28
In conclusione, un cambiamento importante si è verificato a seguito del processo di
allineamento tra normative europee e IFRS e US Gaap; il processo di armonizzazione, che
vede protagoniste anche le Direttive di cui abbiamo parlato, obbligava gli Stati membri
dell’ UE a prendere parte del percorso, con lo scopo di far scomparire sempre di più ogni
divergenza, idealizzando una sorta di un unico sistema globale.
1.4. Introduzione ed evoluzione del fair value.
Essere abituati all’applicazione del costo storico come elemento basilare nelle
valutazioni, fa pensare che sia quasi irrealizzabile poter parlare di nuovo criterio per il
bilancio di esercizio. Si denota, quindi, una certa “fuga” da quella che potrebbe essere
definita la teoria pura che è stata alla base del nostro sistema aziendale per millenni.
COMUNICAZIONE EUROPEA N. 359/2000
Direttiva 2001/65/ CE
Direttiva 2003/51/CE
Direttive CEE intese a
modificare la IV Direttiva
per adeguarle alle nuove
esigenze imposte
dall’adozione degli IAS.
Proposta di regolamento
volta ad indurre l’obbligo
per le società UE di
applicare gli IAS ai bilanci
consolidati.
Regolamento Comunitario
N. 1606/2002
Fonte: Agliata F. et al., 2013, Il bilancio secondo i princìpi contabili internazionali IAS/IFRS.
Tabella 2. Le proposte e l’attuazione della Comunicazione n. 359/2000.
29
L’evoluzione della storia della Ragioneria ha permesso di innovare e affinare le tecniche
di valutazione per poter essere al passo con la disciplina e i suoi cambiamenti.
L’interpretazione della dinamica e complessa vita aziendale, trova formalizzazione nella
redazione del bilancio di periodo, il quale è espressione di variazioni di grandezze
economiche considerate in successione temporale.
In origine, le valutazioni di bilancio erano ispirate ad una concezione “atomistica” ,
parzialmente aperta al futuro e incompleta di coordinazioni temporali; attualmente, invece,
le valutazioni sono ispirate ad una concezione sistemica con visione probabilistica della
gestione dei periodi successivi.
54
A seguito dell’adozione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, si è assistito ad
un mutamento delle logiche valutative, passando dall’ impiego del costo storico all’uso
del fair value.
Una delle motivazioni principali che ha condotto l’introduzione del fair value è da
ricercare nel differente approccio al bilancio dei principi contabili internazionali rispetto a
quelli nazionali: i primi, hanno la finalità principale, ma non esclusiva, di fornire una
trasparente ed adeguata informativa contabile agli investitori mediante una visione
prospettica; secondo tali principi, il bilancio è interpretato in chiave dinamica, intendendo
il risultato d’esercizio come un indicatore delle performance aziendali future. I principi
contabili nazionali, invece, hanno interesse a tutelare la posizione dei soci e dei creditori
al fine di conservare il capitale dell’impresa. La scelta del costo storico per le valutazioni
di bilancio, trova giustificazione nel fatto che, secondo questa metodologia, sia possibile
rappresentare idoneamente il valore di funzionamento del bene, garantire una maggiore
neutralità della rilevazione degli utili ed offrire informazioni a sostegno dei processi
decisionali attuali e futuri.
55
Il fair value, spesso tradotto in italiano come “valore equo”, trae le sue origini dai paesi
anglosassoni instaurandosi nei principi contabili mediante un lento processo di
evoluzione; il suo impiego, come criterio alternativo del costo storico, e non sostitutivo
56
,
54
Schiera M. e Baldarelli M., 2015, Il criterio base di valutazione del costo storico e del fair value nei
processi di valutazione del bilancio d’esercizio: prime proposizioni, AlmaDL Università di Bologna.
55
Ibidem (54).
56
Si definisce il fair value come un criterio alternativo e non sostituivo al costo storico; infatti,
originariamente esso non era considerato neanche un criterio generale di misurazione ma, piuttosto, una
metodologia di valutazione sostitutiva del costo storico da circoscrivere a quelle operazione che difettino di
una misurazione monetaria diretta. Il Framework, considera il fair value un sostituto del criterio generale del
costo storico per tutti i fattori produttivi per i quali l’acquisizione non è comprovata da un uscita di denaro.
