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PRIMA PARTE
Capitolo 1: Il significato del lavoro
Il lavoro è una delle attività sociali centrali nella vita di ogni essere umano
non solo perché permette di sostenere i costi della vita a livello economico,
ma costituisce lo spazio dove ogni individuo ha la possibilità di sviluppare o
migliorare la propria identità personale e sociale, instaurare relazioni con gli
altri, prendere consapevolezza delle proprie conoscenze e valori e contribuire
ad uno scambio di risorse che permettono una crescita reciproca tra i membri
che ne costituiscono l’insieme organizzativo (Chmiel, Fraccaroli & Sverke,
2019).
Se il lavoro, come appena descritto è indubbiamente una risorsa necessaria e
ineliminabile dalla vita di ogni uomo, ci sono degli aspetti che potrebbero,
invece, renderlo un’esperienza spiacevole.
Avere un lavoro non sempre permette di avere una vita dignitosa. In
particolare, nell’edizione World Employment and Social Outlook del 2020 si
afferma che “uno su cinque dei lavoratori in tutto il mondo vive in estrema
povertà o moderata povertà.” (Ilo, 2020; p.20). Le statistiche, inoltre,
rivelano delle differenze in merito al genere evidenziando un maggior numero
di donne vittime di lavori definiti come poco dignitosi. La fascia d’età più
colpita da queste problematiche è costituita dai giovani (Inapp, 2019).
La dinamicità nel mondo della tecnologia, la concorrenza al lavoro che
diventa sempre più spietata e la crescente invadenza del lavoro nella vita
privata sono le sfide a cui quotidianamente si cerca di far fronte. Insieme ai
repentini cambiamenti storici che si attuano nel mondo del lavoro,
ovviamente, non può che subire tali modifiche anche il significato che il
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lavoro assume nella vita delle persone (Bauman, 1998; Bendassoli & Tateo,
2018).
Trovare un significato del proprio lavoro non è sempre facile, soprattutto
perché, come spesso accade nel contesto attuale, il lavoro che viene svolto
non è sempre congruente con le scelte dell’individuo (Pattakos & Dundon,
2017).
Per poter meglio comprendere il significato del lavoro si potrebbe fare una
distinzione tra lavori già predefiniti come significativi perché ritenuti di ovvia
utilità sociale, come ad esempio il campo dell’istruzione o della salute e lavori
che invece non hanno un forte significato societario. Tuttavia, alcuni studi
hanno riscontrato delle difficoltà a percepire come significativo il proprio
lavoro, anche nel caso in cui questo sia predefinito come tale a livello di utilità
sociale. Ciò può avvenire per cause di natura eterogenea legate all’ambiente
di lavoro poco stimolante, a problematiche relazionali con i colleghi,
mancanza di supporto o fiducia. Da questi presupposti si può comprendere
come l’utilità del lavoro non è sempre sovrapponibile al significato che il
lavoratore attribuisce allo stesso (Pattakos & Dundon, 2017).
Dalla letteratura esistente sul significato del lavoro, diverse ricerche e
metanalisi evidenziano la stretta correlazione con una migliore possibilità di
equilibrio tra lavoro e vita privata e allo stesso tempo con un aumento di
dedizione e impegno nelle attività che hanno ripercussioni positive sulla
produttività aziendale e stato di benessere del lavoratore (Steger, 2017).
A tal proposito nel presente capitolo verranno riportate le teorie e i modelli
che hanno permesso lo studio di questo costrutto, le variabili ad esso correlate
e gli strumenti risultati più idonei per la sua misurazione.
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1.1 Background teorico
Le diverse ricerche, nel campo della psicologia del lavoro e delle
organizzazioni hanno dimostrato quanto, il significato del lavoro, non sia
meramente attribuibile al guadagno economico ad esso correlato. Esso può
essere definito come un processo di attribuzione di valore alla propria attività
lavorativa e come spinta a percepire sé stessi competenti riguardo allo
svolgimento di una determinata mansione (Bendassolli & Tateo, 2018).
Una distinzione è stata fornita da Andrade et al. (2012). Gli autori
riconoscono due tipologie di significato del lavoro: un significato strumentale
legato al profitto economico e alla sicurezza fisica e un significato riferito al
valore che il lavoro assume riguardo la percezione di autonomia nello
svolgimento delle mansioni, nella capacità di offrire la possibilità di
instaurare relazioni, apprendimento e sviluppo di competenze e
riconoscimento nella vita dell’individuo (Andrade et al., 2012; Bendassolli &
Tateo, 2018).
Una delle prime definizione del significato del lavoro che pervengono in tal
senso, è stata fornita da Hackman e Oldham: “Il grado in cui il dipendente
percepisce il proprio lavoro come generalmente significativo, prezioso e
meritevole” (Hackman & Oldham, 1975, p. 162; Lepisto & Pratt, 2017).
