XXII
Zelter e i compositori del suo tempo
Da quando divenne direttore della Singakademie s u c c e d e n d o a l s u o
maestro Fasch (4 agosto 1800) e in particolare dopo che divenne professore
della Reale Accademia delle Arti (maggio 1815), Zelter acquisì una posizione di
rilievo nel mondo musicale germanico, per cui è di un certo interesse vedere in
che rapporti si trovò con i compositori suoi contemporanei (tralasciando quelli
che sono maturati quando egli era già morto), noti e meno noti.
54
Particolarmente interessanti furono quelli con Johann Friedrich Reichardt
(1752-1814). Costui nel 1776 era divenuto Kapellmeister di Federico il Grande
di Prussia, succedendo a Johann Friedrich Agricola. Reichardt, c h e a v e v a
raggiunto una discreta fama con le sue opere e i suoi Singspiele, fu il primo a
musicare le poesie di Goethe con melodie che divennero famose. Alla sua
attività di musicista affiancava quella di critico musicale, dapprima con la rivista
da lui diretta e pubblicata Musikalisches Kunstmagazin (nella quale recensì le
prime opere pianistiche di Zelter), poi con altre (nel Musikalisches Wochenblatt,
edito da lui e da Kunzen negli anni 1791-92, troviamo Zelter fra i recensori).
Quando nel 1794 Reichardt perse il suo posto di Kapellmeister in seguito alle
sue prese di posizione radicali in favore della Rivoluzione francese, e
conseguentemente si guastarono anche i suoi rapporti con Goethe e Schiller,
Zelter non infierì mai contro di lui, anzi si adoperò a ricucire per lui i rapporti
con Goethe (sebbene ne avesse preso il posto come confidente musicale). Il
primo incontro fra i due compositori avvenne il 18 novembre 1798 in occasione
del 62° compleanno di Fasch. Poi Reichardt collaborò attivamente con la
Singakademie, p e r l a q u a l e s c r i s s e l a m u s i c a d e l Morgengesang am
Schöpfungsfeste di Milton. Successivamente ebbe un incarico ad Amburgo e
poi a Giebichenstein, presso Halle, dove ebbe la sorte di Zelter nei suoi primi
cinquant’anni, nel senso che non visse di musica, ma facendo un lavoro che
nulla aveva a fare con essa (nel suo caso ispettore delle saline). Nel 1805, nella
Berliner Musikalische Zeitung Reichardt tessè un elogio di Zelter, lodando tra
54
Lo studio fondamentale sull’argomento (a cui qui ci si riferisce continuamente) è J. W. Schottländer, Zelters
Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, in «Jahrbuch der Sammlung Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, pp.
134-248.
XXIII
l’altro la sua proposta di riorganizzare la musica da chiesa. Dopo un viaggio in
Russia, Reichardt capitò a Berlino nel 1810 e si incontrò con Zelter. Ma nello
stesso anno Zelter disapprovò l’opera di Reichardt Der Taucher, e l ’ a n n o
successivo, il 25 ottobre, scrisse a Goethe una lettera molto stizzita contro
Reichardt, accusandolo tra l’altro di essere invidioso dei suoi Lieder e di
volergli sottrarre poesie
55
. Nel 1813 riprese a lodare le composizioni di
Reichardt e non osò mai rimusicare quelle poesie di Goethe che al suo collega
erano riuscite meglio, rendendosi conto dei propri limiti.
Per Haydn Zelter nutriva una vera e propria venerazione, che emerge più
volte nel carteggio con Goethe
56
, ma che si evince soprattutto dal gran numero
di esecuzioni che della Creazione e d e l l e Stagioni Z e l t e r d i r e s s e a l l a
Singakademie. Nel 1804 c’erano stati anche contatti tra Zelter e Haydn tramite
un certo Griesinger, un inviato del governo della Sassonia a Vienna, e Haydn
aveva manifestato l’intenzione di scrivere alcune fughe per la Singakademie, per
ognuna delle quali Zelter offriva 10 federici d’oro pretendendo tutti i diritti. Ma
Haydn dovette rinunciare a causa delle cattive condizioni di salute, che da lì a
un anno lo avrebbero portato alla tomba, e si scusò con una lettera piena di
apprezzamento e stima per Zelter. Tuttavia Haydn dedicò alla Singakademie due
sue opere, e cioè il Gloria dalla Heiligmesse e un Offertorio a 4 voci con
organo, le cui partiture autografe furono custodite nelle biblioteca della
Singakademie e annotate personalmente da Zelter.
