25
1.5 La grande madre di tutti i fenomeni di destabilizzazione:
l’eversione
Per giungere alle diverse tipologie di terrorismo, bisogna partire nel definire la
grande madre di tutti i fenomeni di destabilizzazione la quale prende il nome di
Eversione, o chiamata anche sovversione. L’eversione si definisce come un insieme di
azioni politicamente motivate, illegali e violente tese ad alterare gli equilibri
costituzionali di un paese. È difatti il tentativo di abbattere l’assetto istituzionale al di
fuori dei confini stabiliti dalla Costituzione.
Nell’ambito di istituzioni internazionali, il concetto di eversione viene definito
in modo ancor più specifico. Ad esempio, in ambito NATO l’eversione è definita come
una “action designed to weaken the military, economic or political strength of a nation
by undermining the morale, loyalty or reliability of its citizens” (un’azione progettata
per indebolire la forza politica, economica o militare di una nazione attraverso
l’indebolimento del morale, dell’attaccamento e della credibilità dei suoi cittadini).
Ancora più specifica, per alcuni aspetti, la definizione assunta dal DoD (Department
of Defence) USA in cui l’eversione è descritta come “actions designed to undermine
the military, economic, psychological, or political strength or morale of a governing
authority” (azioni progettate per indebolire il Governo in ambito militare, economico,
psicologico, o nella forza politica e nel morale).
27
Si definisce grande madre perché è all’interno di essa che si collocano delle
sottocategorie, ossia strumenti per abbattere l’impalcatura istituzionale, i quali sono:
la violenza politica, la guerriglia e il terrorismo. È molto importante inquadrare e
definire correttamente un problema in quanto ci consente di capire i fenomeni con i
quali ci possiamo confrontare e ci consente di adottare le contromisure adeguate.
La violenza politica è “un insieme di azioni – di grande impatto fisico e/o
psicologico e che infliggono gravi danni – perpetrate da individui singoli, gruppi di
persone o Stati al fine di raggiungere degli obiettivi politici in un territorio
(tipicamente uno Stato) governato da un sistema politico che si ritiene avversario,
27
M. Carbonelli, Violenza politica, terrorismo ed eversione: è necessario un inquadramento sistemico,
2018.
26
nemico, da combattere e modificare in qualche sua forma” (Organizzazione mondiale
della sanità (OMS), 2002).
28
Nella maggior parte dei casi, la violenza politica deriva dal fatto che l'attaccante
crede che il percorso politico ordinario, regolato dalla legge dell'istituzione o del paese
preso di mira dall'azione, non possa ottenere i cambiamenti che desidera. In ragione di
questa percezione di non percorribilità della via legale, lo strumento della violenza
viene non solo giustificato ma inteso come indispensabile per il raggiungimento del
fine politico in gioco, conducendo, ad esempio, portando alla scelta di azioni
terroristiche per imporre cambiamenti.
29
Come abbiamo detto, è molto importante individuare e categorizzare la violenza
politica, che si esprime con manifestazioni che degenerano nella violenza con persone
solitamente giovani (individui o gruppi che tendono ad agire a “viso aperto”) che
assaltano enti o istituzioni pubbliche, in quanto permette di adottare le giuste
contromisure. Un evento di questo tipo si ebbe durante il Bloody Sunday (conosciuta
anche come la “domenica di sangue”), una manifestazione potenzialmente di violenza
politica che fu scambiata come una manifestazione di guerriglia. Infatti, il 30 gennaio
del 1972 a London Derry (Irlanda del Nord) il movimento dei diritti civili organizzò
una grande manifestazione cattolico-repubblicana, dove per contrastare quest’ultima,
il comando inglese mandò una brigata di paracadutisti, piuttosto che la polizia
specializzata. Tale contromisura si rivelò sbagliata e controproducente, generando così
una over–reaction che portò alla morte di 14 persone e 180 feriti. Tale fenomeno ebbe
delle ripercussioni anche negli anni successivi, generando l’ascesa dell’IRA (Irish
Republican Army). Gran parte dei giovani irlandesi repubblicani, in seguito a quegli
episodi, scelsero di arruolarsi tra le fila delle organizzazioni paramilitari (The
Troubles). Un conflitto destinato a durare 30 anni, con la conseguente morte di oltre
tremila persone tra soldati inglesi e civili irlandesi.
