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INTRODUZIONE
Nel mondo moderno assistiamo a una vera e propria rivoluzione tecnologica, scientifica e
sociale responsabile di cambiamenti rapidi e inaspettati.
La Pubblica Amministrazione deve fare in modo che tutto ciò avvenga nel rispetto dei
principi garantiti dalla Costituzione e deve modificare le risposte a tali cambiamenti nel modo più
efficiente ed efficace possibile.
In particolar modo la Questura, quale organo che gestisce la sicurezza pubblica in un
determinato territorio, deve far fronte alle esigenze dei cittadini nel capoluogo di cui è responsabile,
garantendone i diritti e reprimendo, ma prima ancora prevenendo, i fenomeni criminosi.
In un momento storico come quello attuale, in cui la crisi economica, l’incertezza politica e
la diffusa sfiducia verso le istituzioni, rendono il compito degli uomini e delle donne in divisa ancora
più arduo.
A tutto ciò bisogna aggiungere la carenza di mezzi e materiali adatti a contrastare sempre
nuove minacce, in un mondo in cui immigrazione massiccia e terrorismo sono un pericolo vicino e
reale.
In questo scenario, l’unico elemento su cui fare leva per tenere testa ad una così rapida
evoluzione è l’elemento umano.
Con il mio lavoro voglio dimostrare quanto la gestione delle risorse umane della Questura
debba essere ispirata ai principi aziendali impiegati nelle imprese leader dei vari settori
dell’economia moderna e quanto questa sia cruciale per raggiungere gli obbiettivi di sicurezza di cui
il nostro paese ha bisogno.
Molto spesso infatti chi ha il compito di gestire il personale all’interno dell’amministrazione
di Pubblica Sicurezza, non ha alcuna nozione di politiche gestionali.
In passato, per accedere ai ruoli superiori della Polizia di Stato e quindi ricoprire cariche di
comando, erano indispensabili unicamente studi di tipo giuridico, che nonostante molto utili per i
compiti di polizia, non permettono la conoscenza di concetti quali la gestione corretta del personale,
l’ottimizzazione delle risorse umane, di mezzi e materiali, la pianificazione degli obbiettivi a lungo
termine ed altre nozioni alla base degli studi economici.
Secondo la mia tesi è importantissimo, ora più che mai, che chi ha il compito di gestire il
personale e la programmazione dei servizi, soprattutto in un settore così cruciale della Pubblica
Amministrazione, debba essere in possesso di requisiti che vadano oltre la semplice esperienza
personale ed il buon senso.
Grazie agli studi compiuti in questi anni e alla mia esperienza diretta nella Questura di
Novara, ho potuto facilmente individuare gli elementi in comune con quelli che sono i principi
economici di corretta gestione delle risorse umane, ma anche gli elementi in contrasto.
Nel primo capitolo del mio lavoro ho voluto delineare i caratteri generali della Polizia di
Stato, parlando della sua nascita, del cambiamento a seguito della smilitarizzazione del corpo e delle
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varie riforme che hanno portato la Pubblica Amministrazione ad essere considerata un’istituzione
al servizio del cittadino e non più un elemento al di sopra di esso.
Scendendo più nel dettaglio ho voluto descrivere l’organigramma tipo di una Questura,
descrivendo brevemente i vari uffici ed il loro compito, specificando quali sono gli obbiettivi che gli
stessi devono perseguire per essere efficaci ed efficienti.
Nel secondo capitolo ho voluto descrivere l’evoluzione storica del management delle
risorse umane, partendo dalla nascita del Management scientifico ed entrando in particolare
nell’ambito della gestione della Questura.
Ho voluto inoltre descrivere le varie figure professionali, partendo dal Questore, quale
responsabile della sicurezza pubblica nella provincia, descrivendo tutte le figure professionali della
scala gerarchica indicandone i compiti e le caratteristiche più importanti, fino ad arrivare al
personale operativo degli Assistenti ed Agenti.
Nel terzo capitolo ho descritto la gestione del personale in tre uffici cardine della Questura.
L’Ufficio di Gabinetto, la Divisione di Polizia Amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione
(P.A.S.I.) e l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico (U.P.G.S.P.), sono i tre uffici che
interagiscono in maniera più intensa con i cittadini e con l’ambiente esterno.
Ho voluto pertanto descrivere in maniera più approfondita la gestione delle attività e del
personale al loro interno, per dimostrare quanto, tramite l’utilizzo dei comuni principi di
organizzazione aziendale, la direzione degli stessi sia molto più facile ed efficace.
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LA POLIZIA DI STATO SUL TERRITORIO NAZIONALE
La Polizia di Stato – Evoluzione Storica
Cenni Storici
La Polizia di Stato, prima di diventare l’istituzione che conosciamo oggi, ha subito numerose
modifiche e regolamentazioni.
