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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
GLI ENTI REGOLATORI
Fino all’inizio del ventesimo secolo le industrie farmaceutiche operavano in completa
assenza di enti regolatori, i quali oggi svolgono un ruolo fondamentale nel controllo della
distribuzione del farmaco.
Infatti furono diversi i casi emblematici di farmaci ritirati perché provocavano effetti
collaterali gravi nell’uomo e non solo; uno di questi che si può citare fu la talidomide,
inventata dalla ditta tedesca Chemical Industry Basel, che fu prescritta alle donne in stato di
gravidanza come anti-nausea. Essa fu testata su organismi modello, come topi e conigli, non
gravidi, invero che ha causato diverse nascite di bambini focomelici (riduzione delle ossa
lunghe degli arti) o addirittura con amelia (assenza degli arti) venendo ritirata dal mercato
nel 1961 dopo quattro anni dall’immissione. [1]
L’attività delle industrie farmaceutiche necessita continuamente di monitoraggi da parte di
organismi controllo, in base al paese per il quale si produce: Recipharm, ad esempio,
producendo sia per l’Italia che per paesi esteri è sotto controllo dell’AIFA (Agenzia Italiana
del Farmaco), la quale autorizza e controlla i farmaci immessi sul mercato garantendone la
qualità e la sicurezza in ogni processo, dalla produzione agli effetti sull’uomo. [2]
Inoltre, l’attività produttiva dell’azienda viene controllata anche dall’EMA (European
Medicines Agency), dalla FDA (Food and Drug Administration) e dalla USP (United States
Pharmacopeia) in quanto diversi farmaci vengono esportati in tutto il mondo.
Per tenere alto il livello di qualità, assicurare l'affidabilità dei processi produttivi e ottenere
la conformità alle buone prassi di fabbricazione è necessario che le ditte siano certificate
secondo delle normative come [tabella 1]:
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ISO 9001 ISO 14001 ISO 50001 ISO 31000 HAZOP IEC EN ISO
61511/61508
La ISO 9001 è
la certificazione
dello standard
internazionale
per la gestione
della Qualità,
intesa come i
punti del
processo
produttivo che
generano valore
nei confronti del
mercato.
Questa norma
propone
un approccio
strategico alla
gestione
ambientale e
alle
performance in
funzione della
sua protezione.
Questa
certificazione
specifica i
requisiti per
creare, avviare,
mantenere e
migliorare un
sistema di
gestione
dell'energia.
Questo
standard è
relativo alla
gestione dei
rischi ed è
stato ideato
per
supportare le
aziende
piccole e
grandi, nel
settore
pubblico e
privato, a
gestire in
modo
efficiente i
rischi
associati ai
propri
processi
produttivi.
Si tratta di uno
standard definito
dall’International
Electrotechnical
Commission
all’interno della
normativa IEC
61882 e viene
impiegato in
attività di verifica
dei livelli di
sicurezza,
dell’impatto
ambientale e
dell’operabilità
dell’impianto
industriale, in
ambienti con un
rischio di sicurezza
medio alto.
Queste due
norme delineano
uno standard di
sicurezza
internazionale, in
riferimento alle
buone pratiche
ingegneristiche
per l'applicazione
di SIS (sistemi
strumentali di
sicurezza),
all’interno del
più ampio ambito
SIL (Safety
Integrity Level).
Tabella 1 Le principali norme ISO alle quali un’industria farmaceutica deve sottostare per mantenere la qualità
nei processi produttivi. (https://www.connectendress.it/le-principali-normative-da-conoscere-nel-settore-
farmaceutico)
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CENNI LEGISLATIVI
Insieme a queste norme per la gestione della qualità è importante ricordare quanto siano
presente, in tutti gli ambiti non solo quello farmaceutico, i rischi per la salute dei lavoratori
e consumatori, in particolare, visto il settore d’interesse, il rischio biologico.
Con il decreto legislativo n°626 del 1994 e la conseguente attuazione delle direttive
89/391/CEE,89/654/CEE,89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE,
90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei
lavoratori sul luogo di lavoro, viene definita la caratterizzazione del concetto di agente
biologico e rischio biologico; l’agente biologico è qualsiasi microrganismo anche se
geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare
infezioni, allergie o intossicazioni, mentre il rischio biologico rappresenta la possibilità di
ammalarsi in conseguenza dell’esposizione a materiali o fluidi potenzialmente infetti.
Infatti, con la caratterizzazione delle precedenti definizioni, si sono andati a classificare gli
agenti biologici in 4 macrogruppi, in base all’eventuale interazione degli stessi con
l’organismo umano, e all’entità della medesima, tralasciando le peculiarità tassonomiche:
• Agente biologico del gruppo 1: presenta probabilità remota o bassa di causare
malattie in soggetti umani.
