T., Milano, 2020
44
WOLF M., Le discrete influenze, in Problemi dell’informazione, a. 21, n.4 dicembre, 1996 – WOLTON D., Les
contradictions de l’espace public médiatisé in Hermes, n.10, 1991
45
BOURDIER P., La distinzione. Critica sociale del gusto, Bologna, 1983
22
società una posizione direttamente dipendente delle quantità di capitale economico, culturale e
sociale di cui può disporre. Il capitale sociale oggi è sottoposto a un intenso processo di
cambiamento, dovuto all’avvento di internet e dall’incremento delle possibilità esistenti per gli
individui di collegarsi agli altri. Si parla di capitale sociale virtuale perché le numerose relazioni
che si creano attraverso la rete aumentano in quantità ma non in qualità e le innumerevoli
connessioni mediatiche determinano inevitabilmente un indebolimento dei legami sociali. Si
assiste a un costante e continuo disimpegno, si partecipa ad una socialità simulata, si fa parte di
comunità virtuali, ci si sente parte di tale comunità, ma ciascun individuo è isolato nel proprio
spazio privato. La teoria della “spirale del silenzio” (Noelle- Neumann)
46
ha mostrato
efficacemente come nelle attuali società ipermoderne le persone non soltanto vivano spesso da
sole ma abbiano anche paura di rimanere ulteriormente isolate. Pertanto, tendono a prendere
ispirazione per le loro opinioni da quello che ritengono sia condiviso dagli altri, perché lo vedono
e lo sentono in televisione – e in generale nei media- mentre nel contempo tendono a non dare
importanza a tutto quello che non trova spazio in tali sedi. Le opinioni più importanti, quindi,
presentate dai media diventano quelle dominanti, e quelle personali e specifiche scompaiono
progressivamente in una vera e propria spirale del silenzio. L’arrivo dei social network sta
alterando la natura della comunicazione interpersonale, la quale era rimasta immutata per diversi
millenni (Van Dijck)
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2. Il capitalismo nell'era digitale
Da alcuni decenni le economie capitalistiche sono entrate in questo nuovo contesto economico
dove la conoscenza riveste il ruolo di principale forza produttiva. Per questi gruppi capitalistici le
informazioni consentono la profilazione di milioni di utenti-consumatori da inserire nelle
corrispondenti categorie merceologiche. Le principali imprese operanti nel web dichiarano
solitamente di perseguire libertà e trasparenza. In realtà lo scopo di queste imprese attraverso
queste premesse in apparenza cristalline, è quello di instaurare un rapporto di fiducia con
l’utenza, facendo percepire le proprie piattaforme web come ambienti confortevoli e protetti, e
invitando le persone a diffondere informazioni personali; tali informazioni verranno poi utilizzate
a fini economici. Le informazioni personali sono merce economica di rilevante valore: possono
essere vendute ad altre imprese, le quali ne hanno necessità per poter confezionare al meglio i
prodotti da mettere in commercio per la vendita, così come possono essere impiegate dalle
stesse aziende che le detengono. Gli utenti, senza esserne consapevoli, vendono “la loro vita” e
incrementano i profitti delle aziende oppure ne sono consapevoli e accettano questo scambio,
perché la fruizione di contenuti proposti è un bene al quale ritengono di non voler rinunciare. E
così il capitale umano produce, con le proprie esperienze offerte al web, non soltanto un valore
economico, ma anche una nuova realtà culturale e sociale. La parte immateriale del corpo
umano, con i suoi processi mentali, le sue immaginazioni e le sue visioni del mondo, diventa
sempre più preziosa come strumento di produzione di questo attuale sistema economico. Nel
suo tempo libero il consumatore opera all’interno della rete come fosse un vero lavoratore, senza
rendersi conto di creare valore per le grandi economie capitalistiche digitali. I canali di accesso ad
Internet sono controllati dalle big tech, anche a livello infrastrutturale; la progressiva pervasività
della pubblicità, del marketing, della profilazione, ha impatti profondi sui nostri rapporti
46
NOELLE-NEUMANN E., La spirale del silenzio. Per una teoria dell’opinione pubblica, Roma, 2012
47
VAN DIJK J., The Culture of Connectivity: a Critical History of Social Media, New York, 2013
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interpersonali e sulla società. Come ricorda Valerio Bassani
48
al Web 1.0, utopico e sperimentale
degli albori, è contrapposto il Web 2.0, ovvero il web delle piattaforme e dei social. Questo
ambiente è costituito da due strati: un internet superficiale, fatto di siti user-friendly e di
interfacce accattivanti e accoglienti, e un internet invisibile, popolato di software di analisi di dati,
automazioni e algoritmi, il cui funzionamento è garantito da tecniche avanzate di sorveglianza, al
servizio delle grandi medie companies.
