Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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Introduzione
Le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di morbilità e mortalità, in
special modo nei paesi occidentali. Il ripristino della perfusione tissutale risulta di
fondamentale importanza nel contesto clinico, rendendo necessario il reperimento di un
numero sempre maggiore di condotti vascolari per ristabilire la pervietà dei vasi sanguigni o
bypassare del tutto le regioni occluse.
Le attuali tecniche di rivascolarizzazione consistono in angioplastica, posizionamento di uno
stent o in un intervento chirurgico di bypass: gli innesti autologhi sono i condotti vascolari più
comunemente usati, a motivo della loro immediata disponibilità e del minimo rischio di
rigetto. Tuttavia, l’intervento di prelievo di questi vasi risulta spesso invasivo e circa un terzo
dei pazienti che necessita di interventi di bypass soffre di patologie vascolari estese, che
rendono i vasi sanguigni inadatti all’impiego in questi interventi.
Polimeri sintetici come il polietilentereftalato (PET) ed il politetrafluoroetilene espanso
(ePTFE) furono introdotti per la costruzione di protesi vascolari sintetiche come alternativa
agli innesti autologhi e sono clinicamente approvati per condotti vascolari di grande diametro,
ma mostrano un basso tasso di pervietà per innesti di piccolo calibro. Miglioramenti nelle
prestazioni di questi vasi sanguigni sintetici sono stati ottenuti seminando sulla superficie
luminale cellule endoteliali autologhe; nonostante questo le loro prestazioni non sono in grado
di eguagliare quelle fornite dai vasi autologhi. Inoltre, nella popolazione pediatrica, si
renderebbero necessarie più operazioni a mano a mano che i giovani pazienti crescono, a
causa della mancanza di potenziale di crescita dei materiali sintetici.
L’ingegneria dei tessuti è un campo interdisciplinare che applica i principi dell’ingegneria e
della medicina allo sviluppo di sostituti biologici che ripristinano, mantengono o migliorano
la funzione dei tessuti, ed offre dunque approcci promettenti per la generazione di condotti
vascolari ingegnerizzati (TEVGs) biocompatibili che superano i limiti degli innesti sintetici.
Questi sono in grado di integrarsi con il tessuto nativo del paziente senza provocare una
reazione di rigetto immunologico e di resistere agli stress fisiologici del sistema vascolare.
Il concetto generale di ingegneria dei tessuti vascolari comprende solitamente tre componenti
principali: un materiale per la costruzione dello scaffold, un tipo cellulare per la semina ed un
processo di rimodellamento guidato da segnali cellulari derivati dalle cellule seminate che
depositano la matrice extracellulare e da cellule ospiti che formano il nuovo tessuto.
Un TEVG, ripopolato con cellule per generare un materiale vivente che imita la struttura e la
funzione dei vasi sanguigni nativi e che è capace di rimodellamento fisiologico, rappresenta
Introduzione
Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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una soluzione attraente per il futuro della chirurgia vascolare.
I primi vasi sanguigni ingegnerizzati furono realizzati da Weinberg e Bell nel 1986: essi
consistevano in fibroblasti e fibre di gel di collagene, integrate con cellule endoteliali bovine,
cellule muscolari lisce e una maglia di supporto in Dacron®. Da allora, numerosi sostituti
vascolari ingegnerizzati sono stati sviluppati e valutati in modelli animali e in taluni casi sono
stati fatti progressi in sperimentazioni cliniche. Gli studi clinici di maggior successo sono
quelli condotti da Shinoka et al. (2001), che hanno impiegato TEVGs per il ripristino della
circolazione venosa in bambini con cardiopatia congenita, e quelli condotti da Niklason et al.
(2012) che hanno valutato shunt artero-venosi per l’emodialisi.
Il fallimento dell’innesto vascolare è associato più comunemente a trombosi, iperplasia
intimale o infezione, ed è talvolta dovuto alla dipendenza delle tecniche di produzione dei vasi
sanguigni ingegnerizzati da una struttura di supporto, che si rende necessaria per fornire
un’adeguata resistenza meccanica alla protesi.
L’ingegneria dei tessuti mediante auto-assemblaggio (Tissue Engineering by Self-Assembly,
TESA) rappresenta un approccio innovativo che si basa sulla capacità delle cellule di produrre
una propria matrice extracellulare naturale, e può essere impiegata per generare strutture
vascolari con un’adeguata resistenza meccanica senza che queste vengano riconosciute come
estranee in vivo. L’applicazione clinica più importante di vasi sanguigni ingegnerizzati
realizzati tramite tecniche di auto-assemblaggio è stata riportata dagli studi di L’Heureux et
al. (2007), dimostrando un discreto successo ma evidenziando la necessità di reperimento di
un elevato numero di cellule endoteliali e muscolari che producano matrice extracellulare.