Nel loro Job Characteristic Model’ (JCM), il significato del lavoro è descritto
come uno degli stati psicologici che mediano le relazioni tra le tre
caratteristiche del job design (varietà delle abilità, significato del compito e
identità del compito) (Hackman & Oldham, 1975; 1976; Bailey, Yeoman, et
al., 2019).
Gli autori definiscono tre tipologie di esperienza che il soggetto può attuare
grazie al proprio lavoro:
1. il lavoratore sperimenta la consapevolezza dei risultati e del successo
che riesce a ottenere svolgendo la propria attività lavorativa;
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2. l’esperienza di attribuzione della responsabilità riguardo alle proprie
prestazioni, sia essa negativa o positiva costituisce la seconda
tipologia di esperienza descritta dagli autori;
3. il significato del proprio lavoro è l’esperienza che gli autori
descrivono come la percezione del proprio lavoro come munito di
senso, utilità e valore da parte del lavoratore (Hackman & Oldham,
1975; Steger, 2017; Chmiel, Fraccaroli & Sverke, 2019).
In particolare, il contributo di Hackman e Oldham si è fondato sullo studio
del significato del lavoro in relazione alla percezione di utilità e impegno,
dimostrando come un lavoro ritenuto banale o poco utile sia spesso associato
ad un basso livello di significato attribuito ad esso e, al contrario, un lavoro
ritenuto utile e impegnativo è allo stesso tempo percepito come significativo
per i lavoratori (Steger, 2017; Chmiel, Fraccaroli & Sverke, 2019).
Un flusso di ricerca che si basa su questo modello è rintracciabile negli studi
di Spreitzer (1995) sull'empowerment psicologico (Thomas & Velthouse,
1990; Li, Chen & Kuo, 2008; Montani, Boudrias & Pigeon, 2017).
L'empowerment psicologico è definito come un costrutto multidimensionale
che comprende quattro cognizioni che rispecchiano l'orientamento dei
dipendenti: il significato del lavoro, la competenza, l’autodeterminazione,
l’impatto (Spreitzer, 1995).
Secondo tale modello, il significato del lavoro aumenta l'empowerment
psicologico percepito dal dipendente (Akgunduz & Bardakoglu, 2015) ed è
definito come il valore che si attribuisce all’obiettivo di lavoro in base agli
standard dell’individuo (Spreitzer, 1995; Bailey, Yeoman, Madden,
Thompson & Kerridge, 2019).
Successivamente questo modello è stato rielaborato e sono state introdotte
nuove voci in merito al significato del lavoro (May, Gilson, & Harter 2004;
Soane et al., 2013).
Una differente corrente di pensiero ha definito il significato del lavoro
utilizzando la teoria della spiritualità sul posto di lavoro (Ashmos & Duchon,
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2000; Duchon & Plowman, 2005) in base alla quale il lavoro significativo è
considerato come un elemento di spiritualità insieme ad altri, come la vita
interiore, l'appartenenza e lo scopo attribuiti all’attività lavorativa. Secondo
questa corrente di pensiero, il significato del lavoro comprende non solo il
significato cognitivo del lavoro, ma anche i sentimenti di gioia e di
connessione con gli altri aspetti della vita delle persone (Duchon & Plowman,
2005; Bailey, Yeoman, Madden, Thompson & Kerridge, 2019).
Più di recente Steger, Dik e Duffy (2012) hanno proposto un modello formale
multidimensionale del significato del lavoro che descrive il costrutto nei
termini di tre dimensioni in riferimento al ruolo dell'auto-trascendenza
rispetto alla percezione del proprio lavoro come significativo.
Il modello è stato sviluppato in modo da suddividere i gradi di trascendenza
dei lavoratori in cerchi concentrici.
1. Il primo cerchio è costituito dal primo livello di trascendenza e vede
il significato del lavoro come la mera esecuzione delle attività
lavorative, benché percepito dai lavoratori come munito di uno scopo
e significato;
2. Il secondo grado di trascendenza è riferito al livello di armonia
esistente tra lavoro e vita privata;
3. l’ultimo grado si riferisce alla misura in cui il lavoro offre dei benefici
che abbiano un impatto notevole per la vita generale del lavoratore e
che contribuiscano a un miglioramento nel suo mondo sociale (Steger,
2017).
Altri autori definiscono il lavoro significativo come dettato dall’equilibrio di
due dimensioni, le quali vanno intese lungo un continuum aventi due estremi:
la dimensione dell'"essere" e del "fare", che si esplicita dal sentirsi parte di un
determinato contesto lavorativo al contribuire attivamente allo svolgimento
dei compiti previsti e la dimensione del "sé" e dell’”altro” che va dalla propria
autorealizzazione fino alla capacità e volontà di assolvere ai bisogni degli altri
(Lips, Wiersma & Wright, 2012).