Questa accezione fa riferimento ad un’originaria interpretazione del fair value come valore equo, in quanto
30
comporta numerosi cambiamenti nella redazione del bilancio d’esercizio e consolidato. Il
fair value richiama i concetti di equità ed oggettività che sono impregnati nei principi
contabili internazionali, infatti, è a questi ultimi che si devono le prime espressioni del
criterio.
Il primo riferimento al fair value è rinvenuto in un documento emanato dall’ Accounting
Principles Board, nel 1970, intitolato “Basic concept and Accounting Principles
underlying Financial Statements of business Enterprises", meglio conosciuto come APB
Statements No.4.
Il fair value viene richiamato per attribuire un valore a fattispecie che non si sono
formate attraverso scambi associati a esborsi monetari (ad esempio, donazioni, eredità,
contributi in natura acquisti di aziende mediante emissione di titoli azionari, ecc..) oltre
che per allocare, tra gli elementi del capitale, i prezzi corrisposti nell’ acquisto di
complessi aziendali
57
.
L’accresciuta disponibilità di informazioni, resa possibile dallo sviluppo di ampi
database elettronici contenenti prezzi e altri dati concernenti molte categorie di beni,
finanziari e non, richiede la stima di fair value basati su flussi di cassa; il primo esempio è
rinvenuto nello SFAS 13 sul leasing, nel 1973. Questo standard, intitolato “Accounting for
Leases”, definiva il valore equo come “il prezzo per il quale un bene dovrebbe essere
venduto in una transazione a condizioni di mercato non correlate tra le parti”.
A sottolineare il carattere della volontarietà che deve contraddistinguere la
negoziazione, lo SFAS 67 al paragrafo 28, amplia la definizione del fair value per
valorizzare tale peculiarità.
Lo SFAS 87, invece, precisa che, ai fini della determinazione del fair value, occorre
ignorare le condizioni specifiche dello scambio: the fair value is the amount that a
pension plan could reasonably expect to receive for an investment in a current sale
between a willing buyer and a willing seller that is other than in a forced or liquidation
sale.
Si avviene ad un valore astratto del concetto di fair value ottenibile in uno scambio tra
parti non correlate, razionali e liberamente intenzionate a concluderlo. In tal modo esso
consisterebbe nell’attribuire un giusto valore a quei fattori produttivi per i quali non vi è una documentazione
probatoria che ne attesti l’uscita di denaro.
57
Aversano N.; Sannino G.; Tartaglia Polcini P.; 2012, Il fair value nei principi contabili internazionali.
Origini e recenti tendenze. Il controllo nelle società e negli enti, , Pag. 452, Volume 3, Rivista ANVUR, Fascia
D Sidrea.
31
viene ad identificarsi con il cosiddetto fair market value, cioè con il probabile prezzo di
mercato di un bene, determinato senza tener conto delle specifiche condizioni soggettive
dello scambio
58
. Il riconoscimento di generale criterio di valutazione avviene con lo SFAS
107, un progetto cominciato dal FASB nel 1986 ed ultimato nel 1990 insieme
all’emissione dello SFAS 105; il disegno nasce con l’intento di aiutare la risoluzione dei
problemi di contabilità e rendicontazione finanziaria esistenti.
La locuzione “fair value” rispecchia diversi significati, infatti, esso è soggetto a
differenti interpretazioni: in coerenza con i principi contabili e la disciplina giuridica, è
inteso come valore corretto non fuorviante e capace di soddisfare le esigenze conoscitive
del lettore di bilancio senza distorsioni; secondo altre interpretazioni, il fair value è
tradotto come valore adeguato, cioè capace di esprimere, senza privilegiare particolari
classi di stakeholder ed in maniera il più possibile oggettiva, il potenziale valore di un
componente del patrimonio, tenendo conto sia delle condizioni di mercato sia delle
caratteristiche specifiche del singolo bene nel momento e nelle condizioni assunti a
riferimento per la sua valutazione.
59
Questa interpretazione ha sollevato delle perplessità
poiché, da un lato, la sua traduzione si avvicina al mero concetto di valore di mercato ma,
dall’altro, il riferimento all’assenza di asimmetrie informative sembra alludere alla
presenza di uno scambio in ipotesi di ideale efficienza e perfezione dei mercati.
Un ultimo significato associa la nozione di fair value a quella di valore corrente (current
value) o valore di mercato (market value), in quanto correlato a quotazioni ed ai prezzi
deducibili dai processi di negoziazioni relativamente stabili, omogenei ed efficienti.
