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INTRODUZIONE
Il primo maggio del 1946 Margherita Zoebeli apriva le porte del suo centro educativo
italo-svizzero alla popolazione riminese colpita dai numerosi bombardamenti subiti
durante la seconda guerra mondiale. Il primo maggio del 2020, in piena pandemia,
iniziavo a scrivere il presente lavoro di tesi. Una particolare ma bella coincidenza che
ho deciso quindi di riportare. Oggetto della presente tesi, dunque, è il centro educativo
italo svizzero di Rimini.
La motivazione che mi ha spinto a realizzare questo lavoro nasce, naturalmente, dalla
mia esperienza lavorativa presso il CEIS. Il CEIS infatti mi ha aperto le porte del suo
“Villaggio” già nel 2016, anno in cui ho deciso di svolgere il tirocinio come educatrice
presso, appunto, questa struttura. In quei mesi ho avuto la possibilità di scoprire una
scuola ed un metodo del tutto rivoluzionari e “fuori dal normale”. Ricordo che rimasi
molto sorpresa (non conoscevo ancora praticamente nulla riguardo a questa realtà),
specialmente nel vedere l’assenza della cattedra in aula. Ma questo è solo un esempio
delle tante caratteristiche del CEIS che mi hanno colpito, giorno dopo giorno, anche
negli anni a seguire. Inoltre, studiando i testi e la bibliografia riguardanti il CEIS, sono
venuta a conoscenza di un momento storico molto particolare che ha vissuto la mia
città: la seconda guerra mondiale. Rimini infatti è risultata una città estremamente
colpita dai bombardamenti e quindi ha notevolmente risentito delle conseguenze del
conflitto bellico.
Questo elaborato, dunque, è stato realizzato allo scopo di fornire una presentazione
(naturalmente non esaustiva) del CEIS di Rimini, scuola presso la quale ho prestato il
mio servizio di educatrice per circa tre anni scolastici, dal 2018 al 2020. L’obiettivo è
dunque quello di mostrare una panoramica della struttura educativa e della sua
pedagogia partendo dalla storia fino ai giorni nostri.
Nello specifico, una parte del lavoro è dedicata all’analisi della pedagogia del CEIS
attraverso fotografie ed immagini (la maggior parte delle quali scattate da me), allo
scopo di evidenziare come appunto una pratica educativa possa scaturire da oggetti
semplici e di uso quotidiano. Ed è appunto attraverso la rappresentazione grafica di
questi elementi che verrà spiegata la loro valenza pedagogica.
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In particolare, nel primo capitolo è riportata la storia del centro educativo. Si parte da
una breve presentazione della biografia di Margherita Zoebeli, dalla sua nascita fino al
suo arrivo a Rimini, per poi concludere con gli ultimi anni della sua vita. La creazione
del CEIS, invece, viene presentata non solo in riferimento alla storia e quindi il suo
percorso cronologico, ma anche in riferimento all’architettura che, come vedremo, ha
notevolmente influenzato (e influenza tutt’ora) la pedagogia del CEIS. Infine vengono
analizzate la pedagogia e la metodologia adottate da Margherita al centro educativo,
le quali si sono spesso trovate in contrasto con le ideologie dell’epoca. Dunque
vedremo come Margherita Zoebeli sia entrata in contatto con diverse figure
significative del tempo e come sia stata inoltre influenzata da essi, in particolare da
Maria Montessori.
Il secondo capitolo rappresenta invece, come accennato in precedenza, il CEIS
attraverso le fotografie e attraverso gli occhi dei bambini con i loro disegni. Dopo una
breve introduzione che riguarda l’uso, l’importanza e il significato della fotografia nei
contesti scolastici e l’interpretazione del disegno del bambino, si analizza appunto la
pedagogia del CEIS attraverso le fotografie dei suoi elementi caratteristici e attraverso
i disegni dei bambini che lo raffigurano.
Il terzo ed ultimo capitolo tratta dell’attualità e del futuro del CEIS. Si presentano quindi
i servizi e le strutture odierne, per approfondire poi il rapporto del centro educativo con
il Comune di Rimini (dal passato al presente). Un paragrafo è dedicato al lavoro che il
CEIS ha svolto fin dal passato e per il quale si mostra all’avanguardia ancora oggi:
l’integrazione dei bambini disabili, un argomento al quale tengo particolarmente data
la mia esperienza lavorativa presso il CEIS nel ruolo, appunto, di educatrice di
sostegno ad alunni disabili. Infine vengono accennate le prospettive future del CEIS,
sia a livello economico che progettuale.