Se dovessimo ricercare una data per la sua nascita ufficiale questa sarebbe nel 1814, anno
in cui il regno di Sardegna crea la Direzione del Buon Governo. Ovvero un’amministrazione
con potestà di polizia, amministrativa e giudiziaria, tutte funzioni delegate a Governatori e
Comandanti Militari.
Dal 1847 viene poi affidata al Ministero dell’Interno con funzioni di Polizia.
L’anno successivo (1848), su iniziativa di Re Carlo Alberto e del ministro Pinelli, viene
istituita l’Amministrazione di Pubblica Sicurezza.
Per far fronte alle crescenti esigenze di ordine pubblico nell’epoca in cui terminava la Prima
Guerra d’Indipendenza, nel 1852 nasce il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Ne
assume il comando l’Autorità di Pubblica Sicurezza.
A seguito dell’unificazione, la rivolta contro la tassa sul macinato al Nord ed il fenomeno del
brigantaggio al Sud, il governo dovrà porre in essere severe misure repressive. Infatti il
Ministero dell’Interno, incrementerà l’organico della Polizia per venire incontro a queste
sopraggiunte esigenze.
Nel 1860, il Segretario Generale dell’Interno Silvio Spaventa afferma che “i poliziotti saranno
innanzitutto i servitori più umili dello Stato”. Viene pertanto imposto il celibato e la dimora in
caserma, motivando tale decisione con il fatto che in situazioni di estremo rischio, l’esistenza
di una famiglia da mantenere, avrebbe fatto tentennare la volontà dei poliziotti.
Su questa linea, nel 1867 il Presidente del Consiglio Bettino Ricasoli suggerisce ai prefetti
di reclutare il personale di Polizia tra i ceti più umili e quindi disposto a sacrifici estremi pur
di ricevere un salario minimo che garantisse la sopravvivenza.
In seguito diventa necessaria la presenza di una scuola di formazione per il personale del
corpo, che insedia definitivamente la sua sede nella città di Roma nel 1876 con il nome di
Deposito di Istruzione.
Nel 1879 il governo pone a Capo della Direzione Generale della P.S. il prefetto Giovanni
Bolis. Egli incoraggiò i giovani con titoli di studio superiori ad arruolarsi nel corpo di polizia
per ricoprire incarichi di comando, valorizzando le carriere dirigenziali, rimuovendo l’obbligo
di celibato e di residenza in caserma.
Nel 1890 su iniziativa del Ministro Crispi, vi è un riordino degli uffici di P.S. e l’accorpamento
delle Guardie di P.S. con le Guardie Municipali, che diventano così il Corpo delle Guardie
di Città.
Durante il primo conflitto mondiale il Corpo delle Guardie di Città continua il suo compito di
gestione dell’ordine pubblico, ma nel primo dopo guerra appare evidente che è necessaria
un’ulteriore riforma a seguito dei numerosi conflitti sociali che si vengono a creare.
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Nel 1919 nasce il Corpo della Regia Guardia di P.S. in cui confluisce il personale del Corpo
delle Guardie di Città ormai disciolto. Ha una struttura di tipo militare ed adotta la famosa
uniforme di colore grigio verde.
A seguito della presa di potere con la marcia su Roma di Benito Mussolini nel 1922, la P.S.
viene smantellata. I suoi compiti vengono affidati ai Carabinieri, almeno sulla carta.
L’azione di Mussolini mirava da un lato ad eliminare gli oppositori della sua ascesa al potere,
tra i quali vi erano molti esponenti della Regia Guardia, dall’altro ad affidare la tutela
dell’ordine pubblico alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Lo scioglimento della Regia Guardia porta i suoi appartenenti ad una vera e propria
ribellione armata che Mussolini reprime con la forza utilizzando Carabinieri ed Esercito.
Nel 1925, quando il regime fascista si era stabilizzato, Mussolini ricostituisce il Corpo degli
Agenti di Pubblica Sicurezza.
Nel corso del secondo conflitto mondiale esso partecipa attivamente alla guerra e, dopo
l’armistizio dell’8 settembre 1943 prende parte alla difesa di Roma contro l’occupazione
tedesca.
Con la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, il governo Badoglio stabilisce l’appartenenza
del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza alle Forze Armate dello Stato con l’incarico di
difesa del territorio nazionale. Sull’uniforme appaiono le stellette a cinque punte.
Nel 1944 la denominazione torna ad essere “Corpo delle Guardie di P.S. che, pur rimanendo
nell’ambito delle Forze Armate, è al comando del Ministero dell’Interno per quanto riguarda
la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Tra l’8 settembre 1943 ed il 25 aprile 1945 molti appartenenti della P.S. scelgono di aiutare
o di aggregarsi ai partigiani per la liberazione dei territori sotto il controllo nazi-fascista.
Il dopoguerra nel nostro paese fu un periodo di fortissime tensioni sociali caratterizzato da
criminalità dilagante. In risposta a tutto ciò fu avviato un rafforzamento del Corpo di P.S. che
continua a mantenere il suo carattere militare.
