INTRODUZIONE
1. Ragione, scopo e motivazioni della tesi
Ho scelto di affrontare questa tesi sulla tematica della Digital Death
perché credo che il modo con cui l’uomo guarda alla realtà della morte e al
suo fine ultimo, abbia delle ricadute non indifferenti sul tema morale. Morte
ed escatologia sono due lemmi ricchi di senso e significato, che tuttavia
l’attuale società postmoderna tende ad esecrare. Allo stesso tempo, grazie
alla sempre maggiore pervasività della tecnologia
1
nella vita sociale,
assistiamo all’emergere di nuovi fenomeni, i cui artefatti tecnologici
2
aprono
un ventaglio di possibilità, spesso di non immediata decodificazione morale.
Come tutti gli strumenti non hanno un immediato bacino catalogatore che li
distingue per le loro fattezze in «buoni» o «cattivi», ma certamente la loro
invasività e le loro ricadute nella concretezza della vita di tutti giorni
interrogano gli uomini del terzo millennio, al punto che richiedono di essere
indagati sotto molteplici punti di vista.
Lo scopo che si prefigge questo scritto è quello di riflettere sulle
implicazioni etico - teologiche che emergono dal suddetto fenomeno, perché
la morte, come la vita, pone una domanda esistenziale che per sua natura è
aperta alla tematica della trascendenza.
Il percorso è pensato in tre tappe, rappresentate dai tre capitoli che
seguono questa introduzione e compongono l’elaborato.
Il primo capitolo cerca di fornire un’utile spiegazione dei lemmi in uso,
viene esaminato il concetto di morte digitale in riferimento a quegli artefatti
tecnologici che si prestano ad un nuovo concetto di immortalità. Si pensi al
funzionamento e all’utilizzo dei social network, e a peculiari invenzioni
1
Questa asserzione ha valenza principale per le società più industrializzate.
2
Faccio implicito riferimento al computer, agli smartphone, ai tablet, ai palmari e nello
specifico all’utilizzo dei servizi ad essi annessi.
4 CREDO LA VITA ETERNA
dell’Intelligenza Artificiale
3
(IA) come gli ologrammi, i prototipi umani che
con la loro presenza pongono importanti interrogativi circa l’identità stessa
dell’uomo, l’essenza e la percezione del suo esistere.
Nel secondo capitolo ho cercato di esaminare la comprensione della morte
nella storia, questo per vedere l’evoluzione in atto e capire le diverse scuole
filosofiche che ivi soggiacciono. I due scrittori principali di riferimento per
compiere questo percorso sono emblematicamente raffigurati dallo storico
P. Ariès
4
, per il periodo che va dal Medioevo all’Epoca Moderna
5
, e dal
tanatologo D. Sisto
6
per esaminare la storia più recente: dalla modernità alla
3
Le Intelligenze Artificiali sono quei nuovi agenti che si accingono ad accompagnare
i mutamenti in atto. Primigeniamente gli attori di tali cambiamenti non sono rappresentati
da una cerchia umana bensì dalle macchine. CF. P. BENANTI, Le macchine sapienti, 27.
4
P. Ariès (Blois 1914 - Tolosa 1984); è stato uno storico francese, una voce autorevole
nell’ambito dei costumi sociali. Dai primi lavori di storia demografica passò a studi sulla
famiglia, l’educazione e gli atteggiamenti dinanzi alla morte, mantenendosi sempre in
ambito di storia della mentalità, nel quale è stato uno dei più originali innovatori. Fra le
sue opere: Historie des populations françaises et de leurs attitudes devant la vie depuis
le XVIII
e
siècle (1948); Le temps de l’histoire (1954); L’enfant et la vie familiale sous
l’ancien régime (1960, trad. it. 1968); L’homme devant la mort (1977, trad. it. 1980);
Images de l’homme devant la mort (1983). Nello studio si è fatto ricorso principalmente
alle sue analisi, nonostante le accese critiche di N. Elias, in quanto si ritiene che ogni
argomentazione contempli una certa ermeneutica, che fa sì che si prediligano alcuni
aspetti (per avvallare una certa tesi), mettendone altri in seconda luce. Questo non
significa che il lavoro non sia condotto con una certa onestà intellettuale o che implichi
un’intrinseca mistificazione dei giudizi in riferimento ad alcuni dati esaminati che, nel
loro complesso, ci pare non vengano tralasciati od omessi a priori quanto ricondotti a una
precipua interpretazione.