Questo lavoro, dunque, vuole essere un esempio e una presentazione di una realtà
educativa rivoluzionaria e all’avanguardia, con i suoi metodi e la sua pedagogia mai
del tutto esplicitati e/o formalizzati. Un modello di pedagogia e di educazione che è
stata spunto di molte iniziative e personaggi noti in ambito pedagogico di tutto il mondo.
Questo è il centro educativo italo-svizzero di Rimini.
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MARGHERITA ZOEBELI E LA NASCITA DEL CEIS
“Sono convinta che solo l’educazione è capace di cambiare il mondo”.
(Margherita Zoebeli)
1.1 BIOGRAFIA
Poco si sa della vita privata di Margherita Zoebeli, educatrice e pedagogista
rivoluzionaria del Novecento italiano. Infatti non parlava quasi mai delle sue origini e
della sua infanzia, risultava attenta e riservata, non desiderava esaltare il proprio ruolo
e la propria professione di direttrice, sempre consapevole però di quanto le sue scelte
e le sue esperienze di vita fossero state significative nell’orientare le sue pratiche
lavorative. Risulta perciò una figura poco conosciuta, non solo a suo tempo ma
tutt’oggi, e non solo nell’ambiente educativo e tra studiosi in generale ma purtroppo
anche tra pedagogisti sociali e di comunità, suo ambito di riflessione principale (De
Maria, 2015).
Margherita nasce a Zurigo nel 1912. Vive in periferia, in una casa con un grande
giardino, al quale lavora ogni sabato pomeriggio, da bambina, con il padre, piantando
e raccogliendo, prima della merenda. La domenica, invece, andavano nel bosco con
tutta la famiglia riunita. In inverno la casa ospita degli uccelli e a Margherita spetta il
compito di dar loro da mangiare. Sogna, da bambina, di diventare una contadina e di
vivere in campagna, in mezzo alla natura e agli animali. Questo amore per la natura,
come vedremo in seguito, se lo porta dietro per tutta la vita (De Maria, 2012).
Proviene da una famiglia di ceto medio, socialista e protestante. Suo padre Ernst (nato
a Zurigo nel 1888) è un meccanico specializzato che lavora al Politecnico di Zurigo
dove si occupa della riparazione degli strumenti scientifici per la misurazione dell’aria,
dei venti e della stratosfera. Questo permette a Margherita di assistere al primo lancio
fuori dall’atmosfera terrestre. Inoltre il padre è un attivo sindacalista nel Partito
Socialista svizzero, motivo per il quale viene anche arrestato durante lo sciopero
generale del 1918. Di conseguenza, all’interno del Movimento operaio e socialista
svizzero si rafforza un ideale fortemente riformista. In casa, quindi, si parla spesso di
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politica (ad esempio, del pericolo della plastica nel futuro e, come vediamo ai giorni
nostri, purtroppo la previsione si è realizzata), grazie anche alla presenza di un zio
comunista, partito poi per la Russia a seguito della Rivoluzione d’ottobre con lo scopo
di vivere e lavorare in un kolkhoz, una fattoria di proprietà collettiva e quindi non
individuale come era consuetudine all’epoca. Nel 1924 l’assassinio del deputato
socialista Giacomo Matteotti crea in Margherita, allora dodicenne, e nella sua famiglia,
grande scalpore e sconcerto. In ombra la figura della madre, Frida Schiess. Margherita
ha un fratello (Ernst nato nel 1913) e una sorella (Irma, nata nel 1914), cresciuti tutti
con una forte responsabilizzazione e impegno nello svolgere ed aiutare nei servizi
domestici (ibidem).