Più complessi invece i rapporti con Beethoven, che Zelter incontrò solo
un paio di volte. Nell’estate del 1796 Beethoven fece tappa anche a Berlino nel
corso del viaggio che lo portò a Lipsia e a Dresda; il 21 di giugno assisté a una
prova della Singakademie d i r e t t a d a F a s c h , restandone così soddisfatto da
ripetere l’esperienza. In questa occasione conobbe Zelter, che era già il braccio
destro di Fasch. Beethoven aveva 26 anni ed era conosciuto come pianista
improvvisatore, oltretutto di fantasie, ed era poco apprezzato nelle variazioni.
Zelter era più anziano di lui di 12 anni ed era già al secondo matrimonio, quello
con Juliane Pappritz, per la quale aveva scritto i suoi Lieder più ispirati.
55
Lettera n. 170 in MA, 20.1, p. 267
56
Vd. in MA, 20.1 lettere n. 104 del 6-8 agosto 1807 (p. 160), n. 138 del 27 ottobre 1809 (p. 219), n. 339 del 19
aprile 1820 (p. 598), n. 342 del 13-16 maggio 1820 (p. 604), nonché l’appendice alla lettera (n. 509) del 25-27
maggio 1826 in MA, 20.3 p. 743
XXIV
Sicuramente a Berlino Beethoven ebbe occasione di ascoltare le opere di
Reichardt, che dominavano i palcoscenici di questa città, mentre il loro autore lo
conobbe personalmente a Vienna nel 1808, in occasione di una visita di quello
nella capitale asburgica. Proprio nel 1808 Beethoven viene citato da Zelter in
una lettera a Goethe
57
, ma nel frattempo Zelter aveva sicuramente letto di lui (e
forse fatto lui stesso delle recensioni non firmate) nelle due riviste Allgemeine
Musikalische Zeitung e nella Berliner Musikalische Zeitung di Reichardt. Erano
riviste conservatrici, che infatti definivano il maestro di Bonn come inventore di
bizzarrie e non lo apprezzavano come variatore di temi, anche se vi si trova una
recensione positiva sulla sonata Patetica. Perciò a un lettore di queste riviste
come Zelter Beethoven veniva presentato non solo come un virtuoso, ma anche
come un compositore di talento, non privo però di stranezze che macchiavano le
sue composizioni: in pratica un innovatore che andava per la sua via, invero
piuttosto originale. Reichardt stesso, recensendo alcune opere di Beethoven (tra
l’altro il primo movimento della 1
a
sinfonia e alcuni Lieder), riguardo all’aria
Ah perfido parla di “Abweichung vom reinen guten Sinn und von der richtigen
Kunstnorm
58
”, intendendo sicuramente per buon senso e giusta norma artistica
le antiche regole e forme. Non c’è quindi da stupirsi se Zelter, che alla fine
anche come compositore aveva soffocato le sue ispirazioni più felici in forme
tradizionali fino alla pedanteria, si lasci influenzare da tutte queste opinioni e
scriva a sua volta nella succitata lettera a Goethe del 12 novembre 1808 che
compositori come Beethoven e Cherubini, talenti significativi per lui,
“entwenden Herkules Keule, um Fliege zu klatschen
59
”. Poi il 19 luglio del 1812
avvenne il noto incontro fra Goethe e Beethoven a Teplitz e a Karlsbad, e a
Berlino Zelter attendeva ansiosamente un resoconto
60
. Le opinioni di Goethe su
Beethoven sono famose e influenzarono facilmente Zelter, che era già
predisposto dall’ambiente berlinese e che non si sarebbe certo schierato contro
l’autorevole amico per amore di Beethoven. Infatti nella lettera di risposta a
Goethe del 14 settembre 1812 scrisse:
57
Lettera n. 127 del 12 novembre 1808, in MA 20.1, p. 204
58
Nel n. 96 della «Berlinische Musikalische Zeitung» I Jahrgang (1805)
59
Vd. lettera citata alla n. 57
60
Lettera a Zelter del 2 settembre 1812, in MA 20.1, p. 282 (lettera n. 180)
XXV
[…] Was Sie von Bethofen sagen ist ganz natürlich. Auch ich bewundere ihn mit
Schrecken. Seine eigenen Werke scheinen ihm heimliches Grauen zu verursachen.