Una fonte cellulare adatta è fondamentale per impartire stabilità strutturale e facilitare
l’integrazione in vivo delle protesi vascolari ingegnerizzate. Le cellule autologhe
rappresentano una fonte cellulare di grande interesse perché riducono al minimo il rischio di
rigetto dell’innesto. Tuttavia, l’isolamento e quindi l’espansione delle cellule del paziente non
forniscono quantità cellulari adeguate ad un impiego per l’ingegneria dei tessuti, dato che i
pazienti con malattie vascolari avanzate possiedono cellule con capacità di crescita ridotta e
scarso potenziale rigenerativo. Nel caso di innesti biologici contenenti cellule autologhe
differenziate terminalmente, la necessità di una procedura invasiva, il potenziale proliferativo
relativamente basso e la difficoltà di ottenere un numero sufficiente di cellule da una piccola
biopsia di tessuto rappresentano importanti limiti alla disponibilità di cellule endoteliali
(ECs); inoltre, le cellule muscolari lisce (SMCs) nella popolazione anziana hanno limitata
capacità proliferativa ed una produzione di collagene notevolmente ridotta, il che
compromette la resistenza meccanica degli innesti ingegnerizzati.
Introduzione
Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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Gli studi più recenti si sono concentrati su metodi per il miglioramento della rigenerazione
vascolare sperimentando approcci basati su cellule staminali, grazie alla loro capacità di auto-
rinnovarsi e di differenziarsi in vari lignaggi; il ruolo delle cellule staminali nella medicina
rigenerativa è cruciale in quanto porta alla produzione di tipi di cellule di interesse e tessuti
trapiantabili. Tuttavia, ogni tipologia di cellula staminale presenta difficoltà specifiche per
l’isolamento, l’espansione, la differenziazione e l’applicazione clinica.
Inizialmente le cellule staminali embrionali erano la fonte predominante di cellule staminali
negli studi preclinici a motivo della loro pluripotenza. L’interesse scientifico si è poi spostato
quando Yamanaka et al. (2006) hanno riportato un metodo per indurre pluripotenza nelle
cellule somatiche dando origine a cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs).
Oltre a questi due tipi di cellule staminali pluripotenti, gli sforzi della ricerca si concentrano
anche su cellule staminali adulte multipotenti, in particolar modo le cellule staminali derivate
dal midollo osseo (BMCs), dal momento che non mostrano alcuna rilevabile formazione di
teratoma. Questa relativa sicurezza ha favorito l’applicazione terapeutica delle cellule
staminali multipotenti adulte rispetto a qualsiasi altro tipo di cellule staminali.
Mentre sono stati compiuti notevoli progressi nello sviluppo di vasi sanguigni ingegnerizzati e
sono stati condotti studi clinici con buoni risultati, rimangono alcune sfide per poter generare
protesi vascolari funzionali, tra cui la produzione di superfici non trombogeniche e non
immunogeniche a contatto col sangue, lo sviluppo di innesti con proprietà meccaniche
adeguate per resistere alle pressioni sanguigne fisiologiche, la ricerca di fonti cellulari
adeguate ad un impiego clinico, con alto potenziale proliferativo e ridotta immunogenicità.
Per un loro utilizzo su larga scala, gli innesti vascolari ingegnerizzati dovrebbero essere
prontamente disponibili (off-the-shelf), con tempi di lavorazione limitati e costi competitivi
rispetto alle altre procedure adottate.
Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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Capitolo 1. Cellule staminali
1.1 Caratteristiche e tipologie
Le cellule staminali sono cellule primitive ed indifferenziate con la capacità di dare origine a
diverse tipologie di cellule dell’organismo; queste a loro volta vanno a costruire tutti i tessuti
del corpo umano. Le cellule staminali possiedono quindi un grande potenziale terapeutico
nell’ambito della rigenerazione e della riparazione tissutale.
Per poter essere definite staminali, le cellule devono possedere due caratteristiche specifiche
[1]:
• l’autorinnovamento, ossia la capacità di auto-replicarsi e rinnovarsi per un numero
illimitato di volte;
• la pluripotenza, cioè la possibilità sia di dare origine ad altre cellule staminali
identiche alla cellula madre sia di differenziarsi in cellule specializzate.
Le cellule staminali possono essere divise in base alla loro diversa capacità differenziativa in
quattro tipi principali: totipotenti, pluripotenti, multipotenti e unipotenti (Figura 1.1). Le
cellule staminali totipotenti possiedono la capacità di differenziarsi in tutte le cellule
dell’organismo, compresi i tessuti embrionali ed extra-embrionali; sono totipotenti lo zigote e
le cellule embrionali nei primi stadi della divisione (fino a 2-4 cellule). Le cellule staminali
pluripotenti hanno la capacità di differenziarsi per dare origine alla maggior parte dei tessuti
dell’organismo; al contrario delle cellule staminali totipotenti, esse non sono però in grado di
dare origine ai tessuti embrionali. Le cellule pluripotenti sono presenti nell’embrione solo per
un breve lasso di tempo, prima di differenziarsi nelle più specializzate cellule staminali
multipotenti. Le staminali multipotenti possono a loro volta differenziarsi in tutte le cellule
del tessuto di appartenenza; sono multipotenti le cellule staminali del midollo osseo e le
cellule del sangue del cordone ombelicale. Infine, le staminali unipotenti sono le cellule
staminali meno versatili, in quanto sono capaci di differenziarsi in un solo tipo di cellula; un
esempio di cellule staminali unipotenti sono gli epatociti, ovvero le cellule del fegato.
