44
1.5 Massoneria e fede cattolica: i movimenti a favore della
compatibilità
In primo luogo bisognerebbe chiedersi, una volta per tutte, se la massoneria
possa essere considerata o meno una religione e, in caso contrario, se essa
consista più precisamente in una dottrina o in un metodo. È possibile innanzitutto
sottolineare che «la religione, in quanto apertura dell'uomo alla trascendenza, non
è qualcosa che si ha, ma definisce l'essere stesso dell'uomo»
67
. Essa è, in altri
termini, una dimensione costitutiva dell'essere umano e coinvolge l'intera persona
con tutte le sue facoltà spirituali e corporali. Ciò posto. La Gran Loggia Madre di
Londra in un importante documento del 1962, la dichiarazione di Report of
Board of General Purposes,alla luce di ben due pronunciamenti di
incompatibilità poco prima emanati dalla Chiesa e che approfondirò nei prossimi
paragrafi, intendeva chiarire alcuni concetti principali che apparivano
controversi. Prima di tutto la questione relativa ai giuramenti massonici, a lungo
condannati dalla Chiesa e nel documento ritenuti saggi ed appropriati per il
rispetto delle regole interne, nelle quali si farebbe anche accenno a castighi fisici
che assumerebbero un valore esclusivamente simbolico. Rispetto
all’interrogativo che ci siamo posti, se la massoneria sia da considerare come una
religione, nella dichiarazione si afferma che: «la massoneria è priva di tutti gli
elementi che in tutte le religioni sono fondamentali: a) non ha dogmi né teologia,
a causa della proibizione di qualsiasi discussione religiosa; è cosi impedita
67
C. GRECO, L'esperienza religiosa. Essenza, valore, verità. Un itinerario di filosofia della
religione, Edizioni San Paolo, Milano, 2004, p. 176.
45
qualsiasi elaborazione dogmatica massonica; b)non propone sacramenti; c)
non ha la pretesa di condurre alla salvezza, attraverso lavori, insegnamenti
segreti (gnosi), o altri mezzi; d) il segreto della massoneria concerne i segni
di riconoscimento tra massoni, non la salvezza delle anime»
68
.
Escluso che si possa considerare la Massoneria una religione,
sembrerebbe opportuno, come già accennato nei primi paragrafi,
identificarla con un metodo, che consiste nel trovare, tra le idee proposte
nelle sedute di loggia, un “minimo comun denominatore” che possa andar
bene a tutti, escludendo dogmi e principi non negoziabili. Detto altrimenti,
la massoneria non impedirebbe agli aderenti di avere idee precise e chiare,
ma al tempo stesso chiede che esse possano sempre ed in qualsiasi
momento essere messe in discussione, accettando di poterle modificare in
una sintesi superiore.
Ora, se volessimo analizzare l'intera storia dei difficili rapporti tra
massoneria e Chiesa Cattolica, dovremmo dividerla in tre diverse stagioni:
La prima caratterizzata da una guerra a viso aperto tra nemici più o
meno dichiarati, segnata da ripetute e numerose scomuniche da parte della
Chiesa, a cominciare da Clemente XII fino alla scomunica del canone 2335
del codice di Diritto Canonico e dalle condanne di Leone XIII. Stagione
questa in cui la Chiesa non ha mai avuto dubbi sulla incompatibilità tra fede
cattolica e massoneria, vietando l'ingresso nelle logge ai cattolici ed
68
R.F. ESPOSITO, Chiesa e Massoneria, cit., p. 182.
46
escludendo ogni tipo di dialogo con coloro che erano visti come nemici giurati
del Papato, figli di Satana, manovratori di ogni complotto e sovvertitori
dell'ordine costituito. Fase questa di cui si è già parlato;
La seconda, di cui invece si parlerà adesso, segnata da un tentativo di
dialogo e da un movimento di conciliazione, accolto con favore dalla massoneria
e portato avanti da una parte del clero, nella percezione che le antiche condanne
non avessero più ragion d'essere, anche sulla scorta del nuovo volto che la Chiesa
andava assumendo grazie al Concilio Vaticano II, che la faceva apparire più
aperta al confronto con tutti e non più incline a impartire scomuniche e
condanne, tipiche del settecento;
La terza stagione, come inaspettato esito della seconda, che vede naufragare
tale movimento di conciliazione - nonostante l'abolizione della scomunica nel
nuovo codice di Diritto Canonico - e il recupero della tradizionale posizione della
Chiesa verso i liberi muratori, caratterizzata dalla ritrovata convinzione di
inconciliabilità tra loggia ed altare, tempio e chiesa.