Eine Empfindung die in der neuen Kultur viel zu leichtsinnig beseitigt wird. Mir
erscheinen seine Werke wie Kinder deren Vater ein Weib oder deren Mutter ein Mann
wäre. Der letzte mir bekannt gewordne Werk (Christus am Ölberge) kommt mir vor
wie eine Unkeuschheit, deren Grund und Ziel ein ewiger Tod ist. Die musikal.
Kritiker, welche sich auf alles besser zu verstehen scheinen als auf Naturell und
Eigentümlichkeit, haben sich auf die seltsamste Weise in Lob und Tadel über diesen
Komponisten ergossen. Ich kenne musikal. Personen, die sich sonst bei Anhörung
seiner Werke alarmiert ja indigniert fanden und nun von einer Leidenschaft dafür
ergriffen sind, wie die Anhänger der griechischen Liebe. […]
61
Anche se Zelter il 25 febbraio 1813 ascoltò l’ouverture dell’Egmont e ne
rimase entusiasta, tuttavia era ben lungi dal capire la musica del grande maestro.
Poi nel 1816 ascoltò la Vittoria di Wellington, rimanendone estasiato dopo
un’iniziale perplessità. Così arriviamo al 1819, quando Zelter durante un suo
viaggio in Germania meridionale e Austria capitò a Vienna in settembre. Il 12 di
quel mese si recò in carrozza a Mödling per incontrare Beethoven, il quale
invece si stava spostando verso Vienna: si incontrarono per strada e si
salutarono cordialmente dandosi un appuntamento per quel pomeriggio, che
entrambi dimenticarono finché quella sera stessa si rividero da lontano in teatro.
Dovendo Zelter ripartire da Vienna, non ci fu tempo per un altro incontro e i due
si scambiarono biglietti pieni di rispettosi convenevoli, da cui emerge stima
reciproca e solidarietà di Zelter per la sordità che affliggeva Beethoven. Tuttavia
nel riferire all’amico Possin, che si trovava a Londra, del suo soggiorno
viennese, Zelter menziona solo i suoi incontri col vecchio Salieri, senza fare il
minimo cenno a Beethoven.
Nel 1823 Beethoven, cercando sottoscrittori per la sua Missa Solemnis, si
ricordò di Zelter e della sua Singakademie e g l i s c r i s s e u n a l e t t e r a i n c u i
proponeva il lavoro anche alla sua società corale e gli chiedeva di fargli nomi di
eventuali altri interessati. La lettera era dell’8 febbraio e la risposta di Zelter
data il 22 dello stesso mese
62
: Zelter chiede a Beethoven di approntargli una
versione tutta a cappella del suo lavoro, non rendendosi conto che ciò avrebbe
richiesto al compositore una grande mole di lavoro e avrebbe snaturato quella
sublime composizione. Del resto Zelter non ne aveva la minima idea e
61
In MA 20.1, p. 286 (lettera n. 182)
62
C i t a t e i n J. W. Schottländer, Zelters Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, i n « J a h r b u c h d e r
Sammlung Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, pp. 204-207.
XXVI
Beethoven stesso aveva accennato nella sua lettera che quasi quasi si poteva
eseguire con le sole voci, ma che l’effetto sarebbe stato arricchito e potenziato
dagli strumenti. Beethoven rispose evidentemente solo per cortesia che avrebbe
preso in considerazione l’ipotesi, ma poi lasciò inalterato il suo capolavoro e la
Missa Solemnis fu eseguita nell’ambito del la Singakademie solo quattro anni
dopo la morte di Zelter, cioè nel 1836, sotto la direzione di Rungenhagen. Con
la risposta di Beethoven terminarono i contatti diretti tra i due: Zelter nominò
spesso Beethoven negli anni seguenti, ma della la morte del grande compositore,
avvenuta a Vienna il 26 marzo 1827 e che ebbe poca risonanza nella Germania
del nord, non troviamo alcun cenno. Insomma per Zelter Beethoven era uno
stimato collega di cui non riconobbe fino in fondo la grandezza e il genio o,
come con grande attendibilità suppone Schottländer
63
, non volle riconoscerlo
perchè ciò gli sarebbe costata l’amicizia con Goethe.