• Agente biologico del gruppo 2: presenta una probabilità di causare malattie in
soggetti umani e costituisce un rischio per i lavoratori ma sono disponibili medicinali
e norme di profilassi efficaci.
• Agente biologico del gruppo 3: presenta una probabilità di causare malattie gravi in
soggetti umani e costituisce un rischio per i lavoratori, con la possibilità di
diffondersi nella comunità (epidemia), ma sono disponibili medicinali e norme di
profilassi efficaci.
• Agente biologico del gruppo 4: presenta una probabilità di causare malattie gravi in
soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori, con alta possibilità di
diffondersi nella comunità e non sono disponibili medicinali e norme di profilassi
efficaci. [3]
Conseguenza del decreto legislativo n°626 del 1994 è stata il suo inglobamento nel nuovo
decreto legislativo n°81 del 2008 con conferma della rilevanza del rischio biologico, il quale
rappresenta oggi il testo unico per la sicurezza in ambito lavorativo.
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Inoltre, le norme sono applicate a tutti gli ambienti lavorativi, sia privati che pubblici, e a
tutte le tipologie di rischio, compresi i lavoratori e lavoratrici con qualsiasi contratto ad essi
fornito, anche senza retribuzione, come l’internato di tesi.
STORIA DELL’AZIENDA E FLUSSO PRODUTTIVO
Recipharm AB è una delle maggiori CDMO (contract development and manufacturing
organization) a livello globale.
Fondata in Svezia nella metà degli anni Novanta da Thomas Eldered e Lars Backsell con il
nome di Recip, si è velocemente evoluta fino a diventare una realtà mondiale avente sedi
sparse per tutto il mondo: Svezia, Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, India,
Regno Unito, Israele e Stati Uniti d’America. [4-6]
Il sito di Masate (MI) [figura 1], dov’è stato condotto lo studio in oggetto, consiste in quattro
locali di produzione, denominati “Sterile 1”, “Sterile 2”, “Sterile 6” e “Sterile 3” dove
vengono prodotti, per quanto riguarda i primi tre, farmaci liofilizzati e/o liquidi in flaconi e
nell’ultimo farmaci liquidi in fiale; tutti questi medicinali sono destinati all’uso ospedaliero,
dopo attenta manipolazione da parte del personale sanitario, per essere somministrati ai
pazienti per via parenterale.
Le aziende farmaceutiche possono essere coinvolte nell’intera catena produttiva del
farmaco: dalle materie prime fino al pallet di prodotto finito, oppure essere specializzate in
solo una parte di essa.
Recipharm, in particolare, essendo un’industria di sviluppo e produzione a contratto, viene
rifornita delle materie prime e degli API (Active Pharmaceutical Ingredient) mentre si
occupa del restante processo produttivo fino alla consegna al cliente terzo.
Il flusso inizia dalle materie prime, che giungono al magazzino e vengono sottoposte ad
analisi da parte del laboratorio controllo qualità, sia per quanto riguarda la parte chimica sia
per quella microbiologica, andando a stabilire la bontà e qualità della materia prima stessa.
Dopo questo step vengono accuratamente pesate e dispensate in appositi locali e fornite ai
reparti produttivi, tramite il passaggio in airlocks; difatti, i reparti produttivi, lavorando in
ambienti classificati, si occupano della produzione vera e propria del farmaco e del
confezionamento primario (ossia ciò che viene a diretto contatto con il farmaco stesso come
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fiale, ampolle, flaconi e ha la funzione di proteggere il medicinale da agenti esterni che lo
possono degradare ed assicurare l’integrità durante il trasporto). [7]
La produzione inizia nei locali di preparazione, dove addetti specializzati vanno a miscelare
nei dissolutori le materie prime e gli API con eccipienti e solventi in modo tale da formare
la soluzione medicinale, la quale andrà anch’essa analizzata dal controllo qualità per
valutarne la bontà.
Da qui la soluzione sarà trasferita nei locali classificati dedicati al riempimento:
• I reparti di produzione Sterile 2 e Sterile 3 sono dedicati alla produzione di fiale a
punta chiusa.
Esse vengono prima lavate, poi trasferite nel locale sterile attraverso un tunnel di
depirogenazione o mediante autoclave dove inizia il processo di riempimento.
Le fiale, se fornite a punta chiusa, vengono aperte mediante calore, riempite da aghi
che dispensano precise quantità di soluzione e infine richiuse sempre per saldatura
ad alta temperatura.
