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Introduzione e scopo della tesi
Nel corso degli ultimi due decenni si è assistito al cambiamento radicale del
modello di business del calcio, con l’aumento esponenziale dei prezzi dei cartellini e delle
entrate percepite dai club tramite sponsorizzazioni. Tale incremento delle
sponsorizzazioni deve tener conto anche delle manovre eseguite dai nuovi grandi
proprietari di società quali Manchester City e Paris Saint-Germain, che hanno iniziato a
fornire denaro tramite accordi siglati con le proprie aziende petrolifere invece che tramite
ripianamenti e aumenti di capitale continui sul modello del Milan di Silvio Berlusconi e
dell’Inter di Massimo Moratti.
Il motivo sottostante a questo cambio di natura dei “conferimenti” è l’entrata in
vigore del Financial Fair Play (FFP), o Fair Play Finanziario, che determina come le
società debbano essere in grado di autogestirsi, seguendo il principio d’impresa secondo
il quale risulta essere necessaria la ricerca dell’economicità, cioè si debba raggiungere
almeno il pareggio di bilancio. Molte squadre hanno subito un duro contraccolpo in
quanto, non affidandosi abbastanza al settore giovanile oppure non avendo accesso a
sponsorizzazioni tanto importanti quanto i due club citati precedentemente, non sono state
in grado di gestirsi in maniera efficiente.
La tendenza riguardante l’acquisto di giocatori già formati piuttosto che
provenienti dal proprio vivaio si è consolidata nel tempo, con ormai pochi club di punta,
quali Borussia Dortmund e Barcellona, a cercare di crescere giovani talenti nel tentativo
di una futura rivendita o in ottica di inserimento in prima squadra. In particolare in Italia,
questa tendenza ha un peso importante, in quanto è possibile notare la scarsa presenza di
giocatori cresciuti nei vivai delle società più importanti nelle rose delle rispettive squadre.
Ciò ha portato anche ad una bassa qualità di giocatori della nazionale italiana, nonostante
la vittoria di Euro 2020.
Questa breve tesi si pone come obiettivo la ricerca e l’analisi dei motivi del
profondo cambiamento del calciomercato nel corso degli ultimi due decenni, tramite
confronti e case studies.
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CAPITOLO I: IL CALCIO COME AZIENDA
1- Azienda: definizione, nozioni e funzionamento
L’economia aziendale è una scienza sociale che studia i fenomeni e le relazioni
presenti all’interno della realtà delle imprese che operano con lo scopo di perdurare e
svilupparsi nel tempo. L’oggetto di studio dell’economia aziendale è, appunto, l’azienda.
L’azienda, secondo Gino Zappa, è, testualmente, un istituto economico atto a perdurare
nel tempo che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, compone e svolge, in continua
coordinazione, la produzione o l’acquisizione e il consumo della ricchezza. Analizzando
questa definizione di azienda se ne deduce che questa sia un gruppo sociale, formato cioè
da persone, che svolge attività economiche con lo scopo di risolvere problemi di
produzione e scambio per soddisfare i bisogni umani e trarne un guadagno. La definizione
di azienda presente nel codice civile all’articolo 2555 è invece più sintetica ed esclude del
tutto l’elemento umano: “L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore
per l’esercizio dell’impresa”.
In entrambe le definizioni appare però ovvio il fatto che tutti gli elementi di questo
sistema, capitale, terra, lavoro e materie prime, debbano essere tra loro organizzati e
coordinati per trarne il miglior risultato possibile. Il sistema azienda deve inoltre essere
obbligatoriamente aperto verso l’esterno e dinamico, cioè in grado di adattarsi a
qualunque evoluzione, in modo da riuscire a durare nel tempo seguendo, o addirittura
anticipando i gusti dei consumatori. Come già detto gli elementi costitutivi dell’azienda
sono: le persone, che organizzano e pongono in essere il processo produttivo, i beni,
acquistati, combinati e coordinati nella maniera più efficiente possibile, e il fine aziendale,
che pone come obiettivo il soddisfacimento dei bisogni umani e, in base al tipo di azienda,
il conseguimento di un guadagno.
Come anticipato, ci sono diversi tipi di aziende, in base a diversi criteri: in base
all’attività prevalente si distinguono aziende di produzione diretta, che appunto creano
beni e servizi da immettere sul mercato, e aziende di scambio, o di produzione indiretta o
commerciali, che trasformano i beni nel tempo e nello spazio acquistandoli e rivendendoli
ai consumatori finali o ad altre aziende. Entrambe queste categorie hanno per lo più
l’obiettivo di conseguire un guadagno. Le imprese commerciali si dividono in aziende
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all’ingrosso, che acquistano grandi quantitativi di merce e li rivendono ad altre imprese,
e al dettaglio, che acquistano dai produttori o dai grossisti e rivendono ai consumatori
finali. Inoltre, in base al settore in cui operano, possiamo avere aziende del settore
primario, che si dedicano al reperimento delle risorse naturali, aziende del settore
secondario, che svolgono attività di produzione diretta, e aziende del settore terziario, che
commercializzano beni e servizi. In base alla natura del soggetto giuridico distinguiamo
aziende private, gestite appunto da privati cittadini, e aziende pubbliche, il cui soggetto
giuridico è un ente pubblico.
