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INTRODUZIONE
Lo studio del presente elaborato è rivolto principalmente all’istituto della Mediazione
Umanistica, un tipo di mediazione che si differenzia dalle altre (alcune verranno descritte)
per la particolare attenzione rivolta alla centralità dell’essere umano dal punto di vista
filosofico-antropologico, alla sua capacità di affrontare un conflitto mettendo in
discussione le proprie emozioni e facendo poi emergere la capacità empatica nella
comprensione dell’altro. L’ intento dell’elaborato è di offrire una visione globale che
comprende le diverse sfaccettature dell’istituto della mediazione, una visione generale
che poi entra nel particolare della mediazione umanistica, per poi affrontare le sfide del
presente-futuro a cui la mediazione va incontro. L’esposizione sarà semplice e sintetizzata
in modo da rendere la lettura comprensibile e allo stesso tempo che abbracci i variegati
aspetti che caratterizzano l’argomento trattato.
Il primo capitolo sarà dedicato inizialmente ad una descrizione delle ADR (Alternative
Dispute Resolution) di cui la mediazione è parte integrante. Le ADR intese come metodi
alternativi di risoluzione dei conflitti, alternativi al processo giudiziale e la cui peculiarità
è nella risoluzione di controversie/conflitti attraverso una partecipazione volontaria, attiva
e di collaborazione tra le parti; in breve se ne descrivono le varie e differenti tipologie
non trascurando qualche cenno storico relativo alla nascita e sviluppo delle stesse. Si va
poi ad esaminare in particolare la mediazione: se ne evidenziano i motivi per cui, in caso
di conflitti, l’istituto è preferibile rispetto alla negoziazione assistita (tipo di ADR che
rappresenta insieme alla mediazione uno dei metodi alternativi più utilizzati). Di rilevante
importanza è poi l’aspetto legislativo: la mediazione si è diffusa in Europa grazie
all’ impulso che ne è derivato dalla Comunità Europea nell’emanazione della Direttiva
52/2008 che ha imposto agli Stati Membri l’introduzione di una disciplina uniforme della
mediazione sia per controversie transfrontaliere che interne. L’Italia ha recepito la
Direttiva con il D. Lgs 28/2010 che, dopo una serie di intoppi legati a questioni sollevate
per illegittimità costituzionale, è entrato a pieno regime nell’ applicazione dei principi
europei e della relativa disciplina. In questo contesto il Legislatore ha voluto rafforzare il
ricorso alla mediazione prevedendone l’obbligatorietà per alcune materie in via
preventiva al ricorso giudiziario, consapevole del fatto che la mediazione sarebbe stata
una valida alternativa al processo sia per uno scopo deflattivo( numero minore di cause e
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conseguente alleggerimento dei Tribunali) ma anche perché l’ istituto va maggiormente
incontro alle istanze dei cittadini : la possibilità di vedere definite le controversie in tempi
più brevi rispetto al processo, a minor costo e con un maggior grado di soddisfazione per
le parti in lite. Si conclude l’aspetto legislativo con riferimento alle misure emergenziali
intraprese dal Governo durante il periodo di look down a seguito del periodo di emergenza
Covid-19 ed infine un riferimento è diretto alla riforma Cartabia approvata il 25 novembre
2021, che prevede un’implemento delle materie per quel che riguarda il ricorso
obbligatorio e preventivo al giudizio.
D’ora in poi si entrerà nel vivo della pratica di mediazione, nell’ andare ad esaminare
approfonditamente il suo significato dal punto di vista “umano”: la mediazione interviene
in caso di conflitto, cioè di quello scontro tra persone così intenso da coinvolgerne il
vissuto, le emozioni, le relazioni. Il comune denominatore è la trasformazione del
conflitto in un accordo condiviso tra le parti ma presupponendo quella fase di
riconoscimento delle proprie emozioni, bisogni, talvolta non evidenti e successivamente
nel venire incontro all’altra parte riconoscendola come meritevole di comprensione.