Per Berlioz non ebbe la minima considerazione; quando nell’aprile del
1829 Goethe ricevette dal venticinquenne compositore francese le otto scene dal
Faust, nell’incertezza pregò Zelter di esprimere un giudizio e tranquillizzarlo.
Ma Zelter nella lettera di risposta condannò l’opera del francese con espressioni
durissime:
Gewisse Leute können ihre Geistesgegenwart und ihren Anteil nur durch lautes
Husten, Schnauben, Krächzen und Ausspeien zu verstehen geben; von diesen Einer
scheint Herr Hector Berlioz zu sein. Der Schwefelgeruch des Mephisto zieht ihn an,
nun muß er niesen und prusten daß sich alle Instrumente im Orchester regen und
spuken – nur am Faust rührt sich kein Haar. Übrigens habe Dank für die Sendung; es
findet sich wohl Gelegenheit bei einem Vortrage Gebrauch zu machen von einem
Abseß, einer Abgeburt welche aus greulichem Inzeste entsteht. […]
64
La sua chiusura mentale e il suo attaccamento alle antiche norme non gli
permettevano di capire la genialità del compositore francese.
Per quanto riguarda Schubert, non risulta che la musica che il
compositore viennese scrisse sui Lieder di Goethe circolasse molto fuori dalla
sua cerchia quando egli era ancora in vita; Schubert tuttavia una volta scrisse a
Goethe una lettera piena di rispetto e ammirazione, senza ricevere mai risposta,
e Goethe una volta annotò su un diario l’ascolto di Erlkönig, ma senza scrivere
63
Art. cit. p. 211
64
Lettera a Goethe del 21 giugno 1829, in MA 20.2, p. 1244 (lettera n. 680)
XXVII
alcun commento
65
: evidentemente la musica di Schubert non poteva riscuotere
nessuna stima presso Goethe e Zelter, essendo “durchkomponiert” anziché
strofica.
Ben più amichevole fu l’atteggiamento di Zelter verso Carl Maria von
Weber e Louis Spohr. Weber fu in stretti rapporti con Zelter e la Liedertafel
durante il suo soggiorno a Berlino dal marzo all’agosto del 1812. Zelter, benché
avesse da eccepire sulla trama delle opere di Weber, riconobbe però il talento
musicale del compositore di Eutin. Di Spohr (1784-1859) Zelter lodò la
diligenza in una lettera a Griepenkerl, editore delle composizioni strumentali di
Bach e professore al Carolinum di Braunschweig, inducendolo a lasciare che il
compositore musicasse una sua poesia.
Zelter poi verso i suoi allievi più famosi – Karl Eberwein, ma soprattutto
Otto Nicolai, Carl Loewe e Felix Meldelssohn-Bartholdy – provò sempre amore
paterno e sincera amicizia (ma un altro suo allievo che non gradì mai l’indole
greve del maestro fu Meyerbeer).
Zelter non conosceva ancora Karl Eberwein (1786-1868) quando questi a
21 anni destò a Weimar l’interesse di Goethe, che gli affidò la direzione della
sua Hausmusik. P o i m a n d ò l e c o m p o s i z i o n i d i E b e r w e i n a Z e l t e r p e r u n
giudizio, e siccome Zelter riferì in modo molto particolareggiato sugli errori
trovati, Goethe mandò per ben due volte Eberwein a Berlino a perfezionarsi con
Zelter. Più tardi Goethe volle che Eberwein musicasse il Faust e di fronte alla
perplessità del compositore manifestò il suo disappunto; Eberwein non si
sentiva maturo per trattare la materia dal punto di vista melodrammatico, ma
Goethe raffreddò i suoi rapporti con lui. A questo punto Zelter in una lettera a
Eberwein lo incoraggiò ad osare, facendogli notare che non era un privilegio da
poco godere della fiducia di un simile poeta. Durante il periodo di freddezza di
Goethe verso Eberwein, Zelter sostenne sempre quest’ultimo con cordialità e in
seguito alla sua mediazione il poeta tornò ad apprezzare i Lieder del giovane
compositore e ad avere una buona intesa con lui.
