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Introduzione
Lo scopo del presente studio è quello di fornire un quadro semplificato di quelle
che sono le varie problematiche riportate da soggetti obesi con disturbi del
comportamento alimentare, partendo da studi condotti da Società scientifiche
importanti quali SICOB, S.I.O., W.H.O., A.I.D.A.P., S.I.S.D.C.A., I.F.S.O., ecc.
La scelta del seguente lavoro è dovuta alla mia esperienza di tirocinio svolta in
ambito multidisciplinare per soggetti obesi candidati a chirurgia bariatrica.
A questo proposito, nel primo capitolo verranno descritti, in modo approfondito, i
vari disturbi della nutrizione e dell’alimentazione caratterizzati da
un'eziopatogenesi multifattoriale. Lo studio del comportamento alimentare e il
riconoscimento dei suoi eventuali disturbi psichiatrici rappresentano una fase
importante per la valutazione di un soggetto obeso. Dunque, i Disturbi della
Nutrizione e dell’Alimentazione, sono patologie caratterizzate da un’alterata
percezione delle abitudini alimentari e un eccessiva preoccupazione per il peso e
l'immagine corporea. Queste insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e
colpiscono soprattutto il sesso femminile. Spesso questi disturbi sono associati ad
altre patologie psichiatriche e possono essere presenti comportamenti
autolesionisti e tentativi di suicidio. Verranno esaminati, inoltre, i comportamenti
tipici di un soggetto con DCA e i diversi disturbi compresi nella rubrica Disturbi
della Nutrizione e dell’Alimentazione secondo il DSM-5.
Il secondo capitolo sarà incentrato sulle origini dell’Obesità e sul modo in cui la
vita di queste persone possa essere influenzata dall’idea, e quindi dalla percezione
alterata, che hanno del loro corpo e delle loro forme. Questa percezione è
determinata anche dalla società, la quale colpisce maggiormente il sesso
femminile dallo stigma dell’obesità e dall’ideale di magrezza, inteso come
modello di bellezza e di benessere da seguire. Inoltre, nei casi di Obesità si è
riscontrata una forte correlazione con i BED, ma anche con la BN e altri quadri,
che però non sono riconosciute come sindromi autonome nelle attuali
classificazioni. Molto importante è, a livello medico e chirurgico, saper
riconoscere tempestivamente un Disturbo dell'alimentazione e dell’Obesità.
Secondo la World Health Organization (WHO) “l’obesità è una condizione
medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di tessuto adiposo
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nell’organismo” che può determinare conseguenze negative sulla salute e quindi,
oltre a causare problemi estetici, l’obesità può portare a serie problematiche
cardiovascolari, disturbi del movimento, alcune tipologie di patologie oncologiche
(carcinoma epatico, renale e del colon retto). Sono diverse le motivazioni
fisiopatologiche riconosciute dalla correlazione tra obesità e maggiore incidenza
di neoplasia, quali quelle ormonali, in soggetti con BMI>30kg/m
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vi è una
maggiore produzione di alcuni steroidi sessuali riconosciuti come fattori di rischio
per alcuni tumori; infiammatorie, a livello ematico, maggiore presenza di
molecole pro-infiammatorie (ad esempio Hepatocyte growth factor o HGF) e
l’interleuchina, che possono favorire l’insorgere di tumori, oltre ad aumentare il
rischio di patologie cardiovascolari; metaboliche, in cui obesità e insulino-
resistenza sono correlate e sono tra le cause di insorgenza di diabete mellito di
tipo 2 (T2DM). Quest'ultimo si accompagna all'iperinsulinismo e potrebbe
interferire con i meccanismi che regolano i fattori di crescita e, di conseguenza, la
proliferazione delle cellule tumorali. Inoltre, per questi soggetti il cibo viene
utilizzato come strumento di gratificazione e la presenza di deficit nelle funzioni
esecutive, difficoltà di pianificazione e problem-solving portano il soggetto ad
avere un “loss of control” degli impulsi e quindi a presentare BED o BN.