60
Il
valore neutrale, ossia come un valore tendenzialmente neutro ed oggettivo, equidistante
dalle diverse particolari categorie di stakeholder e verificabile; anche tale interpretazione,
tuttavia, non è stata esente da obiezioni poiché prospetta un valore asettico che
difficilmente può trovare conferma nella vasta dottrina aziendalistica. Un’ altra visione è
data dalla Direttiva 2001/65/CE che recita la traduzione italiana come valore equo. Infine,
per valore normale, si intende il valore più probabile, ragionevole e verosimile rispetto ad
58
Aversano N.; Sannino G.; Tartaglia Polcini P.; 2012, Il fair value nei principi contabili internazionali.
Origini e recenti tendenze. Il controllo nelle società e negli enti, , Pag. 452, Volume 3, Rivista ANVUR, Fascia
D Sidrea.
59
Pizzo M., 2006, L’adozione degli IAS/IFRS in Italia. Fair Value, pag. 30, Torino, Giappichelli.
60
Aversano N.; Sannino G.; Tartaglia Polcini P.; 2012, Il fair value nei principi contabili internazionali.
Origini e recenti tendenze. Il controllo nelle società e negli enti, , Pag. 452, Volume 3, Rivista ANVUR, Fascia
D Sidrea.
32
una distribuzione attesa e prevista di possibili valori, dipendenti da diversi scenari di
riferimento
61
.
In definitiva, dall’evoluzione degli stessi principi contabili statunitensi e internazionali,
è possibile riscontare un progressivo affrancamento del concetto di fair value dal valore di
mercato e l’approdo verso una determinazione più relativa di valore, per quanto comunque
orientata a cogliere una dinamica ordinaria e verificabile.
Il Framework dei principi contabili internazionali, assegna pari dignità ai differenti
criteri, anche se il costo storico risulti essere quello più utilizzato; in tal senso, indica
alcune prassi di valutazione, come per le rimanenze, in cui possono coesistere differenti
criteri.
Nel Settembre del 2002, il FASB in un incontro con lo IASB, ha elaborato un progetto
di convergenza degli IFRS e gli US GAAP nello sviluppo di standard per garantire un’alta
qualità comparabile e che potessero essere usati per la rendicontazione nazionale; con
questo disegno, l’organismo iniziò ad allontanarsi dal historical cost facendo sempre più
spazio al fair value
62
.
Infine, nel 2006, il FASB ha implementato lo SFAS 157, il quale forniva una
definizione precisa di fair value, offrendo strumenti di misurazione, introducendo una
gerarchia fra tali strumenti ed ampliando la disclosure. Il nuovo criterio di valutazione
vuole fornire una più adeguata informativa contabile al fine di ridurre eventuali
asimmetrie tra acquirente e venditore tentando di rendere il più oggettivo possibile il
processo valutativo. Con l’adozione del criterio del fair value viene meno l’oggettività
nella valutazione di valore di un bene, poiché tale valutazione, non viene più realizzata
attingendo al costo ma proviene dal costo corrente nel mercato al momento della
valutazione, cioè da un valore originato da transazioni e scambi di domanda e offerta
63
.
61
Istituto di ricerca dei dottori commercialisti, Giugno 2003. Le valutazioni di bilancio secondo il criterio
del fair value, Fondazione Artisteia,
62
Pizzo M., 2000, Il "fair value" nel bilancio d'esercizio, pag. 10-11, Cedam, Bologna.
63
Ibidem (62).
33
1.4.1. Il fair value accounting: SFAS 157
Nei primi anni ’70 del novecento, il notevole incremento del livello generale dei prezzi,
dovuto, in parte, alla crisi petrolifera ed energetica, ha comportato il fenomeno
dell’inflazione, cioè la perdita del potere d’acquisto; gli stessi anni settanta, hanno segnato
anche un’ampia liberalizzazione nella circolazione dei capitali a livello mondiale e lo
sviluppo dei mercati del capitale di debito e, soprattutto, di rischio.
Anche lo stesso mutamento della natura dell’impresa implica modifiche
nell’informazione da comunicare, al fine di dare un panorama corretto e veritiero delle
principali risorse che la compongono.
Il corretto funzionamento dei mercati finanziari ha dato luogo ad uno straordinario
sviluppo di un’adeguata informazione, poiché i destinatari principali non sono più gli
stessi amministratori, manager o soci, ma gli investitori del mercato finanziario in
funzione delle loro decisioni di investimento o disinvestimento
64
.
