utilizza le specie vegetali si propone lo stesso obiettivo di chi opera
la più tradizionale riproduzione controllata delle piante, ossia lo
sviluppo di colture e specie dotate di caratteristiche vantaggiose,
quali la resistenza ai parassiti e alla siccità, oppure un gusto più
gradevole della parte commestibile o una maggiore concentrazione
di principi nutritivi.
1.2 NUOVE FRONTIERE
Anche gli animali possono essere alterati geneticamente.
Per esempio per ricavare l’alfa-1 antitripsina utilizzata nella terapia
dell’enfisema è stato introdotto del DNA nelle pecore,
riprogrammando questi animali a secernere tale molecole nel latte;
stesso metodo per produrre il fattore IX di coagulazione del sangue,
richiesto dalle persone che sono affette da emofilia.
Altri geni estranei sono stati introdotti in mammiferi (pecore
e maiali) per potenziare la resistenza alle malattie, migliorare le
qualità del mantello e incrementare il tasso di crescita di questi
animali.
Con la biotecnologia si utilizzano organismi viventi in vari
processi industriali per la produzione di farmaci, ormoni, ecc…
facendo uso di tecniche di biologia molecolare e di ingegneria
genetica.
Le origini della biotecnologia risalgono ai tempi antichi
(utilizzazione di batteri per produzione di birra, vino, ecc…). Il
processo di questi fenomeni fu battezzato fermentazione da Louis
Pasteur
1
(XIX secolo).
Un importante prodotto derivato dalle applicazioni
biotecnologiche è la PENICILLINA, la cui produzione fu iniziata
(durante la seconda guerra mondiale) a partire dalla muffa
penicillium (Alexander Fleming)
2
.
Successivamente ulteriori studi consentirono di produrre la
streptomicina, l’insulina, l’ormone della crescita, l’interferone e
l’eritropoietina, i vaccini (per quello dell’AIDS si sta lavorando dal
1994).
1
Louis Pasteur (1822-1895).
Chimico e biologo francese fondatore della moderna microbiologia. Studi sulla
fermentazione. (Pastorizzazione, dimostrazione falsità teoria generazione spontanea dei
microrganismi, studio malattie del baco da seta, ricerche sui germi patogeni del carbonchio,
creazione vaccino antirabbico).
2
Alexander Fleming (1881-1955). Batteriologo britannico.
La scoperta della penicillina avvenne in modo fortuito nel 1928, nel corso
di una serie di studi sull'influenza, grazie all'osservazione dell'azione
inibente esercitata da una muffa contaminante del genere Penicillium sulla
crescita di alcune colonie di batteri in coltura.
Una delle biotecnologie in rapido sviluppo è quella che
utilizza i microrganismi per degradare le sostanze inquinanti presenti
nell’ambiente; biocomposti in grado di attaccare e metabolizzare le
sostanze chimiche che risultano tossiche per gran parte degli altri
esseri viventi.
Ora la biotecnologia interviene anche sul patrimonio
genetico umano, per cercare di ovviare ad
alcune patologie che derivano da difetti genetici (Es. forme gravi di
immunodeficienza).
Dopo varie sperimentazioni sugli animali, nel 1978 è stata
applicata con successo alla specie umana la tecnologia per la
riproduzione artificiale.
Per aumentare la probabilità di gravidanza, normalmente
vengono impiantati molti embrioni, con un’altissima percentuale di
morti pre-natali.
Con la clonazione è possibile ottenere una o più copie
identiche di una cellula o di un intero organismo. Nel 1997 è stata
effettuata la prima clonazione di un mammifero, la pecora Dolly
(Roslin Institute di Edimburgo)
3
.
La riuscita dell’esperimento ha suscitato notevole clamore
nell’opinione pubblica e nella comunità scientifica per le implicazioni
etiche, soprattutto in prospettiva della clonazione di un essere
umano.
3
Dolly.
Nome del primo mammifero (pecora) clonato, ottenuto nel 1997 al
Roslin Institute di Edinburgo.
Esistono diversi motivi di opposizione alle biotecnologie; uno
di essi deriva dalla scarsa prevedibilità degli effetti che può
provocare l’immissione nell’ambiente di organismi del mondo
vegetale e animale alterati geneticamente.
1.3 BIOETICA
In biologia e in medicina ci si trova, sempre più
frequentemente, a dover affrontare problemi di ordine etico, che
riguardano l’opportunità o meno di intraprendere alcuni interventi
terapeutici o la liceità dell’applicazione di alcune scoperte.
Ad esempio, in medicina ci si pone continuamente domande
circa l’uso etico della fecondazione artificiale, l’eutanasia,
l’accanimento terapeutico, la terapia genica.