Infine, nel terzo capitolo, verranno esaminati i diversi tipi di intervento per il
trattamento dell’obesità, inserendo la chirurgia bariatrica come opzione
terapeutica nei pazienti adulti (età 18-60) con obesità grave (BMI >40kg/m
2
o
BMI >35kg/m
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, se in presenza di co-morbidità associata) in cui i precedenti
tentativi di perdere peso, con tecniche non chirurgiche, siano falliti e in cui è
necessaria la disponibilità del paziente ad un prolungato follow-up post-
operatorio. Dunque, l’obesità considerata come una malattia cronica, a patogenesi
multifattoriale, esige cure e attenzioni adeguate. Nelle principali Linee Guida
dell’Obesità sono indicati i percorsi da affrontare, in cui il primo passo della
terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita affinché si ottengano
una diagnosi precoce, una tempestiva presa in carico del paziente, in un percorso
multidisciplinare, e un progredire verso condizioni migliori a lungo termine.
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Cap. I – Disturbi del Comportamento Alimentare
Il comportamento alimentare è il risultato dell’integrazione di segnali biologici
con fattori di natura psicologica. Questi disturbi hanno trovato una nuova
classificazione nel recente DSM-5 (American Psychiatric Association, Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-5, 5th edition. American Psychiatric
Publishing, Arlington, VA, 2013), definendoli Disturbi della Nutrizione e
dell'Alimentazione. Spesso si riconoscono da uno schema persistente di
alimentazione non sana o da un comportamento alimentare che può causare
problemi di salute e/o disagio emotivo e sociale. Secondo il DSM-5, i Disturbi
della Nutrizione e dell'Alimentazione consistono in un persistente disturbo
alimentare, oppure da erronei comportamenti alimentari con conseguente
alterazione del consumo o assorbimento di cibo, compromettendo
significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale. Inoltre, i
disturbi dell'alimentazione sono associati ad altre patologie psichiatriche, in
particolare alla depressione, ma anche ai disturbi d’ansia, abuso di alcool o di
sostanze stupefacenti, al disturbo ossessivo-compulsivo e ai disturbi di
personalità. Inoltre, possono essere presenti comportamenti auto-lesionisti (ad
esempio procurarsi delle piccole ferite o bruciarsi parti del corpo) e tentativi di
suicidio. Per quanto riguarda i comportamenti tipici di soggetti con disturbi
dell'alimentazione meritano una particolare attenzione: la diminuzione
dell’introito di cibo, il digiuno, un’intensa attività fisica, le crisi bulimiche
(ingerire una notevole quantità di cibo in un breve arco di tempo), il vomito come
controllo del peso, fino all’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici. Secondo il
DSM-5, le categorie formali dei disturbi alimentari sono Anoressia Nervosa (AN),
Bulimia Nervosa (BN), Binge-eating disorder (BED), Pica, Disturbo da
ruminazione, Disturbo Evitante/Restrittivo (ARFID) e Disturbo della Nutrizione e
dell'Alimentazione Non Altrimenti Specificato (DANAS) e Disturbi della
Nutrizione e dell'Alimentazione con altra specificazione. I DANAS includono
diversi tipi di disturbi alimentari, compresi i comportamenti di eliminazione senza
le abbuffate, i comportamenti che soddisfano alcuni, ma non tutti, i criteri di
anoressia o bulimia nervosa, ed il masticare un alimento e poi rigettarlo. Il
disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) rientra ufficialmente nella categoria
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DANAS ed è connotato da episodi di abbuffate ricorrenti in assenza di
comportamenti di compensazione. Anche se una persona non soddisfa i criteri
formali per un disturbo alimentare, potrebbe comunque manifestare
comportamenti alimentari non sani, ottenendo un forte disagio e quindi un
danneggiamento dello stato di salute psico-fisico. Inoltre, intervengono fattori
genetici ed ambientali (per esempio, la spinta all’ideale di magrezza, traumi, ecc.),
nella genesi di un DCA. Compaiono con maggior frequenza durante l’adolescenza
o nella prima età adulta, ma possono anche svilupparsi durante l’infanzia o nella
tarda età adulta. Dunque, un esordio precoce può comportare un maggiore rischio
di danneggiare quei tessuti che non sono ancora ben sviluppati, come le ossa e il
Sistema Nervoso Centrale. Il genere femminile ha probabilità maggiori di
sviluppare un disturbo alimentare, anche se negli ultimi anni il sesso opposto
(maschile) sembra essere maggiormente coinvolto rispetto al passato. L’Obesità e
i disturbi dell’alimentazione sono fenomeni profondamente collegati e ci sono
genotipi che predispongono all’Obesità e che sono stati rintracciati in soggetti con
Bulimia Nervosa. È necessario, però, che chi si occupa di soggetti obesi, o con
BN, debba conoscere anche l’importanza del ruolo che occupa l’Anoressia
Nervosa. Questo perché ci sono molti rischi collegati alle richieste dei giovani nel
voler dimagrire, specie se donne, perché molti casi di anoressia e di bulimia hanno
delle ricadute dopo una dieta iniziata in adolescenza per un problema, più o meno
significativo, di eccesso ponderale. D’altra parte, le diete restrittive aumentano il
rischio di obesità (Spear, 2006).
