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II. IL FENOMENO DELLE SETTE: CHE COSA SONO?
“Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via
che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa.
Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita!
E pochi sono coloro che la trovano!”
Matteo 7:13-29
2.1 Definizioni e caratteristiche
«Il termine Setta deriva dal latino “sequor” con il senso di seguire, accompagnare un maestro.
All'origine "sectae" erano le scuole degli stoici, degli epicurei e persino dei giureconsulti, per non
parlare dei primi cristiani seguaci di una secta (o dottrina) a tutti gli effetti. Con il passare dei secoli
il termine è sfociato nell'indicare un universo blindato che blocca e inibisce i rapporti dell'adepto
con il mondo esterno, che cerca di spingere il neofita a un taglio netto con la famiglia, gli amici,
la scuola o il lavoro e che utilizza di frequente una serie di tecniche molto sofisticate per fiaccare
la volontà e indebolire lo spirito critico dei fedeli»
16
. Si tratta di un mondo complesso, di margine,
eppure in continua espansione. Il vocabolo “Setta” tende a comunicare un’immagine di
organizzazione statica. Ma come per tutte le organizzazioni, anche chi diventa adepto di una
qualsiasi Setta si relaziona in modi peculiare, e questi modi cambiano con il passare del tempo. E’
proprio nelle loro funzionalità interne che le sette tendono ad essere diverse e insolite, così è molto
più difficile intuire la differenza tra una setta ed un’organizzazione/società aperta. «A volte non si
considera il modo in cui una setta opera perché viene erroneamente considerata come gruppi di
pazzi, o si pensa che le sette siano uguali ai gruppi normali che solitamente si frequentano»
17
. C’è
anche da dire che, la parola “Setta”, negli anni, è stata appunto definita in vari modi, come nel
dizionario, ma la “Commissione dei diritti dell’uomo” mise fine a queste varietà di definizioni
quando, il 10 Dicembre 1993, ha definito le sette come «raggruppamenti che in alcuni casi si
presentano come religioni, le cui pratiche sono suscettibili di cadere sotto i colpi della legislazione
che tutela i diritti delle persone o del funzionamento dello Stato di diritto» e descrive così il
comportamento settario: «…il rifiuto delle leggi, esercitando vie di fatto, compiendo raggiri, abusi
di fiducia, truffe, infrazioni finanziarie e fiscali, maltrattamenti, mancata assistenza a persone in
pericolo, incitazioni all’odio razziale, traffico di stupefacenti.». Quindi possiamo dire che una
relazione settaria è un tipo di relazione in cui una persona induce volutamente un’altra a divenire
16
G. Cifaldi, Pedofilia tra devianza e criminalità, Giuffrè Editore, Milano, 2004, pp. 117-118.
17
A. Alabiso, Il controllo mentale delle sette, Igorvitale.org 2014. https://www.igorvitale.org/il-controllo-mentale-
nelle-sette/
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quasi totalmente dipendente (a volte pienamente dipendente) da sé per quanto riguarda la
maggioranza delle decisioni più importanti della vita, e convince loro di avere qualche talento o
conoscenza speciale.
Seguendo l’analisi di Bernard Fillaire nel libro Le sette, l’autore ci spiega le caratteristiche che
stanno alla base delle Sette, prendendo atto di tre fattori fondamentali:
Ruolo del Leader;
Relazione tra Leader (o Leaders) e seguaci;
Utilizzo della persuasione tramite una manipolazione “disumanizzante, distruttrice”.
Vorrei espandere qui di seguito questi tre temi chiave per aumentare la comprensione.
2.2 Ruolo del Leader
I Leader delle sette sono molte volte affetti da psicopatia, mitomania, paranoia, parafilie, manie
sadiche etc. Il loro intendo è quello di rappresentare il rovescio della realtà. «Questi uomini hanno
posseduto un carisma sufficiente ad attrarre un ingente numero di seguaci. Da qualche decennio
sembra che il numero di “persone carismatiche” sia fortemente in aumento, ma da un più attento
esame ci accorgiamo che il fenomeno in aumento non si riferisce ai leaders quanto agli adepti.
