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INTRODUZIONE
La stesura di questo elaborato dal titolo “La gestione dello stress,
l’utilizzo del tempo e della motivazione per stimolare la creatività”, verte sui
seguenti temi: lo stress, il tempo, la motivazione e la creatività.
Nel capitolo inerente allo stress, tratterrò il modo con cui il nostro
organismo reagisce e affronta la reazione fisiologica attivata da una situazione
percepita come pericolosa. Introdurrò lo stress lavorativo, in cui elencherò i
vari modelli psicologici e l’utilizzo di strategie di coping effettuate dal
lavoratore per adattarsi e far fronte al proprio stress. Alla fine del capitolo
tratterrò della gestione del tempo utilizzando il seguente modello: la matrice
di Eisenhower.
Nel capitolo riguardante il tema del tempo introdurrò il modo in cui
percepiamo la nostra risorsa più preziosa utilizzando alcuni esperimenti
effettuati riguardanti lo studio sulla percezione del tempo. La mia ricerca
continua trattando il tema sul “quando” è il momento giusto della giornata in
cui prendere decisioni. Alla fine del capitolo tratterrò il tema della
procrastinazione, sul perché e sul come evitare di procrastinare presentando
una teoria: la “Temporal Motivation Theory”.
Nel capitolo della motivazione affronterò il metodo bastone-carota,
ovvero sul perché le ricompense o le punizioni diminuiscono la nostra
motivazione intrinseca, elencherò alcune teorie motivazionali lavorative, le
quali mi hanno portato ad introdurre il tema della soddisfazione lavorativa, il
cosa l’aumenta e il cosa la fa diminuire.
Nel capitolo della creatività tratterrò dei metodi attraverso i quali la
nostra mente utilizza i vari pensieri di ragionamento finalizzati ad estrarre
soluzioni creative e di come il processo di problem solving ci guida nella
risoluzione di situazioni problematiche. Introdurrò alcune tecniche di
problem solving effettuate dall’individuo ed implementate in azienda, ad
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esempio il brainstorming, e come lo stile di leadership sia fondamentale nel
mantenere la costanza creativa del proprio dipendente o team.
La stesura di questo elaborato muove i primi passi da una esperienza
strettamente personale, riguardante una persona a me cara, la quale ha
stimolato e suscitato in me notevole interesse, da approfondire al meglio
l’oggetto di ricerca in questione, unito allo studio della materia di riferimento.
L'aver vissuto la quotidianità di tale persona, mi ha portata a notare che il suo
benessere psicologico lavorativo vacillava quando veniva sottoposta a dura
prova a causa delle molteplici richieste, tempi brevi di consegna dei lavori, e
soprattutto pressione da parte dei capi. Le continue pressioni sperimentate
nell'ambiente lavorativo hanno influenzato di gran lunga la sua creatività ed
era un continuo “trovarsi in ufficio anche quando era in altri contesti”, non
riusciva più a scindere il lavoro dalla sfera personale.
Tutto ciò mi ha portata ad interrogarmi sulle seguenti domande, e alle
quali risponderò in maniera chiara e concisa nel corso di tale elaborato:
Come gestire il proprio stress lavorativo? Come gestire il proprio
tempo evitando di procrastinare? Come aumentare la propria motivazione e
la propria soddisfazione lavorativa? Come stimolare la propria creatività e
quale approccio dovrebbe utilizzare il leader e l’azienda per promuoverla?
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CAPITOLO 1: LO STRESS
1.1 L’organismo: il destinatario del nostro stress
Il termine stress viene introdotto per la prima volta da Walter
Cannon
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per indicare la reazione fisiologica causata dalla percezione di
situazioni avverse o minacciose. (Carlson, 2014)
Lo stress è uno stato di attivazione di meccanismi fisici e psichici, che
si attiva per rispondere ad una situazione che viene percepita come pericolosa
o rischiosa. La risposta fisiologica attivata dalle emozioni negative serve a
predisporci ad affrontare determinati rivali, oppure, a fuggire da situazioni
percepite come pericolose.
