2
L’Organizzazione incoraggia la cooperazione intellettuale e scientifica tra
i popoli anche attraverso la promozione di accordi internazionali finalizzati alla
libera circolazione delle idee e della cultura onde consentire un sostanziale
miglioramento della qualità della vita e, come si legge nel Preambolo dello
Statuto, “del comune benessere dell’umanità”.
La comunità internazionale, del resto, ha in più occasioni sottolineato la
particolare importanza che assume la salvaguardia delle risorse ambientali e
culturali per il raggiungimento di condizioni di vita più soddisfacenti per una
fascia di popolazione sempre maggiore.
In quest’ottica l’UNESCO assume un ruolo di rilievo nel contesto
internazionale per l’attenzione che da sempre dedica, nel quadro dell'attività
scientifica, ai problemi dell’inquinamento, e, nel settore della cultura, alla
protezione delle risorse storico artistiche di ciascun popolo. Su questi due
aspetti specifici dell’attività dell’UNESCO si concentra il presente lavoro.
Dopo una prima parte dedicata all’esame della struttura e del
funzionamento dell’Organizzazione, la seconda parte della tesi esamina i
progetti scientifici promossi dall’Organizzazione, finalizzati alla protezione
dell'ambiente naturale. La caratteristica comune di questi progetti è
l’accoglimento del principio che vede l’ambiente naturale come una realtà
sistemica che presenta una struttura, un funzionamento ed una storia proprie
e la sua stabilità dipende dal grado di integrazione di questi tre elementi.
In quest’ottica in particolare il Programma internazionale sull’uomo e
la biosfera (MAB), adottato dall’UNESCO intende promuovere lo sviluppo
delle scienze sociali e naturali finalizzato ad un uso razionale delle risorse
della biosfera considerando l’uomo come parte dell’ecosistema naturale, non
fuori o al di sopra di esso.
3
Il Programma affronta una diversità tale di temi connessi alla
salvaguardia delle risorse naturali da ritenere che non esista attualmente
nessun progetto scientifico che possa sostituirsi ad esso o presentarne le
stesse caratteristiche.
La terza parte della tesi si concentra sull’attività dell’UNESCO a difesa
del patrimonio culturale mondiale. Questo obiettivo viene perseguito
dall’Organizzazione principalmente attraverso la promozione di accordi
internazionali da sottoporre agli Stati membri e non membri.
I principali accordi promossi dall’UNESCO sono : la Convenzione del
1954 che si occupa della protezione dei beni culturali in caso di conflitto
armato, la Convenzione del 1970 che è tuttora l’atto internazionale
fondamentale in materia di tutela del patrimonio culturale nazionale contro il
traffico illecito di oggetti d’arte e, infine, la Convenzione del 1972 sul
patrimonio mondiale naturale e culturale.
La Convenzione del 1972, cui è stata dedicata particolare attenzione, è
profondamente innovativa in quanto riunisce le nozioni di natura e cultura
basandosi sul principio che l’identità culturale dei popoli si è forgiata
nell’ambiente naturale in cui essi vivono
le risorse culturali sono considerate dall’Organizzazione in stretta
correlazione tra loro in quanto insieme costituiscono ciò che essa definisce
patrimonio mondiale.
4
La cultura, considerata come l’insieme dei mezzi e degli strumenti
attraverso i quali una comunità elabora un proprio rapporto con l’ambiente
circostante, è il nuovo fattore ecologico dal quale deriva la responsabilità di
tutti per una corretta gestione delle risorse naturali e culturali.
Seguendo una sequenza evolutiva e storica, i motivi culturali ai quali la
concezione dell’ambiente dovrebbe ispirarsi sono, secondo l’UNESCO, da
ricercare nel principio secondo il quale l’ambiente è una realtà sistemica.
Esso presenta una struttura, un funzionamento ed una storia proprie e la sua
stabilità dipende dal grado di integrazione di questi tre elementi.
Un approccio corretto alle problematiche ambientali vede l’uomo come
parte di questo sistema, non fuori o al di sopra di esso. L’acquisizione di tale
concetto è considerata dall’UNESCO fondamentale per lo sviluppo di una
nuova etica dell’ambiente.
