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1. INTRODUZIONE
OBIETTIVO
Il Sistema Linfatico, dopo la circolazione sanguigna, è il secondo sistema
vascolare presente nei mammiferi e svolge funzioni vitali per l’organismo, quali:
il drenaggio di antigeni e cellule, l’attivazione del sistema immunitario, il
mantenimento dell’omeostasi tessutale in quanto si occupa di assorbire,
trasportare e drenare il liquido interstiziale in eccesso.
Le metodiche di imaging diagnostico per lo studio del sistema linfatico non
hanno avuto negli anni lo stesso sviluppo delle tecniche utilizzate per studiare la
circolazione sanguigna, sia per motivi puramente tecnici in quanto i vasi linfatici
erano di difficile visualizzazione, ma anche perché nel recente passato si
sottovalutava l’importanza del Sistema Linfatico per la salute dell’uomo.
Negli ultimi anni sono emerse nuove tecniche diagnostiche che tuttavia devono
ancora essere validate dal mondo scientifico.
Questa tesi nasce con lo scopo di raccogliere testimonianze sullo stato dell’arte
dell’imaging linfatico, valutando vantaggi e svantaggi di ogni singola metodica,
soffermandosi sulla Linfoangiografia a Risonanza Magnetica (MRL) in quanto
metodica emergente.
Inoltre, verranno fornite informazioni sull’Anatomia compartimentale del
Sistema Linfatico in modo da agevolare l’applicazione delle tecniche
diagnostiche.
Infine, andremo ad analizzare e confrontare i parametri tecnici utilizzati dai vari
autori del mondo scientifico con quelli utilizzati presso la nostra struttura.
L’obiettivo è quello di confermare l’utilità e l’efficienza della MRL per lo studio
del sistema linfatico in pazienti affetti dalle principali patologie linfatiche.
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STORIA DEL SISTEMA LINFATICO
Molto spesso, le descrizioni della scoperta scientifica del sistema linfatico
iniziano con Gaspare Aselli in quanto fu effettivamente il primo a presentare un
resoconto adeguato in un libro dedicato alle “Vene lattifere” (Fig.1). Tuttavia, si
parlava già di sistema linfatico nel V secolo a.C. quando nel Corpus
Hippocraticum, serie di opere associate ad Ippocrate, sul lavoro delle
Articolazioni viene citata la presenza dei Linfonodi nel corpo dell’uomo
[1][2]
.
Fra il I e il II secolo d.C. fu un medico romano, Rufo di Efeso, a descrivere nelle
sue opere i Linfonodi ascellari, inguinali e mesenterici, mentre per la prima
menzione dei vasi linfatici bisogna aspettare il III secolo d.C. con l’anatomista
greco di Alessandria, Erofilo, che osservò durante la dissezione di almeno 600
essere umani la presenza di “vene” che non finivano nella porta epatica ma in
corpi ghiandolari, ovvero i linfonodi. Fu così il primo a distinguere per la prima
volta i vasi linfatici da quelli venosi
[2]
.
Il lavoro di Erofilo e Rufo fu poi citato e approfondito da un medico greco,
Claudio Galeno, che descrisse i vasi chiliferi ed i linfonodi mesenterici in alcune
sue opere, tra cui il De Usu Partium e il De Anatomicis Administrationbus
[2]
.
Tra il XVI e il XVII secolo d.C., Gabriele Falloppio (scopritore delle Tube di Falloppio)
descrisse i vasi chiliferi definendoli come “ vasi che decorrono sopra gli intestini
pieni di materia gialla, andando al fegato e ai polmoni”
[1]
.
Sempre nelle metà del XVI e il XVII, un professore romano di anatomia,
Bartolomeo Eustachi, descrisse il dotto toracico, che chiamò “Vena Alba
Thoracis”, con la presenza di valvole unidirezionali, ma non fu in grado di
identificarne la sua denominazione e il suo ruolo
[2]
.
Nel 1622, Gaspare Aselli famoso chirurgo e anatomista italiano, identificò e
descrisse i vasi linfatici canini, definendoli “Venae Alba et lacteae”, ora conosciuti
3
con il nome di vasi chiliferi. Inoltre, identificò anche il condotto toracico, non
riuscendo tuttavia a riconoscere la sua connessione con i vasi chiliferi
[2]
.
Questa connessione fu invece dimostrata da Jean Pecquet, uno scienziato
francese di Dieppe, che nella sua opera Experimenta nova anatomica, descrisse
accuratamente queste strutture e dimostrò che i canali mesenterici scoperti da
Aselli versano il loro contenuto nel “Receptaculum chyli”, oggi conosciuta come
Cisterna del Chilo
[1] [2]
. Inoltre, Pecquet, scoprì che il contenuto dei vasi chiliferi
entra nel sistema venoso attraverso il dotto Toracico.