Otto Nicolai (1810-1849) rimase sempre affettuosamente legato a Zelter,
dopo essere sfuggito all’educazione brutale del padre – che approfittava di lui
65
Vd. M. Fumagalli, Goethe e la musica, in «Pro Forma, Quaderni di germanistica» 2 (2000), Goethe alle
soglie del 2000, pp. 117-118 nota 20, con bibliografia
XXVIII
come bambino prodigio – ed essere arrivato a Berlino. Qui Zelter lo raccomandò
al re Federico Guglielmo III, cosicché il r a g a z z o d i c i a s s e t t e n n e f u a c c o l t o
nell’Istituto Reale per la musica sacra, dove studiò per due anni. Cantò anche
Lieder e ballate di Zelter, che lo introdusse nella Liedertafel. Collaborò con la
Singakademie i n q u a l i t à d i b a s s o ( c a n t a n d o l a p a r t e d i C r i s t o nella
Matthäuspassion di Bach il 27 marzo 1831, in seguito alla defezione all’ultimo
momento del basso titolare) e le dedicò nel 1830 un Gloria a otto voci e un
Agnus Dei a quattro voci. Nel 1832 scrisse un Te Deum, che Zelter poté udire
solo in una prova del 27 aprile. Zelter lo aveva anche raccomandato a Goethe in
una lettera del 13 settembre 1831
66
, perchè il giovane si potesse presentare al
poeta dopo essersi recato a Weimar. Ma a Weimar Nicolai non arrivò mai per
aver esaurito il denaro per il viaggio già a Lipsia, cosicché perse la possibilità di
conoscere Goethe (che di lì a sei mesi sarebbe morto) e ricevette i rimproveri di
Zelter.
Carl Loewe (1796-1869) aveva già conosciuto Goethe a Jena nel 1820
prima di conoscere Zelter a Berlino. A Stettino era g i à s t a t o a t t i v o c o m e
insegnante di musica al ginnasio e come cantore alla Jacobikirche, ma perché
diventasse direttore musicale della città le autorità municipali pretendevano che
superasse l’esame a Berlino nientemeno che con Zelter. Questi lo ospitò a casa
sua e lo fece cantare anche nella Liedertafel, dopo che Loewe aveva superato
l’esame e ottenuto la desiderata nomina di direttore musicale a Stettino. Nel
1824 Loewe inviò da Stettino a Zelter le sue prime tre ballate chiedendogli un
giudizio. Zelter lo espresse con franchezza e durezza, perchè questi lavori non
gli erano piaciuti affatto, e Loewe ne rimase per un certo tempo irritato e offeso.
Ma nel 1832 Loewe fu a Berlino, ascoltò con entusiasmo Zelter dirigere il
Messiah di Händel alla Singakademie e poi gli chiese la sala per un concerto in
cui egli stesso si sarebbe esibito come pianista e cantante delle proprie ballate.
Zelter acconsentì, si incontrò spesso con Loewe (che tre l’altro lo mandò in
visibilio cantandogli il Benedictus dalla messa in si minore di Bach) fino al
concerto, che fu tra l’altro un successo. Tuttavia le ballate di Loewe
continuarono a non convincere Zelter: se da una parte Loewe avrebbe affinato il
66
In MA 20.2 p. 1539 (lettera n. 831)
XXIX
suo stile solo nei lavori successivi ai primi (che sembrano immaturi e deboli
rispetto a quelli della maturità), quindi dopo la morte di Zelter, dall’altra è
difficile pensare che in assoluto uno stile come quello di Loewe potesse piacere
a un musicista come Zelter.