Nel campo della biologia ci si interroga sulla fondatezza di
alcune ricerche effettuate su virus estremamente pericolosi per la
popolazione. Ci si interroga se sia lecito modificare artificialmente il
patrimonio genetico degli organismi viventi, senza essere
assolutamente certi delle conseguenze che tali interventi potrebbero
provocare nel tempo sulla flora, sulla fauna e sulla salute dell’uomo
stesso.
Chi è il proprietario degli embrioni umani conservati nelle
migliaia di laboratori che nel mondo lavorano su queste
sperimentazioni ? Quando l’embrione può essere considerato
individuo e come tale godere di determinati diritti ?
La risposta, la definizione e la regolamentazione di tali
questioni vengono affrontate diversamente nei vari paesi, a seconda
della cultura e della sensibilità etiche espresse dalle diverse civiltà,
determinando notevoli differenze a livello internazionale.
I primi comitati etici sono nati negli anni Sessanta negli USA,
in Gran Bretagna, in Svezia; oggi tali comitati sono più numerosi e la
loro importanza ha raggiunto livelli internazionali.
La bioetica nasce negli USA nel 1970 da Potter
4
che coniò
anche il nome:
- bios = per rappresentare la conoscenza biologica e
la scienza dei sistemi viventi;
- etichis = per rappresentare la conoscenza dei sistemi dei
valori umani.
La bioetica è la scienza del comportamento umano, in
relazione ai valori, ai principi e alle norme morali (Sgreccia)
5
.
Secondo Potter occorre usare saggiamente le conoscenze
tecnico-scientifiche così da favorire la sopravvivenza umana e
migliorare la qualità della vita delle generazioni future.
4
V.R. Potter. Bioethics. Bridge to the future – Englewood Cliffs (N.J.) 1971
5 Elio Sgreccia – Manuale di bioetica – Vol. 1 – Vita e pensiero 1999 Milano
La bioetica muove da una situazione di allarme e da una
preoccupazione critica rispetto al progresso della scienza e della
società.
Questo filone originario della bioetica è stato oggi
prevaricato dalla tesi di Hellegers, che considera la bioetica come
maieutica, cioè scienza capace di cogliere i valori attraverso il
dialogo e il confronto tra la medicina, la filosofia l’etica.
La bioetica ora è considerata, dalla maggioranza degli
studiosi, come una disciplina specifica, capace di sintetizzare le
conoscenze mediche e quelle etiche.
Per meglio comprendere la situazione attuale è opportuno
richiamare, sinteticamente, l’itinerario storico che ha portato il
passaggio dall’etica medica alla bioetica, ovvero: l’etica medica
ippocratica, la morale medica di ispirazione teologica, l’apporto della
filosofia moderna, la riflessione sui diritti dell’uomo.
L’ultima definizione della bioetica è del 1995 (W.T. Reich)
6
: studio sistematico delle dimensioni morali (visione, decisioni,
condotta, linee guida, ecc…) delle scienze della vita e della salute,
con l’impiego di una varietà di metodologie etiche in una
impostazione interdisciplinare.
6
W.T. Reich – The Word “Bioethics”, The Struggle Over its Earliest Meanings,
Institute of Ethics Journal” 1995, 5 (1), pp. 19-34 “Kennedy
Le finalità della bioetica consistono nell’analisi razionale dei
problemi morali legati alla biomedicina e della loro connessione con
gli ambiti del diritto e delle scienze umane.
La trattazione della bioetica ha configurato tre momenti:
1) Bioetica generale:
- si occupa delle fondazioni etiche, dei valori e dei
principi originari, delle fonti documentarie
(diritto internazionale, deontologia, legislazione).
2) Bioetica speciale:
- analizza i grandi problemi affrontati tanto sul
terreno medico quanto su quello biologico
(ingegneria genetica, aborto, eutanasia,
sperimentazione clinica, ecc…).
3) Bioetica clinica o decisionale:
- esamina, nel concreto della prassi medica e del caso
clinico, quali siano i valori in gioco o per quali
corrette vie si possa giovare una linea di condotta
senza modificare tali valori.
1.4 IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE
Il Giuramento di Ippocrate
7
rappresenta l’espressione
propria della cultura del tempo, di carattere pregiuridico, proprio di
una categoria di persone, quella medica, che era considerata in
qualche modo al di sopra della legge.
La legge era per coloro che praticavano mestieri comuni; la
professione medica era, come quella del re e del sacerdote, una
“professione forte” retta da una “morale forte”, quella, appunto,
espressa in senso religioso nel giuramento. Poiché il medico
agisce sempre per il bene del malato, perché questo è il suo ethos,
allora quello che egli prescrive non avrebbe bisogno di altre
conferme, neppure da parte del paziente.