L’ approccio al conflitto vede l’assistenza della figura essenziale del mediatore, terzo,
neutrale ed imparziale che accompagna le parti in questo viaggio talvolta tortuoso ma la
cui destinazione porta ad una riconciliazione, ad una nuova visione della situazione
precedentemente offuscata. Il mediatore, figura indispensabile, viene considerato dal
punto di vista deontologico (il ruolo è troppo delicato per non soffermarsi sulla
deontologia) e come facilitatore della risoluzione del conflitto attraverso il recupero del
dialogo tra le parti; è visto quindi come persuasore al dialogo tra le parti, sorretto dalle
tecniche “maieutiche” che verranno descritte nell’ambito illustrativo della mediazione
dialogica-argomentativa.
Il secondo capitolo è destinato alla descrizione della mediazione umanistica: la sua
ideatrice Jacqueline Morineau, in una felice intuizione, prende spunto dalla tragedia greca
e la accosta alla pratica di mediazione; l’intensità durante le fasi di esposizione del vissuto
dei protagonisti e poi la compartecipazione del pubblico in un clima di compassione viene
accostata a quelle fasi della mediazione umanistica di Theoria, Krisis, Catarsi. Con la sua
testimonianza l’Autrice auspica un mondo dove possa esserci più pace ed armonia
attraverso il recupero della centralità dell’essere umano e della sua capacità di
ricongiungersi ai valori essenziali: verità, rispetto, libertà, giustizia, pace in modo da
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vivere in armonia con sé stesso e con gli altri, consapevole della condizione umana attuale
ove sembrano prevalere altri valori quali egoismo, materialismo , profitto, non rispetto,
in un contesto di ridimensionamento della stessa dignità umana. Si pone l’accento su due
aspetti fondamentali, alla base della pratica di mediazione umanistica: l’autocoscienza e
l’empatia, cioè due capacità dell’essere umano che in una situazione di conflitto risultano
essenziali per la risoluzione dello stesso attraverso una nuova visione del se’ stesso e
dell’altra parte confliggente. Il pensiero di Jacqueline Morineau viene quindi interpretato
in una forma filosofica-antropologica ma che non si discosta dalla vera natura umana,
cioè queste capacità sono insite nella stessa in modo più o meno manifesto. Anche in
questo contesto essenziale è la presenza del mediatore che divento lo “specchio” del
vissuto, emozioni e bisogni delle parti ascoltate ; la sua funzione è quella di portare le
parti da una situazione di stallo, disarmonia ad una nuova situazione di comprensione
reciproca e armonia ritrovata : ma qui sono le parti che si fanno carico con
autoresponsabilità ad analizzare il proprio vissuto interiore, le proprie emozioni a
riconoscerle ed accettarle per poi andare a comprendere anche il vissuto, i bisogni
dell’altra parte in una cornice di compassione reciproca; il dialogo, la parola sono il mezzo
per arrivare a questa situazione. La mediazione umanistica seppur affronta il tema del
conflitto in una visione profondamente filosofica e antropologica si accosta, per certi
versi, agli altri tipi di mediazione: di alcuni tipi in particolare se ne evidenziano le
analogie.
Il terzo capitolo va ad affrontare la forza “dirompente” della tecnologia anche nell’ambito
delle ADR, che verranno definite ODR (On line Dispute Resolution) a testimonianza di
un effetto trasformante: peculiarità delle ADR è il confronto dal vivo delle parti in lite
con l’assistenza, nel caso della mediazione, della terza figura neutrale, il mediatore.