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La condizione di ricerca di un equilibrio tra tali forze non può che generare
delle tensioni tra il desiderio di poter soddisfare i propri bisogni e quello di
soddisfare i bisogni altrui e tra la necessità di riflessione su sé stessi e
l’impulso all’azione. Idealmente si può parlare di significato del lavoro nel
momento in cui queste forze siano controbilanciate. Una carenza di equilibrio
tra queste dimensioni protratta nel tempo conduce ad uno stato di
insignificanza del lavoro (Lips-Wiersma & Morris, 2009; Lips-Wiersma et
al., 2016).
Blustein (2013) definisce, invece, i significati del lavoro categorizzandoli in
tre modi differenti di percepire il lavoro. Esso dovrebbe avere il potenziale
per poter soddisfare tre bisogni umani: il bisogno di sopravvivenza e potere,
l’esigenza di una connessione sociale e la necessità di autodeterminazione.
In primo luogo, il lavoro è considerato come mezzo di acquisizione di potere
e prestigio sociale. Definirsi come lavoratore ha un’importanza molto
rilevante nella dimensione soggettiva e nella costruzione dell’immagine di sé.
In particolare, il lavoro è ciò che consente all’individuo di sviluppare un certo
grado di Empowerment e prestigio sociale, contribuendo alla creazione della
propria identità professionale e sociale (Brown & Bimrose, 2015).
In secondo luogo, il lavoro dovrebbe adempiere alla funzione di connessioni
sociali. La misura in cui l’attività lavorativa si costituisce come una possibilità
di creare legami e relazioni che possono portare alla creazione di rapporti
significativi risulta molto influente per la significazione del lavoro. Il lavoro
è il campo entro cui hanno luogo diverse interazioni tra le persone, da cui si
genera uno scambio di informazioni, sentimenti ed emozioni di varia intensità
che contribuiscono alla costruzione di legami affettivi e sociali, e più in
generale alla cittadinanza organizzativa (Mayo, 1927; Sato, Hidaka, &
Fukuda, 2009; Steger et al., 2012; Tateo, 2015).
In ultima analisi, un tipo di lavoro volto allo svolgimento autonomo delle
mansioni contribuisce allo sviluppo di un senso di autoefficacia e fiducia in
sé stessi. Il lavoro è inteso, in questo senso, come mezzo di
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autodeterminazione (Bandura, 1989; Maslow, 1968; Rogers, 1961; Erikson,
Jaques & Jahoda, Pratt, Rockmann & Kaufmann, 2006).
Lepisto e Pratt (2017) sostengono che molti lavoratori impegnati in
professioni apparentemente appaganti non riescono a trovare un significato
nel proprio lavoro. Ciò suggerisce che il solo occuparsi di questioni
contestuali come il job design non è sufficiente a garantire la significatività.
Gli autori sostengono che la percezione del proprio lavoro come significativo,
o privo di significato, è basata sul grado in cui l'individuo ritiene che il proprio
lavoro abbia un valore più ampio, al di là dello stesso ambiente lavorativo
(Lepisto & Pratt, 2017; Steger, 2017).
Dalla letteratura descritta finora il significato del lavoro sembra influenzare
notevolmente i diversi aspetti della dimensione soggettiva. Ad esempio:
permette di percepire sé stessi come competenti riguardo qualcosa; di
ridefinire la propria identità personale; di creare delle relazioni e dei legami
affettivi soddisfacenti; di ottenere dei riconoscimenti in base al proprio
impegno e il proprio valore e di legittimare il proprio status sociale e
consentirne un eventuale crescita e sviluppo (Lepisto & Pratt, 2017; Steger,
2017). Tuttavia, il significato del lavoro non necessariamente ha un’accezione
positiva. Esso può essere positivo, neutro o negativo (Rosso et al., 2010).
Lepisto e Prett (2017) fanno riferimento alla positività del significato del
lavoro. Secondo gli autori, il significato del lavoro è ritenuto positivo nel
momento in cui esso offre all’individuo la possibilità di espressione e di
autorealizzazione.
Alcuni autori (Thomas & Velthouse, 1990), hanno definito il significato del
lavoro come la relazione esistente tra i valori del lavoratore e i valori e gli
obiettivi dell’organizzazione. In particolare, il significato del lavoro
rappresenta l’interdipendenza esistente tra “mondo interno” dell’impiegato e
“contesto esterno” del posto di lavoro (Cartwright & Holmes, 2006). Quanto
più i compiti, gli obiettivi e gli scopi previsti dal lavoro sono in accordo con
i valori e gli ideali del lavoratore, tanto più egli percepirà il lavoro come