Nel 1652 Olof Rudbeck, all’epoca studente di medicina, notò che il fluido chiaro
(linfa) passava dal fegato in piccoli vasi che si uniscono con i canali mesenterici
per entrare nel dotto toracico. Chiamò questi piccoli vasi “Ducti Hepatici
Acuosi”, ed evidenziò come questi fossero dotati di valvole e che venissero
svuotati nel dotto toracico
[1] [2]
. Il termine “Vasae Lymphaticae”, da cui oggi
deriva il termine vasi linfatici, fu utilizzato per la prima volta da un anatomista
danese di nome Thomas Bartholin, che nel XVII secolo pubblicò una serie di
opere dove evidenziò la presenza di questi vasi ovunque nel corpo
[2]
.
4
ANATOMIA DEL SISTEMA LINFATICO
Il sistema linfatico rappresenta la via secondaria attraverso cui il liquido
interstiziale, che fuoriesce dall’estremità arteriosa dei capillari sanguigni e che si
dirige verso gli spazi intercellulari, rientra nel sangue circolante attraverso vasi
linfatici. Essi possono essere classificati in
due grandi tipologie, ovvero: Periferici o di
Conduzione. Quelli Periferici sono dotati di
un’alta capacità assorbente, mentre quelli
di Conduzione sono predisposti per il
trasporto della linfa in quanto caratterizzati
dalla presenza di valvole unidirezionali a
“Nido di rondine”, che obbliga lo scorrimento della linfa in un’unica direzione
centripeta (Fig.2).
(Il segmento di vaso tra due valvole prende il nome di Linfangione, che si
caratterizza per la sua capacità “Linfopropulsiva intrinseca”, ovvero capace di
contrazione propria)
[3]
.
Inoltre, in base alla loro struttura è possibile classificare i vasi linfatici in cinque
tipologie diverse, ovvero in:
- Capillari: che fanno parte dei Vasi Periferici in quanto unici con capacità
assorbente. Hanno generalmente forma cilindrica, con un diametro di
circa 10-60 µm, caratterizzati da cellule endoteliali piatte ed in assenza
di una membrana basale. L’assorbimento dipende dalla capacità
dell’endotelio di dilatarsi in quei punti assenti da giunzioni, riducendo
così la pressione all’interno del vaso che permette il passaggio del
liquido dall’interstizio al capillare. Infine, i capillari linfatici
confluiscono nei vasi linfatici chiamati Precollettori .
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- Precollettori: che, a differenza dei Capillari Linfatici, fanno parte dei
Vasi di Conduzione e quindi caratterizzati dalla presenza di valvole anti-
reflusso. Essi mettono in rapporto la porzione assorbente dei Capillari
Linfatici e le vie di deflusso rappresentante dai Vasi Collettori
[3]
.
- Collettori : anch’essi Vasi di Conduzione, nascono dalla confluenza di
più vasi Precollettori. Possiamo distinguerli in Superficiali se decorrono
nei tegumenti o Profondi se localizzati nei visceri o come satelliti dei
vasi arteriosi e/o venosi.
Inoltre, si dividono in Vasi Afferenti (Pre-Linfonodali) o in Vasi Efferenti
(Post–Linfonodali) a seconda se confluiscono o nascono da un linfonodo.
Essi, a sua volta convergono a formare i Tronchi Linfatici ;
- Tronchi: ovvero vasi di maggiore calibro nati dalla confluenza di più
vasi Collettori. Essi vanno a drenare ampi distretti corporei e prendono
il nome dalle aree che servono.
I principali Tronchi Linfatici sono i seguenti:
Tronco Linfatico Lombare: è un vaso efferente del gruppo aortico laterale
dei linfonodi lomboaortici. Si divide in
Tronco linfatico lombare destro e sinistro,
di cui entrambi vanno a drenare la regione
sottombelicale della parete addominale,
pelvica e perineale, oltre che agli arti
inferiori (Fig.3).
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Tronco Linfatico Intestinale: è un vaso efferente
del plesso appartenente ai linfonodi celiaci.
Drena la regione sottodiaframmatica del tubo
digerente fino a metà del retto (Fig. 4).
Tronco Linfatico Giugulare: è un vaso efferente dei linfonodi cervicali
profondi supero-inferiori che drena la
regione topografica del collo. Si divide
successivamente in Tronco linfatico
giugulare destro, che insieme al Tronco
Succlavio Destro e Broncomediastinico
danno origine al “Dotto Linfatico Destro”, ed in
Tronco linfatico giugulare sinistro che invece confluisce del “Dotto
Toracico” (Fig.5).
