INTRODUZIONE
Il mio lavoro di tesi studia l’automazione nel giornalismo sia a livello di produzione di
notizie sia dal punto di vista della ricezione da parte delle persone. L’innovazione
tecnologica negli anni ha migliorato la produzione giornalistica, fino ad arrivare ai recenti
progressi nello sviluppo dell’intelligenza artificiale che hanno dato alla luce una tecnologia
in grado di produrre automaticamente testi. Conoscere le notizie è importante, fondamentale,
per comprendere la realtà e strategicamente necessario per porre le basi per le scelte future.
La tecnologia Natural Language Generation (NLG), che sta alla base del giornalismo
automatizzato, consente di avere una generazione di notizie più veloce, su scala più larga e
di automatizzare compiti ripetitivi e meccanici.
L’obiettivo della presente ricerca è quello di descrivere, nei primi due capitoli, il fenomeno
del giornalismo automatizzato partendo dalla sua genesi: dal vecchio modello di giornalismo
passando per la transizione dal cartaceo all’online fino ad arrivare alle prime tecnologie
algoritmiche. Analizzerò il funzionamento del nuovo modello giornalistico, descriverò che
ruolo ha l’automazione, in quali momenti della produzione si inserisce, l’importanza dei
social network, il ruolo dei giornalisti e dei lettori. Darò spazio anche all’etica giornalistica,
discutendo quando gli algoritmi possono mettere in pericolo la missione giornalistica.
Nell’ultimo capitolo, investigherò sulla consapevolezza che le persone hanno degli algoritmi
come meccanismo del giornalismo automatizzato e del loro relativo impatto, analizzando un
piccolo campione di persone esplorativo e non rappresentativo che include lettori dei giornali
online tra i 20 e i 30 anni.
CAPITOLO 1
Approccio teorico all’automazione.
1.1 Il vecchio modello di giornalismo.
La funzione del giornalismo è la ricerca e la comunicazione delle notizie utilizzando ogni
mezzo di pubblicazione. Tramite esso si producono e si divulgano informazioni sul mondo
di interesse e importanza pubblica. Assieme a molte istituzioni, come il sistema scolastico e
le organizzazioni scientifiche, è un organismo considerabile moderno in quanto la sua storia
ci porta tra duecento e trecento anni (Schudson, 2011). Questo perché dall’innovazione di
Gutenberg, la rivoluzione della stampa rimane per diverso tempo inavvertita e per più di tre
secoli manca un contatto col grande pubblico congelandone ulteriori sviluppi tecnologici.
Dall’ottocento in poi la società civile si fonde col mondo delle comunicazioni e il ritmo del
progresso tecnico aumenta senza sosta (Gozzini, 2020). Come scrisse lo studioso dei media
John Hartley (1996) le notizie sono “la pratica di creazione di senso della modernità” come
un’energia in grado di erigere l’esperienza pubblica, che costruiscono un terreno comune per
ciò che è reale e importante. Le informazioni sono filtrate da un sistema di valori che
prendono in considerazione o meno gli eventi. In passato i giornalisti, per concepire una
storia, analizzavano i dati che ottenevano a seguito di una meticolosa investigazione,
andando alla fonte della notizia e facendo interviste. Le problematiche di questa procedura
erano: la lista di fonti cioè la rete del redattore che nonostante potesse essere allargata non
era troppo diversificata e grande; la trascrizione delle notizie manualmente (da registrazioni
audio); la raccolta di notizie, un processo lento e manuale che derivava anche dalle
conoscenze istituzionali ottenute in redazione; la mancanza di consapevolezza sul feedback
del pubblico o meglio la totale non considerazione, il newsmaker scriveva immaginandosi
un pubblico con l’aspettativa di allargare massivamente la sua cerchia di lettori; l’assenza di
aggiornamenti in tempo reale (Marconi, 2020). Il progredire delle nuove tecniche innestate
nella comunicazione e la crisi della carta stampata hanno contribuito a un processo di
riassetto di questi equilibri e la nascita di altri.