È bene evidenziare come ci siano due possibili casi per quanto riguarda la produzione
delle fiale: il primo caso consiste nel riempimento di esse con la soluzione medicinale
precedentemente filtrata, quindi l’operazione deve essere svolta in completa asepsi
onde evitare contaminazioni in fase di apertura, riempimento e chiusura delle fiale
stesse; mentre il secondo caso consiste in una sterilizzazione terminale delle fiale
Figura 1 Sito produttivo di farmaci iniettabili sterili di Recipharm Italia a Masate (MI).
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chiuse dopo riempimento per abbattere ogni possibile fonte di contaminazione
microbica.
Il secondo è il metodo preferibile, in quanto consente una completa sterilizzazione
delle fiale a fine lavorazione senza possibilità di ulteriore contaminazione.
La scelta del metodo dipende dalla formulazione stessa del prodotto, i farmaci
termostabili (essendo l’autoclave un processo di sterilizzazione termica) vengono
sterilizzati terminalmente, i restanti invece verranno prodotti in asepsi.
• I reparti di produzione Sterile 1 e Sterile 6 sono dedicati alla produzione di flaconi
contenenti prodotto in forma liofilizzata o liquida.
I flaconi vengono prima lavati per poi passare attraverso il tunnel di depirogenazione
nei locali di riempimento dove saranno riempiti tramite aghi di soluzione ed infine
pre-tappati.
Come descritto in precedenza, esistono due casi per quanto riguarda la produzione di
flaconi: liquidi e liofilizzati.
Nel primo caso i flaconi, dopo essere stati riempiti e pre-tappati, vengono
direttamente trasferiti nel locale sterile di ghieratura dove vengono tappati e ghierati,
pronti per essere trasportati nei reparti di sperlatura e confezionamento.
Nel secondo caso invece, prima del processo di ghieratura, subiranno la
liofilizzazione del prodotto attraverso l’impiego di azoto liquido a – 196 ℃, tramite
appositi macchinari dedicati chiamati liostati.
In entrambi i casi i processi sono svolti in completa asepsi da macchine ed operatori
specializzati.
Prima di giungere nel reparto di confezionamento, i farmaci sono inviati al locale di
sperlatura dove macchine specializzate e/o operatori cooperano per andare a ricercare
visivamente dei difetti produttivi nel confezionamento primario o nel prodotto, ad esempio,
difetti di ghieratura, fiale con anomalie, corpi estranei nel prodotto.
Superata con successo l’ispezione visiva, i farmaci sono inviati al reparto di
confezionamento dove ci si occupa del confezionamento secondario, ovvero tutto il
packaging che non viene a contatto con il prodotto.
Ne fanno parte la scatola di cartone (la confezione) che offre un’ulteriore protezione al
farmaco in essa contenuto, il bugiardino, un foglietto stampato che specifica la
composizione, le caratteristiche terapeutiche e le avvertenze per l'uso del farmaco cui è
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annesso, il bollo del Monopolio dello Stato (o bollo del paese di utilizzo) ed il packaging
finale come scatola di cartone e pallet.
Un’ulteriore funzione del confezionamento secondario è la veicolazione delle informazioni
sul medicinale come, ad esempio, il titolare AIC (Autorizzazione all'Immissione in
Commercio), gli eccipienti noti ed eventuali avvertenze di sicurezza, fermo restando che il
packaging rappresenta il primo impatto con l’utilizzatore del farmaco; quindi, la scatola
necessita di essere caratterizzata in modo riconoscibile attraverso le sue caratteristiche
grafiche. [7]
Principale accortezza sarà quella di produrre farmaci sterili, in quanto contaminazioni di
origine ambientale/umana causano setticemie e disfunzioni multiorgano in base al
microrganismo estraneo presente nel medicinale; dunque, i medicamenti vengono prodotti
secondo le norme GMPs (Good Manufacturing Practices) del 1997 in ambienti classificati,
definiti a seconda del massimo numero di microrganismi ammessi. [Tabella 2]
Limiti di contaminazione microbiologica raccomandati(a)
at rest(b) in operation
Classe
campione di
aria
CFU (Colony
Forming Unit)
/m3
superfici (Ø
90mm) cfu/4 ore
superfici di contatto (Ø
55mm) cfu/superficie
impronta di
guanto
cfu/guanto
A <1 <1 <1 <1
B 10 5 5 5
C 100 50 25 -
D 200 100 50 -
Tabella 2 (a) valori medi. (b) le superfici possono essere esposte per meno di quattro ore
(http://www.impiantiecontrolli.com/Utility/Classificazione_farmaceutici_GMP.html).
Inoltre, le GMPs stabiliscono un numero massimo di particelle ammissibili negli ambienti
classificati in metri cubi (m
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), in quanto esse possono essere veicoli di microrganismi
contaminati. [Tabella 3]