Il nuovo modello di sviluppo sostenibile di cui l’UNESCO si fa promotore
trova, dunque, uno dei propri fondamenti nel rapporto inscindibile tra
ecosistemi naturali e ambiente culturale.
Secondo l’UNESCO il patrimonio mondiale naturale e culturale è di
proprietà sostanziale dell’intera comunità internazionale alla quale compete la
promozione di una urgente ed efficace attività di tutela in considerazione del
particolare significato che il patrimonio mondiale riveste per le generazioni
presenti e per quelle future.
5
CAPITOLO I
I.1. La Convenzione istitutiva dell’UNESCO ed i suoi precedenti
storici
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la
cultura (UNESCO)
1
è l’Istituto specializzato delle Nazioni Unite che ha il
compito di promuovere la cooperazione tra gli Stati nei campi scientifico,
culturale ed educazionale.
Le sue origini risalgono al periodo compreso tra le due guerre mondiali,
precisamente nel 1921, anno in cui la II Assemblea della Società delle
Nazioni decise di approvare una proposta riguardante la creazione di un
Comitato di cooperazione intellettuale
2
.
Al fine di ampliarne le funzioni e di fornirlo di un apparato organizzativo
più adeguato, il Governo francese decise di istituire a Parigi l’Istituto
internazionale della cooperazione intellettuale. Sia al Comitato che all’Istituto
vennero assegnati compiti sempre più vasti per la cui realizzazione fu
necessario ben presto l’ausilio di comitati consultivi, appositamente creati, e di
altri enti subordinati.
1
Il suo acronimo deriva dal nome inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural
Organization.
2
Tale Comitato era un organo consultivo della Società delle Nazioni che si riuniva una volta l’anno a
Ginevra per redigere rapporti da sottoporre all’esame, a seconda dei casi, del Consiglio o
dell’Assemblea della Società delle Nazioni.
6
Soltanto nel 1926, tuttavia, la Società delle Nazioni riconobbe, come suo
organo tecnico, la struttura che si era formata attribuendole il nome di
Organizzazione internazionale per la cooperazione intellettuale.
L’ampiezza e l’importanza assunte da tale nuova Organizzazione
spinsero numerosi Stati a concludere un Atto internazionale concernente la
cooperazione intellettuale nell’intento di attribuirle una maggiore autonomia
3
.
Nel 1942, ancora nel pieno svolgimento della guerra, si riunì a Londra
una Conferenza dei Ministri dell’istruzione degli Stati alleati (CAME) per
aiutare gli Stati sottoposti al regime di occupazione del territorio a ricostruire i
loro sistemi educativi
4
.
L’obiettivo iniziale era, quindi, di carattere essenzialmente pratico ; gli
Stati, per lo più europei, iniziavano a rendersi conto dell’esigenza di dovere
intensificare la cooperazione internazionale in campo culturale ed educativo
per combattere l’analfabetismo e diffondere la cultura e la ricerca scientifica,
soprattutto al fine di promuovere la reciproca conoscenza delle culture delle
diverse nazioni ed avvicinarle tra loro 5.
3
. Tale Accordo entrò in vigore nel 1940 con il deposito dell’ottavo strumento di ratifica, cui seguì il
deposito delle ratifiche da parte di altri quattro Stati, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale
determinò la quasi totale sospensione dell’attività dell’Organizzazione. Recueil des Traités (Societé
des Nations), 1940, n.4694, p.521
4
Tale Conferenza fu presieduta dal Ministro inglese dell’Educazione e vi presero parte i Ministri dei
governi in esilio di Belgio, Cecoslovacchia, Grecia, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Polonia e
Iugoslavia oltre al rappresentante del Comitato francese di liberazione nazionale. A questa prima
Conferenza ne fecero seguito, successivamente, altre cui parteciparono come osservatori anche gli
Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
5
Leone, (introd.), in Quaderni di Cooperazione, Quaderno n.3, 1984, p.5 ss.