L’ingegneria tissutale rappresenta uno dei più promettenti settori di applicazione delle cellule
staminali: grazie alla loro capacità proliferativa e alla possibilità di differenziarsi in linee
cellulari specializzate, le cellule staminali consentono di sfruttare una fonte idealmente
infinita e rinnovabile di cellule di interesse e tessuti trapiantabili [2].
L’approvvigionamento cellulare è attualmente uno dei principali problemi nell’ambito della
medicina rigenerativa, principalmente a causa dell’insufficienza di donatori, della natura
Capitolo 1
Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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spesso invasiva della raccolta cellulare e delle problematiche che si possono manifestare nel
tessuto espiantato: con l’aumentare dell’età del donatore diminuiscono infatti il potere
proliferativo della cellula e la sua capacità di sintesi della matrice extracellulare, condizioni
che incidono negativamente sulle proprietà meccaniche dei tessuti [3].
Dati dunque la limitata capacità di propagazione ed il declino delle funzioni cellulari, si è reso
necessario cercare fonti cellulari autologhe alternative; nella fattispecie, nella fabbricazione di
sostituti per l’ingegneria dei tessuti vascolari viene attualmente valutato l’impiego di cellule
staminali adulte multipotenti e cellule embrionali pluripotenti.
Figura 1.1: Schema di differenziazione delle cellule staminali.
1.2 Fonti di cellule staminali per vasi sanguigni ingegnerizzati
La fonte ideale di cellule per l’endotelio vascolare e per il tessuto muscolare liscio dei vasi
sanguigni ingegnerizzati dovrebbe essere autologa, capace di molte divisioni cellulari ed in
grado di differenziarsi nel fenotipo maturo [4]. Sono stati usati diversi tipi di cellule nella
preparazione dei TEVGs; la tipologia di cellule utilizzate influisce direttamente sulla struttura
dell’innesto e conseguentemente sul suo comportamento in vivo. Una fonte cellulare
promettente e ampiamente disponibile è rappresentata dalle cellule staminali adulte
multipotenti, in grado di differenziarsi dalle cellule della parete vasale; in particolare, le
cellule staminali mesenchimali del midollo osseo, del tessuto adiposo o del tessuto muscolare
possono differenziarsi per formare un tipo di cellula dalle proprietà contrattili che riproducono
quelle della muscolatura liscia dei vasi sanguigni [4]. Per quanto riguarda l’utilizzo,
Cellule staminali
Progettazione di sostituti vascolari ingegnerizzati
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nell’ambito dell’ingegneria tessutale vascolare, di cellule muscolari lisce derivate dalle cellule
staminali pluripotenti, molte sono ancora le difficoltà da affrontare, prima tra tutte la
formazione di teratomi.
1.2.1 Cellule staminali embrionali
Le cellule staminali embrionali (Embryonic Stem cells, ES cells) sono cellule pluripotenti
isolate dalla massa cellulare interna degli embrioni allo stadio di blastocisti preimpianto, sia
nel topo che nell’uomo [5] (Figura 1.2). Esse possiedono capacità distintive di
autorinnovamento, pluripotenza e stabilità genomica ed hanno la capacità di dare origine a
tutti e tre gli strati germinali, cioè ectoderma, mesoderma ed endoderma e potrebbero dunque
consentire la produzione di tessuti specifici abbinati alle esigenze del paziente [2]. Le cellule
ES possono essere mantenute per lunghi periodi di coltura, fornendo grandi quantità di cellule
che, a differenza delle cellule staminali multipotenti, non possono essere derivate direttamente
da una fonte di tessuto [12]. Uno dei requisiti fondamentali per lavorare con le cellule ES
consiste dunque nella capacità di controllarne la differenziazione nei lignaggi di tessuto
desiderati. Gli embrioni preimpianto contengono nella massa cellulare interna circa il 10-15%
di cellule pluripotenti; queste cellule possono essere isolate, quindi coltivate su uno strato di
cellule (feeder cells) che forniscono un ambiente favorevole all’auto-rinnovamento [1,5].
Lo sviluppo di condizioni di coltura su larga scala in grado di preservare lo stato
indifferenziato delle cellule ES costituisce ancora una sfida [5]. Vi è un notevole interesse
all’utilizzo delle cellule staminali embrionali, specialmente per la loro potenziale applicazione
in una grande varietà di ambiti, tra cui la scoperta di nuovi farmaci, l’immunoterapia e
naturalmente la medicina rigenerativa.
Sebbene la ricerca in questo campo sia molto attiva, l’uso di cellule ES nell’indagine clinica è
ostacolato dal loro potenziale tumorigenico, dalla difficoltà di ottenere ovociti umani di
qualità e soprattutto dalle considerazioni etiche nell’isolare le cellule ES da un embrione
umano fecondato. Per aggirare i problemi dovuti alle questioni etiche e pratiche nell’uso delle
cellule staminali embrionali, un grande contributo è dato dalla tecnologia delle cellule
staminali pluripotenti indotte.