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Introduzione
L’obbiettivo del presente elaborato è svolgere un’analisi del film Marnie (1964) di
Alfred Hitchcock, con particolare attenzione alle modalità attraverso le quali il regista ha
costruito il personaggio femminile principale del film e ha narrato la sua vicenda
sentimentale e psicologica. Marnie occupa una posizione particolare nella filmografia di
Hitchcock dal momento che si qualifica come un thriller densamente psicologico nel
quale il regista ha indagato temi scabrosi che potevano urtare la sensibilità dello
spettatore. Il particolare interesse per Marnie risiede essenzialmente nel fatto che il film,
appartenente alla fase finale della produzione di Hitchcock, sembra qualificarsi come il
punto d’arrivo di un’indagine psicologica condotta dal regista sulla condizione femminile
e soprattutto sull’immagine della donna problematica. Nel film del 1964 questa indagine
sembra essere giunta a conclusione e la descrizione che Hitchcock fornisce si qualifica
come drammatica e stimolante per lo spettatore dal momento che mette in discussione
molti dei principi portanti della morale borghese.
L’elaborato prende le mosse da alcuni interrogativi che possono essere così
riassunti: quale intento si può intravedere nella costruzione del personaggio di Marnie?
Quale peso hanno nella narrazione filmica gli elementi rappresentati dal suo passato
nascosto, dalla sua cleptomania e dal suo ripudio del contatto? Quali connessioni sono
identificabili tra Marnie e altre pellicole di Hitchcock quali Io ti salverò e La donna che
visse due volte? Come si articola, nel film del 1964, la costruzione delle interazioni tra
Marnie e la madre e quale idea di rapporto se ne ricava?
L’indagine su Marnie condotta dall’elaborato ha considerato una serie di studi
critici che sono stati realizzati su Hitchcock e sul suo cinema. Alcuni di essi – come quello
di Kapsis (1988), quello di Stern (2000), quello di Mogg (1999-2000) e quello di Moral
(2002) – sono specificatamente dedicati al film del 1964, che si veder riconosciuta una
posizione del tutto particolare all’interno della produzione del regista; altri studi invece
prendono invece in considerazione un campo più vasto e cioè esaminano tutta la
filmografia del regista situando poi in essa la pellicola del 1964. Tra gli studi dedicati a
Marnie l’articolo di Kapsis si focalizza sulle critiche fatte al film, il saggio di Stern ha
invece indagato la componente surreale e onirica presente all’interno di Marnie, mentre
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l’articolo di Mogg presenta una difesa e un elogio del film del 1964 contrapponendosi
alle critiche che il film subì a causa dei suoi contenuti e delle sue modalità rappresentative,
da ultimo il saggio di Moral presenta una ricostruzione completa del processo con cui
Marnie è stato creato nel tentativo di capire che cosa possa aver suscitato un dibattito così
inteso e a tratti aspro sul film.
Gli interrogativi da cui l’elaborato ha preso le mosse e la disamina della bibliografia
su Marnie si sono tradotti in un percorso di riflessione articolato in tre capitoli. Il primo
capitolo è focalizzato sulla costruzione del personaggio di Marnie che indubbiamente, a
partire dal titolo, si qualifica come il pilastro del film. Non si tratta di un personaggio
facile perché il suo principale tratto caratterizzante è il suo passato nascosto, che incombe
in modo minaccioso e che impedisce alla protagonista di risolvere i traumi che l’hanno
terrorizzata da bambina. Questi traumi si sono puoi tradotti in una serie di dinamiche
disfunzionali, prima fra tutte la pulsione criminale della ragazza, che è affetta da
cleptomania. Ancora più grave rispetto a questa forma di disagio psicologico è il ripudio
del contatto con gli uomini che Marnie sembra manifestare e che la conduce a una vita
sentimentale fredda, come evidenziato dai suoi rapporti con Mark Rutland. Il secondo
capitolo si concentra invece sulle modalità narrative del femminile che Hitchcock ha
dispiegato in una terna di film costituita, oltre che da Marnie, anche da Io ti salverò (1945)
e La donna che visse due volte (1958). L’idea-chiave del capitolo è che esista una
continuità da questi tre film, che non solo presentano personaggi femminili forti e
sfaccettati, ma che evolvono la loro trama nella direzione di un’indagine psicologica
profonda, spostando il cinema di Hitchcock dall’ambito del giallo all’ambito del film
psicologico propriamente detto.
La trama di Marnie si rivela dotata di molte implicazioni narrative e il suo carattere
finemente psicologico ha spesso impedito agli spettatori di cogliere realmente la bellezza
del film del 1964 che quindi non è stato riconosciuto tra i grandi capolavori del regista
inglese. La pellicola si rivela in realtà estremamente complessa e affascinante per le
soluzioni narrative che il regista ha dispiegato e questo fa sì che l’indagine su di essa
possa senza dubbio essere ulteriormente perfezionata.
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Capitolo I
La costruzione del personaggio di Marnie.
Tra passato nascosto, cleptomania e ripudio del contatto
I.1 Introduzione.