1.1 - Caratteristiche tipiche di un disturbo dell’alimentazione
I Disturbi del Comportamento Alimentare si presentano maggiormente come
psicopatologie che riguardano direttamente l’alimentazione, il rapporto
ambivalente del singolo con il cibo, l'alterata percezione del proprio corpo e
l'impatto sulle relazioni affettive e sociali. I più noti sono l’Anoressia Nervosa
(che non va confusa con la semplice perdita di appetito) e la Bulimia Nervosa, i
quali, essendo disturbi psicopatologici, si collocano in uno spettro più ampio. Ciò
che accomuna questi disturbi, però, è l'associazione, più o meno inconsapevole, di
un valore affettivo al cibo, dando spazio alla malnutrizione (nutrirsi o non
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nutrirsi), colmando i vuoti affettivi e mostrando insicurezza nei confronti di sé
stessi. È bene ricordare che i disturbi alimentari sono caratterizzati da una serie di
fattori interni ed esterni alla persona (di tipo biologico, culturale, di personalità e
sociale) e i soggetti che ne soffrono tendono spesso a pensare ossessivamente al
cibo, alla magrezza, continuamente cercano di controllare sé stessi, diventando
dipendenti dai comportamenti che mettono in atto. Tutto questo accade molto
spesso quando si è in totale solitudine, per cui c'è il maggior rischio di isolarsi
dagli altri, sentendosi sempre più alienato nella società.
Una caratteristica molto importante riguarda i circuiti neurali implicati nelle
condotte alimentari disfunzionali, le quali coinvolgono sistemi di regolazione del
reward (sazietà e ricompensa), del driving (esplorazione) e del craving (desiderio
impellente). Questi sono dei processi biologici che sostengono importanti
fenomeni umani, dalla regolazione della fame alla pianificazione finalizzata più
sofisticata, coprendo diverse funzioni mentali trasversali nell’espressione del
comportamento, tra cui l’emotività nel suo complesso, l’impulsività, la
compulsività e il loro adeguato controllo, motivo per cui queste condizioni
biologiche affiancano, quasi sempre, una doppia diagnosi, tra cui i disturbi d’ansia
e dell’umore, sottintendendo un ampio spettro psicopatologico. L’encefalo
presenta un’organizzazione sistematica dei circuiti della fame, gli stessi che
coordinano il sensation seeking in senso lato (ricerca), tra cui tossicofilie e
ginepraio di dipendenze (affettive, gambling, shopping compulsivo, ecc.): la
corteccia prefrontale e l’amigdala, tra le altre cose, regolano il valore di
gratificazione del nutrimento, il sistema limbico (insula) processa il gusto, il
sapore e le proprietà edoniche, i nuclei della base mediano il rinforzo dell’azione e
le leve incentivo-motivazionali (cioè, il volere, o non volere, reiterare un’azione),
il talamo organizza le risposte agli stimoli condizionando l’autodeterminazione
nei confronti di un alimento (o di un qualsivoglia obiettivo desiderato).
