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I CAPITOLO
L‟evoluzione del museo
I.I Dall‟origine del collezionismo alla nascita del museo
Fin dall‟antichità l‟uomo ha sentito la necessità di conservare/collezionare oggetti; già in
epoca preistorica l‟uomo di Neanderthal, come ci riferisce Vare Gordon Childe
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, raccoglieva
“oggetti insoliti” come conchiglie fossili, ossa animali , crani.
Soprattutto in ambito funerario si ritrovano i primi segnali di quello che possiamo concepire
come la “nascita del collezionismo”; nell‟ Uzbekistan, nella caverna di Teschik Tach, attorno
ai resti di un infante, sono stati rinvenuti sei paia di corna di capra siberiana disposte in
cerchio
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sicuramente con funzione apotropaica.
Possono essere viste come prime collezioni, le suppellettili funerarie, che accompagnavano i
defunti inumati, sin dal Neolitico, dove, con lo sviluppo del concetto di una vita ultraterrena,
presso le grandi comunità insediate lungo le vie acquatiche, si assiste alla pratica di seppellire
gli oggetti principali di cui in vita l'individuo si era servito, oggetti che spaziavano su diverse
categorie, come vasellame, oggetti quotidiani e utensili di varia tipologia.
Nell‟antica Grecia le raccolte di oggetti preziosi avevano un carattere pubblico ed erano
dedicate alle divinità nei templi e nei santuari.
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Vere Gordon Childe, Il progresso nel mondo antico, trad. italiana di Adolfo Ruata, a cura di Vera Driso, Einaudi
,Torino,1973
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C. Ruggieri Tricoli, D. Vacirca, L’idea di museo: archetipi della comunicazione museale nel mondo antico, p.11
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A partire dalla metà del VI sec. a.C. si crearono i primi “spazi espositivi” aperti
quotidianamente ai cittadini all‟interno dei santuari: i thesaurói (tesori greci) dove venivano
custodite i donaria (offerte votive) (Fig.1).
Fig.1 Ricostruzione del Tesoro dei Sifni 530- 525 a.C. Delfi. (foto dal web)
In età classica (V secolo a.C.) sull‟Acropoli di Atene, nei propilei, realizzati da Mnesicle dal
437 a.C. al 432 a.C. , nacque il primo esempio di pinacoteca (raccolta di quadri) progettata per
essere una galleria d‟arte e un luogo per i banchetti aperta liberamente ai visitatori (Fig.2).
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Fig.2 Pianta dei propilei di Atene. (foto dal web)
Anche il tempio, luogo sacro dedicato agli dei, divenne il luogo di raccolta dove conservare i
donaria .
Ben presto all‟interno del tempio si assisté a delle pseudo mostre permanenti di opere d‟arte.
Vennero, infatti, poste al loro interno le statue delle divinità a cui era consacrato; come ad
esempio ad Olimpia viene collocata nella cella la statua crisoelefantina (avorio e oro) di
Zeus
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(Fig.3) o ancora all‟interno del Partenone venne posta la statua crisoelefantina alta 12
metri di Atena, realizzata nella seconda metà del V secolo dallo scultore Fidia; nientemeno ad
Atene il tempio si adatta all‟opera che deve contenere, infatti, per favorirne una completa
fruizione e visibilità, il náos venne modificato in funzione alla colossale raffigurazione e si
creò un colonnato a due piani ( Fig.4).
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Il geografo Strabone, agli inizi del I secolo d. C., scriveva:
La statua, in avorio, è di tale grandezza che, sebbene il tempio sia grandissimo, pare che l’artista abbia
tenuto poco conto delle proporzioni. Ha infatti rappresentato il dio seduto, che quasi tocca il soffitto con la
testa, tanto da dare l’impressione che se si alza in piedi scoperchia il tempio .
(Strabone, Geografia VIII 3.30).
