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Abstract
Con este trabajo voy a analizar un género literario, y en particular la obra "El Lazarillo de Tormes",
centrándome más en todos aquellos aspectos que definen este género como tal.
La novela picaresca despertó inmediatamente mi interés gracias a su acertada representación de la
sociedad española del siglo XVI, especialmente en lo que se refiere a los aspectos negativos y
mezquinos que esta sociedad oculta. Todo esto es narrado por el protagonista de estas obras, el
pícaro para ser precisos: un pobre individuo sin lazos familiares que debe sobrevivir apoyándose
exclusivamente en su astucia e ingenio. Gracias a este personaje, el narrador puede atacar a la
sociedad de la época de manera efectiva, usando la ironía en particular. El pícaro es considerado,
por lo tanto, el nuevo antihéroe que, impulsado por su instinto, debe ganarse un lugar estable en la
escala social, a pesar de la adversa fortuna en la que se encuentra.
Gracias a El Lazarillo de Tormes podemos ver todo esto, especialmente en lo que se refiere al
aspecto clerical: con el servicio prestado por nuestro protagonista a sus maestros, a menudo
pertenecientes al mundo eclesiástico, podemos ver muchas cualidades negativas que componen esta
institución, que sólo piensa en el beneficio personal. Además de esto podemos ver la lucha por la
supervivencia que lleva a cabo nuestro protagonista, que tiene que conseguir comida para no morir
de hambre. Lázaro es un personaje que, al crecer, descubre cómo funciona realmente el mundo que
le rodea y, en consecuencia, hace todo lo posible para lograr sus dos objetivos principales: comida y
una estabilidad económica. Estos objetivos, aunque se logren en cierto sentido, no pueden
considerarse un verdadero triunfo: Lázaro no logra el éxito, porque para aceptar los valores
materiales debe abandonar los valores abstractos, como la dignidad y el orgullo. Los valores
morales de este personaje se invierten con el tiempo, signo de una sociedad corrupta que moldea
negativamente el pensamiento del propio protagonista y de tantos individuos que se consideran
débiles.
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Introduzione
Nascita del romanzo picaresco
A partire dal XVI secolo riesce a spopolare in Spagna la letteratura picaresca, un genere letterario
che vede la sua nascita nel 1554 con la pubblicazione da parte di un autore anonimo del libro Vida
de Lázaro de Tormes: de sus fortunas y adversidades. Il genere però raggiunge il suo picco
massimo di produzione nel ‘600, secolo in cui, vengono pubblicate le due parti del Guzmán de
Alfarache di Mateo Alemán rispettivamente nel 1599 e nel 1604. Tra le opere più importanti
ricordiamo anche La vida del Buscón di Francisco De Quevedo pubblicata nel 1626 e la Segunda
parte del Lazarillo de Tormes di Juan de Luna nel 1620. Oltre a quelle appena citate, possiamo
aggiungere quei romanzi appartenenti al genere picaresco che hanno come protagonista il
personaggio al femminile: la picara appunto. A tal proposito possiamo ricordare La pícara Justina
scritta nel 1605 dal medico e scrittore spagnolo Francisco López de Úbeda, e La niña de los
embustes: Teresa de Manzanares di Alonso de Castillo Solórzano scritta nel 1632.
Dalla seconda metà del XVI secolo sono numerose le traduzioni in tutta Europa, ma non solo:
alcuni paesi europei come Germania, Francia e Inghilterra non si limitano alle traduzioni, ma
provano, anche con un certo successo, a portare questo genere letterario nelle loro società,
riadattandolo in maniera più o meno invasiva in base al loro contesto sociale e culturale. La
picaresca arriva quindi in Inghilterra nel 1594 con Thomas Nashe che scrive The Unfortunate
Traveller trovando ispirazione proprio nel Lazarillo de Tormes. Questo genere continua nei secoli
successivi con Daniel Defoe e Henry Fielding e proprio quest’ultimo riuscirà ad influenzare
profondamente la letteratura inglese del XVIII secolo con il suo romanzo capolavoro Tom Jones
pubblicato nel 1749.
Per quanto riguarda il genere picaresco francese possiamo ricordare Gil Blas di Santillana scritto da
Alain-René Lesage e pubblicato per la prima volta nel 1715 e invece, per quanto riguarda la
picaresca tedesca non possiamo non citare L'avventuroso Simplicissimus (Der abenteuerliche
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Simplicissimus Teutsch) scritto nel 1668 da Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen,
considerato il primo romanzo di avventura scritto in lingua tedesca.
Le origini del genere picaresco
Ritornando alla nascita di questo genere letterario, può sembrare strano che nonostante il Lazarillo
de Tormes abbia avuto tanta risonanza all’interno della società spagnola si debba aspettare mezzo
secolo affinché questo genere riesca a fiorire. In questo caso bisogna considerare il periodo di
Filippo II in cui risultava complicato lo sviluppo di questo genere. La componente erasmista del
Lazarillo, con la sua satira anticlericale creava una sorta di prevenzione allo sviluppo di questo
genere. Difatti, la Primera parte del Guzmán de Alfarache di Mateo Alemán venne pubblicata nel
1599, un anno dopo la morte di Filippo II e periodo in cui si hanno dei cambiamenti dovuti al
Barocco.