Quindi, un’azione sconsiderata dovuta dal fatto che non si comprende il
fenomeno che si ha di fronte e che comporta molto spesso disastri futuri.
28
Ibidem.
29
A. P. Schmid, ‘The Routledge Handbook of Terrorism Research’, Chapter 3 ‘Typologies of terrorism
and political violence’, in RL Taylor & Francis Group, London New York, 2011.
27
La guerriglia è “un’attività eversiva, che vuole abbattere un assetto istituzionale,
politicamente motivata, illegale, violenta ma condotta con strumenti e logiche
paramilitari da persone che non agiscono in clandestinità mimetizzate all’interno
della società”.
30
L’obiettivo della guerriglia, essendo paramilitare non è di colpire una
sola persona per terrorizzarne altre, ma di colpire quante più perone possibili, perché
ha un obiettivo di tipo militare.
Va sottolineato che la guerriglia non è mai fine a sé stessa, ma generalmente è
un espediente necessario o un mezzo temporaneo. Pertanto, in generale, l'obiettivo dei
guerriglieri è quello di prendere tempo per poter essere in grado successivamente di
ingaggiare il nemico in campo aperto, o di rendere impraticabile la logistica o il costo
delle operazioni militari del nemico, spingendolo quindi a fermare il conflitto. Lo
stesso Mao ha detto nel suo libro “operazioni di guerriglia”: “le operazioni di guerriglia
non devono essere considerate come una forma indipendente di combattimento, esse
costituiscono un passo nella guerra totale, un aspetto dello sforzo rivoluzionario”.
31
Il terrorismo è “un insieme di attività che provocano terrore – politicamente
motivate, illegali, violente – attuate e perpetuate da persone che operano mimetizzate
all’interno della società che vogliono colpire. La finalità dell’azione terroristica è
colpire emotivamente un uditorio-bersaglio molto più ampio rispetto alle vittime
individuate”.
32
La definizione che si ha non è una definizione scientifica ma piuttosto
empirica in quanto proviene da una dialettica tra i servizi degli anni ’80, i quali
riuscirono a trovare una definizione che anzitutto definiva cos’erano i terroristi e in
aggiunta non gli dava nessun giudizio di valore in quanto la definizione vale tanto per
i buoni che per i cattivi.
30
La parola "guerriglia" deriva dal francese "petit guerre", letteralmente "piccola guerra" usato dal
tenente De La Coroix nella sua analisi sulle ragioni della sconfitta francese nella guerra dei sette anni.
Viene usato per distinguere la guerra canonica da quella combattuta in America del Nord, da alcune
unità austriache e russe (panduri, ussari, ulani e cosacchi) e in India. Il termine, durante le guerre
napoleoniche venne tradotto nello spagnolo guerrilla, durante la guerra d'indipendenza spagnola, la
quale, effettivamente, fu uno dei primi esempi di guerriglia su vasta scala dell'epoca moderna,
largamente praticata da milizie irregolari spagnole contro gli invasori francesi.
31
Ten. Col. Coccia S. – Ten. Col. Pasqui C., Terrorismo ed altri metodi dell’Insurrezione nella Guerra
Rivoluzionaria, 2010.
32
Barberini R., La definizione di terrorismo internazionale e gli strumenti giuridici per contrastarlo in
Gnosis, rivista italiana di intelligence, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, n°28.
28
Lo scopo del terrorismo non è tanto quello che molte persone muoiano, ma
quello di usare la violenza contro individui o gruppi a scopo intimidatorio, per indurre
paura, spesso per uccidere, in nome di scopi politici, religiosi o altro.