Il soggetto giuridico che gestisce l’azienda può inoltre essere formato da una
persona, dando quindi origine ad una impresa individuale, o da più persone, dando quindi
vita ad un’impresa collettiva o società.
Le società sono regolate, come le imprese individuali, dal libro quinto del codice
civile che ne prevede sei forme che rientrano in uno dei due tipi: società di persone e
società di capitali. La sostanziale differenza tra questi due tipi di società è l’elemento
principale.
Nelle società di persone l’elemento principale è quello umano, infatti è molto
importante il rapporto tra i soci, che fa sì che nessuno di essi possa entrare o uscire
dall’impresa o essere sostituito senza l’approvazione degli altri. Nelle società di capitali
invece l’elemento principale è quello monetario, infatti i soci, la maggior parte dei quali
detiene piccole percentuali di quel capitale che possono essere anche cedute ad altri, e il
più delle volte tra loro sono perfetti sconosciuti. Tra le società di persone rientrano le S.S.
(società semplici), le S.N.C. (società in nome collettivo) e le S.A.S. (società in
accomandita semplice), mentre tra le società di capitali troviamo le S.P.A. (società per
azioni), le S.R.L. (società a responsabilità limitata) e le S.A.P.A. (società in accomandita
per azioni).
Si può parlare inoltre di Corporate Governance per le S.P.A, la cui definizione è
stata data da diverse fonti seguendo una interpretazione e un approccio differenti della
gestione aziendale. Secondo il codice di autodisciplina della Borsa Italiana essa è
definibile come «il sistema delle regole secondo le quali le imprese sono gestite e
controllate, è il risultato di norme, tradizioni, comportamenti elaborati dai singoli sistemi
economici e giuridici e non è certamente riconducibile a un modello unico, esportabile in
tutti gli ordinamenti.»; un possibile approccio è quello manageriale, che considera la
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Corporate Governance come un sistema afferente ai meccanismi di decisione e controllo
dell’azienda, o, in altri termini, alle attività e ai comportamenti dei dirigenti o dei
componenti degli organi di governo.
I sistemi di governo economico aziendali sono classificabili secondo la modalità
giuridicamente normata di distribuzione di poteri di amministrazione e controllo, ovvero
secondo il tipo di controllo cui l’organo di governo è sottoposto da parte degli
stakeholders.
Sono possibili tre sistemi di governance, distinguibili tramite il numero di organi
ai quali sono affidate le funzioni di amministrazione e controllo: sistema tradizionale,
sistema monistico e sistema dualistico.
Per quanto riguarda le aziende calcistiche nello specifico invece, esistono diversi
modelli di gestione che si differenziano generalmente per le caratteristiche del
proprietario o dei proprietari dei diversi club. Può essere effettuata una suddivisione
generica, in modo simile alle S.p.A., in modello chiuso e modello aperto.
Nel modello chiuso, tipico delle società italiane e inglesi, il potere è concentrato
nelle mani degli azionisti di controllo, a cui appartiene il capitale di rischio, che
generalmente sono una o poche persone. Ciò che spinge questi soggetti a investire nelle
società calcistiche può essere l’appagamento personale dato dal prestigio e dalla visibilità
sociale oppure il ritorno economico conseguente dato dall’impresa in sé. Una figura
importante in questo modello è il presidente-mecenate, disposto a investire cifre
importanti senza una adeguata pianificazione strategica, non affidandosi a figure
manageriali competenti. Grazie a questa figura, il calcio italiano ha ottenuto i migliori
successi tramite personaggi quali Silvio Berlusconi, in passato alla guida dell’A.C. Milan,
e Massimo Moratti, ex presidente della F.C. Internazionale Milano, ma per via
dell’evoluzione del calcio il modello chiuso si è trovato in una situazione di crisi a causa
dei costi maggiori dei ricavi con conseguente difficoltà nella copertura delle perdite.
In Inghilterra il modello più utilizzato è la Limited Liability Company, che, per
via delle similitudini con le S.r.l., impedisce il fallimento personale del presidente;
l’introduzione dello scopo di lucro ha portato a un peggioramento della situazione per via
della perdita accertata nella maggior parte dei bilanci dei club di Premier League che, a
differenza del calcio italiano, presentano però una attrattiva maggiore per gli investitori
stranieri.