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Si assiste, dunque, alla nascita dell‟edificio-tempio atto a mostrare,
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come nota Pomian
esiste più di una somiglianza fra i templi Greci ed i nostri musei
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: il tempio infatti non
era più concepito come un luogo inaccessibile, assolveva, esattamente come i musei di oggi,
alla triplice funzione della conservazione, dell‟esibizione e dell‟implicita significazione
13
.
La prima forma museale a livello “istituzionale” e terminologico nacque in età ellenistica,
quando nel 307 a.C, ad Alessandra d‟Egitto venne fatto edificare da Tolomeo Sotère (323-
285 a.C.) il Μουσεῖον “ un‟ istituto culturale”. Si trattava di un grande complesso
architettonico, annesso alla reggia del sovrano, che includeva un giardino zoologico, un
giardino botanico, delle collezioni naturalistiche, un osservatorio astronomico ma soprattutto
un'enorme biblioteca, dotata di circa 500.000 rotoli di papiro sulle tematiche più svariate
(Fig.5).
Fig.5 Riproduzione grafica del complesso d‟Alessandra d‟Egitto. (foto dal web)
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C. Ruggieri Tricoli, D. Vacirca, Op. cit., p.41
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Krzysztov Pomian, voce collezione , cit. ma si veda anche Giuseppe La Monica, il museo: memoria e
meraviglia, cit, p.29
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C. Ruggieri Tricoli, D. Vacirca, Op. cit, p.32
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Fra la fine del III sec. e gli inizi del II sec. a.C. a Pergamo venne creato il primo complesso
museale di statuaria antica, ossia una raccolta di opere d‟arte che dovevano ricostruire il
panorama storico più completo della produzione scultorea antica (Fig.6).
In età romana dall‟età repubblicana e soprattutto in età imperiale il fenomeno del
collezionismo si tradusse in propaganda per esaltare la potenza e la gloria di Roma.
Infatti le grandi vittorie di Roma come la conquista della Magna Grecia (III sec. a.C.) prima, e
della Grecia stessa poi (II sec. a.C.), consentirono ai Romani di acquisire un certo numero di
opere d'arte.
Quest‟ultime venivano pubblicamente esposte singolarmente o a gruppi in edifici e spazi
pubblici come piazze e giardini, spesso trasformati in veri e propri musei all‟aperto, nei quali
si cercavano soluzioni di allestimento sempre nuove e scenografiche.
Ne è d‟esempio il Portico di Ottavia, fatto edificare tra il 27 ed il 23 a.C. dall‟imperatore
Augusto venne nel 203 a.C restaurato e parzialmente ricostruito dall‟imperatore Settimio
Severo dopo le distruzioni dovute a un incendio del 191 a.C.
Era un quadriportico di m. 119 x 132, a una navata sulla fronte, a due sui fianchi, che
includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche una greca e una latina,
e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae
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( Fig.7;8).
Il suo interno si configurava come una sorta di museo all‟aperto poiché il portico era ornata da
numerose opere d‟arte, tra cui spiccava la turma Alexandri, un gruppo di bronzo che
raffigurava Alessandro Magno e i suoi cavalieri (opera di Lisippo) del quale resta
probabilmente un originale da identificare nel Cavallo di bronzo esposto nei Musei Capitolini
e la statua in bronzo di Cornelia madre dei Gracchi di cui base la si può trovare esposta
anch‟essa nei Musei Capitolini ( Fig.9).
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http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/portico_d_ottavia
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Fig.9 Base della statua di Cornelia, madre dei Gracchi, inv S 179. Musei Capitolini. Roma. (foto dal web)
Anche i Fori, centro nevralgico amministrativo e religioso della cittadinanza romana, erano
contornarti da innumerevoli statue e monumenti. Tra i più famosi ricordiamo i Fori Imperiali,
il Foro di Giulio, il Foro di Augusto, il Foro di Nerva e il Foro di Traiano.