7
Nacque, dunque, l’idea di costituire un’Agenzia permanente per la
cooperazione culturale ed educativa che contribuisse a mantenere la pace tra
le nazioni mediante programmi educativi armonizzati che mirassero a
diffondere la conoscenza ed il rispetto delle culture di tutti i Paesi al fine di
eliminare progressivamente i sentimenti di ostilità tra i popoli.
Terminato il secondo conflitto mondiale, iniziarono, nel 1945, i lavori della
Conferenza di San Francisco che, diversamente da quanto accadde in
occasione del Patto della Società delle Nazioni, stabilirono espressamente
che la cooperazione internazionale in campo culturale dovesse divenire uno
dei fini primari delle Nazioni Unite.
Ciò trova conferma nell’art.1 par.3 della Carta, nell’art.13 par.1, lett.b,
ma, soprattutto, nell’art.55, lett.b. Quest’ultimo articolo contempla
specificamente la collaborazione culturale ed educativa come uno dei fini
dell’Organizzazione necessari al perseguimento del suo scopo principale che
è quello dell’instaurazione e del mantenimento di relazioni pacifiche tra le
nazioni. Analogamente l’art.56 sancisce che gli Stati membri si impegnino,
collettivamente o singolarmente, ed in collaborazione con le Nazioni Unite, a
realizzare ciascuno dei fini menzionati nel precedente art.55 della Carta.
L’art.57, inoltre, prevede espressamente la partecipazione degli Stati membri
ad Istituti specializzati con compiti internazionali in materia culturale ed
educativa
6
.
Sulla base di dette norme venne dato mandato ai Governi inglese e
francese di istituire una Conferenza internazionale allo scopo di creare
un’organizzazione intergovernativa permanente per l’educazione, la scienza e
la cultura.
6
Saulle, Istituti specializzati delle Nazioni Unite, in Enc.Giur.Treccani, XVII, 1989, p. 159 ss.
8
Tale Conferenza, tenutasi dal 1° al 16 novembre 1945, riunì nella
capitale inglese 44 Stati i quali elaborarono la Convenzione di Londra
costitutiva dell’UNESCO.
Il 4 novembre 1946, dopo il deposito dello strumento di ratifica da parte
del ventesimo Stato firmatario, l’Atto costitutivo entrò in vigore ed il 20
novembre dello stesso anno si riunì, a Parigi, la prima sessione della
Conferenza generale dell’UNESCO che, tra le altre cose, designò la capitale
francese quale sede dell’Organizzazione.
Una collaborazione multilaterale nel campo dell’educazione e della
cultura rappresentò un progresso considerevole per la cooperazione
internazionale, fino ad allora condotta esclusivamente attraverso accordi di
tipo bilaterale.
I progetti della Conferenza preparatoria non menzionavano la scienza tra
i campi di azione dell’UNESCO che, infatti, fu inizialmente chiamato UNECO.
Fu il Ministro dell’educazione britannico a proporre che il nome
dell’Organizzazione facesse posto alla scienza, insistendo particolarmente
sull’importanza da attribuire alle scoperte scientifiche e sulla necessità di
avvicinare gli scienziati al “pubblico” in modo da renderli pienamente coscienti
delle proprie responsabilità
7
. Non a caso il ruolo di primo direttore generale fu
affidato proprio ad un autorevole scienziato inglese, Julian Huxley
8
. La sigla,
così completata, indicò già una particolare sfera dell’attività dell’UNESCO :
l’opera educativa di base doveva distinguersi da quella finalizzata alla
promozione del progresso scientifico e della cultura in genere.
7
Mahtar M’Bow, L’UNESCO à la veille de son 40° anniversaire, Parigi, !985, p.14 ss.