Avendo già trattato della prima stagione, mi soffermerò brevemente sulla
seconda, per poi approdare alle ragioni dell'inconciliabilità.
il primo cardinale che tentò un approccio verso un Gran Maestro fu
Theodor Innitzer, arcivescovo di Vienna, già nel 1948, seguito negli anni
sessanta da altri cardinali, tra cui Terence Cooke di New York, John P. Cody di
Chicago e Roger Etchegaray di Marsiglia. Sul fronte massonico invece
parteciparono ai primi incontri con cattolici i GG.MM. Gamberini e Salvini, e tra
47
gli altri, l'On. Armando Corona, Augusto Comba e Roberto Ascarelli
69
. A
partire da queste premesse, prende piede dunque il movimento di
conciliazione, che nasce e si sviluppa non da Roma, ma dalle diverse realtà
locali e, nello specifico, da talune Conferenze Episcopali che iniziano a
pronunciarsi in favore della conciliabilità tra massoneria e Chiesa locale,
tenendo conto delle caratteristiche specifiche che la libera muratoria assume
nel loro ambito territoriale
70
.
Da parte massonica, la condizione ottimale non era tanto il
conseguimento dei buoni rapporti tra due realtà che rimanevano comunque
assai differenti, quanto il “mutuo rispetto”, accompagnato dalla cessazione
delle ostilità. Questa sembrava la strada intrapresa in quegli anni, alimentata
dallo spirito generale del Concilio Vaticano II, tanto che a dimostrazione
del mutato atteggiamento delle massonerie italiane verso la Chiesa di
Roma, l'allora direttore della spesso avversa “Rivista Massonica” Giordano
Gamberini, in occasione della morte di Papa Paolo VI, cosi ebbe a
pronunciarsi in una sua lettera del luglio 1978:
«Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanna di Clemente XII
e dei suoi successori. Ossia è la prima volta – nella storia della Massoneria
moderna- che muore il capo della più grande religione occidentale non in
istato di ostilità contro i massoni. E per la prima volta nella storia i massoni
69
R.F. ESPOSITO, Chiesa e Massoneria. Cit., p. 128.
70
Approfondirò nel terzo capitolo, dedicato proprio ai provvedimenti delle Conferenze
Episcopali, i diversi pronunciamenti di alcune assemblee dei vescovi a favore di un maggiore
dialogo tra Chiesa e Massoneria.
48
possono rendere omaggio al tumulto di un Papa, senza ambiguità né
contraddizioni»
71
.
La motivazione di fondo che spingeva taluni vescovi ad un tentativo
di dialogo con i massoni era costituito dal fatto che la Massoneria “regolare”,
ossia quella riconosciuta a livello internazionale dalla Gran Loggia d'Inghilterra,
si presentava come ben altra cosa rispetto a quella “irregolare” o deviata. Se la
prima infatti non mostrava alcuna forma di astio nei confronti della Chiesa
Cattolica, la seconda invece appariva pericolosa ed ambigua, e per tale motivo
andava combattuta. Attorno a questa convinzione di base infatti si sviluppò
l'intero movimento di conciliazione, che alimentò non poche speranze in alcuni
ambienti cattolici, soprattutto del Nord Europa, dove la Massoneria era vista in
maniera assai diversa rispetto a Roma. Ma tali speranze, ben presto, avrebbero
ceduto il passo ad analisi diverse, ispirate ad un diverso modo di vedere l'operato
di tutta la Massoneria internazionale.
1.6 Normative canoniche e decisione di incompatibilità: i massoni
in stato di peccato grave
Nonostante i tentativi di dialogo e di avvicinamento, alcuni dati di fatto
impedirono una definitiva svolta nei rapporti con la massoneria. Durante i lavori
del Concilio Vaticano II, la questione fu sollevata dal cardinale Ruffini nel corso
della 89° Congregazione generale e dal vescovo messicano mons. Sergio Mendez
71
P. MANTERO, La faccia nascosta della storia. Svelato un piano segreto di attacco alla Chiesa,
Edizioni Segno, Roncade, 1997(2), p. 203.