Nonostante il Lazarillo possa costituire la nascita e la prima tappa di questo genere letterario, che
ebbe piena espansione nel XVII secolo, contiene comunque alcune differenze rispetto alla picaresca
barocca, più o meno sostanziali, che riguardano quasi esclusivamente lo stile. Queste differenze
sono dovute al lungo lasso di tempo che intercorre tra il Lazarillo, appunto, e il Guzman: tempo
durante il quale la letteratura subisce cambiamenti notevoli proprio per la diffusione del Barocco
che porta novità attraverso il gusto per il bizzarro e l’insolito, opponendosi così al gusto classico e
moderato che vigeva nel secolo precedente. A tal riguardo possiamo tenere in considerazione il
pessimismo sistematico e l’aggiunta di abbondanti riflessioni morali: caratteristiche che, presenti
nella maggior parte dei romanzi picareschi, sono lontane dal simpatico Lazarillo, dalla sua
naturalità prodigiosa, dal suo realismo senza deformazioni grottesche, dall’atmosfera di verità che
avvolge tutte la storia.
1
Come scrive Juan Luis Alborg:
1
J. L. Alborg, Historia de la Literatura Española II, Editorial Gredos, Madrid, 1970, p. 454
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“El Lazarillo contiene todos los gérmenes que la picaresca posterior tenía que hacer fructificar,
sólo que en una medida que podríamos calificar de clásica, y que la picaresca barroca -la propria,
pues, dado que constituye un grupo inconfundible -tenía que exagerar y retorcer; reservándose, a
lo mejor, tan sólo -para beber en él con preferencia o con exclusión de los demás- alguno en
particular de los canales que el Lazarillo había llevado a su cauce.”
2
Anche Américo Castro ha sottolineato questa particolarità che viene spesso trascurata ma racchiude
tanta importanza:
“Suele mirarse el Lazarillo de Tormes como la primera manifestación del género picaresco. Es
exacto, aunque debe tenerse en cuenta un matiz importante: que el Lazarillo es fuente y punto de
arranque del género picaresco, pero encierra al mismo tiempo gérmenes de una visión de la vida
más compleja que la adoptada por las obras clásicas de ese género, en las que, sobre todo,
pensamos al decir novela picaresca. [...] En el Lazarillo falta el tono amargo, el encallecido y
estático pesimismo que consideramos consustancial con el género picaresco. De esta encantadora
orbita podían derivarse novelas picarescas; pero, al mismo tiempo, algo más. Si Mateo Alemán
sume en él sus raíces, también Cervantes recoge allá elementos para su sintetíco realismo.”
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Appurato ciò, con il Lazarillo de Tormes nasce un nuovo genere letterario che vedrà il suo picco di
produzione nel XVII secolo, con l’avvento del Barocco appunto, e gli scrittori successivi potranno
sviluppare e amplificare queste caratteristiche che il Lazarillo ha messo a disposizione.
2
Ibid.,p. 455
3
A. Castro, El pensamiento de Cervantes, Cit in “Historia de la Literatura Española II”, pp. 455-456
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CAPITOLO I:
Tratti generali del romanzo picaresco
1.1. L’etimologia della parola “picaro”
Il primo problema che ci assale, a questo punto, è la storia e l’etimologia della parola picaro che,
nel corso degli anni ha subito di certo non poche discussioni. La parola in questione appare per la
prima volta nel 1548 in un passo della carta del Bachillier de Arcadia che viene attribuita a Diego
Hurtado de Mendoza.
L’interpretazione più antica mette in relazione picaro con il latino pica, secondo la quale la parola
si riferiva a “miserabile”, dal momento che gli antichi romani usavano legare i propri prigionieri, al
fine di venderli come schiavi, ad una sorta di palo o bastone conficcato nel suolo.
L’interpretazione più accreditata, invece, prende come oggetto di studio la radice pic, derivante da
picus (picchio), con il valore di picar che ha come significato letterale “punzecchiare, pizzicare,
beccare”. Questa parola acquisisce anche il significato di “aprirsi il cammino con grande sforzo”, e
da qui si evolve fino a diventare “il mendicante o il ladro”.
Joan Corominas fa notare che la parola pícaro viene utilizzata anche come sinonimo di sguattero
delle cucine, e di conseguenza il verbo picar avrebbe incluso anche il “rubacchiare”. In ogni caso,
ci sono testimonianze anteriori che riescono a dimostrare che il picaro si occupa anche di faccende
differenti, e non solo di quelle che riguardano la cucina.
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Bisogna sottolineare che con l’avvento della letteratura picaresca questo termine diventa un
importante elemento di studio, al quale si attribuiscono diverse interpretazioni e diverse origini.
Fonger de Haan suggerisce un’origine araba in cui vengono associati i picaros con i ganapanes che
4
F. S. Escribano, Pícaro no consta en el libro de guisados de Ruperto Nola, in “Romance Notes”, vol. 9, n° 1, 1967, pp.
163-165, p. 164. JSTOR, www.jstor.org/stable/43800367