INTRODUZIONE
Siamo come nani sulle spalle dei giganti.
Bernardo di Chartes
Questo elaborato si propone di porre sullo stesso piano, per quanto possibile, due personaggi di due
autori differenti: Vitangelo Moscarda e Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento. Le principali opere
di riferimento saranno quindi, rispettivamente, Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello e
Novecento. Un monologo di Alessandro Baricco. Penso sia necessaria una premessa non solo per
chiarire la natura di questo elaborato, ma soprattutto per creare un primo confine, una metaforica
“Grande Muraglia” delineata dallo stesso autore torinese nel finale de I barbari: al di qua di questo
lavoro c’è un interesse probabilmente innato, ma che ha preso forma non molti anni fa, nel pieno
degli studi di materie tecnico-informatiche. Una declinazione bizzarra ma sempre più diffusa da quel
che ho potuto constatare: un autore contemporaneo come Marco Malvaldi nasce come chimico,
per poi diventare uno scrittore affermato nella giallistica e, recentemente, anche nella saggistica;
persino nell’esperienza di tirocinio affrontata durante questo percorso di laurea triennale ho avuto
modo di confrontarmi con professori di materie umanistiche con alle spalle una formazione in
ambito informatico, a mio avviso un mondo spigoloso e polarizzante. Ad ogni modo, ci sono due
aspetti da mettere in risalto, in un ordine che non è di importanza: ciò che sta al di là di questo
confine è l’immensa profondità che uno studio del genere può ambire a raggiungere, osserva e
ammira in punta di piedi dalla vetta più alta alla quale cerca di spingersi dall’interno, ma che per
molteplici questioni, prima fra tutte la mancanza di esperienza, non raggiungerà. D’altronde, lungi
dal voler effettuare un paragone, lo stesso Leonardo Da Vinci non portò a termine la maggior parte
delle sue opere: come ricorda l’attore teatrale Roberto Mercadini infatti, egli è stato «un maestro
6
che ci ha insegnato a non sentirci maestri».
1
Questo per il semplice fatto che cercò sempre di
migliorarne i dettagli e anche nel momento in cui una qualsiasi altra persona avrebbe potuto definire
il suo lavoro più che completo, Da Vinci vedeva le proprie creazioni più come «appunti di uno
studente, comunque suscettibili di essere integrati e completati».
2
In questo caso, anche
ammettendo una possibile completezza, la cura che uno studio del genere necessiterebbe non è
compatibile con quella da me offerta. In secondo luogo, ma strettamente collegato a quanto detto
finora, la società oggi conformatasi è, a mio modesto parere, perfettamente delineabile entro la
definizione data da Baricco nel suo più recente saggio, The Game: «il privilegio del sapere si è sciolto
in quello del fare e lo sforzo di pensare profondo si è rovesciato nel piacere di pensare veloce».
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Perfettamente delineabile, certamente, ma con la quale non necessariamente si deve essere
d’accordo. Infatti, personalmente non mi trovo in linea con tale pensiero, nel senso che non vorrei
conformarmi a tale ipse dixit, ma è una condizione alla quale non io, non le persone che conosco,
non Baricco, probabilmente, ci siamo adeguati, ma alla quale l’intera umanità si è rassegnata. O per
meglio dire, c’è stata un’evoluzione, non troppo lenta, che ha portato a questo risultato. Ma se c’è
una cosa che il presente lavoro si prefigge di fare, è di dimostrare che non è la quantità di superficie
che si è percorsa a rendere tale studio degno di valutazione, ma seppur in un minuscolo frammento
di superficie, spero di esser riuscito a toccare quantomeno il primo strato dell’enorme profondità
che altri, tra cui gli studiosi che verranno citati, hanno varcato e portato alla luce.
1
ROBERTO MERCADINI, Leonardo eterno principiante | Roberto Mercadini | TEDxFerrara, 2019,
https://www.youtube.com/watch?v=U6N-fO60ryY (data di ultima consultazione 08/06/2021).
2
Ibidem.
3
ALESSANDRO BARICCO, The Game, Torino, Einaudi, 2018, p. 222.
CAPITOLO PRIMO
UNA PANORAMICA GENERALE
L’uomo assomiglia ai suoi tempi
più di quanto assomigli a suo padre.
Guy Debord, Commentari sulla società dello spettacolo, 1967
I.1. L’area di sviluppo
Un parallelo tra due personaggi chiave degli autori presi in considerazione. Questa è l’area vista
dall’alto, alquanto sfumata; più da vicino e quindi, nel concreto, è necessario fornire la definizione
dei due centri più evidenti: realtà aperte e realtà chiuse. Nella prima si inserirà subito Vitangelo
Moscarda, l’opera dalla quale è tratto e l’intera poetica pirandelliana. Si approfondirà quest’ultima
in seguito, ciò che interessa maggiormente è porre come assodato un concetto: con realtà aperta si
vuole fare riferimento a quelle realtà che dialogano col mondo in cui si innestano, che sono cioè
aperte all’infinita comunicabilità (o al contrario, si scontrano con le infinite incomunicabilità) della
società in cui sono presenti e vive e con la quale si amalgamano, assorbendo valori, principi, ideali e
convinzioni o viceversa, anche in questo caso, rigettandoli. Si farà riferimento altresì a realtà che,
seppur nell’accezione singolare, saranno sempre da intendersi nella loro infinita pluralità, come si
vedrà in seguito con l’occhiale pirandelliano.