Nel 1945 il Ministro dell’Interno Giuseppe Romita arruola nel Corpo di P.S. le unità
partigiane, cercando però nel frattempo di migliorarne l’addestramento e la sistemazione
logistica.
Quando però nel 1946 Alcide De Gasperi diventa capo del dicastero, il provvedimento di
Romita viene abrogato. Successivamente nel 1948, quando diventerà ministro Mario
Scelba, di 20.000 unità partigiane arruolate nel Corpo di P.S. ne resteranno circa 5.000.
Nel 1946 con la nascita della Repubblica, la Polizia diviene il simbolo di uno Stato di legalità
e democrazia. Vengono istituite le specialità di Polizia Ferroviaria, di Frontiera, Stradale e
Postale.
La struttura è organizzata sul territorio in reparti territoriali, coordinati dalle Questure e da
forze mobili, dislocate nei centri principali del paese ed impiegate per servizi di ordine e
soccorso pubblico.
Un ulteriore passo avanti nella storia della Polizia di Stato avviene nel 1959 con l’istituzione
della Polizia Femminile.
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Tra gli anni 60’ e 70’ il boom economico nella nostra penisola crea forti tensioni sociali e
permette al Corpo di P.S. di dotarsi di mezzi e strumenti all’avanguardia per rispondere alle
nuove necessità.
Vengono istituite la Criminalpol (Centro di Coordinamento Nazionale delle Operazioni di
Polizia Criminale), l’Ispettorato Generale per l’Azione contro il Terrorismo, il Servizio di
Sicurezza (S.D.S.) e l’Ufficio Centrale Investigazioni Generali e Operazioni Speciali
(U.C.I.G.O.S).
Nel 1981, quando ormai la democrazia sembra matura, l’esigenza di una Polizia organizzata
in un contesto europeo culmina con l’emanazione della legge 121/81.
La Polizia cessa di essere un’organizzazione militare e diviene un organismo civile ad
ordinamento speciale.
Nell’Allegato 1, una linea temporale con le date più importanti.
La Legge 121/81 – Smilitarizzazione della Polizia di Stato
Prima della legge 121/81, con il termine Polizia si indicavano i Funzionari di P.S. che
appartenevano ai ruoli civili dell’amministrazione e che avevano il compito di dirigere i servizi
di polizia giudiziaria e sicurezza pubblica.
Facevano inoltre parte della stessa Polizia ufficiali, sottufficiali e militari di truppa del Corpo
delle Guardie di Pubblica Sicurezza ed il personale di polizia femminile che si occupava dei
reati contro il buon costume, donne e minori.
Con la riforma tutti e tre i corpi confluirono in un’unica forza di Polizia che divenne
un’istituzione civile ad ordinamento speciale, perdendo la sua connotazione militare.
Fu consentito l’arruolamento aperto ed il divieto di iscriversi a formazioni politiche o sindacali
fu leggermente smussato, permettendo agli appartenenti di potersi iscrivere ad associazioni
sindacali interne.
Ma il compito principale della predetta legge è stato quello di individuare senza alcun dubbio
le Autorità competenti responsabili dell’ordine e della sicurezza pubblica differenziandole in
base alle funzioni, il Prefetto ed il Questore.
Vengono inoltre creati il Dipartimento di P.S. e l’Ufficio di Coordinamento e Pianificazione
delle Forze di Polizia.
Grazie alle nuove associazioni sindacali costituite, il personale di Polizia riesce ad ottenere
un netto miglioramento delle condizioni di lavoro come ad esempio la programmazione
settimanale dei servizi, le tutele in caso di maternità del personale femminile e l’eliminazione
dei vincoli al matrimonio.
Grazie all’innalzamento generale della cultura, i cittadini diventano sempre più consapevoli
dei propri diritti e cercano nella Polizia di Stato uomini competenti e preparati. Pertanto nel
corso degli anni i Poliziotti diventano dei veri e propri “professionisti della sicurezza”.
A questo proposito il Ministero dell’Interno ha permesso al proprio personale l’accesso a
corsi di formazione professionale sempre più avanzati.
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La fine del terrorismo e delle violente manifestazioni di piazza, portano nel 1989, alla riforma
del Codice di Procedura Penale.
Si assiste ad un assoggettamento della Polizia Giudiziaria a vincoli più stringenti in un’ottica
decisamente più garantista verso il cittadino.
Questo, a differenza di quello che accadeva in passato, viene posto in una situazione di
parità con la pubblica amministrazione e non più come soggetto passivo che subisce
l’autorità dello Stato senza poter reagire.
Nell’Allegato 1 è riportata in maniera schematica la linea temporale con le date dei principali
eventi che hanno portato la Polizia di Stato dalla sua nascita fino ai giorni nostri.
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