Karl Popper e Pier Paolo Pasolini non hanno potuto assistere alla maturazione di questa
affermazione totalitaria del Capitalismo, così pervasiva e onnivora da occupare tutti gli spazi della
vita degli individui. Forse erano già consapevoli che la vittoria ultima della concezione capitalistica
e consumistica sarebbe stata la conquista non più della vita quotidiana delle persone fatta di cose,
oggetti, servizi, ma l’appropriarsi del capitale interiore dell’individuo.
3. I nuovi canali della comunicazione
La nostra società è immersa ormai nella rivoluzione digitale. Il mondo dei media crea
frammentazione di modalità di ricezione e trasmissione di notizie e opinioni e
contemporaneamente concentra in un’unica piattaforma ciò che un tempo era distinto e
separato: Timothy Garton Ash
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lo definisce “flusso multi-device”. Il cambiamento che sta
investendo i media ha una portata profonda per le nostre vite collettive e individuali e mutano
irreversibilmente i ritmi scanditi da giornali, radio, televisione. Il dinamismo del web è subito
diventato protagonista assoluto, consentendo a qualsiasi utente connesso la consultazione
ininterrotta di notizie con continui, incessanti, infiniti aggiornamenti in tempo reale, in una
abbondanza di informazioni impossibile da drenare, tale da porsi come una bulimia patologica
alla quale non si può riuscire a dare ordine in termine di contenuti. Il flusso non consente di
associare commenti, esclusive, anteprime e pertanto i contenuti giornalistici di approfondimento
non trovano molto spazio. Gli utenti inoltre, in rete, non cercano solamente le notizie, anzi,
prevalentemente si muovono nel web per curiosare. Se la stampa è stata per la collettività un
impulso alla formazione di una cultura, se la televisione ha concentrato in sé informazione e
tempo libero, gestione degli orientamenti della pubblica opinione e cultura, divertimento e
apprendimento, politica e costume, cambiando per sempre il nostro modo di concepire la vita
civile e di utilizzare, trasformando radicalmente le istituzioni democratiche, oggi i nuovi media
che cosa offrono alla società? Il media televisivo per la propria sopravvivenza si è inserito nel web,
offrendo migliaia di flussi di contenuti, adeguandosi alla nuova tecnologia della rete, ma oggi
sono i personal computer e i devices portatili (smartphone e tablet) a rappresentare i luoghi
virtuali dentro i quali i giovani si muovono (non più in un salotto di casa ma ovunque) e attraverso
i quali accedono per cercare e trovare contenuti, consumare informazioni, prodotti di
intrattenimento, serie tivù ecc.
Le nuove generazioni non acquistano quotidiani, non guardano i telegiornali in tivù, si informano
su internet, seguendo canali di informazione autonomi e non collegati a testate giornalistiche.
Secondo una ricerca condotta nel 2016
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i millennials sono refrattari a messaggi di marketing,
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BASSANI V., Informazione, sorveglianza e libertà, rivista il nostro digitale quotidiano, Il Mulino 3/22, Bologna, 2022
49
ASH T.G., Free Speech. Ten Principles for a Connected World, London, 2016
50
AA.VV. ERICSSON, Tv & Media Report, 2016 disponibile su https://www.ericsson.com/networked-society/trends-and-
insights/consumerlab/consumerinsights/reports/tv-and-media-2016