Questo perché in realtà è diventato più forte il desiderio di una identità, di un’appartenenza,
qualunque sia la sua natura»
18
. Nelle Sette sataniche il capo, molte volte il fondatore, è spesso
una persona di sesso maschile che è considerata più vicina all’entità malefica. Il Leader deve saper
convincere gli adepti sul fatto che ciò che segue la Setta sia giusto, «è colui che prende le decisioni
ed è portatore di un messaggio rivoluzionario e, sapendo come porsi con gli altri, riesce ad
accentrare su di sé l’attenzione, diventando talvolta oggetto di venerazione»
19
. Molte volte
affermano di avere una speciale conoscenza, come ad esempio l’affermazione da parte di essi di
aver riscoperto antichi modi per la cura di malattie rare. Così facendo, pian piano accaparra la
fiducia del gruppo e può permettersi di utilizzare le varie strategie di manipolazione mentale, senza
rischiare l’abbandono della setta da parte dei seguaci. «Il fine vero delle sette è quello di procurare
soddisfazione narcisistica al/ai leader, attribuire loro potere, possibilità di accumulare denaro, non
di rado anche di poter abusare sessualmente degli adepti»
20
.
18
G. Cifaldi, Pedofilia tra devianza e criminalità, Giuffrè Editore, Milano, 2004, p. 122.
19
S. Borile, Satanismo, sette religiose e manipolazione mentale, Universitas Studiorum s.r.l., Mantova, 2015, p. 23.
20
G.Ganci,Setta,leader e adepti, motivi di un affiliazione, oggi.it 2012. https://www.oggi.it/posta/2012/08/16/setta-
leader-e-adepti-motivi-di-un-affiliazione/
15
Vorrei concludere con un breve stralcio di Jiddu Krishnamurti
21
che dice:
«Ogni guru è una trappola. Ogni Leader è un tiranno. Ogni Maestro confonde. […] Se fossimo in
contatto col nostro cuore profondo, cioè il luogo reale dello spirito, non accetteremmo nessun
Leader, nessun maestro, nessun guru. Saremmo indipendenti. Svegli, vigili, autonomi non automi.
Il maestro sei tu. E dentro c’è tutto quello che serve»
22
.
Ho citato questa frase molto significativa secondo me per quanto riguarda il tema, e la parola
“autonomi non automi” mi ha aperto una serie di riflessioni, a partire dal fatto che in molte
interviste, film o documentari sulle Sette che ho visto gli adepti sono dei veri e propri autonomi,
che pendono dalle labbra del Leader, senza una coscienza o un’etica personale, veri e propri robot.
2.3 Relazione tra Leader e seguaci
«Una volta sedotto (ne parleremo nel capitolo 2.4.1), il futuro adepto si trova di fronte alla setta.
E’ stanco di portare il suo carico di dubbi, e allora un uomo gli dice gentilmente “posalo davanti
alla porta ed entra”. Quest’uomo è il guru. Il suo nome viene da una parola sanscritta che significa
“pesante”. Il vero guru è una persona di peso, di fiducia, che non si ritiene né un medico, né un
professore, né uno psicoanalista, ma che si rivolge all’interiorità della persona. Il Guru di una setta
è un trafficante del sacro, uno spacciatore di miti. Questo fine psicologo individua il punto debole
del nuovo adepto, e gliene fa prendere coscienza: questa è già una prima liberazione.
Successivamente gli promette la felicità, lasciandogli intendere che presto troverà in se stesso le
risposte a tutte le domande»
23
. Possiamo dire, in termini pratici, che alla base della Setta c’è proprio
questa forte relazione tra il proprio Leader/Guru e l’adepto. Arriviamo a chiederci come sia
possibile che le persone seguono illimitatamente il proprio Leader, ma la risposta vien da sé:
essendo come lo abbiamo descritto nel capitolo 2.2, pieno di carisma e un narcisismo molto
elevato, costruendo la propria immagine sociale ad-hoc, così da far pensare all’adepto che lui è
una sorta di Dio, che possa risolvere i propri problemi. Lui ha il potere assoluto nel gruppo,
definendo scopi e ruoli, assegnando premi e punizioni, con l’intendo di mantenere un’armonia ed
una forte unione nel gruppo. Possiamo inoltre dire che le Sette hanno una doppia condotta in cui
da un lato i membri vengono spinti ad essere chiari, buoni e onesti dentro il gruppo (e a confessare
tutto al Leader), mentre dall’altro, parallelamente, vengono incitati a comportarsi totalmente al
contrario per manipolare i non membri.