Felix Mendelssohn entrò per la prima volta nel 1819, a 10 anni, nella
Singakademie come contraltista insieme alla sorella Fanny. Zelter era amico di
gioventù del padre Abraham e cominciò a dare lezioni di teoria a Fanny e
successivamente di basso continuo e composizione a Felix. Felix sfornò piccole
opere, sonate, una cantata che suscitarono in Zelter un entusiasmo che si riflette
nelle sue lettere a Goethe
67
. La prima in cui viene citato Mendelssohn come un
vero e proprio talento è del 20 agosto 1821
68
e non molto dopo Zelter con sua
figlia e il suo giovane talentuoso allievo visitò Goethe a Weimar. Poco dopo
questa visita Mendelssohn terminò un Gloria e c o m i n c i ò u n c o n c e r t o p e r
pianoforte e un Magnificat. Egli era molto affezionato al suo maestro, si teneva
in contatto epistolare con lui anche durante i lunghi viaggi con la famiglia, e
quando nel 1825 superò brillantemente un esame presso Cherubini in persona al
Conservatorio di Parigi e questi espresse il desiderio di impartirgli lezioni, suo
padre rifiutò perchè voleva che rimanesse affidato a Zelter. Zelter tuttavia, dopo
la prima dell’opera di Felix Die Hochzeit des Camacho pose fine alle lezioni
ammettendo di non aver più nulla da insegnare all’allievo. Quindi allievo e
maestro si reincontrarono in occasione della ripresa della Matthäuspassion di
Bach. Zelter pensava a questa riproposta già dal 1815, ma superò dubbi e
ripensamenti solo quando poté collaborare con Mendelssohn, un interprete tanto
ideale che Zelter gli cedette la direzione e sedette tra il pubblico. Questa ripresa
berlinese della monumentale Passione di Bach avvenne l’11 marzo 1829 e fu un
successo inaudito
69
. Ci furono altre riprese, e quelle a partire dal Venerdì santo
furono dirette da Zelter, la cui rinuncia alle prime due in favore dell’allievo fu
67
Per esempio quelle del 3 febbraio-11 marzo 1823 (n. 402 in MA 20.1, p. 729), dell’8-10 febbraio 1824 (n.
427 in MA 20.1, p. 785), del 10 maggio 1830 (n. 741 in MA 20.2, p. 1356)
68
La n. 372 in MA 20.1, p. 664
69
R a p p r e s e n t ò l ’ i n i z i o d e l l a c o s i d d e t t a “ B a c h -Reinassance”, cioè il superamento nell’era romantica della
condanna illuminista del contrappunto bachiano in quanto contrario a ragione e natura
XXX
riconosciuta e fatta segno di gratitudine da parte di Lea Mendelssohn, la madre
del compositore, in una lettera del 14 aprile successivo
70
.
Zelter e la Singakademie
Nel 1820, cioè a 62 anni, Zelter aveva iniziato anche l’attività di direttore
di un coro di studenti dell’Università di Berlino e questo fu all’origine, per
emulazione, della nascita di cori studenteschi in molte università.
71
Nel 1830
rilevò il posto di insegnante di canto (occupato da Bernard Klein e resosi
vacante) presso l’Università e gli furono affidate anche le materie
d’insegnamento presso l’Istituto di Musica Sacra unitamente
all’amministrazione della Biblioteca. Questi posti erano stati creati nell’ambito
dell’Akademie der Künste, per interessamento di Zelter stesso, da Wilhelm von
Humboldt (in quest’occasione era stato fondato l’Istituto per la Musica Sacra).
Zelter fu molto soddisfatto del lavoro con gli studenti e comunicò al
Ministero che di settimana in settimana il numero dei partecipanti alle lezioni di
canto era salito a 76 e gli servivano 50 talleri per far duplicare gli spartiti. Il 25
giugno 1830, in occasione del trecentenario della Chiesa Luterana, la Facoltà di
Filosofia, per onorare le celebrazioni, nominò “doctores honorarii” il ministro
von Humboldt e Zelter, in quanto rappresentanti della musica sacra protestante.
Alla morte di Zelter si candidò per la successione all’insegnamento del
canto corale all’Università Bernard Klein, che era tornato a Berlino; ma morì nel
1832, prima che il Senato Accademico prendesse una decisione. Alla fine, il 22
ottobre, l’incarico fu conferito a A. B. Marx (che aveva acquisito una certa fama
sia come insegnante di composizione sia per aver scritto una biografia di
70
Vd. J. W. Schottländer, Zelters Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, in «Jahrbuch der Sammlung
Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, p. 245.
71
Vd. W. Roentz, Deutsche Sängerbundeszeitung XXII (Berlin 1930), pp. 454-459
XXXI
Beethoven), mentre la direzione dell’Istituto di Musica Sacra fu conferita a
August Wilhelm Bach ed il secondo posto come insegnante a Eduard Grell.
L’Akademie der Künste prussiana era stata fondata nel 1696 solo per le
arti figurative; soltanto grazie agli sforzi di Zelter, iniziati nel 1803 e durati vari
anni in cui ebbe contatti con le autorità prussiane, alla fine la musica fu annessa
all’Accademia, cosa che significò il sostegno dello Stato all’insegnamento della
musica nelle scuole e alle società corali in tutto il territorio sotto il controllo
prussiano.