Mangiare è fondamentale per garantire la sopravvivenza dell’individuo e della
specie introducendo cibi e nutrienti. Secondo la teoria omeostatica, i fattori
biologici guidano la ricerca del cibo attraverso meccanismi innati, regolati in
modo automatico, con l’obiettivo di mantenere un range stabile del peso corporeo
e ciò significherebbe che la quantità di energia giornaliera, introdotta con gli
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alimenti, è un automatismo che si attiva quando i centri di controllo (ipotalamici)
riscontrano una carenza energetica. In questo caso possiamo definire la fame
come omeostatica, la quale ci segnala la diminuzione delle riserve energetiche
disponibili e la spinta a ricercare il cibo, ma l’esperienza e studi condotti sul
comportamento alimentare e sui meccanismi che lo regolano, dimostrano che
molti individui mangiano con il solo scopo di provare piacere. Dunque, quando la
motivazione alimentare è regolata dal piacere si può parlare di fame edonica
guidata dal desiderio di cibi spesso “proibiti”. Tuttavia, nella fame omeostatica il
deficit di energia attiva mediatori ipotalamici che promuovono il consumo di cibo
il quale, una volta consumato, induce il rilascio di mediatori ipotalamici della
sazietà che bloccano il comportamento alimentare, mentre nella fame edonica il
cibo, attivando i circuiti cerebrali del reward, ovvero della gratificazione, e
rilasciando dopamina, endocannabinoidi e oppiacei, comporterebbero una
continua stimolazione dei segnali ipotalamici della fame e un’inibizione dei
segnali di sazietà, suscitando un continuo e persistente desiderio di cibo. Il
meccanismo alla base della fame edonica rappresenterebbe un maggiore rischio di
high intake (eccesso di calorie), e quindi di obesità e sovrappeso. I programmi di
prevenzione e protezione della salute hanno lo scopo di ridurre e contrastare il
fenomeno dell’obesità, incentrandosi su cosa le persone mangiano e non sulla
quantità di cibo che le persone scelgono di mangiare (Chandon, P. and Wansik B.,
2012), trascurando quindi l’esperienza del piacere e l’influenza che questa ha sulla
scelta della qualità e della quantità del cibo. Alcuni studi hanno riscontrato tre tipi
di fattori che giocano un ruolo importante nelle quantità di cibo che una persona
assume:
1. livello di fame (omeostatica). Anche se la fame non è l'unico regolatore della
scelta delle porzioni, si riscontra una correlazione positiva tra quantità di cibo
assunta e fame, collegati in modo direttamente proporzionale (Herman, C.P. and
Polivy, J., 2014);
2. l’impatto sulla salute e sul peso corporeo. Le persone che seguono diete riescono a
regolare l’assunzione di cibo, sapendo che un eccesso di quel cibo può avere
effetti negativi sulla salute, anche se queste sono a scapito della soddisfazione; per
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cui la rinuncia verrebbe associata ad un’aspettativa di minor piacere e
soddisfazione (Glanz K., et al., 1986);
3. aspettativa di piacere. Immaginare il piacere sensoriale che si può ottenere da un
alimento, aumenta il desiderio e la scelta di quale cibo mangiare, ma questa
aspettativa non chiarisce la sua influenza sulla quantità di cibo (Raghunathan et
al., 2006).
Per riassumere e semplificare, nei Disturbi del Comportamento Alimentare,
l’alimentazione acquisisce caratteristiche disordinate, ossessive e ritualistiche: il
cibo, diventa anestetico e auto-cura di un disagio (soprattutto emotivo), se negato,
oppure ingerito in quantità smodata; il soggetto ha una percezione distorta del
proprio corpo: il vissuto corporeo di essere grassi, brutti, non essere accettabili
socialmente, elementi, questi ultimi, che influenzano negativamente l’autostima e
l’amabilità. Gli stili alimentari sono spesso in co-morbidità con sindromi
organiche e psichiche complesse.
1.2- I principali disturbi dell’alimentazione
Il DSM-5 ha proposto una nuova classificazione dei Disturbi dell’Alimentazione
modificando alcuni criteri diagnostici: nel DSM-IV, più della metà dei pazienti in
cura rientravano nel «Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato»,
che, invece, dovrebbe essere una categoria residua; inoltre, le persone con questa
diagnosi rispecchiavano molto i criteri richiesti per la diagnosi di anoressia o di
bulimia. Quindi il DSM-5 ha ampliato i criteri diagnostici per: l'Anoressia
Nervosa, la Bulimia Nervosa ed il Disturbo di Alimentazione Incontrollata. Nella
sezione «Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione» (Feeding and Eating
Disorders) sono elencate sei categorie diagnostiche principali, più due residue, che
secondo l’American Psychiatric Association, stabiliscono i criteri che devono
essere soddisfatti per fare diagnosi:
• Pica
• Mericismo (Rumination Disorder)
• Disturbo Alimentare Evitante/Restrittivo (Avoidant/Restrictive Food
Intake Disorder)