Il criterio del “fair value” è stato una risposta ai fenomeni sviluppati negli anni, idoneo a
fornire adeguatezza informativa ed apprezzato per la sua maggiore “relevance”
65
, intesa
come utilità per i destinatari dell’informazione ma altresì criticato poiché dotato di poca
“reliability”.
66
Già dal 2005 lo IASB e il FASB avevano iniziato a progettare un processo di
semplificazione delle informazioni relative agli strumenti finanziari; un definitivo impulso
all’emanazione di un nuovo principio contabile è stato dato, dalla crisi finanziaria nel
2008, quando venne pubblicato un discussion paper intitolato “Reducing Complexity in
Reporting Financial Instrument”, avente lo scopo di eliminare quelle distorsioni contabili
che avevano contribuito all’inasprimento delle difficoltà finanziarie. In tale documento
vennero discusse le principali cause di difficoltà nella contabilizzazione degli strumenti
finanziari.
Il FASB ha introdotto, nel 2006, lo Statements Financial Accounting Standards 157
intitolato “Fair Value Measurements”, che definisce un quadro per la misurazione del fair
value nei principi generalmente accettati
67
, basato sulla nozione di “prezzo in uscita”;
64
Pizzo M. 2000, Il "fair value" nel bilancio d'esercizio, pag. 15, Cedam, Bologna.
65
Con il termine “relevance” si fa riferimento alla rilevanza e alla significatività del criterio di valutazione;
con il termine “reliability” si intende l’affidabilità e l’attendibilità.
66
Fortunato S., 2007, Dal costo storico al fair value, volume 52, Rivista delle società.
67
Gaap: Generally Accepted Accounting Principles.
34
esso ha anche lo scopo di ampliare ed aumentare la trasparenza dell’informativa di
bilancio, ed è definito come il prezzo che si riceverebbe per vendere un'attività o che si
pagherebbe per trasferire una passività in una transazione ordinata tra partecipanti al
mercato alla data di valutazione.
68
Questa dettagliata definizione, che sostituisce alcune espressioni già contenute
nell’Accounting Principles Board (APB) e nel FASB, riflette la nozione di prezzo in
uscita pagato o ricevuto in un’ipotetica transazione ordinaria con i partecipanti alla data di
misurazione. Lo SFAS 157 esplicita in modo dettagliato le caratteristiche che lo
compongono, specificando che:
1. tale principio non richiede che il fair value debba essere applicato a specifiche
attività o passività, piuttosto, definisce come determinarlo e se un’attività o una
passività debba essere valutata al fair value;
2. la data di misurazione vuole sottolineare come il fair value dovrebbe riflettere le
condizioni di uscita alla data di bilancio; i partecipanti del mercato devono
essere ben informati, al fine di evitare qualsiasi asimmetria informativa
69
;
3. una transazione ordinata è una transazione che assume un'esposizione al
mercato per un periodo precedente alla data di misurazione per consentire
attività di marketing usuali e consuete per transazioni che coinvolgono tali
attività o passività; non è una transazione forzata o avvenuta sotto costrizione;
4. un mercato principale o più vantaggioso, dispone che la misurazione del fair
value avvenga in un mercato principale, ovvero il mercato in cui l'entità che
redige il bilancio venderebbe l'attività o trasferirà la passività con il volume e il
livello di attività maggiori per l'attività o passività . In assenza di un mercato
principale, si presume che l'attività o la passività sia trasferita nel mercato più
vantaggioso, ovvero il mercato in cui l'entità che redige il bilancio venderebbe
l'attività o trasferirà la passività con il prezzo che massimizza l'importo che
sarebbe ricevuto per l'attività o riduce al minimo l'importo che sarebbe pagato
per trasferire la passività, considerando i costi di transazione nei rispettivi
68
Original Pronouncements, As amended: Statement of financial accounting Standards. No 157,
https://www.fasb.org/jsp/FASB/Document_C/DocumentPage?cid=1218220130001&acceptedDisclaimer=true
69
Schiera M. e Baldarelli M., 2015, Il criterio base di valutazione del costo storico e del fair value nei
processi di valutazione del bilancio d’esercizio: prime proposizioni, AlmaDL Università di Bologna.