5
Si fa riferimento all’opera: P. ARIÈS, L’uomo e la morte dal Medioevo a oggi, Bari
1984.
6
D. Sisto (Torino 1978); è un filosofo specializzato nel campo della tanatologia, in
relazione alla cultura del postumano e della medicina. Tra le sue opere: Narrare la morte.
Dal romanticismo al post-umano (2013); La morte si fa social. Immortalità, memoria e
lutto nell’epoca della cultura digitale (2018); Ricordati di me (2020); e una considerevole
produzione di articoli e saggi su riviste nazionali e internazionali, di cui alcuni sono citati
e richiamati in questo scritto: «Morte e immortalità digitale: la vita dei dati online e
l’interazione postuma», in Journal of narratives and social sciences, vol. II, 2018; «Le
trasformazioni digitali della morte e del lutto», in Problemi etico-pubblici della cultura
digitale - Questioni; «Digital l’avvento del web», in trópos, anno IX, numero 1, 2016;
«La morte digitale: cosa resta della nostra identità», in Il Quotidiano Giuridico; «Digital
Death, Una morte postumana»? in Lo sguardo, Rivista di filosofia n. 24, 2017 (II), Limiti
e confini del postumano.
INTRODUZIONE 5
postmodernità
7
. Tutte le altre lacune storiche, vengono colmate grazie ai
contributi di G. Gorer
8
, M. Vovelle
9
, E. Morin
10
, J. Baudrillard
11
, N. Elias
12
,
Z. Bauman
13
e S. Acquaviva
14
.
Il terzo capitolo si prefigge l’obiettivo di comprendere la morte sotto il
punto di vista cattolico, si tenta pertanto di cogliere quegli aspetti positivi
che la Digital Death presenta nel suo imporsi, e di indagare moralmente due
tematiche che sono emerse nel primo e nel secondo capitolo: la questione
dell’«identità» e dell’«immortalità», che fanno riferimento non solo a
questioni quantitative, nel mero senso di identità informazionale e di
contenuti di dati, ma di identità personale e di ontologia. La semplice
proclamazione del XII articolo del Credo: «Credo la vita eterna
15
», rimanda
a una scelta qualitativa, il salto che notiamo dal discorso quantitativo a quello
qualitativo, sarà l’oggetto della nostra analisi.
Se la morte aveva lasciato lo spazio sociale per diventare una questione
privata
16
, nella postmodernità torna impudicamente sotto l’attenzione
dell’opinione pubblica e cerca di rispondere a dinamiche emotive e
psicologiche non sempre facilmente e limpidamente decodificabili. Il tema
della morte è destinato a interrogare, e anche se gli uomini avevano deciso
7
Si allude alla monografia: D. SISTO, Narrare la morte, Dal romanticismo al
postumano, Pisa 2013.
8
G. E. S. Gorer (Inghilterra 1905 - 1985) è stato un antropologo e autore inglese,
famoso per i suoi tentativi di applicare le tecniche psicanalitiche all’antropologia.
9
M. Vovelle, (Gallardon 1933 - Aix-en-Provence 2018) è stato uno studioso di storia
sociale e della mentalità in una prospettiva di lunga durata, ha contribuito a un profondo
rinnovamento delle ricerche sulla Francia rivoluzionaria.
10
E. Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi 1921) è un filosofo e sociologo
francese.
11
J. Baudrillard (Reims 1929 - Parigi 2017) è stato un filosofo francese, il cui interesse
di studio ha riguardato la riflessione della società dei consumi e la crescente dipendenza,
in essa, dell’uomo delle merci.
12
N. Elias (Breslavia 1897 - Amsterdam 1990) è stato un sociologo tedesco di origini
ebraiche.