La formazione di Margherita, dopo aver frequentato il liceo scientifico ed aver
intrapreso gli studi, poi interrotti per cercare di un lavoro a causa di problemi familiari
(infatti il padre inizia una relazione con un’amica di Margherita e i suoi genitori si
separano, rompendo ogni rapporto con il padre) e della crisi economica del tempo
(primi anni Trenta), presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Zurigo, è
stata definita da lei stessa di due tipi. La prima, teorica, di impronta classica, durante
gli anni di frequentazione dell’Istituto magistrale, con lo studio della storia, della
pedagogia, della didattica e della metodologia. Si abilita all’insegnamento per la scuola
dell’obbligo presso l’Università di Zurigo con un corso di pedagogia differenziale
(centrata sull’educazione dei bambini con difficoltà di sviluppo) e curativa. La biblioteca
di Margherita risulta molto ampia e varia. Troviamo infatti testi di scienze sociali,
scienze politiche e pedagogiche di riferimento libertario, eretico e principalmente di
tipo minoritario. La seconda formazione, invece, è di tipo più pratico ed esperienziale
grazie alla lettura di grandi autori del socialismo ottocentesco (del Movimento
cooperativo dell’Ottocento) tra cui Michail Bakunin (1814-1876), Jack London (1876-
1916), William Godwin (1756-1836), Owen, Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865) e il
pedagogista Ivan Illich (1926-2002) e grazie anche all’adesione al Partito socialista (un
socialismo, in realtà, utopistico, libertario, antidogmatico, simile all’anarchismo inglese
ottocentesco) e all’adesione al Movimento della gioventù socialista (movimento
operaio europeo), nel quale si discute di democrazia e di giustizia e con i quali
partecipa a dimostrazioni in piazza (ad esempio in occasione del conferimento a Benito
Mussolini della laurea ad honorem da parte dell’Università di Losanna).
Margherita è riuscita, nella sua formazione e poi in seguito nella sua pratica, a unire e
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tenere insieme ideali e concetti liberali, pragmatici e di giustizia con la ricerca e la
sperimentazione, in modo tale da rendere concreto il suo pensiero libertario. Il CEIS
quindi rappresenta la concreta unione di questi ideali di provenienza così diversa tenuti
ma insieme da una persona al tempo stesso modesta e radicale, libera e ostinata.
Infatti, tra i tanti personaggi che sono passati al CEIS, molti di questi erano
appartenenti al ovimento anarchico, tra intellettuali in genere e attivisti. Margherita è
stata, appunto, influenzata pedagogicamente dal movimento anarchico e dalle loro
idee che si possono notare anche nella sua personalità tipica ottocentesca: austera e
ordinata.
Margherita partecipa anche ad una manifestazione per l’opposizione all’invasione
italiana fascista in Etiopia, nel 1935. La Società delle Nazioni condanna in seguito
l’aggressione e impone una sanzione economica, quindi il governo fascista decide di
chiedere dell’oro agli italiani da donare alla patria (la fede nuziale in cambio di un
cerchietto di ferro). Sorprendentemente questo fu il momento di maggior consenso, da
parte del popolo italiano, allo Stato fascista e, di conseguenza, allo scoppio della
Seconda guerra mondiale (in effetti, davanti ad una proposta del genere ci si
aspetterebbe una reazione completamente diversa da parte della popolazione). Infatti,
anche nel resto d’Europa, pochi erano i veri e convinti combattenti e sostenitori della
democrazia, solo la Svizzera, la Francia e la Gran Bretagna restano paesi democratici
durante in secondo conflitto mondiale (ibidem).
Volendo ripercorrere storicamente la pedagogia che ha regnato nel periodo di vita di
Margherita, ne possiamo distinguere di tre tipi fondamentali:
1. Pedagogia del tempo di crisi (anni Trenta), anni di dittature ma anche di
democrazia dei fronti popolari, ad esempio quello francese che porta a grandi
conquiste sociali (come le ferie pagate) e pedagogiche come le colonie di
vacanza realizzate dai transalpini. A metà dello stesso decennio nasce in
Francia, con Freinet (sostenitore di una pedagogia popolare per la creazione di
una società più equa e democratica), il Movimento della scuola attiva, mentre
negli Stati Uniti nascono le scuole democratiche di Dewey, nel periodo del New
Deal di Roosevelt;
2. Pedagogia del tempo di guerra (anni Quaranta) con Janusz Korczak (1878-
1942) pedagogista che opera nel ghetto di Varsavia con i bambini ebrei che
finiranno nei forni crematori, quindi parla della necessità di prepararli alla morte.