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pubblico sotto il diretto controllo del Ministero delle P.T. dotati di una propria
personalita` giuridica.
Questa ristrutturazione si inserisce nell’ambito della deregolamentazione dei
servizi telefonici e telematici prevista dalla comunita` Europea in vista del
mercato unico.
Si e` deciso di concedere la necessaria autonomia strategica e finanziaria ad un
Ente che si dovra` confrontare con importanti programmi d’investimento - come
ad esempio nel settore radiomobile- e con la concorrenza internazionale.
All’azienda e` consentito di nominare liberamente i propri direttori, organizzare i
propri servizi, redigere ed impegnare i budget, avendo liberta` nelle acquisizioni,
locazione e alienazione dei beni necessari all’esercizio delle sue funzioni.
Inoltre i rapporti con lo Stato saranno in futuro ben determinati in quanto stabiliti
dalla legge.
Si tratta di un grosso cambiamento rispetto alla situazione precedente in cui lo
Stato poteva liberamente attingere alla finanze della societa` per alimentare il suo
bilancio.
Il principale cambiamento realizzato da France Telecom e` stato quello di
trasformarsi da organo amministrativo ad impresa pubblica dotata di un carattere
industriale e commerciale moderno ed intraprendente.
La riforma ha ,tuttavia, tenuto in debito conto la priorita` dei compiti istituzionali
del gestore rispetto a quelli imprenditoriali ossia la tutela del servizio pubblico di
Telecomunicazione.
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Per compiti istituzionali si intende la garanzia della fornitura del servizio in ogni
sua parte del territorio,e l’uguaglianza di trattamento degli utenti senza scremature
di mercato.
A tutela di questi obiettivi il Ministero delle Poste Telecomunicazioni e dello
Spazio (P.T.E.) a cui e` affidata unicamente la funzione di regolamentazione e
controllo sul settore dovra` costantemente vigilare sull’operato di France
Telecom.
Nell’ottobre 1990 e` stato presentato dal parlamento Francese un nuovo progetto
di legge che ridefinisce i servizi che dovranno restare monopolio di France
Telecom e quelli che saranno soggetti a concorrenza controllata su autorizzazione
del Ministero ed infine i servizi completamente liberalizzati.
Con questa struttura organizzativa la France Telecom ha gestito il servizio
telefonico sino all’avvento della legge del 26-07-96 Nr. 96-659 con la quale si e`
posto termine , con decorenza 1 Gennaio 1998, al monopolio di France Telecom
che sussiste per la creazione di reti aperte al pubblico per la fornitura del servizio
telefonico ; con questa nuova riforma si favorisce l’evoluzione verso una struttura
di mercato concorrenziale.
Sempre nel corso del 1996 con legge approvata nel mese di Giugno , France
Telecom, e` stata trasformata da Azienda telefonica di Stato in S.p.A. dotata di un
proprio capitale una cui quota minoritaria e` stata offerta sul mercato azionario.
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Inghilterra:
Il Regno Unito e` stato il primo paese Europeo ad avere intrapreso la strada della
deregolamentazione separando le Poste dalle Telecomunicazioni nel 1981 e
privatizzando quest’ultime nel 1984.
Negli anni 70 i servizi di Telecomunicazione facevano capo al British Post Office
azienda di stato che gestiva separatamente, in regime di monopolio,i servizi
postali e di telecomunicazione.
Solo nel 1980 venne emanato il primo - Telecomunication Bill- ossia la proposta
di legge che deliberava la separazione della gestione dei servizi postali da quella
dei servizi di telecomunicazione quest’ultimi organizzati in una nuova impresa
pubblica denominata - British Telecom-. Si stabiliva, inoltre una graduale
limitazione del monopolio pubblico tramite la concessione di licenze a terzi
dapprima per servizi a valore aggiunto e sucessivamente anche per la
realizzazione di reti in concorrenza.
Con l’approvazione nell’ottobre 1981 dell’atto costitutivo la British Telecom
inizio` l’applicazione di quanto disposto dal-Telecomunication Bill-non solo ma
nel Febbraio del 1982 , venne concesso al consorzio privato Mercury la licenza
per la realizzazione e l’esercizio di una rete numerica (commutazione elettronica )
per utenza affari, ossia una rete pubblica realizzata da privati in concorrenza con
quella della British Telecom, prima tappa verso la eliminazione del monopolio.
