INTRODUZIONE
L’analisi eseguita nel presente elaborato si concentra sui fenomeni criminosi violenti e
seriali, analizzando con particolare attenzione le cause sociali o biologiche allo sviluppo
di condotte violente e criminali.
Nella redazione della tesi ho preso spunto dai principi criminologici espressi dalla
“Scuola Positiva” di Cesare Lombroso e totalmente contrapposti ai concetti della
“Scuola Classica”, i cui caposcuola furono Cesare Beccaria. La prima si basa su
presupposti medico-biologici del cosiddetto uomo-delinquente. Quella Classica
recepisce pienamente la cultura illuminista e, ponendosi in antitesi con il sistema
legislativo penalistico dell’epoca, pone a propria base la garanzia dei diritti umani.
Lo studio si articola illustrando e approfondendo i fattori psicologici che influiscono
sulla formazione di una condotta criminale violenta e i fattori e le alterazioni biologiche
che rendono un individuo propenso a tali condotte.
Successivamente lo studio analizza la questione dell’imputabilità, chiedendosi quanto
influisca la presenza di alterazioni biologiche sulla responsabilità e la colpa di un reo, la
ricerca prosegue trattando di prevenzione del crimine evidenziando proposte di
intervento dal punto di vista psicologico, della salute mentale, biologico, con particolare
riferimento alle nuove terapie proposte per curare la violenza come se fosse un disturbo
effettivo, e proponendo un modello sociale che potrebbe aiutare a far diminuire il
numero di crimini violenti.
Lo scopo di questo lavoro di ricerca è quello di presentare una visione del crimine più
completa dimostrando come i fattori che portano allo sviluppo di condotte antisociali o
criminali siano strettamente in relazione fra loro. Questo lavoro intende evidenziare la
necessità della combinazione di uno studio scientifico-anatomico del cervello umano e
di una ricerca di tipo sociale sui fattori ambientali e circostanziali che influenzano il
comportamento aggressivo, violento (e psicopatico nei casi più estremi) nell'essere
umano.
1.1 La criminologia: albori di una nuova scienza
Cosa si nasconde dietro un assassino? Da dove proviene l’impulso che
spinge un essere umano a commettere sadici omicidi? Conseguenza di
un’infanzia violenta, oppure una predisposizione innata al sadismo?
A queste domande tenta di dar risposte la Criminologia, dal greco “crimen”
e “logos”, vale a dire “Discorso sul reato”, una scienza che studia i
comportamenti criminali, l’insieme consequenziale delle conoscenze empiriche
sul crimine, sul criminale, sulla vittima e sulle condotte socialmente devianti e
sul loro controllo.
In molti sono gli studiosi che ritengono la Criminologia una scienza
“inesistente” per via dell’ipoteticità che caratterizza le sue teorie, ma è fuori
dubbio che debba essere identificata come una scienza empirica fondata
sull’osservazione del reale, in quanto dotata di validità scientifica data dalla
risposta ai criteri fondamentali di sistematicità, vale a dire la strutturazione di un
insieme di conoscenze acquisite riguardo un determinato oggetto, e di
controllabilità, cioè la possibilità di sottoporre le conoscenze acquisite ad un
rigido controllo di validità da un punto di vista empirico e da un punto di vista
logico formale.
Un altro importante fattore che caratterizza la Criminologia è che quest’ultima è
dotata di una capacità predittiva, cioè in grado di formulare previsioni ad
esempio sulla pericolosità sociale di un individuo, e che è identificabile come
una disciplina cumulativa, nel senso che le sue teorie vengono formate in
derivazione le une dalle altre e che quindi le più recenti vanno a correggere,
modificare e migliorare le precedenti.
Essa è considerata come scienza multidisciplinare, dove per multidisciplinare si
intende quella singola branca del sapere che, per il suo autonomo sviluppo,
richiede necessariamente competenze molteplici.
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Quindi la criminologia possiede questa peculiarità in quanto si occupa dell’atto
MALIZIA N., Criminologia ed eventi di Criminalistica, p. 17
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criminoso sotto diversi punti di vista, e dunque in essa si raggruppano e vanno
ad integrarsi le conoscenze esistenti sul fenomeno criminoso preso in
considerazione.