35
mercati
70
. In tal modo, il redattore del bilancio disporrà di tutte le informazioni
necessarie ad elaborare gli input impiegabili nei modelli di misurazione; è
questa la fase più delicata dell’intero processo di valutazione
71
.
5. una valutazione a fair value dispone il massimo ed il miglior utilizzo
dell’attività da parte degli operatori di mercato, considerando “l'uso dell'attività
che è fisicamente possibile, legalmente consentito e finanziariamente fattibile
alla data di valutazione.
72
"
Sebbene il FASB abbia prescritto l’utilizzo del prezzo di uscita per la misurazione del
fair value, sono stati riscontrati alcuni casi in cui non è avvenuto, applicando, invece, il
valore d’uso o il valore d’ingresso. La deviazione alla regola dello standard potrebbe
essere dovuta da due fattori:
1. il primo è dato dal prezzo che un’altra impresa potrebbe pagare per quel bene,
che è commisurato dal beneficio che ne trae quell’impresa per quel bene,
nonché dal suo valore d’uso;
2. il secondo fattore è dato dalla consapevolezza che i valori d’uscita siano pari a
zero o addirittura negativi, nel caso in cui l’azienda dovesse cedere un’attività e
non ci sia un potenziale acquirente
73
.
Nei paragrafi da 22 a 31, lo standard contempla una gerarchia di fair value, sulla base
della trasparenza degli input per la valutazione delle attività e passività, al fine di
approfondire le stesse tecniche di stima e aumentare la comparabilità tra i bilanci.
Nel Dicembre 2008 la SEC e il personale del FASB emisero un comunicato stampa
congiunto che forniva chiarimenti sulla contabilità del fair value, inclusi i chiarimenti
relativi allo SFAS 157. In particolare, chiarirono che quando non esiste un mercato attivo
per un titolo, è accettabile l'uso di stime del management che incorporano le attuali
aspettative degli operatori di mercato sui flussi di cassa futuri e includono adeguati premi
per il rischio; la determinazione del valore equo richiede spesso un giudizio significativo.
Inoltre, quando i mercati fossero meno attivi, i broker avrebbero potuto fare affidamento
70
Original Pronouncements, As amended: Statement of financial accounting Standards. No 157,
https://www.fasb.org/jsp/FASB/Document_C/DocumentPage?cid=1218220130001&acceptedDisclaimer=true
71
Pizzo M., 2006, L’adozione degli IAS/IFRS in Italia. Fair Value, pag. 30, Torino, Giappichelli.
72
Robins Kaplan, https://www.robinskaplan.com/resources/publications/2009/01/sfas-157-what-is-its-
purpose.
73
Benston G. J., 2008, Journal of Accounting and Public Policy, The shortcomings of fair-value accounting
described in SFAS 157 in Science-Direct.
Sito web: www.elsevier.com/locate/jaccpubpol.
36
su modelli con input basati sulle informazioni disponibili solo per essi. Il comunicato
dispone anche un chiarimento concernente la determinazione del fair value in un mercato
dislocato che dipende dai fatti e dalle circostanze e può richiedere l’uso di un giudizio
significativo sul fatto che le singole transazioni siano liquidazioni forzate o vendite in
difficoltà.
Lo SFAS 157 dispone una gerarchia del fair value mediante assunzione da parte degli
operatori di mercato sulla base di dati di mercato, i cosiddetti input osservabili, ottenuti da
fonti indipendenti; in caso di ipotesi proprie dell’entità che redige il bilancio sulle ipotesi
degli operatori di mercato, in base alla disponibilità delle informazioni reperite nelle
circostanze, si tratta di input non osservabili. La nozione di input non osservabili è intesa
qualora la relazione alle situazioni in cui l'attività o passività di mercato, alla data di
valutazione, è scarsa o nulla
74
.
Lo standard tenta di rendere il più oggettivo possibile il processo valutativo da un lato,
individuando tre livelli di dati di riferimento e, dall’altro, imponendone una selezione
gerarchica, al fine di indicare che le tecniche di valutazione dovrebbero massimizzare
l'uso di input osservabili e ridurre al minimo l'uso di input non osservabili; essi sono
disposti su tre livelli, dal più affidabile al meno.
Gli input di livello 1, il più alto della gerarchia, indica che le attività e le passività sono
valutate in base ai prezzi di mercato
75
immediatamente osservabili; si tratta di prezzi
quotati e mercati attivi con tecniche di valutazione più trasparenti e tangibili, cd. mark to
market. Questo tipo di strumento ha la valutazione del fair value più verificabile e
affidabile.