Nel corso del 1982 venne pubblicato il secondo -Telecomunication Bill -che
prevedeva la cessione all’industria privata del 51% del capitale della British
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Telecom..Tale decisione venne motivata dalla possibilita` per la societa` telefonica
di non essere piu` soggetta ai vincoli di finanziamento previsti per le aziende
pubbliche e di poter avere accesso direttamente ai mercati finanziari, acquisendo
nel contempo una maggiore autonomia commerciale e manageriale.
Il progetto prevedeva inoltre l’istituzione di un ente di controllo sulle
telecomunicazioni : Office of Telecomunication- (OFTEL ) un dipartimento
governativo non ministeriale con a capo un direttore generale nominato dal
Segretario di Stato del Commercio e dell’Industria.
Il -Telecomunication Bill- fu soggetto a revisioni e approvato definitivamente
nell’aprile del 1984 mettendo in atto l’operazione di cessione al pubblico delle
azioni della British Telecom, da questo momento l’azienda divenne societa` a
partecipazione statale operante in concessione e perse il potere di concedere
licenze a terzi, potere che passo` al Segretario di Stato su parere del direttore
dell’OFTEL .
Il mercato delle telecomunicazioni nel Regno Unito e` stato protagonista di un
processo evolutivo estremamente dinamico e senza precedenti in Europa per il
volume di affari,( i consumatori possono scegliere oggi tra piu` di 500 diversi tipi
di approvate attrezzature), l’elevato grado qualitativo delle infrastrutture e di
operatori autorizzati, sono attualmente oltre 200, evidenziando un quadro
complessivo di ottimo livello.
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Inoltre nel mese di Maggio del 1983 le societa` Cellnet e Vodafone ottengono la
licenza per offrire servizi di telefonia cellulare via radio, novita` tecnologica che
nel continente non ha riscontri.ù
Germania:
Prima del 1989 la Germania rappresentava un perfetto esempio di mercato
rigorosamente regolamentato, nel quale la fornitura dei servizi di
telecomunicazioni, postali e bancari veniva attentamente controllata dal Ministero
delle Poste e Telecomunicazioni attraverso un organismo chiamato Deutsche
Bundespost (DBP) Il DBP regolava e gestiva i servizi di telecomunicazione in
completo monopolio.
La tendenza verso la liberalizzazione ha indotto il governo tedesco ad avviare nel
1989 la prima riforma postale
Innanzi tutto si e` proceduto ,conformemente alle norme CEE contenute nel libro
verde, alla separazione dei poteri decisionali e di controllo da quelli gestionali
(attivita` imprenditoriali).
Le funzioni di regolamentazione e controllo sul settore sono sempre affidate al
Ministero delle PTT, al quale fa capo anche l’ufficio incaricato di rilasciare le
omologazioni delle apparecchiature. Inoltre il Ministero delle PTT viene
affiancato con conpetenze meramente consultive nel campo delle tariffe e degli
investimenti .
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Per quanto riguarda le attivita` imprenditoriali la Bundespost e` stata suddivisa in
tre aziende pubbliche organizzativamente autonome : la DBP Postdienst per il
settore postale, la DBP Postbanc per i servizi finanziari e DB Telecom per il
settore delle telecomunicazioni.
A meta` del 1994 il Parlamento tedesco ha approvato l’emendamento alla legge
costituzionale necessario per consentire la privatizzazione delle tre imprese della
Deutsche Bundespost. Si e` dato cosi` l’avvio alla seconda riforma delle poste che
prevede la trasformazione delle tre aziende in societa` per azioni e la formazione
di una Holding come istituzione di diritto pubblico che amministri le
partecipazioni del Governo nelle tre aziende.
In virtu` di cio` Telekom e` diventata una S.p.A. il 1 Gennaio 1995 ed e` stata
quotata in borsa nel 1996 e alla fine dello stesso anno una prima tranche di azioni
e` stata venduta al pubblico.
La seconda riforma postale ha inoltre previsto la formazione di un consiglio a
supporto del Ministero, per le attivita` di regolamentazione,composto da 16
parlamentari della camera e 16 rappresentanti degli Stati (Lander).
La legge sulla liberalizzazione delle TLC e` stata presentata in Parlamento a
Gennaio del 1996 e definitivamente approvata a Luglio dello stesso anno . Questa
legge prevede la completa apertura di tutti i servizi di
telecomunicazione,comprese le infrastrutture ,ad eccezione della fonia (voce)che
sara` liberalizzata a partire dal 1 Gennaio 1998.
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Secondo quanto stabilito dalla legge per poter operare nei nuovi mercati
liberalizzati gli operatori dovranno disporre di licenza.