49
Arceo, il quale sottolineò più volte che alla massoneria, le cui origini non
dovevano ritenersi anticristiane, «appartengono gli uomini di diverse religioni
riuniti in un'associazione i cui principi, come ci insegna la storia, furono
cristiani, e che anche oggi, in parte, rimane e si rinnova come cristiana»
72
.
Alcune analisi del periodo conciliare tentarono in effetti di presentare la
libera muratoria sotto una diversa luce, incoraggiando la Chiesa ad
assumere una posizione diversa rispetto al passato, ma i circa 500
documenti di condanna emanati dal 1738, contribuivano non poco a rendere
il clima delle trattative spesso altalenante e affannoso, evidenziando un
sentimento ormai radicato di sfiducia e di sospetto verso gli “antichi
avversari".
Ma vi è di più: l'ostacolo principale era costituito dal fatto che il
canone 2335 del Codice e tutti i quasi 500 documenti di condanna non
contenevano in sé una distinzione tra massonerie regolari e non regolari (e
dunque antireligiose). Essi riguardavano sempre ogni tipo di massoneria, e
tutte le altre società o sètte “di qualunque nome e genere esse siano”. Il
canone 2335 dice espressamente: «coloro che danno il nome alla sètta
massonica o ad associazioni del medesimo genere, che complottano contro
la Chiesa o le legittime potestà civili, contraggono ipso facto la scomunica
riservata semplicemente alla Sede Apostolica».
72
G.GALEAZZI – F. PINOTTI, Vaticano massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto
della Chiesa di papa Francesco, Edizioni Piemme, Milano, 2013, p. 43.
50
Il vero problema di fondo era - ed è - costituito dal metodo massonico in
quanto tale che ben presto verrà considerato intrinsecamente relativista, a
prescindere dai risultati, che talvolta possono anche non discostarsi della
dottrina cattolica. Per questo motivo, la Conferenza episcopale tedesca,
ponendosi in netta contrapposizione con una precedente dichiarazione di
Lichtenau, che considerava ormai superata la scomunica, il 20 aprile 1980 – in
occasione del 242° anniversario della In Eminenti – sostenne la incompatibilità
tra l'appartenenza cattolica e quella massonica, nella presa di coscienza che a
seguito degli esami effettuati sui rituali e del dialogo intercorso negli ultimi
decenni, il pensiero massonico agnostico e relativista mette in questione i
fondamenti della fede cristiana. Nell'ambito del concetto di Dio, della verità, sul
tema della rivelazione e sulla visione del mondo l'incompatibilità veniva
dichiarata completa. Ben presto la Congregazione per la dottrina della Fede,
tenne a precisare che nessuna scomunica ai massoni fosse stata abrogata, e i
commenti che ne scaturirono furono numerosi, in molti iniziarono a veder
crollare il delicato edificio del dialogo costruito negli scorsi anni. Ogni attesa finì
per essere rivolta alla promulgazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, il 25
gennaio 1983.
E difatti, dal 20 al 29 ottobre 1981, si svolse in Vaticano la Congregazione
Plenaria della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto
Canonico (C.I.C.) e la questione relativa al canone 2335 del 1917 venne
sottoposta ai padri nella quinta questione speciale. Due le posizioni presenti nella
51
Plenaria: la prima, minoritaria, era orientata al mantenimento della
disciplina vigente e della scomunica, nel convincimento che la massoneria
fosse ovunque la stessa e i che i singoli fedeli non fossero in grado di
formarsi autonomamente un esatto giudizio sul tema. Tesi sostenuta
soprattutto dall'episcopato tedesco e da Siri, Oddi e Ratzinger; l'altra
posizione, maggioritaria, rappresentata invece da Seper, Henriquez e il
Castillo Lara, intendeva eliminare la scomunica per mutati contesti storici e
per meglio seguire i princìpi dettati per la revisione del C.I.C. approvati dal
Sinodo dei Vescovi del 1967, i quali richiedono la riduzione delle pene
“latae sententiae" a pochi casi. Nel corso della prima votazione si
domandò l'opportunità di mantenere o meno il testo del canone 2335:
votarono a favore del mantenimento solo 15, mentre i contrari furono 58.