76
Gli input di livello 2 richiedono un maggior coinvolgimento nelle valutazioni rispetto a
quelli sopra descritti; essi sono input diversi dai prezzi quotati inclusi nel livello 1 che
sono osservabili direttamente o indirettamente. Queste attività e passività non hanno un
prezzo di mercato regolare, ma può essere assegnato un fair value sulla base di prezzi
74
Mechelli A., 2011, Il "progetto fair value" e il nuovo IFRS 13, in S. Sarcone, La formazione del bilancio
annuale, pag. 476, CEDAM.
75
Gli input di livello 1 sono definiti “mark to market” poiché forniscono una misura di fair value
direttamente a partire da prezzi ufficiali di mercato; si tratta di prezzi quotati non aggiustati, o meglio non
rettificati.
76
Gli input di livello 1 sono valutati in base al valore di mercato ed includono attività come buoni del
tesoro, lingotti d’oro, titoli negoziabili e valute estere.
37
quotati in mercati inattivi o modelli che hanno input osservabili
77
. Tuttavia, tale soluzione
è percepita all’esterno come contraddistinta da un minor livello di utilità ai fini decisionali
e prospetta più evidenti difficoltà in termini di verificabilità esterna
78
.
Infine, gli input di livello 3 sono inosservabili per le attività e le passività; essi devono
essere utilizzati fino a quando non potranno essere disponibili quelli osservabili e, nella
valutazione degli asset mark-to-model, devono essere formulate ipotesi che possono
essere soggette ad ampie variazioni. Tali input implicano una grande quantità di ipotesi e
stime.
79
Per quanto il criterio del fair value voglia essere oggettivo e il più possibile attendibile;
l’affiancamento di un mark to model al più tradizionale mark to market, sottintende la
possibilità di un calcolo preciso del “valore equo” anche in assenza di dati che riescano ad
offrirne una diretta indicazione , imponendo, così, al contabile di adottare tecniche più o
meno sofisticate per giungere ad una sua esatta rappresentazione
80
. Vi è, però, una scarsa
“reliability”, soprattutto quando non è possibile ricavare direttamente le quotazioni di
mercati attivi.
Al paragrafo 18, lo standard tratta le tecniche di valutazione del fair value: market
approach, income approach e cost approach.
Il market approach utilizza prezzi e altre informazioni pertinenti generate da
transazioni di mercato che coinvolgono o attività o passività identici o
comparabili, compresa un'attività.
Ad esempio, le tecniche di valutazione coerenti con l'approccio di mercato
utilizzano spesso multipli di mercato derivati da un insieme di comparabili.”
L’income approach usufruisce di tecniche di valutazione per convertire importi
futuri, ad esempio i flussi di cassa, in un unico importo presente; la misurazione
si basa sul valore indicato dalle attuali aspettative di mercato su tali importi
futuri.
77
Ad esempio, tassi di interesse , tassi di default e curve di rendimento. Uno swap su tassi di interesse può
essere valutato indirettamente utilizzando dati osservabili.
78
Pizzo M., 2006, L’adozione degli IAS/IFRS in Italia. Fair Value, pag. 11-12, Torino, Giappichelli.
79
Esempi di livello 3 possono essere titoli garantiti da ipoteca, azioni di private equity, derivati complessi
ecc.. .
80
Pizzo M., 2006, L’adozione degli IAS/IFRS in Italia. Fair Value, pag. 24, Torino, Giappichelli.
38
Infine, il cost approach si basa sull'importo che sarebbe attualmente richiesto
per sostituire la capacità di servizio di un asset.
81
Infine, è possibile affermare che il principio del fair value ha senza dubbio costituito
una novità nel sistema di rendicontazione delle imprese ma è stato anche criticato per
molti versi, tanto da essere oggetto di discussione tra gli oppositori e sostenitori del nuovo
criterio di valutazione.
La sua adozione, utilizzando i prezzi correnti quale riferimento per i valori di bilancio,
presenta difficoltà applicative e necessità di adattamento alle condizioni di mercato, ha il
pregio di accrescere la trasparenza dei bilanci, favorendo più corrette valutazioni da parte
del mercato sulle situazioni societarie.