Nel 1990 e` avvenuta ufficialmente l’unificazione delle due Germanie ,est ed
ovest; tutto cio` ha significato per Telekom il dover affrontare i problemi relativi
al sottosviluppo telefonico dell’ex DDR .Il sottosviluppo della DDR e` espresso in
un ritardo valutabile in 30 anni rispetto alle tecnologie funzionanti nella Germania
occidentale.Per dare un’idea del divario tra i due paesi basta pensare che nella
DDR la consistenza degli abbonati era di 1,6 milioni di unita` su una popolazione
di 16,7 milioni di abitanti con una densita` del 10%. Le richieste di nuovi allacci
alla rete telefonica erano oltre un milione e i tempi di attesa, per la realizzazione
dell’impianto d’abbonato, si attestavano intorno ai 10 anni.
Per colmare questo enorme divario tecnologico, tra le due nazioni, e` stato avviato
un programma d’investimenti finalizzato allo sviluppo e adeguamento della rete
telefonica orientale sugli standar di quelli occidentali ,programma che se ne
prevedeva la realizzazione in sette anni con un investimento di risorse pari 55
miliardi di marchi.
L’unificazione delle due Germanie ha significato anche la fusione delle due
amministrazioni in un unica azienda .Di conseguenza la Bundespost Telekom ha
assorbito progressivamente i 40.000 dipendenti della Deusche Post-Telekom
orientale.
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Italia:
Una caratteristica della storia della telefonia italiana e` il continuo alternarsi di
orientamenti privatistici e pubblicistici a seconda dell’indirizzo di Governo.Inoltre
e` sempre esistita una distinzione tra comunicazioni privatizzabili e comunicazioni
da assicurare alla gestione statale, anomalia che ha impedito la realizzazione di
una vera e propria integrazione del settore .
Ripercorrendo brevemente le principali tappe dell’evoluzione del sistema
telefonico italiano, emerge che inizialmente,siamo intorno agli anni ottanta del
secolo scorso, si opto` per la nazionalizzazione del servizio ma sucessivamente si
frammento` la rete telefonica italiana in decine di imprese concessionarie private.
Questo fu l’assetto istituzionale nel quale le telecomunicazioni italiane si
presentarono alle soglie degli anni 20, periodo contrassegnato dall’inizio dell’era
fascista.
Fu proprio in quegli anni che Mussolini decise di riorganizzare il settore,
suddividendo il Paese in cinque zone e bandendo un concorso per ogni zona. Nel
frattempo la SIP allora -Societa` Idroelettrica Piemontese-decise di diversificare la
propria attivita` con particolare interesse per il settore telefonico e grazie alle sue
consociate Stipel,Telve e Timo riusci` a controllare tre delle cinque zone per un
periodo di otto anni (1925-1933).
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La quarta e quinta zona vennero controllate rispettivamente dal gruppo Pirelli-
Orlando attraverso la concessionaria TETI e da un gruppo formato da imprenditori
biellesi e dai rappresentanti in Italia della societa` Svedese Ericsson attraverso la
concessionaria SET.
Rimasero in mani pubbliche i servizi interurbani ed internazionali ,creando
l’azienda dei telefoni di Stato (ASST).
Negli anni trenta di fronte alla crisi finanziaria, l’IRI rilevo` le quote di controllo
delle tre aziende telefoniche della SIP, che ritorno` ad operare esclusivamente nel
campo dell’energia elettrica. Non solo ma l‘IRI riusci`, nella prima meta` del
1933, ad acquisire cospicue partecipazioni di minoranza nelle concessionarie
della quarta e quinta zona.
Solo nel 1957 si arrivo` all’unificazione del settore telefonico; infatti tutte le
cinque concessionarie entrano a far parte del gruppo IRI-STET; in realta` solo la
TETI e SET (concessionarie di quarta e quinta zona) erano ancora private, mentre
tutte le altre erano gia` state riunuite sotto il controllo pubblico della STET,
finanziaria IRI.
Infine nel 1964, dopo la nazionalizzazione dell’energia elettrica e quindi degli
impianti elettrici della SIP, l’IRI promosse la fusione per incorporazione delle
cinque societa` concessionarie del servizio telefonico nella nuova SIP che muto`,
appunto, denominazione: da -Societa Idroelettrica Piemontese- a - Societa`
Italiana per l’esercizio Telefonico- da questo momento, quindi, la telefonia urbana
ed interurbana, ad eccezione di quanto era di spettanza dell’ASST e dell’Italcable
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(entra in quel periodo a far parte del gruppo STET) era ora gestita da una unica
societa` e cio` costitui` un impulso ad accelerare il processo di omogenizzazione e
coordinamento del servizio.