13
Z. Bauman (Poznań 1925 - Leed 2017) è stato un sociologo ed accademico polacco.
14
S. Acquaviva (Padova 1927 - 2005) è stato un sociologo italiano, specializzato in
sociologia della religione.
15
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA: Parte prima della professione della fede,
sezione seconda della professione della fede cristiana, capitolo terzo: Credo nello Spirito
Santo (CCC 1020-1065).
16
CF. C. BERNARD, «Morte», in Dizionario di Antropologia ed etnologia, a cura di P.
BONTE – M. IZARD, ed. ital. a cura di M. AIME, 569.
6 CREDO LA VITA ETERNA
di relegarlo al privato, questo è emerso nuovamente come la Digital Death
ha reso evidente. Le domande che l’uomo si pone, anche se formulate
diversamente, sono sempre le stesse dai tempi più antichi, le risposte sono
dissimili, quello che rimane costante è il significato che in esso soggiace alla
dimensione esistenziale dell’uomo. La risposta cattolica rimane
qualitativamente superiore ad altri tentativi ametafisici, seppur legittimi, di
dare risposta al senso del vivere umano e del morire. Ho concluso con alcune
riflessioni personali.
CAPITOLO I
«Il fenomeno della Digital Death»
Questo primo capitolo, come allude il titolo, mira a declinare il concetto
di morte digitale. In primo luogo se ne dà una definizione, circoscrivendo i
termini che le fanno da sfondo e definendo il quadro antropologico a cui si
fa riferimento, si guarda alle fattezze del fenomeno: in particolare lo studio
prende ad esame le realtà dei social network, gli ologrammi e le invenzioni
effettuate dalle nanotecnologie sotto forma di prototipi umani
1
. In seconda
battuta si analizzano le più note start-up che danno origine ad avatar la cui
finalità è dar vita all’anima digitale del defunto, riproducendo quanto
possibile — per quanto sia possibile farlo — la fisionomia del deceduto. Uno
sguardo sarà dato anche ad alcune nuove applicazioni tecnologiche che si
possono trovare nel mercato: il riferimento è ai lettori Qr Code, in grado di
riprodurre dei messaggi di commiato da parte del defunto o condividere ai
visitatori del cimitero la biografia del morto. Quello che si vuole esaminare
attraverso queste innovazioni tecnologiche è il tentativo di costruire un mito
identitario
2
(tema che verrà ripreso nel secondo capitolo, assieme alla
1
Il prototipo è l’archetipo originale di un manufatto, in riferimento a una serie di altri
esemplari.
2
Il mito identitario è un’espressione che fa riferimento all’«identitarismo», termine da
intendersi come ideologia che ignora la natura relazionale dell’identità, costituita
dall’alterità (si vedano a riguardo gli studi di F. REMOTTI, L’ossessione identitaria, Bari
2010). In questo studio si allude al mito identitario in riferimento a una concezione
ideologica dell’identità, che si basa meramente su processi informazionali, ove le stesse
relazioni si connotano come tali esclusivamente sul versante digitale. Non si discute —
anzi si avvalora — il fatto che l’essere umano abbia una propria identità, espressa
sapientemente dalla tradizione del personalismo mediante il concetto di persona.
Concetto, quest’ultimo che ebbe origine inizialmente dalla grecità e dal cristianesimo,
8 CREDO LA VITA ETERNA
questione dei digital memories) e l’apparire fenomenico di cosa s’intenda
per eternità, che non ha più un’orizzonte, un’eccedenza spirituale credente,
ma è una mera continuità dell’esistere nel mondo digitale. Il tentativo è
quello di raccogliere dati ed esaminarli per come ci appaiono, per poter poi
sviluppare una riflessione etica - teologica sulle questioni morali in gioco,
perché ogni ritualità veicola una certa intenzione morale, che si cercherà di
decodificare, grazie al contributo di esperti.