33
A ragion di ciò,
il terrorista colpisce un magistrato non per uccidere quest’ultimo, ma per terrorizzare
i magistrati. Il concetto di uditorio-bersaglio è infatti essenziale nell’analisi
dell’attività terroristica, dove ogni qualvolta bisogna capire quale sia l’uditorio
bersaglio di un’azione terroristica al fine di elaborare delle contromisure. È molto
difficile identificare un terrorista, in quanto l’atto di terrorismo viene di solito
compiuto da individui o gruppi operanti in clandestinità o sotto copertura o comunque
in condizioni di mimetismo all’interno delle società colpite.
34
L’aspetto, però basilare, riguarda l’azione la quale oltre a dover essere violenta
e illegale, deve necessariamente essere politicamente o socialmente motivata.
1.6 Tipologie di terrorismo
Il terrorismo si presenta in diverse forme. La distinzione più importante da fare
riguarda la differenziazione tra il terrorismo nazionale, il terrorismo internazionale e
il terrorismo transnazionale.
Il terrorismo nazionale o terrorismo interno è una forma di terrorismo in cui le
vittime “all'interno di un paese sono prese di mira da un autore con la stessa
cittadinanza delle vittime”.
35
Il terrorismo domestico si suddivide poi a sua volta in tre distinte categorie, le
quali sono: il terrorismo strategico, il terrorismo indotto e il terrorismo diffuso.
Il terrorismo strategico è “perpetrato da gruppi molto ben organizzati da un
punto di vista strutturale e gerarchico che operano secondo una linea strategica
basata su una precisa ideologia politica”. Un esempio classico di terrorismo strategico
33
Terrore e terrorismo internazionale. Breve excursus storico e tentativo di definire l'attualità. Rivista
di Studi Politici Internazionali. Nuova Serie, Vol. 73, No. 4 (292) (Ottobre-Dicembre 2006), pp. 608-
619
34
Gnosis on line», 3/2006.
35
Gary M. Jackson, Previsione di comportamenti dannosi: strumenti e tecniche per garantire la
sicurezza globale (John Wiley & Sons, 2012), p. 235.
29
è quello utilizzato dalle Brigate Rosse
36
, le quali erano composte da gruppi organizzati
secondo una linea gerarchica, piramidale, con dei precisi ruoli all’interno che agisce
seguendo una strategia di intervento coerente ad una ideologia e una strategia politica
ben strutturata. Tra le diverse forme di terrorismo strategico va inserito il terrorismo
irredentista, ossia il terrorismo di “minoranze che all’interno di un paese vogliono la
libertà di una parte della popolazione o di una parte del territorio”. È una tipologia di
terrorismo strategico, ideologico, politicamente motivato ma ha una spinta
esclusivamente nazionalista, e per tale motivo viene chiamato irredentista.
Il terrorismo indotto è “un terrorismo di imitazione portato avanti da gruppi che
si uniscono per emulare le attività del terrorismo strategico. Non hanno un
programma ben definito, né un’organizzazione ben definita ma lavorano sulla spunta
imitativa rispetto ai gruppi del terrorismo strategico”. Ciò significa che ogni qualvolta
un gruppo appartenente al terrorismo strategico dà luogo ad un attentato importante,
vi può essere una spinta imitativa al terrorismo indotto da parte di piccoli gruppi.
Questa forma di terrorismo è facilmente prevedibile, in quanto dopo un grande evento
che coinvolge il terrorismo strategico ci sono spesso delle ricadute di terrorismo
indotto.
Il terrorismo diffuso è una tipologia di terrorismo simile al terrorismo indotto,
ma indipendente rispetto a grandi eventi. Il terrorismo diffuso semplicemente è “lo
sviluppo terroristico dell’attività di violenza politica. È perpetrato da piccoli gruppi
con piccole strategie con limitati obiettivi, che però agisce sulla falsariga delle linee
operative dei gruppi di violenza politica”.