21
Jiddu Krishnamurti è stato un filosofo apolide di etnia indiana, dopo la gioventù passata negli ambienti della
teosofia, non volle più appartenere a nessuna nazionalità, religione o organizzazione, per cui nel 1948 non prese la
cittadinanza dell’India.
22
C. Ripani, AAA Cercasi guru disperatamente, Anima Edizioni, Milano, 2018, p. 338.
23
B. Fillaire, Le Sette, il Saggiatore, Milano, 1998, pp. 33-34.
16
«Nel complesso la filosofia più importante che condiziona l’intera “organizzazione” è che il fine
giustifica i mezzi, punto di vista che permette alla setta di istituire un suo particolare tipo di eticità,
al di fuori dei normali obblighi sociali»
24
. Ogni membro per raggiungere il risultato desiderato
(salvezza spirituale, successo promesso o altro) non deve far altro che comportarsi secondo le
regole del gruppo e rimanervi dentro. .
Per far sì che gli adepti non si allontanino dal culto o comunque non abbandonino la Setta, il Leader
usa a suo favore l’emozione della paura provata dall’adepto in confusione: per paura intendo quella
di tornare a prima dell’entrata nella Setta, dove tutto era buio, pieno di problemi di qualsiasi tipo
(salute, economici), in generale non affatto soddisfacente. Il profondo pensiero interiore viene
annebbiato e rimpiazzato dai vari pensieri che il Leader ha saldamente fissato nel gruppo.
2.4 Utilizzo della persuasione
La persuasione, «ovvero tutte quelle tecniche che utilizzate dalle varie organizzazioni settarie
destrutturanti quel poco di volontà e di conoscenze e convinzioni rimaste cui soggiace l’adepto
prima di lasciar definitivamente il proprio ambiente sociale di provenienza»
25
è l’aspetto più
difficile da esaminare, poiché le sette tendono ad avere delle idee totalitariste e una visione del
mondo radicale. «Molti gruppi settari mettono in atto dei veri e propri programmi di
convincimento e depersonalizzazione nei confronti dei loro seguaci, in modo da renderli
completamente dipendenti ed assuefatti dal Leader e dalle sue ideologie. La maggioranza delle
Sette si aspetta che tutti i suoi membri si impegnino sempre di più nel devolvere energia, tempo e
denaro ed altre risorse al gruppo, spesso dettando legge anche su come i seguaci devono vestirsi,
quando e dove lavorare, cosa devono credere, dire o pensare; si adoperano per fare in modo che i
nuovi membri lascino la famiglia, gli amici ed il lavoro per poter essere completamente inglobati
all’interno della Setta e delle sue proposte»
26
, ed è proprio questa tattica di isolamento una delle
più comuni per creare controllo e dipendenza. [Cialdini, 1995].
Nelle Sette vengono indubbiamente seguite delle regole che, secondo Cialdini, sono riferibili a
strategie cognitive fondamentali: «I principi che compongono questa sorta di sistema persuasorio
sono elementi ben conosciuti dell’universo psicosociale: la coerenza-impegno, la reciprocità, la
riprova sociale (o imitazione), l’autorità, la simpatia. Ciascuno di questi principi, nelle sue
molteplici incarnazioni teoriche e pratiche, rappresenta un fattore motivazionale molto importante,
24
A. Alabiso, Il controllo mentale delle sette, Igorvitale.org 2014. https://www.igorvitale.org/il-controllo-mentale-
nelle-sette/
25
F. Barresi, Sette religiose criminali. Dal satanismo criminale ai culti distruttivi, Edup, Roma, 2006, p. 94.
26
S. Pais, G. Perrotta, L’indagine investigativa. Manuale teorico-pratico, Primiceri Editore, Padova, 2015, p. 193.