Con realtà chiusa si rinvierà invece al tipo di realtà individuato nella vicenda di Novecento, vale a
dire un personaggio che vive in un luogo non-luogo, una realtà che aspetta letteralmente di
approdare per concretizzarsi e che, per quel che egli ha vissuto, non avrà contatti col continuo e
inarrestabile movimento del mondo che il personaggio decide di osservare solamente da un oblò,
perché spaventato o, meglio, incredulo e terrorizzato:
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[…] Tutto quel mondo negli occhi/ Terribile ma bello/ Troppo bello/ E la paura che mi
riportava indietro/ La nave, di nuovo e per sempre/ Piccola nave/ Quel mondo negli occhi,
tutte le notti, di nuovo/ Fantasmi/ Ci puoi morire se li lasci fare/ La voglia di scendere/ La
paura di farlo.
1
Insomma, con realtà chiusa si vuole intendere quel tipo di realtà che soffre nel doversi fondere con
altre, che conosce se stessa e che teme il contagio, lo desidera, in qualche misura, ma teme di venire
travolta da un’infinità che non è mai stata capace di concepire in quanto, da sempre, isolata: «C’era
tutto/ Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo/».
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Certo, anche Novecento in qualche modo dialoga e si interfaccia con le diverse realtà che, duemila
anime alla volta, passano dal transatlantico Virginian, ne resta affascinato e le osserva con curiosità,
ma il suo è lo sguardo di un personaggio che queste realtà si limita, appunto, a guardarle con un
certo distacco, ad analizzarle, studiarle e renderle proprie sotto forma di esperienza, non di vita.
Tutto ciò va configurato in quello che è un piccolo spazio di analisi immerso in una stratificazione di
fatti ed eventi storici e culturali che non vanno persi di vista, in quanto hanno forgiato non solo tali
personaggi (Novecento e Moscarda), ma in particolar modo i loro ideatori, gli autori presi in
considerazione in questo specifico contesto, anche perché, come ricorda Vito Fazio Allmayer, «ogni
opera d’arte ha perciò un legame con un “momento storico individuale”, non perché ne dipenda,
ma perché lo esprime e quindi l’eterna».
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Si sta innanzitutto facendo riferimento a un secolo, il
Novecento, un secolo che soltanto ora, come ha recentemente asserito lo scrittore Paolo di Paolo
durante un incontro tenutosi online, sta giungendo alla sua ideale conclusione, che non è mai
necessariamente quella “biologica” dettata semplicemente dal calendario; di Paolo afferma infatti
che
un secolo non finisce solo quando ci si congeda da lui, ma quando lo si è
sufficientemente metabolizzato, perché quel secolo continua a interrogarci, a richiamarci […]
forse il Novecento sta cominciando a finire adesso, ora che un grande trauma collettivo sta
allontanando certe ideologie e paradigmi, creando una forte cesura col secolo scorso.
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1
A. BARICCO, Novecento. Un monologo, Milano, Feltrinelli, 2018 (1994), pp. 57-58.
2
Ivi. p. 56.
3
VITO FAZIO ALLMAYER, Il problema Pirandello, «Belfagor», vol. 12, 1, 1957, p. 20.
4
PAOLO DI PAOLO, conferenza online svoltasi sulla piattaforma Zoom dell’Associazione degli Italianisti sezione didattica,
Gli studenti incontrano gli scrittori: Paolo di Paolo, sul tema Post Novecento Scritture narrative 2000/2020, intervengono
Patrizia Cotugno, Angelo Piero Cappello, Paolo di Paolo, 30/03/2020.
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Verranno quindi analizzate singolarmente le figure dei due personaggi calate inizialmente nei
rispettivi e ristretti contesti, per poi rompere le linee e far dialogare i mondi che rappresentano,
confrontandoli e traendone delle conclusioni.
I.2. Cenni biografici
Per poter sviscerare al meglio ciò che si trova nelle due macroaree prese in considerazione e per
tracciare altre linee che delimitino i confini entro i quali il presente studio propone di muoversi, si
ritengono necessari degli accenni biografici sui due autori, prettamente utili a inquadrare in
particolar modo il contesto entro il quale si inscrivono.
Pirandello nacque da una famiglia benestante il 28 giugno 1867 ad Agrigento (allora Girgenti), Sicilia.
Ciò che maggiormente interessa in quest’ambito è il fatto che, essendo vissuto a cavallo dei due
secoli, vale a dire del XIX e del XX secolo, il drammaturgo siciliano venne forgiato dai due movimenti
culturali predominanti durante quei decenni: Naturalismo e Decadentismo. Inoltre, la tradizione
familiare del Risorgimento restò particolarmente impressa nella formazione ideologica e nella
memoria dello scrittore, tanto che ne trarranno alimento poesie giovanili e temi di alcune delle
opere più significative della sua carriera, quali l’Esclusa o I vecchi e i giovani. In estrema sintesi, la
crisi finanziaria familiare scoppiata in seguito a un allagamento della miniera di zolfo di proprietà
del padre, la malattia mentale della moglie che peggiorerà sempre di più e lo scoppio del primo
conflitto mondiale furono i tre eventi che segnarono la sua vita in maniera drammatica. Morì il 10
dicembre 1936.
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Come per Pirandello, anche in questo caso ci si limiterà a brevi cenni biografici per contestualizzare
l’autore torinese e operare un primo, significativo parallelo tra i due. Alessandro Baricco nasce a
Torino nel 1958 e, come afferma Paolo di Paolo nella conferenza poc’anzi citata, è sicuramente
difficile da cristallizzare in un’unica, rigida forma. Infatti, sottolinea Alessandro Scarsella nella
biografia da lui curata, risulta
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I cenni biografici su Pirandello sin qui riportati sono stati tratti e parzialmente riadattati a partire dall’introduzione a
cura di Nino Borsellino di Pirandello. La rallegrata/L’uomo solo/La mosca, Milano, Garzanti, 2020 (1993), pp. VII-XXIII.