82
Questo aspetto ha suscitato alcune criticità sotto diversi aspetti; in particolar modo,
alcune questioni fanno evidenziato che il prezzo di mercato può non corrispondere al fair
value per varie ragioni. Nel caso di mercati liquidi, si possono determinare delle
oscillazioni molto ampie che rendono incerta la determinazione del fair value; nei mercati
illiquidi, siccome non sono disponibili i prezzi di mercato, si procederà ad effettuare delle
stime, le quali potranno contenere margini di errore derivanti dall’imperfezione dei
modelli prescelti, da falli applicativi e dalle manipolazioni dei manager.
Nel Settembre 2008 la SEC e il personale del FASB emisero un comunicato stampa
congiunto che forniva chiarimenti sulla contabilità del fair value, inclusi i chiarimenti
relativi allo SFAS 157. In particolare, chiarirono che quando non esiste un mercato attivo
per un titolo, è accettabile l'uso di stime del management che incorporano le attuali
aspettative degli operatori di mercato sui flussi di cassa futuri e includono adeguati premi
per il rischio; la determinazione del valore equo richiede spesso un giudizio significativo.
Inoltre, quando i mercati fossero meno attivi, i broker avrebbero potuto fare affidamento
su modelli con input basati sulle informazioni disponibili solo per egli. Il comunicato
dispone anche un chiarimento concernente la determinazione del fair value in un mercato
dislocato che dipende dai fatti e dalle circostanze e può richiedere l’uso di un giudizio
significativo sul fatto che le singole transazioni siano liquidazioni forzate o vendite in
81
Le tre tecniche di valutazione riportare sono prese dall’ Original Pronouncements, As amended:
Statement of financial accounting Standards. No 157,
https://www.fasb.org/jsp/FASB/Document_C/DocumentPage?cid=1218220130001&acceptedDisclaimer=true
82
Cardia L. Intervento del Presidente della Consob, , 3 Dicembre 2008, Crisi dei mercati: Regole contabili
e trasparenza dei bilanci, , Roma.
39
difficoltà. Nel Dicembre dello stesso anno, la SEC consegna il suo rapporto al Congresso
in cui raccomandava di non sospendere il principio contabile ma di migliorare
l’applicazione del fair value, come segue:
Lo SFAS 157 dovrebbe essere migliorato, ma non sospeso.
Dovrebbero essere adottate misure aggiuntive per migliorare l'applicazione e la
prassi relativa ai requisiti esistenti sul valore equo, soprattutto in quanto si
riferiscono a stime di Livello 2 e Livello 3.
Implementare ulteriori linee guida per promuovere l'uso di un giudizio corretto.
Occorre continuare a stabilire principi contabili per soddisfare le esigenze degli
investitori.
Dovrebbero essere stabilite ulteriori misure formali per affrontare il
funzionamento dei principi contabili esistenti nella pratica.
Rispondere alla necessità di semplificare la contabilità per gli investimenti in
attività finanziarie
83
.
L’applicazione del fair value giova l’impresa facendo emergere con chiarezza la
presenza di rischi finanziari che non sarebbero evidenti in altro modo ma, secondo
l’occhio critico di alcuni osservatori, nel caso di turbolenze dei mercati ci sarebbe un forte
risentimento negativo delle oscillazioni dei prezzi, amplificando le difficoltà
dell’impresa.
84
Alla grande diffusione del nuovo criterio, sono seguiti una serie di rinvii del concetto di
fair value in diversi standards; infatti, lo stesso IASB ha dovuto ammettere l’esistenza di
criteri di valutazione che potrebbero essere proprio delle variazioni del fair value. A tal
proposito, molti principi contabili interazionali contengono al loro interno una definizione
di fair value in misura diversa e secondo varie combinazioni: si tratta del costo storico,
costo corrente, valore di realizzo e valore attuale. Il primo, maggiormente utilizzato dalle
imprese, fa riferimento a un importo monetario, cioè a un costo pagato per l’acquisizione
dell’attività in questione, mentre le passività, di contro, sono contabilizzate individuando
l’ammontare di denaro ricevuto dall’entità in risposta alle obbligazioni assunte.
83
Sito web: https://www.robinskaplan.com/resources/publications/2009/01/sfas-157-what-is-its-purpose
84
Cardia L., Intervento del Presidente della Consob, 3 Dicembre 2008, , Crisi dei mercati: Regole contabili
e trasparenza dei bilanci, , Roma.