Allo stesso tempo, la Criminologia viene intesa come scienza interdisciplinare,
poiché è presente un dialogo tra le varie discipline autonome con le quali
“collabora” nello studio del comportamento antisociale, con lo scopo di
conoscere le sue cause e di creare validi programmi di trattamento e di
prevenzione.
L’interdisciplinarità, però, dato che il criterio interdisciplinare non può essere
considerato per una sola disciplina, e che presuppone una comunicazione tra più
discipline autonome distinte, viene considerata da molti studiosi come una
specie di espediente epistemologico, essendo l’interdisciplinarità un momento di
contatto funzionale che avviene dopo che le discipline prese in considerazione
hanno affrontato l’oggetto di studio comune, tenendo conto della propria essenza
e delle proprie strategie di interpretazione.
Lo stimato dottore Francesco Bruno s p i e g a c h e c o n s i d e r a r e l a
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Criminologia come una scienza multidisciplinare ed interdisciplinare non è un
pensiero del tutto completo: l’unico punto di riferimento che fornisce un
significato valido, stabile e continuo ad una scienza come la Criminologia è
l’essere umano in quanto elemento essenziale che partecipa in maniera attiva sia
al sistema osservante che al sistema osservato.
Il campo d’indagine della Criminologia è individuabile nell’analisi di atti
criminosi e dei loro autori, delle varie tipologie di reazione sociale alla
criminalità diffusa, e dell’analisi personologica della vittima del reato.
Oltre la criminologia altre scienze, come ad esempio la psichiatria,
l’antropologia criminale e la psicologia, forniscono spunti scientifici
d’applicazione attendibili riguardo lo studio delle scienze criminali.
Nonostante da quando sia nata la Criminologia abbia fatto innumerevoli
progressi, da un punto di vista prettamente scientifico rimangono dei dubbi
Francesco Bruno è un noto criminologo, medico ed accademico italiano.
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riguardo le relazioni sussistenti tra la criminologia e le altre discipline che si
occupano degli stessi studi, quanto vasti sono i suoi confini, e qual è il suo
campo di indagine e cosa ricade sotto la sua osservazione.
Storicamente, la Criminologia muove i suoi primi passi a seguito
dell’affermarsi della cultura illuminista nel Diciottesimo secolo.
Durante questo periodo vengono affrontati in maniera empirica e sistematica gli
studi di eventi criminosi che prima dell’avvento di questa scienza venivano
trattati solo da un punto di vista prettamente morale.
Fondamentale in questo periodo è il trattato del giurista Cesare Beccaria “Dei
delitti e delle pene”, nel quale l’autore si pone con spirito illuminista delle
domande circa le modalità di accertamento dei delitti e delle pene allora in
utilizzo.
Da questo contesto nasce la scuola “classica”, la quale verte sui concetti
liberistici del diritto penale.
I principi illuministi caratterizzano l’idea di pensiero della Scuola Classica.
Alla base di questa scuola vi è il libero arbitrio, l’uomo viene preso in
considerazione assolutamente libero delle proprie azioni e si fonda su due
principi fondamentali: la volontà del colpevole ad effettuare l’azione
delinquenziale; l’imputabilità, cioè che il colpevole comprenda il valore delle
proprie azioni e di determinarsi quindi a compierle. Il senso retributivo della
pena doveva essere: afflittiva, proporzionata, determinata ed inderogabile.
Alla scuola classica si affianca nel Diciannovesimo secolo, con lo sviluppo delle
scienze empiriche quali la psicologia, antropologia e sociologia, la scuola
“positiva”, che nasce dalla convinzione che la scienza possa perfezionare
l’umanità.
La scuola Positiva utilizza un metodo basato sull’osservazione sistematica e
l’accumulazione di prove e di fatti obbiettivi, all’interno di una cornice
deduttiva.
I principali postulati sono i seguenti: il delinquente è un individuo anormale; il
delitto è la risultante di fattori antropologici psichici e sociali; la delinquenza
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non è la conseguenza di scelte individuali ma è condizionata da tali fattori; la
sanzione non deve avere finalità punitive ma mirare alla neutralizzazione e alla
risocializzazione. In questo approccio più che il reato commesso viene
considerata la personalità del criminale. La pena deve avere una funzione di
difesa sociale, che deve perdurare fino alla cessata pericolosità dell’individuo.