Walter Cannon definisce questo fenomeno come “reazione di attacco
o fuga”
2
, in cui spiega come la risposta fisiologica ci rende in grado di fare
sforzi intensi necessari a scappare o combattere. Di solito, alla fine della
situazione pericolosa, la minaccia viene superata e la nostra condizione
fisiologica torna al livello normale.
In genere, le nostre emozioni indotte dallo stress sono formate da
risposte comportamentali, autonome ed endocrine (Carlson, 2014), le quali
potrebbero portare effetti negativi sulla nostra salute. Infatti, le situazioni
minacciose, per essere affrontate e superate, hanno bisogno di un’intensa
attività, per questo motivo, le risposte autonome ed endocrine mobilitano le
risorse energetiche del nostro corpo:
Il sistema simpatico
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rilascia adrenalina, noradrenalina e gli ormoni
steroidei dello stress, di cui l’adrenalina influenza il metabolismo del glucosio
e fornisce l’energia necessaria a sostenere uno sforzo intenso e, insieme alla
noradrenalina, incrementano la pressione sanguigna nei muscoli,
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Walter Bradford Cannon (1871-1945), fisiologo statunitense, noto per avere introdotto il termine
omeostasi e per la teoria centrale delle emozioni.
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Risposta specie-specifica dei comportamenti di attacco o fuga, è responsabile di alcuni degli
effetti dannosi delle situazioni stressanti per la salute.
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Il sistema nervoso simpatico prepara l’organismo alle reazioni di lotta o di difesa. Aumenta
l’attività cardiaca e la pressione arteriosa.
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aumentando, quindi, il battito cardiaco e producendo un rialzo pressorio che,
a lungo termine, può contribuire a far sviluppare patologie cardiovascolari.
(Carlson, 2014)
Altro ormone correlato allo stress è il cortisolo, chiamato anche
glucorticoide poiché influisce sul metabolismo del glucosio. I glucorticoidi
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facilitano nel convertire le proteine in glucosio, le quali rendono disponibili i
lipidi
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alla produzione di energia, aumentano il flusso sanguigno, stimolando
le risposte comportamentali del cervello. Inoltre, queste sostanze, riducono
la sensibilità gonadica all’ormone luteinizzante
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(LH), riducendo la secrezione
degli steroidi sessuali: nel 1992, Singer F. e Zumoff B., rilevarono che il livello
ematico di testosterone nei medici impegnati in diverse specializzazioni
ospedaliere, era gravemente poco sviluppato, il motivo potrebbe essere
correlato ai ritmi lavorativi stressanti che sono obbligati a rispettare. (Carlson,
2014)
Hans Selye
7
, ha ipotizzato che gli effetti nocivi dello stress sono dovuti
al rilascio prolungato di glucorticoidi e, effettuando esperimenti sugli animali
8
in quanto interessato a capire come l’uomo reagisse agli stressor
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, arrivò a
scoprire che il solo fatto di essere esposti ad una manipolazione provoca una
Sindrome di Adattamento, ovvero, davanti ad uno stress, l’uomo mette in
atto tre reazioni a catena che vanno a contraddistinguere la risposta ad esso:
Fase di allarme: si divide in fase di shock e di controshock. In questa fase
vi è l’attivazione del sistema simpatico e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
L’adrenalina e noradrenalina vengono rilasciate insieme ai glucorticoidi con
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Classe di ormoni prodotti dalla corteccia surrenale, vengono rilasciati in particolare nei momenti
di stress.
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I lipidi, detti comunemente grassi, sono dei principi nutritivi organici, formati da carbonio,
idrogeno e ossigeno.
6
Ormone secreto dall’ipofisi anteriore. Tra le diverse funzioni è inclusa la produzione di
testosterone nei maschi, lo sviluppo e la maturazione del follicolo e l’ovulazione nelle femmine.
7
Hans Selye (1907-1982), medico endocrinologo, viene ricordato per le ricerche effettuate sullo
stress e per la Sindrome Generale di Adattamento da lui identificata.
8
Somministrava ormoni ovarici bovini alle cavie alterando il loro organismo. La cavia sotto stress
cercava di reagire sviluppando una sindrome di adattamento.
9
Stressor, è un termine che indica gli accadimenti, le cause o gli agenti nocivi che inducono la
sindrome generale di adattamento.