Di grande valenza storica ed artistica era la colonna traiana collocata nel Foro di Traiano,
dove, ancora oggi, una moltitudine di figure esaltavano le imprese degli eserciti romani,
riproducendo non solo gli scontri bellici, ma anche gli altri episodi che caratterizzarono
l‟andamento delle campagne di guerra qui immortalate. Questo può essere considerato il
primo esempio di “didattica museale” in quanto attraverso queste rappresentazioni scultoree
veniva illustrata la conquista della Dacia, avvenuta dal 101 al 106, a tutta la comunità romana
e non (Fig.9).
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Fig.9 Particolare della colonna traiana. Foro di Traiano. Roma. (foto dal web)
Ovviamente il fenomeno del collezionismo “proto-museale” ebbe in tutta l'epoca romana
grande diffusione anche in ambito privato, trovando nelle grandi ville d‟otium, sia in epoca
tarda repubblicana sia in età imperiale, massima espressione.
Ne sono d‟esempio in tal senso la Villa dei Papiri di Ercolano o la Villa di Adriano a Tivoli o
ancora la Villa di Tiberio a Sperlonga, che ancora oggi, mettono in scena i fasti dei luoghi del
potere dell'antica Roma.
Ricordiamo come nel passaggio fra la tarda repubblica e il primo impero Marco Agrippa,
genero e consigliere di Augusto, avanzò l‟idea di trasferire a Roma le collezioni delle ville
private perché lo stato romano trasmettesse, così, cultura e arte al suo popolo
15
.
Ma così non avvenne e dopo il declino dell‟Impero romano d‟Occidente si assistette ad una
privatizzazione delle opere d‟arte, ricordiamo come a Bisanzio l‟imperatore Costantino VII
Porfirogenita (905-959 a.C.) trasformò la sua raccolta in senso semi privato, mostrandola al
popolo solo in alcune occasioni e, un secolo dopo, le invasioni barbariche innescarono la
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D. COSI, Diritto dei beni e delle attività culturali, Roma, Aracne, 2008, p.10
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consuetudine di conservare, per motivi di sicurezza, intere fortune nei luoghi più protetti: i
tesori dei secoli VII e VIII nascono così.
Per tutto il Medioevo il fenomeno del collezionismo si concentrò nella sfera religiosa ed era la
chiesa l‟unica ad assume l‟importante funzione della divulgazione della cultura, limitata però
alla collezione di quei soli oggetti di intrinseco valore morale e religioso come le reliquie o i
doni ex voto dei fedeli
16
.
Le reliquie venivano conservate nelle camere del tesoro ("Tesori" di San Pietro a Roma, o di
San Marco a Venezia) o sotto gli altari delle cattedrali che divennero mete di pellegrinaggio
da parte dei fedeli.
Dunque è chiaro che il filo che porta al nucleo originario del museo è da ricercarsi proprio
nella Chiesa, che è stata la prima vera custode di oggetti e la prima a dedicare all‟allestimento
delle raccolte di reliquie e reperti naturali un‟attenzione di tipo museografico: reperti
archeologici e naturali convivevano al fine di destare meraviglia nei fedeli
17
.
Delle vere e proprie “camere dei tesori” nacquero anche in ambito laico.
Difatti a partire dalla seconda metà del Trecento si assistette al nascere dei cosiddetti
“studioli”.
Gli studioli erano dei piccoli ambienti, intimi e privati collocate quasi sempre al primo piano
dei grandi palazzi, lontano dalla strada e dalla corte o affacciato sulla natura, dove il suo
possessore poteva ritirarsi a meditare, studiare, dedicarsi ai propri interessi culturali
18
.
16
K. Pomian, Dalle sacre reliquie all’arte moderna. Venezia, Chicago dal XIII al XX secolo, Il
Saggiatore, Milano 2004, pp. 21-126
17
L. Cataldo, M. Paraventi, Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea, Hoepli,
Milano 2007, p.7
18
Come afferma il Petrarca nel trattato “De vita solitaria”: “Lo studiolo è il luogo della formazione dell'anima,
dove ritirarsi con se stessi, per cui deve garantire allo studioso l'unico conforto che gli è necessario: la
tranquillità della natura”.