8
Julian Huxley ricoprì la carica di Direttore generale dell’UNESCO dal 1946 al 1948. UNESCO 1945-
1995 : faits et chiffres, Parigi, 1995, p.5
9
I fini dell’UNESCO furono indicati, quindi, nella promozione, attraverso la
diffusione dell’educazione popolare e della cultura, della pace, del benessere
generale dell’umanità, della comprensione internazionale e del rispetto dei
diritti dell’uomo incentivando ogni forma di conoscenza tra i popoli e l’attività
dell’Organizzazione fu così definita : sviluppo dell’azione educativa e della
diffusione della cultura all’interno degli Stati membri al fine di realizzare
progressivamente uguali opportunità educative per tutti; promozione della
conoscenza e della comprensione reciproca tra le nazioni anche attraverso i
mezzi di comunicazione di massa; ricerca e applicazione dei metodi adeguati
per preparare i giovani di tutto il mondo ad assumersi la responsabilità di
uomini liberi; sviluppo e diffusione del sapere attraverso la protezione del
patrimonio culturale dell’umanità, gli scambi di materiale e documenti,
l’accesso di tutti i popoli a ciò che ognuno di essi pubblica ; progetti scientifici
e convenzioni internazionali volte a salvaguardare l’ambiente
9
.
Le prime divergenze emersero quando si trattò di decidere se
bisognasse optare per un’Organizzazione tecnica o, al contrario, per
un’Organizzazione con un più marcato orientamento ideologico ed etico
10
.
9
Valderrama, Histoire de l’Unesco, Parigi, 1995, p.35
1010
Queste divergenze sia sugli scopi che sulle funzioni, tuttavia, rischiarono di bloccare sul nascere
l’attività dell’UNESCO. Come scrive Biasin (Etica dell’UNESCO, in La comunità internazionale, 1960,
p.319 ss). la contrapposizione tra problemi prettamente tecnici e problemi, invece, di carattere
ideologico si ripropose con l’ingresso nell’UNESCO dei nuovi Stati del Medio Oriente, dell’Asia
meridionale e orientale. Tali Stati richiesero, infatti, un aiuto concreto per risolvere i loro problemi
dell’analfabetismo, dell’educazione elementare e dell’istruzione tecnica contrapposti all’orientamento
prevalentemente politico-intellettuale (problemi della pace, della comprensione internazionale e della
cooperazione intellettuale) tenuto all’inizio dai paesi dell’occidente sostenitori delle dottrine
democratiche e liberali caratterizzate dalla fiducia illuministica nei valori della razionalità dell’uomo e,
quindi, nella potenza del sapere e dell’educazione.
10
Prevalse la seconda linea d’azione come si può evincere dal Preambolo
dello Statuto istitutivo dell’UNESCO in cui viene enunciata la famosa frase,
formulata dal Primo ministro britannico Clemente Attlee : “...since wars begin
in the minds of men, it is in the minds of men that the defences of peace must
be constructed ”
11
.
Non esiste, in realtà, una netta contrapposizione tra la vocazione etica
dell’UNESCO e l’apporto pratico e concreto dato agli Stati membri. Nei
progetti realizzati per contribuire a creare, sviluppare o restaurare i sistemi
educativi e la nascita di istituzioni scientifiche, musei, biblioteche e servizi
d’informazione, appare sempre una duplice preoccupazione : sostenere la
ricostruzione nei Paesi devastati dalla guerra e ricercare delle soluzioni nuove
per promuovere lo scambio di idee e di informazioni.