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conseguente aumento del battito cardiaco. Il corpo si prepara al “combatti o
fuggi”, ci percepisce una novità interpretata come un probabile pericolo.
Fase di resistenza: in cui l’organismo cerca di resistere ad una
situazione avversa. Si incrementano le strategie per adeguarsi alla situazione
stressante fino a che, essa, non scompare. Vi è una sovrapproduzione di
cortisolo che potrebbe indebolire e alterare le difese immunitarie.
Fase di esaurimento: l’organismo percepisce la fine della situazione
di stress. In questa fase vi possono essere due vie: la persona si sente rilassata,
beneficiata psicologicamente e fisicamente; oppure, la fase di resistenza si è
protratta a lungo e la persona si sente senza energie, le quali dovrà spendere
un lungo tempo per recuperarle, in alcuni casi i percorsi di recupero sono
debilitanti e depressivi. Vi è un calo repentino di adrenalina, noradrenalina e
cortisolo.
(Vitale, 2020)
La risposta alla sindrome di adattamento descritta da Selye è
accompagnata da tre fattori: lo stressor, l’individuo e l’ambiente in cui stressor
e individuo interagiscono (Gabassi, 2006).
L’intensità, la frequenza e la durata dello stimolo hanno una grande
rilevanza nel condizionare l’entità di una risposta, infatti, lo stress quando si
manifesta, produce alcuni effetti che vanno ad incidere su quattro dimensioni:
Livello fisiologico: può avere effetti sull’indebolimento del
sistema immunitario, disturbi cardiaci o ipertensione;
Livello cognitivo: difficoltà di concentrazione, perdita di
memoria, ridotte capacità decisionali;
Livello comportamentale: per far fronte alle difficoltà che lo
stress può provocare si ricorre all’abuso di sostanze
stupefacenti o alcool;
Livello emozionale: ansia, irritabilità, ipocondria,
depressione, disturbi del sonno.
(Compare & Grossi E., 2012)
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Inoltre, esistono due tipologie di stress, l’eustress e il distress:
L’eustress, è uno stress costruttivo e positivo ed è il risultato
dell’energia ben mirata e utilizzata al fine di raggiungere degli obiettivi che
l’individuo si pone. (Gabassi, 2006)
Si presenta quando la persona riesce a superare una determinata
situazione che richiede lo sforzo di adattamento ma non va a minacciare il
benessere psicofisico. Seyle, infatti, evidenzia il fatto che lo stress non è
semplicemente una tensione, ma può avere conseguenze positive e non va
evitato (Kreitner & Kinicki, 2013).
Il distress, è uno stress distruttivo e negativo che si presenta
quando siamo di fronte ad un’esperienza non voluta che ci provoca ansia, o,
ad una valutazione distorta di un evento che ci impedisce il raggiungimento
di obiettivi; i sentimenti negativi provati dal soggetto si riflettono sulla salute
e sul suo benessere psicofisico (Gabassi, 2006).
Oltre ad essere positivo o negativo, lo stress può essere acuto e
momentaneo o cronico e durare nel tempo:
Nello stress acuto il corpo reagisce immediatamente alla minaccia
percepita, essa può essere un grande spavento o una forte emozione. I
sintomi riscontrabili possono essere emotivi, come ansia o rabbia, e fisici
come mal di testa, disturbi intestinali, aumento del battito cardiaco e un
aumento della pressione del sangue. In genere, questo stress momentaneo
non causa problemi ma, se si è davanti ad uno stress acuto grave come, ad
esempio, essere vittime di una violenza o essere testimoni o vittime di un
grave incidente, potrebbe portare a gravi problemi di salute mentale come il
disturbo da stress post-traumatico
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. (ABANOMED, 2019)
Lo stress diventa cronico quando si è esposti per un lungo tempo a
fattori stressanti, che potrebbero essere situazioni lavorative disagianti,
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Il disturbo da stress post-traumatico è caratterizzato da una risposta intensa ad un evento
particolarmente grave e stressante, questa risposta comprende un forte aumento dell'ansia,
pensieri negativi, ricordi correnti dell'evento traumatico ed evitamento degli stimoli riconducibili
al trauma.