Tronco Linfatico Succlavio: è un vaso efferente dei linfonodi ascellari che
raccoglie la linfa che proviene dagli arti superiori , dalla parte apicale
del torace e dalla mammella (Fig.6). Si divide anch’esso in Tronco
linfatico succlavio destro e sinistro, di cui il Tronco Succlavio destro
concorre alla formazione del “Dotto Linfatico Destro” insieme al Tronco
Giugulare destro e al Broncomediastinico, mentre il Tronco Succlavio
sinistro confluisce
nel “Dotto Toracico”;
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Tronco Linfatico Broncomediastinico: nasce dalla confluenza dei collettori
efferenti dei gruppi linfonodali mediastinici anterosuperiori e
tracheobronchiali. Anch’esso si divide in Tronco Broncomediastinico
destro e sinistro, di cui il Tronco Broncomediastinico destro
contribuisce a formare il “Dotto Linfatico Destro “ insieme ai tronchi
sopracitati, mentre il Tronco Broncomediastinico sinistro confluisce nel
“Dotto Toracico” (Fig. 7).
Entrambi, sia destro che sinistro, drenano la porzione profonda del
torace, la trachea, l’esofago, il fegato e le regioni omolaterali dei
polmoni, bronchi e parte del cuore.
A sua volta, i Tronchi linfatici, come abbiamo visto convergono in due grandi
“Dotti”;
- Dotti: sono i vasi linfatici più grandi presenti nell’organismo, le cui
dimensioni variano tra i 4 e 8 mm. Si distinguono due grandi dotti,
ovvero il:
Dotto Toracico: principale punto di unione tra il sistema linfatico e
quello vascolare, in quanto la linfa viene riversata nel circolo venoso.
Si origina dalla confluenza di due radici, ovvero dai tronchi linfatici
lombari destro e sinistro e dal tronco linfatico intestinale (Fig.8). In
genere il punto di origine corrisponde a livello della seconda vertebra
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lombare dove presenta in zona retroperitoneale molto spesso una
dilatazione ampollare detta “Cisterna del Chilo o di Pecquet).
Il Dotto Toracico dopodiché risale verticalmente per circa 40 cm lungo
la porzione anteriore dei corpi vertebrali. Passando attraverso l’ilo
aortico del diaframma, a livello della quarta vertebra toracica, il dotto
si inclina a sinistra decorrendo lungo la faccia posteriore dell’arco
aortico e poi lungo il lato sinistro dell’esofago. Raggiunge così la parte
inferiore del collo dove passa lateralmente al processo trasverso della
settima vertebra cervicale per poi terminare aprendosi tra la vena
succlavia sinistra e vena giugulare sinistra (Fig.13)
[3]
.
Dotto Linfatico Destro: come il Dotto Toracico a sinistra, il Dotto Linfatico
Destro riversa la linfa raccolta dalla porzione destra del corpo a livello
della vena succlavia destra. Generalmente è lungo circa 10-12 mm e
nasce dalla confluenza dei tronchi linfatici Giugulare, Succlavio e
Broncomediastinico di destra
[3]
(Fig. 9).
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STRUTTURA LINFONODO
Altra componente importante del sistema linfatico sono i Linfonodi, piccoli centri
incapsulati responsabili della presentazione dell’antigene ed attivazione,
differenziazione e proliferazione dei linfociti. Generano cellule B e T mature ed
inoltre filtrano le particelle presenti nella linfa, inclusi microbi e cellule tumorali,
mediante l’azione di vari macrofagi fagocitari.
Normalmente, il corpo di un adulto contiene fino a 400/600 linfonodi di numero,
di cui 150-200 si trovano nella testa e nel collo, oltre 100 nel torace e fino a 250/300
nell’addome e pelvi
[4]
.
Essi vengono classificati in base alla:
- “Direzione del flusso linfatico”: quindi distinti in “Primari, Secondari ecc.”
in base se la linfa viene drenata direttamente da un territorio tributario
o da un altro linfonodo;
- “Localizzazione : quindi distinti in “Parietali o Viscerali” e “Superficiali o
Profondi” in relazione alla loro localizzazione
Il Linfonodo, strutturalmente, è caratterizzato da:
Capsula: composta da tessuto connettivo collagene denso con
un’estesa superfice convessa da cui si forma una leggera rientranza,
ovvero l’ilo, punto in cui passano i vasi sanguigni e i vasi efferenti che
portano la linfa verso l’esterno. Mentre, i vasi linfatici afferenti
attraversano la superfice periferica della capsula confluendo e
riversando la linfa all’interno dei seni sottocapsulari . A sua volta, la
linfa viene filtrata passando per i seni midollari e confluendo
all’esterno tramite il vaso efferente.