1. Che cos’è la Digital Death.
Digital Death indica l’insieme di studi interdisciplinari circa le questioni
teoriche e pratiche che trattano il rapporto tra la cultura digitale e il fine vita
3
;
queste due diadi segnano e modificano la concezione della morte,
dell’identità e dell’immortalità
4
. Il termine thanatechnology è stato coniato e
utilizzato per la prima volta dalla ricercatrice Carla Sofka che con tale lemma
indicava le molteplici possibilità tecnologiche con cui si attua la facoltà di
accedere a innumerevoli informazioni circa persone defunte
5
. È in virtù delle
suddette informazioni che è possibile godere di narrazioni, immagini e video
che azzardano inediti tentativi di elaborazione del lutto, con l’implicita
speranza di ottenere l’immortalità di un determinato individuo
6
. Nel 2009
Michael Massimi e Andrea Charise utilizzano la parola thanatosensivity per
parlare di come l’interazione del fenomeno della morte — in tutte le sue
subì un’importante crescita nel pensiero filosofico e teologico, e si evolse nella riflessione
corrispondente occidentale. CF. A. AGUTI, Natura umana. Un’indagine storico-
concettuale, 49-57; R. SPAEMANN, Persone. Sulla differenza tra «qualcosa» e
«qualcuno», 3-34.
3
CF. D. SISTO, «Morte e immortalità digitale: la vita dei dati online e l’interazione
postuma», in Journal of narratives and social sciences, vol. II, 2018, 111; ID.; «Le
trasformazioni digitali della morte e del lutto», in Problemi etico-pubblici della cultura
digitale - Questioni, 49; ID., «Digital Death, Come si narra la morte con l’avvento del
web», in trópos, anno IX, numero 1, 2016, 34; ID., «La morte digitale: cosa resta della
nostra identità», in Il Quotidiano Giuridico, 1-2; ID., «Digital Death, Una morte
postumana»? in Lo sguardo, Rivista di filosofia n. 24, 2017 (II), Limiti e confini del
postumano, 159; G. ZICCARDI, Il Libro digitale dei morti, 10.
4
CF. D. SISTO, «Morte e immortalità digitale: la vita dei dati online e l’interazione
postuma», in Journal of narratives and social sciences, vol. II, 2018, 111; CF. ID.,
«Digital Death. Le trasformazioni digitali sulla morte e del lutto», in Problemi etico-
pubblici della cultura digitale - Questioni, 49.
5
CF. D. SISTO, «Digital Death. Le trasformazioni digitali della morte e del lutto», in
Problemi etico-pubblici della cultura digitale - Questioni, 50.
6
CF. IBIDEM.
CAP. I: «IL FENOMENO DELLA DIGITAL DEATH» 9
sembianze e parvenze — abbia dato vita a un’influenza reciproca tra l’uomo
e il laptop nelle sue diverse presentazioni
7
. M. Massimi e A. Charise
analizzano la mortalità, la morte e il morire, definendo la prima come la
condizione ontologica dell’essere umano, la seconda come un evento che ha
luogo in un dato momento, e la terza come un processo di declino della
salute, sito a spartiacque tra la prima e la seconda condizione
8
. La scienza
della «sensività della morte» esamina le trasformazioni che le tre condizioni
(mortalità, morte e morire) hanno subìto a motivo degli sviluppi
tecnonologici e digitali, come questa abbia stravolto la concezione del reale
e della sua capacità di conoscenza, nonostante questo aumento di tecnologia
non abbia un adeguato apparato filosofico e concettuale su cui confrontarci
9
.
Il concetto di morte digitale è definito come «Either the death of a living
being and the way it affects the digital world of the deth of a digital object
and the way it affects a living being»
10
. A detta degli studi di M. S. Baden e
V. M. Robbie, i lemmi Digital Afterlife e Digital Death non sono sinonimi,
perché mentre col l’espressione Digital Death si intende il modo con cui la
morte di un essere vivente influisce sul mondo digitale e di conseguenza il
modo con cui il mondo digitale influisce sui viventi
11
, il lemma Digital
Afterlife fa riferimento a uno spazio informazionale che è sede di un’anima
cibernetica
12
: l’allusione a cui fa implicitamente riferimento è un’idea di
immortalità intraterrena, che estende le sue qualità non in riferimento a un
corpo, ma a un deposito informazionale. L’analisi che qui si prospetta è
interessata a tutti e due questi aspetti, per cui se nello scritto si utilizzerà per
convenzione il termine di Digital Death, si fa contemporaneamente
riferimento anche alle istanze avanzate da questo secondo termine, specie
7
CF. D. SISTO, «Digital Death. Le trasformazioni digitali della morte e del lutto», in
Problemi etico-pubblici della cultura digitale - Questioni, 50.