Andare ad interporre, anche solo con lo schermo, e quindi una risoluzione di
controversia/ conflitto “on line” rischia di snaturarne il senso. La tecnologia in alcuni
ambiti ODR ha contribuito a migliorarne le funzionalità, ad avvicinare parti
geograficamente distanti, a rendere più semplice la definizione di una controversia, ma
ha anche provocato un palese ridimensionamento dei principi ADR : le ODR hanno, in
certi campi di applicazione, evidenziato effetti di disumanizzazione, spersonalizzazione
e standardizzazione nel loro utilizzo ma anche dal punto di vista tecnico le ODR tendono
ad affiancare fino a sostituire l’ attività giuridica e legale di giudici, avvocati,
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professionisti del settore, tanto da prestabilire pareri e soluzioni giuridiche anche solo con
l’ utilizzo dell’algoritmo . Se dobbiamo entrare poi in un’ottica “etica” vengono in rilievo
varie criticità con l’utilizzo della tecnologia: la” non privacy” dei dati personali, la “non
neutralità” del mezzo tecnologico, l’“invisibilità delle operazioni algoritmiche,” la
“presunzione”, attraverso la cibernetica, di voler emulare e superare le funzionalità
tipiche e uniche della mente umana: di fronte a tutto ciò non resta che tutelare la dignità
umana valorizzandone quindi le potenzialità, ma non per rifiutare la tecnologia ma per
renderla semplicemente al servizio dell’essere umano, un mezzo per migliorare
ad. esempio le modalità di apprendimento in campo scolastico, di cura in campo medico
e anche, quando applicata correttamente, per migliorare la comunicazione interpersonale.
Il mediatore telematico ha dovuto affrontare una nuova modalità di svolgimento del
processo di mediazione attraverso l’ uso dei dispositivi tecnologici ed è in dubbio se
effettivamente si possano salvaguardare quei principi che hanno in passato reso la pratica
di mediazione una pratica “umana” ove le parti hanno la possibilità di comprendere se
stessi e l’ altra parte dal punto di vista autocosciente ed empatico; il dibattito attuale è
aperto tra i professionisti del settore pro e contro tecnologia , in prospettiva futura sarà
tutto da verificare.
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CAPITOLO 1 LA MEDIAZIONE
1 Panoramica su ADR
1.1 Descrizione ADR: l’alternatività dei metodi autonomi ed eteronomi.
L’acronimo ADR (Alternative Dispute Resolution) fa riferimento ai metodi alternativi di
risoluzione delle controversie, metodi utilizzati in alternativa al processo giudiziale, di
natura extragiudiziale. Si distinguono i metodi autonomi che si caratterizzano per il fatto
che sono attivati su volontà delle parti e decidono controversie su diritti disponibili in
materia civile e commerciale, sono accordi transattivi, hanno natura non autoritativa e
valorizzano il potere di autonomia contrattuale delle parti che collaborano tra di loro per
avvenire ad una composizione bonaria e condivisa della lite tra esse insorta. Viene qui ad
emergere che l’alternatività quindi consiste anche nella valorizzazione di questo potere di
autonomia negoziale rispetto ad una sentenza giudiziale che invece ha natura
aggiudicativa di decisione con forza di giudicato della lite. Tra i principali istituti
autonomi si evidenzia la mediazione e la negoziazione assistita. Accanto a questi metodi
autonomi si accomuna come alternativo perché metodo extragiudiziale l’arbitrato rituale
che però si differenzia perché è un metodo eteronomo dove la risoluzione della
controversia è decisa non dalle parti ma da giudici privati che emanano un lodo
(decisione) equiparabile ad una sentenza giudiziale. Altro metodo eteronomo è l’arbitrato
irrituale che a differenza di quello rituale si presenta come un contratto stipulato dalle
parti ove i giudici privati ne decidono il contenuto per la risoluzione della lite emanando
un lodo negoziale.
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Le ADR, in particolare l’istituto della mediazione e della
negoziazione, nascono e si sviluppano negli anni 70 negli Stati Uniti grazie all’ idea del
Prof. Sander che propone di incentivare l’utilizzo dei metodi alternativi a scopo deflattivo,
per far fronte a quella criticità che si era creata nel sistema giudiziario a fronte di un
elevato numero di contenziosi civili non ancora risolti. Sander propone quindi un nuovo
concetto di Corte, la Multi Door Court House: “un sistema di giustizia integrato multi-
porta ove le dispute vengono affrontate attraverso metodi e gli istituti che meglio si
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Zuffi B. La composizione delle liti mediante l’intervento di un terzo. Arbitrato rituale e irrituale pp. 507
a 570 in Ganniti P. Processo civile e soluzioni alternative delle liti. Verso un sistema di giustizia integrato.
Editore Aracne, Rimini 2016