11
Huxley ha affermato (UNESCO, its purpose and its philosophy, 1947, p.44) che l’UNESCO “ha
bisogno di fondare la sua azione su di una filosofia (...) che possa suggerire una presa di posizione
unitaria davanti ai differenti problemi. Se essa non possiede una concezione di questo genere, che le
permetta di inquadrare le cose su di un unico profilo, rischierà di prendere misure frammentarie o
addirittura contraddittorie”. Egli propose, dunque, una filosofia globale ed universale fondata su di un
umanesimo mondiale, scientifico ed in evoluzione che unificasse le tradizioni culturali dei singoli paesi
superandole. Ciò gli sembrò necessario anche perché in quel momento storico si contrapponevano
due filosofie di vita, quella occidentale e quella orientale, le quali minacciavano di diventare il centro di
un nuovo disastroso conflitto. La diversità di vedute di tali differenti filosofie riguardava principalmente
la relazione tra Stato e individuo per poi generare diversi sistemi educativi, diverse concezioni
economiche e anche diversi modi di concepire proprio la cooperazione internazionale. Il problema
consisteva proprio, secondo Huxley, nel conciliare le esigenza di due concrete realtà accantonando le
dispute ideologiche e tenendo, invece, di mira il miglioramento delle condizioni di vita degli individui,
fine ultimo di ogni cooperazione internazionale. Soprattutto gli Stati Uniti respinsero tale teoria
considerandola contraria alla “democrazia culturale” dell’UNESCO in cui ogni cultura doveva essere
libera di esistere e di manifestarsi. L’unica filosofia che l’UNESCO doveva possedere era, secondo gli
Stati Uniti, proprio il rispetto per tale diversità e la cooperazione tra popoli tanto diversi era il contributo
maggiore che questa Organizzazione potesse dare alla cultura dell’umanità.
11
L’attività dell’UNESCO consiste non soltanto in studi, inchieste e
raccomandazioni, strumenti naturali di cooperazione internazionale, ma anche
in attività svolte sul territorio, identificando aree geografiche cui dedicare una
particolare e continua attenzione.
Ulteriori problemi da risolvere in fase organizzativa riguardarono natura e
funzioni degli organi direttivi dell’Organizzazione. Il sopra menzionato Istituto
di Cooperazione Intellettuale era composto da autorevolissime personalità
della cultura come Albert Einstein, Sigmund Freud e Paul Valéry i quali non
rappresentavano i rispettivi Stati d’appartenenza. Tuttavia, nonostante alcune
delegazioni governative avessero apertamente sostenuto durante i lavori
preparatori che l’opera dell’UNESCO potesse essere ostacolata dalla
presenza dei governi, molte altre ritennero indispensabile il contributo di
questi ultimi in quanto unici titolari del potere politico e finanziario. A titolo di
mera concessione venne, allora, deciso che i membri del Consiglio esecutivo,
eletti dall’Assemblea generale tra i delegati dei governi, venissero scelti, per
quanto possibile, tra le personalità competenti nei settori dell’arte, della
scienza, dell’educazione e della diffusione del pensiero
12
.
L’UNESCO nacque, dunque, come un’Organizzazione di Stati composta
da tre organi distinti la Conferenza generale, il Consiglio esecutivo ed il
Segretariato al cui vertice fu collocato il Direttore generale, eletto
dall’Assemblea per cinque anni.
12
Questa soluzione di compromesso, tuttavia, non risolse definitivamente la questione. Durante la
seconda sessione dell’Assemblea generale, tenutasi in Messico nel 1947, la delegazione americana
chiese di sapere se i membri del Consiglio esecutivo dovessero essere eletti a titolo personale o come
rappresentanti dei rispettivi governi. La risposta definitiva giunse soltanto durante l’ottava sessione
dell’Assemblea generale del 1954 a Montevideo nel corso della quale si decise che ogni membro del
Consiglio “rappresenta il governo dello Stato da cui egli proviene”. In proposito v. Mahtar M’Bow , op.
cit., p.19 ss.
12
La Convenzione di Londra istitutiva dell’UNESCO si compone di quindici
articoli redatti in inglese e francese, aventi entrambe le lingue valore ufficiale
in base all’art.XII. Ai sensi dell’art. XV, n.2, la firma, precedente o successiva
all’adesione di uno Stato, costituisce condizione di validità per l’adesione
stessa. Ulteriori norme riguardano i fini e le funzioni dell’UNESCO (art.I),
l’acquisto o la perdita della qualità di membro (art.II), gli organi principali
dell’Organizzazione (artt.III, IV, V e VI), il bilancio (art.IX), i rapporti con le
Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali specializzate (artt.X e XI),
lo “status” giuridico dell’ente (art.XII), la procedura da seguire per l’adozione
di eventuali emendamenti (art.XIII) e, infine, la soluzione delle controversie
riguardanti l’interpretazione dello Statuto (art.XIV).