8
CF. IBIDEM.
9
CF. IBIDEM; CF. L. FLORIDI, La rivoluzione dell’informazione, 8.
10
M. SAVIN-BADEN – V. MASON-ROBBIE, Digital Afterlife, 29, «Il modo in cui la
morte di un essere vivente influisce nel mondo digitale, o il modo in cui un dato digitale
influisce sulla vita di un essere vivente» (la traduzione è mia), 29.
11
CF. M. SAVIN-BADEN – V. MASON-ROBBIE, Digital Afterlife, 30, «Either the death
of a living being and the way it affects the digital world or the death of a digital object
and the way it affects aliving being»
12
CF. M. SAVIN-BADEN – V. MASON-ROBBIE, Digital Afterlife, 30, «The idea of a
virtual space, where information, assets, legacies, and remains reside as part of the cyber
soul».
10 CREDO LA VITA ETERNA
per quel fenomeno che mira all’esistenza perenne di un bacino informativo
con una sua correlata identità.
Il feomeno della Digital Death è per lo più recente, i pionieri sono per lo
più di cittadinanza extraeuropea, anche se in Italia diversi professionisti si
sono interessati al fenomeno: pensiamo al già citato filosofo D. Sisto, e
all’informatico G. Ziccardi
13
. Alla Digital Death fanno riferimento il
complesso di temi collegati al mutamento del rapporto tra individuo e fine
vita, a causa dell’emergere di nuove tecnologie e la propagazione a livello
mondiale del web
14
.
Chi si interessa in modo scientifico di immortalità digitale tenta di
analizzare, esaminare e comprendere cosa accade ai dati immessi in Rete che
fanno seguito alla morte di un individuo, e come queste informazioni
influiscano nel dominio pubblico
15
. I tanatologi digitali indagano
sostanzialmente su quattro grandi aree:
1. le conseguenze che la morte di una persona genera nel mondo digitale,
e a cascata, nella quotidianità di chi subisce o è toccato dal lutto;
2. gli esiti che la perdita di informazioni digitali arrecano nella vita reale
di una persona;
3. come il digitale modifichi la nostra comprensione di raccogliere e
immagazzinare memoria;
4. l’ambiguo concetto che assume la nozione di immortalità in rapporto
al singolo individuo e alle informazioni digitali
16
.
Le indagini toccano il rapporto tra uomini e tecnologie informatiche e
mediatiche in grado di cambiare i concetti tradizionali delle seguenti entità:
13
G. Ziccardi (Modena 1969) è un avvocato e pubblicista, professore di informatica
giuridica c/o l’Università di Milano. Tra i suoi scritti si ricordano: Resistance, Liberation
Tecnology and Human Rights in the Digital Age, Berlino 2012 (sull’utilizzo delle
tecnologie nella politica); Internet, controllo e libertà, Milano 2015 (sulla società
controllata); L’odio online, Milano 2016 (sulle manifestazioni d’odio) e Il Libro digitale
dei morti, Milano 2017 (sulla Digital Death) .
14
CF. D. SISTO, «La morte digitale: cosa resta della nostra identità», in Il Quotidiano
Giuridico, 1-2.
15
CF. D. SISTO, «Digital Death, Una morte postumana»? in Lo sguardo, Rivista di
filosofia n. 24, 2017 (II), Limiti e confini del postumano, 159.
16
CF. IBIDEM; ID., «La morte digitale: cosa resta della nostra identità», in Il Quotidiano
Giuridico, 1-2.