72
Goethe e Schiller guardarono con favore a questi tentativi di Zelter,
ma gli consigliarono di non mettere l’accento direttamente sulla musica e sulla
Singakademie, ma di insistere sull’importanza della religione nella musica sacra.
La Singakademie, dove Zelter era entrato come tenore nel 1791, cioè poco
dopo che era stata fondata da Fasch, non era una scuola di base per il canto, i
suoi membri dovevano già possedere le conoscenze musicali necessarie.
All’inizio non aveva un piano preciso, ma si sviluppò un po’ casualmente. Il
metodo di canto insegnato era quello italiano. Fu formato anche un ensemble
strumentale, la Ripienschule, che doveva accompagnare il coro soprattutto nella
musica del 18° secolo e in quella di Bach in particolare, con lo stesso intento di
sviluppare con la pratica le capacità degli strumentisti.
73
La prima prova della
Singakademie ebbe luogo il 22 ottobre 1793. I membri dovevano pagare 12
Groschen al mese di contributo, mentre solo i musicisti di professione ne erano
esentati.
Fasch naturalmente fu il direttore della corale e nominò Zelter suo
assistente. Alla morte di Fasch Zelter divenne direttore e conservò questa carica
per 30 anni, fino alla sua morte. In pochi anni la Singakademie divenne così
72
Vd. C. Schröder, Carl Friedrich Zelter und die Akademie, Berlin 1953, p. 14
73
La germanizzazione del termine italiano “ripieno” denota chiaramente che per una congrega di canto come la
Singakademie il suono degli strumenti costituiva niente più che un “ripieno” delle voci stesse, e quindi alle parti
strumentali non si riconosceva un’autonomia espressiva: questo potrebbe spiegare la bizzarra richiesta che Zelter
fece a Beethoven riguardo alla Missa Solemnis (vd. supra p. XXVI); vd. Karl Rehberg, Ausstrahlungen der
Sing-Akademie auf die Musikerziehung, in «Singakademie zu Berlin - Festschrift zum 175jährigem Bestehen»,
herausgegeben von Werner Bollert, Berlin 1966, pp. 106-107
XXXII
celebre che nessun viaggiatore musicalmente interessato si lasciava sfuggire,
giunto a Berlino, l’occasione di ascoltare le prove. Già Fasch aveva organizzato
audizioni apposite per ospiti, con tanto di registri dettagliati contenenti
programmi, nomi dei coristi impegnati, degli ospiti. Anche Beethoven, nel corso
del suo unico viaggio a Berlino nel 1796, visitò la Singakademie.
74
Quando Zelter rilevò la direzione della Singakademie, questa non poteva
pagargli alcuno stipendio; solo dal 1809 ricevette 300 talleri, che diventarono
500 a partire al 1814. Più tardi ebbe anche un appartamento di servizio a
disposizione.
Egli si affermò presto presso i suoi cantori, e a poco a poco ci fu una vera
e propria ressa per entrare a far parte della corale, cosicché diventarne membro
non era facile: per essere ammessi nel coro preliminare bisognava essere
raccomandati e attendere anni (oltretutto era necessario per questo una delibera
della Soprintendenza). Zelter arruolava sempre voci giovani, e quando nel 1827
ci fu la disponibilità della nuova sede e quindi più spazio per le prove, fu
istituita la cosiddetta “Accademia del mercoledì”, che rappresentava un gradino
preliminare verso il coro principale, e chi vi partecipava veniva introdotto dai
vicedirettori allo stile di canto sviluppato da questa associazione corale. Presto i
partecipanti a queste prove del mercoledì raggiunsero il numero di 150.
75
Alla morte di Fasch la Singakademie aveva 147 membri cantori, alla
morte di Zelter 359 e in più 119 aspiranti nel coro preliminare, che veniva
comunemente chiamato “coro dei pulcini”.
Per ascoltare le prove ci voleva un permesso personale rilasciato dal
direttore. Tra gli uditori si contarono artisti, ministri, membri della famiglia
reale.
74
Vd. supra p. XXIV e C. Schröder, op. cit. pp. 18-19
75
Vd. C. Schröder, ivi, p. 108