Lo scopo del primo capitolo di questo elaborato è riflettere sulla costruzione del
personaggio di Marnie nell’omonimo film del 1964
1
. La donna si connota come un
personaggio di non semplice comprensione e, per quanto rappresenti indubbiamente la
protagonista del film, lo spettatore ha un’oggettiva difficoltà nel comprenderne le
motivazioni e anche nel penetrarne la psiche. La donna risulta sempre avvolta da un alone
di mistero che contribuisce a suscitare l’attenzione dello spettatore e genera suspense. È
difficile per lo spettatore identificarsi con Marnie dal momento che i moventi che ne
guidano le azioni non sono chiari e che il comportamento della donna risulta indecifrabile
in vari punti del film. Hitchcock concepì Marnie come uno studio psicologico e questo è
evidente nel momento in cui il personaggio della donna risulta essere spinto non solo da
una volontà criminale, ma da motivazioni psicologiche profonde che lo spettatore può
intuire, ma non dominare completamente
2
. Marnie si qualifica come un personaggio
psicologicamente complesso che ha richiesto un attenta costruzione: sembra evidente che
il suo malessere psicologico, pur molto importante, non poteva essere presentato in modo
evidente, ma doveva rimanere nello sfondo per creare una componente di mistero.
Nell’ambito della complessità psicologica evidenziata da Marnie si possono
individuare tre elementi che risultano essere assi fondamentali attraverso cui il
personaggio viene costruito: in primo luogo l’elemento del passato nascosto, che si
percepisce alle spalle della protagonista e che pare strettamente collegato ai suoi continui
cambi di identità; in secondo luogo l’elemento della cleptomania, evidente nei furti
commessi da Marnie; da ultimo il ripudio del contatto fisico con gli uomini che sembra
1
Per un inquadramento generale del cinema di Hitchcock cfr. G. P. Brunetta, Il cinema di Hitchcock,
Venezia, Marsilio, 1995; S. Zizek, L'universo di Hitchcock, a cura di D. Cantone, Milano, Mimesis, 2008;
R. Palmieri, Alfred Hitchcock: il maestro del brivido, Roma, Curcio, 2013.
2
Sugli aspetti psicologici del cinema di Hitchcock cfr. S. Cesario, La psicoanalisi e Hitchcock. Che cosa
la psicoanalisi può imparare da Hitchcock, Milano, Franco Angeli, 1996; F. Tallis, Breve storia
dell'inconscio. Esploratori della mente nascosta da Leibniz a Hitchcock, Milano, Il Saggiatore, 2019.
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evidenziare una problematica molto più profonda, affonda le radici nel passato della
donna e ne determina i comportamenti provocando una inibizione. Hitchcock riuscì a
mantenere un buon bilanciamento tra questi elementi e per questa ragione Marnie risulta
essere un film interessante anche se meno apprezzato di altre opere del regista inglese.
I.2 Una donna dal passato nascosto.
Nello svolgimento di Marnie il passato nascosto della protagonista è un elemento
portante dal punto di vista concettuale e risulta essere ricorrente in tutto il film, anche se
per gran parte della pellicola non viene affrontato in modo aperto così da riservare il
chiarimento di quanto ha prodotto la deriva psicologica di Marnie solo alla parte finale
del film, realizzando così la suspense. La prima scena del film è concepita allo scopo di
catturare l’attenzione dello spettatore e portando a domandarsi chi sia il personaggio e di
chi sia la sua storia: Marnie viene mostrata di spalle mentre cammina lungo la banchina
all’aperto di una stazione ferroviaria, carica di bagagli. Poi si rivolge verso i binari in
attesa di un treno e questo la connota come un personaggio misterioso.
La dinamica del furto e il successivo svolgersi della vicenda intensificano queste
premesse di mistero, come anche il ritorno a casa di Marnie, che viene mostrata da
Hitchcock nella zona portuale di Baltimora mentre un gruppetto di bambini giocano e
cantano una filastrocca contenente la parole “mother, mother”. Si tratta di un segnale che
Hitchcock utilizza per fare un rimando indiretto al passato di Marnie. Nel dialogo tra la
protagonista e la madre si evidenziano senz’altro altri elementi che contribuiscono a
rafforzare l’impressione di un trauma subito da Marnie, specialmente nel momento in cui
la ragazza cerca di avere con la madre un contatto fisico, ma la donna si ritrae. Questo
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elemento crea l’impressione di un trauma, una ferita psicologica importante che
probabilmente condiziona la vita della ragazza.
Hitchcock utilizza anche l’elemento del sogno per poter introdurre l’idea di un
passato nascosto, infatti, quando la ragazza sta avendo un incubo in cui la madre è in una
situazione di pericolo perché qualcuno sta cercando di penetrare nella casa in cui vive con
la figlia, si percepisce un rimando o meglio ancora un’anticipazione della storia di Marnie.
Anche nei primi rapporti con Mark il passato rappresenta un elemento importante che
agisce in maniera negativa, infatti, durante la scena del temporale, Mark è stupito dal fatto
che i tuoni e i fulmini scatenino in Marnie una reazione psicologica forte, questo è indice
del fatto che la ragazza ha probabilmente subito un trauma che l’ha segnata.