Dunque la giustizia deve proteggere i cittadini, la società.
In questa ottica dunque assume priorità l’individualità concreta all’interno di un
approccio individualizzante. Va considerata l’intima natura del criminale, non il
crimine in sé.
La scuola positiva intende il delitto come evento naturale, il delinquente come
un essere il quale rappresenta una singolarità della specie umana da trattare e
studiare con i metodi tipici delle scienze naturali, e introduce la consapevolezza
sul piano penalistico della necessità di considerare in sede di giudizio
l’incidenza della personalità del delinquente.
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Essendo l’oggetto di interesse non più il crimine ma il criminale le pene,
secondo i positivisti, dovevano essere personalizzate e dunque adeguate
all’individuo e non al reato, e la loro erogazione doveva essere lasciata alla
valutazione dei giudici.
Una simile impostazione si sganciava dalla concezione classica che con
Beccaria aveva caratterizzato il sistema punitivo. Per la scuola classica infatti la
punizione doveva essere rapportata alla natura del crimine e tutti sono
responsabili delle proprie azioni.
La scuola positiva si articola in due fazioni: quella che riguarda lo studio
sociologico delle condizioni che favoriscono la commissione “ differenziale” di
reati in base al ceto sociale di provenienza; quella che si concentra sullo studio
dell’uomo in quanto delinquente secondo l’approccio medico-biologico
dell’antropologia criminale.
Picotti L., Cesare Lombroso: un’introduzione all’impatto del suo pensiero sulla teoria del diritto penale. pp. 71 e
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segg. in PICOTTI L., ZANUSO F. (A cura di) L’antropologia Criminale di Cesare Lombroso: dall’Ottocento a
dibattito filosofico-penale contemporaneo. Atti del Convegno Internazionale svoltosi in occasione del primo
centenario della morte presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Verona (!6-17 Ottobre
2009), Napoli, Edizioni Scientifiche italiane.
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1.2 Cesare Lombroso e l’antropologia criminale
Nel corso della sua storia, l’uomo ha sempre cercato di scoprire se stesso tramite
la fisiognomica, cioè lo studio dei tratti somatici del viso.
La fisiognomica ha nel 1800, in piena diffusione del pensiero positivistico, il suo
periodo più brillante nella trattistica scientifica, con le importanti teorizzazioni
antropologiche di Charles Darwin e con quelle criminologiche di Cesare
Lombroso, al quale si deve lo studio biologico della criminologia.
Nato a Verona nel 1835, Marco Ezechia Lombroso, meglio conosciuto come
Cesare, è stato un personaggio di importanza fondamentale: medico, sociologo e
filosofo, antropologo e giurista, nonché riconosciuto come il padre della
criminologia moderna e uno degli esponenti più conosciuti della scuola
positivista.
Lombroso era un intellettuale il quale metteva a disposizione le sue ricerche,
aborriva la logica retributiva e sottolineava la funzione della punizione per la
difesa della società.
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Sostenne con animo la riabilitazione dei criminali, seppure allo stesso tempo era
convinto del fatto che chi nasceva criminale fosse un individuo che non poteva
essere aiutato a migliorare, quindi era a favore della pena di morte.
Condivideva la concezione materialistica del naturalismo positivo di Carl V ogt,
secondo cui il pensiero non è altro che una secrezione del cervello così come la
bile per il fegato e l’urina per i reni. Altre figure rilevanti che hanno influenzato
gli studi del Lombroso furono sicuramente: Jacob Moleschott, che ne Il Circolo
della vita, opera pubblicata nel 1852, sosteneva che la volontà degli uomini
fosse un’espressione necessaria di una particolare condizione del cervello, che le
categorie del bene e del male non sono morali ma naturali, in quanto rispondono
appunto a leggi naturali, e che quindi il bene è legato alla riproduzione e alla
sopravvivenza della specie e invece il male è vincolato a tutto quello contrasta
Wolfgang, M.E., Cesare Lombroso, in H. Mannheim, “Pioneers in Criminology”, Patterson Smith, Montclair, N.J,
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1973, pp. 232-91.
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