Formule analoghe sono diffuse in varie culture come la Siria
nel secolo VI
8
, l’Egitto
9
, la Persia
10
.
La figura del medico in senso cristiano è invece
chiamata ad essere il servitore (diakonos) dei sofferenti, come
espressione della comunità di coloro che hanno l’obbligo di
“prendersi cura” dei fratelli; addirittura rappresenta, se credente, il
Buon Samaritano.
7
Ippocrate (Kos 460 – 370 a.C.) – Corpus ippocratico
8
“Giuramento di Aseph Ben Berachyau”
9
“La preghiera quotidiana del medico” 1135-1204 (Mosè Maimoide)
10 “Doveri del medico” 1770 (Mohamed Hasin)
Il Vangelo comanda di vedere nel paziente il “Christus
patiens” e nel medico il “Christus servus”.
Inoltre, in forza del mistero dell’Incarnazione-Redenzione,
l’uomo, ogni uomo, soprattutto quello più bisognoso è fondamento
finale ed escatologico, per cui quello che viene fatto al malato è
giudicato nei termini “l’avete fatto a me”.
E’ in nome di questa teologia che le Chiese hanno
sviluppato una morale teologica che proclama la sacralità ed
inviolabilità della vita di ogni creatura umana, condannando di
conseguenza l’aborto, l’infanticidio, il feticidio, l’eutanasia, le
mutilazioni. Oggi la bioetica ricomprende l’etica che concerne gli
interventi sulla vita e sulla salute dell’uomo.
Peraltro la medicina sempre di più si avvale, nei suoi
progressi, della ricerca di base in campo biologico e si collega
anche in senso sociale alla componente ambientale.
2.0 LA VITA UMANA
La vita umana è anzitutto un valore naturale, razionalmente
conosciuto da tutti coloro che fanno uso della ragione. La vita
umana è tale per tutti gli uomini, l’obbligo di rispettarla è dovere
dell’uomo in quanto uomo, non soltanto come credente.
Quando si tratta di stabilire se eliminare o difendere il feto
nell’utero di una madre, o di autorizzare per legge lo sterminio di tutti
i nascituri non desiderati al di sotto di una certa età gestionale o
neonati malformati, quando si tratta di “problemi di sopravvivenza”
della specie-uomo o di salvaguardia dell’ecosistema per le
generazioni future, non si può responsabilmente sfuggire al dovere
morale, proprio dello studioso dei problemi etici, di perseguire
orientamenti validi e razionalmente fondati, perciò condivisibili e,
quanto meno, confrontabili stabilmente.
2.1 LA RIVOLUZIONE TERAPEUTICA E BIOLOGICA
Ogni scienza manifesta una sua completezza all’interno dei
confini definiti dalla scienza stessa.
Ciò non toglie che le scienze siano aperte tra di loro e che,
anzi, il loro intrecciarsi, sebbene mantenga ognuna il proprio statuto
epistemologico invariato, porti ad un arricchimento della
comprensione dell’oggetto di studio. Nello stesso modo in cui
l’osservare un oggetto non soltanto frontalmente, ma anche
lateralmente, dall’interno e persino dall’alto, può contribuire ad una
visione omnicomprensiva dell’oggetto osservato, secondo un
orientamento epistematologico di “integrazione”.
A partire dal 1930 ad oggi vi sono state due grandi
rivoluzioni nel campo della biomedicina (Jean Bernard)
11
: la
rivoluzione terapeutica e quella biologica.
2.1.1 La rivoluzione terapeutica
Dopo millenni di impotenza, con la scoperta dei sulfamidici
(1937) e della penicillina (1946), l’umanità ha il potere di sconfiggere
malattie per lungo tempo fatali (tubercolosi, sifilide, setticemie,
ecc…).
2.1.2 La rivoluzione biologica
E’ la più recente, riguarda la medicina genomica
(individuazione del codice genetico), e muove dalla scoperta delle
leggi che presiedono alla formazioni della vita. Queste scoperte
hanno anche provocato una rivoluzione nelle concezioni della vita e
dell’uomo e, pertanto, hanno scosso dal letargo la riflessione sui
destini stessi dell’umanità.
Più la medicina diventa potente ed efficace più le norme di
protezione dell’individuo devono essere rigorose e ben conosciute.
11
Jean Bernard – De la biologie à l’ètique – Parigi 1990
La scienza medica entra in una nuova fase i cui sviluppi non
sono del tutto prevedibili e, tuttora, spesso privi di un omogenea
guida etica e deontologica.
Il primo comparire dell’ingegneria genetica ha creato
spiegabilmente una situazione di allarme; infatti le possibili
applicazioni dell’ingegnerizzazione di varie forme di vita ha fatto
intravedere la possibilità di creare la “bomba biologica”, molto meno
costosa di quella nucleare e con minori possibilità di controllo.