Forse il momento del film in cui più chiaramente Hitchock fa emergere l’idea del
passato oscuro di Marnie è rappresentato dalla scena dell’ippodromo di Atlantic City
dove, in un momento di assenza di Mark, Marnie viene avvicinata da un uomo che dice
di riconoscerla, la chiama Peggy Nicholson e dice di averla conosciuta due anni prima a
Detroit, ma la ragazza nega. Viene così introdotto in modo chiaro l’idea di un passato
nascosto: se lo spettatore aveva percepito qualcosa, adesso può trovare conferma dei suoi
sospetti. Quando poi, Marnie realizza un nuovo colpo e viene scoperta da Mark, la ragazza
si difende costruendo un passato artefatto: dice di provenire da Los Angeles, di essere
orfana e di aver dovuto vivere in condizioni di indigenza dopo essere stata educata da una
certa signora Taylor. Proprio le condizioni di indigenza hanno determinato per Marnie la
necessità di ricorrere ai furti: Mark non gli crede e gli intima di andare con lui in macchina
per portarla alla polizia.
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Durante il viaggio, Marnie confessa a Mark di non aver mai provato interesse per
gli uomini fino a quando ha incontrato lui e anche questo contribuisce a rafforzare
l’impressione di un passato anomalo nel quale sono presenti molti elementi non chiari.
La componente del disgusto per gli uomini si rafforza anche la durante la prima notte di
nozze tra Marnie e Mark: nel momento in cui Mark cerca di aiutare la moglie a superare
il blocco la ragazza lo respinge spiegando che non le è capitato nulla, ma semplicemente
non vuole essere toccata dagli uomini. La componente rappresentata dal trauma di Marnie
rimane dunque sempre presente, ma in ombra, così da creare un elemento di tensione che
tiene sempre viva l’attenzione dello spettatore. Quando Lili, cognata di Marl, origlia la
telefonata tra Marnie e la madre, l’elemento del passato nascosto ha occasione di entrare
in una nuova dimensione perché di fatto si dichiara apertamente che Marnie ha delle radici
e questo contribuisce da un lato a mettere in crisi la rappresentazione di sé che la donna
ha dato e dall’altro lato a evidenziare l’elemento rappresentato dal passato nascosto.
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Anche la festa in casa di Mark dove Marnie è quasi riconosciuta da mister Stratt,
che aveva subito da lei un furto nella sua azienda, contribuisce a far emergere non solo il
passato di ladra di Marnie, ma anche la sua deviazione psicologica. Al termine della festa,
durante un litigio, Mark demolisce le menzogne della moglie e la donna non ha altra scelta
che rivelare la sua pulsione al furto che nel corso del tempo l’ha portata a commettere una
serie di crimini tra Buffalo, Detroit, il New Jersey, New York e Philadelphia. Si tratta di
uno dei momenti fondamentali del film e per importanza è secondo soltanto al lungo
colloquio che Marnie ha con la madre dal momento che è proprio in questa occasione che
il passato di Marnie emerge e viene dichiarato in modo aperto.
Il momento del film in cui la componente del passato si evidenzia con maggiore
nettezza è però quello rappresentato dalla scena finale del film, nel momento in cui
Marnie viene obbligata a rivivere il trauma infantile che l’ha segnata. Affrontare quel
trauma significa generare le condizioni del suo superamento e questo porta alla
conclusione del film con la definitiva crisi psicologica di Marnie e l’inizio di un nuovo
futuro con Mark.
L’elemento del passato nascosto rappresenta ovviamente un aspetto di Marnie che
ha colpito molto la critica che si è dedicata ad esso. Nel suo saggio del 1974, Carlini ha
evidenziato ad esempio come Hitchcock utilizzasse spesso lo strumento narrativo di un
passato torbido per creare una situazione che favorisse lo sviluppo di un intrigo, oppure
che consentisse di dare luogo a uno scambio (materiale o psicanalitico), al
capovolgimento di ruoli, alla duplicazione o alla dinamica dell’innocente che perde e poi
riacquista la sua dimensione sociale
3
. Carlini ha colto la natura psicanalitica di Marnie
arrivando a definire l’opera come una lunga seduta di psicanalisi: l’omicidio commesso
da Marnie da bambina in effetti le ha prodotto un danno psicologico tale da portarla a
divenire una ladra patologica e da generarle il ripudio per il sesso
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. È dunque nel passato
che la personalità di Marnie si è forgiata e proprio nel carattere nascosto di questo passato
sta la spiegazione dei comportamenti devianti della ragazza.
Anche Luigi Martelli, nella sua critica a Marnie realizzata per la rivista «Film
Critica» e raccolta da Rosetti nella sua opera del 1980 dal titolo Hitchcok tutti i film, mette
in luce come tra Marnie e la madre esista un legame disfunzionale il cui carattere però
3
Cfr. F. Carlini, Alfred Hitchcock, Firenze, La Nuova Italia, 1974.
4
Ivi, p. 46.