1.2 La transizione dal cartaceo all’online.
Il periodo storico alla fine del ‘900 viene descritto come “il giornalismo della quarta
generazione” e fa riferimento al giornalismo globale e della comunicazione-mondo. La data
simbolica del suo inizio è il 1983, quando la rivista statunitense Time dedica la sua copertina
di “uomo dell’anno” al personal computer (Gozzini, 2020). Con la diffusione di Internet a
banda larga negli anni ‘90, la produzione giornalistica si è evoluta nell’ambito digitale. Si è
passati dai primi tentativi di video-testo in cui i giornali testavano la trasmissione di
contenuti di notizie come se fossero computerizzati e in maniera formale, ai blog con forme
espressive personali e diaristiche. Chi pubblicava erano non solo scrittori e giornalisti ma
anche utenti del web. Il loro scopo era spesso voler plasmare l’agenda pubblica su questioni
che li riguardavano in prima persona. Con lo spostamento delle pubblicità principalmente
online, si creò una falla nei guadagni dei giornali cartacei. Le testate si sono mosse nel world
wide web con un sistema basato su un misto di accesso gratuito, abbonamenti e ricavi
pubblicitari. I marketer intervennero chiedendo agli editori online di fornire loro
informazioni sugli utenti che visitavano il sito. Queste sono state fornite attraverso i
“cookie” ossia file di servizio di tracciamento che memorizzano informazioni dettagliate sul
comportamento degli utenti su internet. I curatori li utilizzano per stabilire dei tassi di
interesse nei loro confronti, utilizzando i numeri delle visite con gli inserzionisti come
incentivo per la vendita di spazi pubblicitari (Christin, 2020). Tale pratica è utile per dare ai
fruitori dei pezzi un servizio gratuito che avrebbero pagato coi loro dati personali, in modo
tale da permettere alle testate di offrire contenuti rilevanti con un discreto tasso di
coinvolgimento e inoltre fornire alle aziende un risconto immediato sul numero di lettori nel
momento in cui queste vogliono comprare uno spazio per un annuncio all’interno della
pagina.
1.3 Il giornalismo automatizzato.
Nel 1958 dei ricercatori dell’IBM crearono un programma che aveva le potenzialità di
esaminare ogni frase di un documento di ricerca o un articolo di giornale ed estrapolarne
l’idea chiave (Luhn, 1958). Era un sistema avanguardistico di analisi dati che permetteva di
trasformarli in informazioni, informazioni in conoscenza e da conoscenza in strategie in
grado di orientare un processo decisionale. Nel 1976 fu fatto un passo in avanti quando
nell’università di Yale fu realizzato Tale-Spin. La macchina scrisse, interamente da sola, un
racconto tramite un algoritmo che le dava le potenzialità per inventare storie e favole
semplici (Meehan, 1976). Gli sviluppatori scelsero alcune impostazioni iniziali per
indirizzare l’algoritmo a creare delle vicende quando una persona inserisce particolari
informazioni. Era basato su tre livelli di simulazione del mondo: intenzionalità dei
personaggi, relazioni interpersonali e causalità fisica. Fu un tipo di tecnologia che al tempo
ebbe risvolti inediti.
Questo modello venne poi ricostruito da programmatori, cambiando gli algoritmi e facendo
nascere il giornalismo automatizzato. L’automazione nel giornalismo o giornalismo
computazionale dà un valore aggiunto alle informazioni ottenute dai dati estratti da un bot,
ed è “un dispositivo o sistema che realizza (parzialmente o completamente) una funzione
che era precedentemente, o potrebbe essere, svolta (parzialmente o completamente) da un
operatore umano” (Parasuraman, 2000). I bot utilizzano gli algoritmi per elaborare una
grande mole di dati che verrà rielaborata per la pubblicazione successiva di notizie nei
giornali (Webb, 2015). Ciò è realizzabile grazie all’intelligenza artificiale (IA), descritta
come un sistema informatico “in grado di eseguire compiti che normalmente richiedono
l’intelligenza umana” (Hansen, 2017) e rende possibile l’automazione. Questa viene svolta
dagli algoritmi che possono prendere decisioni di alta qualità, a seconda di come sono stati
studiati e impostati, di farlo in modo molto rapido e su larga scala. Si compie un’ibridazione
di scelte tra uomo-macchina, dove i dati sono usati come materia prima e distinti dal
contenuto. Dei sensori li raccolgono, li estraggono da archivi di comunicati e degli algoritmi
li analizzano per ricavarne la loro essenza. Di vitale importanza nel processo è il riscontro
dei consumatori di notizie (Marconi, 2020). Grazie a questo si capisce se un argomento vale
la pena di essere sviluppato oppure se virare su altro, dato che i contenuti portano profitti,
vista anche una certa prevedibilità nel conoscere i gusti degli individui. Per questo i
programmatori inseriscono dei “criteri di notiziabilità”, che consentono di velocizzare il
funzionamento del bot sulla scelta di importanza nelle notizie (Diakopoulos, 2014).