La terza votazione invece chiedeva espressamente se conservare nel nuovo
dispositivo l'espressione “sètta massonica”: in questo caso votarono a
favore solo 20 padri su 50 e l'espressione fu eliminata
73
. Rimaneva pertanto
solo una menzione alle associazioni che “complottano contro la Chiesa”,
scaturita dall'esito della seconda votazione. Il nuovo testo, sancito nel
canone 1374, segnava pertanto una evoluzione giuridica in materia,
abrogando la scomunica diretta e l'automatismo della pena del 1917: «chi
dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa, sia punito
con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia
punito con l'interdetto». Ma taluni entusiasmi da poco accesi, furono
73
Cf. R.F. ESPOSITO, Chiesa e Massoneria, cit., p. 158.
52
chiamati a spegnersi rapidamente. Il 26 novembre 1983, il medesimo giorno in
cui terminava la vacatio legis, la Congregazione per la dottrina della Fede
emanava una nuova dichiarazione firmata dal prefetto card. J. Ratzinger e
controfirmata da Giovanni Paolo II, che intendeva fornire una interpretazione al
nuovo canone 1374. La Congregazione, in tale occasione, tenne a precisare che il
giudizio della Chiesa nei riguardi della Massoneria rimaneva immutato, poiché i
suoi principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina. Per
questo motivo l'iscrizione ad associazioni massoniche era da ritenersi ancora
proibita per i cattolici. La dichiarazione, che tuttora detta la linea della Chiesa in
materia, descriveva inoltre la situazione dei fedeli aderenti alle associazioni
massoniche: essi sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa
comunione. L'ultimo paragrafo, per ovviare ai problemi del passato, rincalzava la
dose stabilendo che nessun sacerdote, vescovo o Conferenza episcopale potesse
modificare o concedere qualsivoglia tipo di deroga in riferimento al tema, che
rimaneva materia riservata alla Santa Sede. Apparve subito chiaro che
l'atteggiamento aperto al dialogo assunto negli ultimi decenni, non implicava una
automatica compatibilità con la massoneria, che rimaneva proibita ai cattolici.
Un articolo dell' Osservatore Romano del 23 febbraio 1985, commentando la
dichiarazione della Congregazione per la dottrina della Fede del 1983, riprende
anch'esso la linea chiara e precisa espressa precedentemente della Conferenza
episcopale tedesca, citando due fonti a sostegno: le encicliche Humanum genus e
Custodi di quella fede di Leone XIII. Anche in questo caso l'incompatibilità tra
53
fede cattolica e massoneria viene spiegata sulla base del relativismo
religioso e dall'uso consistente di simboli che finiscono per rendere la
massoneria una sorta di religione parallela, inaccettabile per un cattolico
chiamato a vivere la sola fede cristiana.
Tale risulta essere ancora oggi la posizione della Chiesa, rimasta
intatta durante l'intero pontificato di Benedetto XVI, e come abbiamo visto,
ribadita da alcuni interventi di papa Francesco. Oltre ai motivi di carattere
prettamente dottrinale e metodologico, ci sono però anche ragioni di
carattere storico che hanno certamente incoraggiato la Chiesa a prendere le
distanze dal fenomeno complesso della massoneria. Bisogna tener presente
infatti che soprattutto in Italia, dal secondo dopoguerra in poi, veri e propri
terremoti e scandali hanno interessato la libera muratoria, scatenando il
disappunto e la disapprovazione da parte dell'opinione pubblica, come forse
mai prima.
1.7 La loggia P2 e la cooperazione massoneria - criminalità
organizzata
Gli anni Settanta, nella storia d'Italia, sono stati sicuramente tra i più
martoriati per una lunga stagione di stragi, omicidi mirati e tentativi di colpi
di stato che portarono in seguito alla instaurazione di una stagione politica
segnata dall'introduzione delle tangenti, quale modalità degenerata ed
illecita di finanziamento dei partiti. Il 16 marzo 1978 l'Italia assiste