Tutto ciò ha fatto anche temere la possibilità di alterazione
della biosfera e dell’ecosistema da parte dell’uomo.
Sono in atto applicazioni industriali per la fabbricazione di
nuovi farmaci (insulina, interferon, ecc…), ed ora si parla di
“medicina genomica” e di “medicina predittiva”, soprattutto dopo che
è stato prospettato il “progetto genoma umano”.
I timori più gravi sono rimasti attorno all’altro grande
capitolo, quello della procreatica, ove le frontiere si spostano
sempre più avanti e dove entrano in gioco non soltanto la vita degli
embrioni artificialmente procreati, ma anche la concezione della
genitorialità, della paternità ed il finalismo stesso della sessualità
umana.
E’ opportuno ricordare che la biologia e la medicina sono
scienze sperimentali, si basano sull’osservazione dei fenomeni,
sull’ipotesi interpretativa, sulla verifica sperimentale e sulla
valutazione del risultato della sperimentazione.
E’ pur vero che talvolta si giova di osservazioni occasionali,
come A. Fleming nel 1928 che “scoperse” la penicillina, T.C. Hsu
12
che nel 1961 “scoperse” il modo per dipanare i cromosomi, e l
’ultimissimo esperimento della scienziata araba I. Abuljadayel
13
che quest’anno (2001) ha “scoperto” come far regredire alcuni
globuli bianchi a cellule staminali.
Ma ciò che ha fatto soprattutto progredire la scienza
moderna in campo biomedico è stato il metodo basato sul
paradigma della sperimentazione metodologicamente definita.
L’esigenza della riflessione bioetica non si pone tanto sulla
sperimentazione in sé, ma sulla sperimentazione applicativa che
esigerebbe un previo esame bioetico sulle conseguenze e sui rischi.
12
T.C. Hsu – Ricercatore dell’Università del Texas, avendo diluito troppo la
soluzione in cui erano state lavate delle cellule umane, prelevate da
aborti, improvvisamente si accorse che i cromosomi, anziché raggomitolati
come si eran visti sino allora, erano dipanati e ben identificabili. Ciò ha
aperto la via alle indagini sulle anomalie cromosomiche (Es. sindrome di Down)
– Inserto Corriere Salute 28 Gennaio 2001 “Un grande passo indietro” –
F.Porciani.
13
I. Abuljadayel
– Immunologa nel laboratorio del Dipartimento di fisiologia di Cambridge,
mentre tentava di uccidere cellule bianche malate di cancro con un anticorpo monoclonale,
si rese conto di aver dimenticato di aggiungere un ingrediente (non rivelato perché coperto
da brevetto). Alla fine dell’esperimento si accorse che, anziché ottenere la morte delle cellule
le aveva fatte regredire alla vita primaria, madre di tutte le cellule. Inserto Corriere Salute 28
Gennaio 2001 “Un grande passo indietro” – F.Porciani.
Oltre a questo vi sono altri aspetti che riguardano
l’intenzionalità del ricercatore (buona, perversa, utilitaristica) e la
finalità strategica.
Questa non eticità progettuale, oltre ad avere una rilevanza
in sé e per sé, ha delle implicazioni notevoli su coloro che
collaborano a livello subalterno: questi hanno diritto di conoscere le
finalità del progetto ed hanno il diritto-dovere di esprimere obiezione
di coscienza qualora non si sentano in animo di collaborare ad un
progetto da essi ritenuto non lecito.
Né il segreto scientifico né il segreto industriale
potrebbero togliere questo diritto a chi collabora strettamente in un
progetto che fosse di per sé cattivo o intenzionalmente aberrante.
Un altro legame tra ricerca e etica fa riferimento ai
procedimenti sperimentali sull’uomo (consenso, rischi,
sperimentazione su bambini, malati di mente, privi di coscienza, feti,
ecc…) ed anche sull’animale.
Infatti non basta che ci sia un’etica dei fini, ma va richiesta in
senso coerente un’eticità dei mezzi e dei metodi, anche quando i fini
sono buoni (non sunt facienda mala ut veniant bona).
Ma il legame più profondo, comprensivo di tutti i precedenti,
che hanno a che fare con l’aspetto operativo (fini, procedimenti,
metodi, rischi) consiste in una esigenza di carattere integrativo.
Se lo scienziato compie una ricerca sull’embrione umano,
deve anche chiedersi che cosa è l’embrione umano, se è un essere
umano, se ha il valore di persona umana o no.
Quando si è valutato tutto lo spessore del reale, allora si
comprendono le esigenze etiche sui fini, i mezzi, i rischi, ecc… (K.
Jaspers)
14
.