Altra tipologia fondamentale di terrorismo riguarda il terrorismo internazionale
il quale è un conflitto a bassa intensità che cerca di condizionare la politica interna ed
estera degli stati, o addirittura metterne in pericolo l'esistenza. Per definizione, si tratta
di un fenomeno che oltrepassa le frontiere statali: può nascere da un collegamento tra
le varie bande (la cosiddetta internazionale del terrore) oppure può essere fomentato
36
Le Brigate Rosse sono state un'organizzazione terroristica italiana di estrema sinistra costituitasi nel
1970 per propagandare e sviluppare la lotta armata rivoluzionaria per il comunismo.
30
da un governo straniero che, nell'impossibilità di ricorrere apertamente alla forza
armata, preferisce adottare tattiche coperte, ma non per questo meno insidiose.
37
Infine, ma non per questo di minore importanza, abbiamo il terrorismo
transnazionale il quale per definizione è quel tipo di terrorismo di fronte al quale ci si
trova quando il territorio nel quale avviene l’attentato non è il territorio del paese
obiettivo dell’attentato. Quest’ultimo, si manifesta in una cooperazione tra i gruppi
militanti armati europei e quelli dislocati tra il Medio Oriente e l’America Latina.
38
1.7 L’identikit del terrorista
Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini, con una fascia di età che va dai
20 ai 30 anni. Questa è la fascia d’età più facilmente trascinabile dalle ideologie al
fanatismo ed all’azione diretta. Anche se si tratta di andare incontro alla morte, non
discutono affatto le disposizioni che gli vengono assegnate. Sono giovani dall’aspetto
comune, insospettabili, in grado di non attirare mai l’attenzione. A differenza del
terrorista italiano o tedesco degli “anni di piombo”, caratterizzato da giovani
dall’elevata preparazione culturale, religiosamente atei, psicologicamente equilibrati
nonostante avessero alle spalle un contesto familiare difficile le cui famiglie parentali
di riferimento erano deficitarie, i giovani terroristi islamici hanno invece un livello
culturale medio basso, alle spalle una famiglia molto unita e un fanatismo religioso
molto elevato.
39
Unico elemento in comune di tutti i terroristi è l’odio, il quale li spinge
ad agire.
Non è ancora possibile affermare che esista una linea comune mentale del
terrorista, difatti terrorista non si nasce, ma lo si diventa. Da questo assunto ne
consegue che non esistono tratti comuni di natura fisica, genetica o univoca tali da
poter raggruppare un insieme di persone in una categoria ed etichettarle. È, invece,
37
Bruno Nascimbene, Terrorism and human rights, in The International Spectator, Vol. 25, No. 2,
1990, pag. 98-105.
38
Terhoeven, Petra, Deutscher Herbst in Europa. Der Linksterrorismus der siebziger Jahre als
transnationales Phänomen, München, Oldenbourg, 2014.
39
A. Colonna Vilasi, Intelligence: nuove minacce e terrorismo, Edizioni Universitarie Romane, 2008,
pag.80.
31
appurato che studiare il fenomeno solo dal punto di vista psicologico distaccandolo dal
contesto politico, economico e sociale vorrebbe dire ottenere una visione solo parziale.
A seguito di alcuni studi sono stati riscontrati diversi tratti caratteristici di chi
milita tra i terroristi, tra cui lo splitting, un meccanismo proprio delle persone affette
da disturbi della personalità in termini di narcisismo e borderline. Lo splitting
(scissione) si ha quando lo sviluppo della personalità è caratterizzato da un particolare
danno psicologico durante l’infanzia. Chi ha subito questo danno (tra questi vi è anche
Hitler), ha una concezione dell’io danneggiata, non c’è stata una corretta integrazione
tra parti positive e negative dell’ego. Tale soggetto ha la necessità di individuare
all’esterno un nemico a cui imputare le proprie debolezze.
40
40
F. Casini (Settembre-Dicembre 2007) Il Politico, Vol. 72, No. 3 (216), Il terrorismo internazionale:
analisi interdisciplinari, Rubbettino Editore.