I corrispondenti oltre basarsi su questi principi possono ricercare altri canoni per il
potenziamento degli elementi grezzi raccolti. Uno di questi è il modello di Taylor (1986)
secondo cui vengono identificate almeno quattro dimensioni di valore che i giornalisti
aggiungono all’informazione nel loro lavoro quotidiano: 1) qualità, che fa riferimento alle
informazioni e le conoscenze prodotte dai giornalisti affinché siano prese in considerazione
nella società per trarre conclusioni valide e attendibili; 2) usabilità, si intende il modo in cui
le notizie si consumano in un dispositivo di un utente o la possibilità che siano rilevanti per
un certo tipo di fruitore rendendole più memorabili; 3) riduzione del rumore, quando le
opzioni ricadono sull’inserimento o rifiuto di notizie, cercando di mantenere obiettività; 4)
adattabilità, le informazioni devono essere utilizzate in contesti precisi per dare un senso a
problemi peculiari, questo è il caso di come si presenta la notizia a seconda dell’angolazione
data per raccontarla e quindi indirizzarla a un particolare lettore anche per offrirgli
l’opportunità di indentificarsi con gli altri o intrattenerlo (Diakopoulos, 2019). Questi
passaggi sono tutti volti al catturare l’attenzione di chi riceve il messaggio nella
comunicazione, attraverso una raffinazione delle argomentazioni per un confezionamento
più attraente possibile nella vastità del mondo della stampa.
1.4 Le tecnologie del nuovo modello giornalistico.
Esistono svariati strumenti tecnologici, a cui fanno riferimento i curatori per la produzione
di notizie, che integrano l’intelligenza artificiale. Ottimizzando il funzionamento delle
redazioni, hanno posto le basi per un nuovo modello giornalistico.
1.4.1 Gli algoritmi.
Gli algoritmi sono una serie di passaggi o istruzioni che se intrapresi permettono di risolvere
un problema peculiare o ottenere un risultato predefinito. All’interno della produzione delle
notizie giornalistiche il loro utilizzo aiuta ad affrontare quesiti che richiederebbero molto
lavoro ripetitivo o più persone. Il modo in cui sono concepiti rispecchia l’ideologia
giornalistica e l’obiettivo è potersi affidare a un codice per poter accontentare le
responsabilità etiche della professione (Friedman et al., 2006). L’algoritmo da un lato
garantisce criteri di calcolo neutri e per questo si affida la responsabilità dei risultati dedotti
a una macchina. Nondimeno questo è stata pianificato da esseri umani e per questo ha dentro
sé gli stessi valori, credenze e pregiudizi perciò implica una certa soggettività.
Nel 2016 Panama Papers è stato il frutto di una grande indagine di notizie su un enorme
numero di documenti che ha permesso di ottenere il massimo rendimento dall’informatica
attraverso la collaborazione di centinaia di giornalisti investigativi per l’interpretazione
contestuale di ciò che trovavano (Diakopoulos, 2019). È stata impostata una divisione del
lavoro ripartita tra i compiti automatici da parte del computer e dall’altra i professionisti che
analizzavano i risultati, combinando capacità di calcolo delle macchine e competenze
umane. Il vantaggio che si ottiene è la velocità nell’analisi.