La prima meta` degli anni settanta fu caratterizzata da una profonda crisi
economico-finanziaria che porto` il nostro paese ad accumulare forti ritardi
rispetto agli altri partners europei; infatti il governo italiano opto` a favore della
chimica della siderurgia e del settore meccanico a scapito delle telecomunicazioni.
In quel clima di incertezze la concessionaria SIP non riusci` piu` a raccogliere
capitali dall’azionariato privato ed ogni aumento di capitale venne sottoscritto
dalla STET quindi con fondi pubblici; nel giro di 15 anni la quota dello stato nel
capitale sociale SIP passo dal 53% al 67% (1985), infliggendo un duro colpo
all’originaria forma delle partecipazioni statali.
Sino al 1989 l’organizzazione dei servizi di T.L.C. in Italia vede una ripartizione
netta tra lo Stato e la STET ove la Holding IRI-STET gestisce la SIP per i servizi
nazionali urbani ed interurbani ( solamente per le direttrici di collegamento
interurbane in concessione dallo Stato), Italcable per i servizi intercontinentali e
Telespazio per i satelliti.
Il Ministero delle poste con ASST gestisce i servizi interurbani nazionali (non in
concessione ) e le interurbane internazionali.
Questo tipo di organizzazione territoriale abbastanza complessa non trova
riscontro in nessuna altra nazione Europea; per tanto l’Italia deve procedere al
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riassetto di questa struttura,ormai obsoleta e completamente superata, anche in
vista dell’ ormai prossima unificazione tra gli Stati Europei.
A tale proposito nel Marzo del 1989 il Consiglio dei Ministri approva il disegno di
legge Mammi` per il passaggio dei telefoni di stato (ASST) alle partecipazioni
statali (IRI). Verra` creata una temporanea Azienda in piena autonomia
denominata IRITEL che avra` il compito di gestire la metamorfosi di
trasformazione della vecchia organizzazione statale sino alla completa
integrazione nella SIP nel 1994.
Intanto nel 1990, sempre sotto la giurisdizione SIP, nasce la telefonia mobile
cellulare in tutta la nazione che in seguito prendera` il nome di TIM (Telecom
Italia Mobile).
Un ulteriore e radicale adeguamento organizzativo prevede la eliminazione della
STET ed il cambio della denominazione sociale da SIP a TELECOM ITALIA con
compiti di holding e gestione di tutte le telecomunicazioni compresa TIM per la
telefonia cellulare.
L’ultimo atto 1996, lo Stato Italiano procede per la completa privatizzazione
dell’azienda pubblica Telecom, mantenendo del pacchetto azionario in possesso,
soltanto il 3%.
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1.2 COMMENTO SULLE EVOLUZIONI ORGANIZZATIVE.
Sino agli inizi degli anni ottanta il settore delle telecomunicazioni era fortemente
condizionato, nella maggior parte dei paesi membri della CEE, dall’eredita` del
passato : grandi monopoli sottoposti alla regolamentazione dello stato con gestori
pubblici che potevano fornire soltanto pochi servizi standardizzati nell’ambito
nazionale prevalentemente telefonia vocale.
Tuttavia in pochissimi anni si e` assistito all’informatizzazione delle
telecomunicazioni, che sono cosi entrate a far parte dell’alta tecnologia, settore
caratterizzato da rapide innovazioni, alto grado di differenziazione dei servizi,
periodi di ammortamenti piu` brevi ed elevate spese di ricerca e sviluppo.
Alcuni paesi extra Europei ,come America e Giappone, grazie ai loro mercati
fortemente liberalizzati e dinamici, hanno risposto prontamente alle sfide
tecnologiche, ponendosi all’avanguardia e dominando in modo crescente il
mercato mondiale delle telecomunicazioni.
Anche in Europa, dove l’operatore pubblico e` stato sino a poco tempo fa,` il
gestore unico di tutti i servizi di telecomunicazione questo concetto e` nettamente
superato e le imprese concorrenziali del settore cominciano ad operare rendendo il
mercato dinamico e con aspetti completamente nuovi per questo settore.
Il Regno Unito e` il paese Europeo all’avanguardia nella liberalizzazione dei
servizi di telecomunicazione ; e` stato il primo ad introdurre la concorrenza nella
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telefonia di base e nella telefonia mobile cellulare con i suoi decreti del 1981 e
1984.
Piu` recentemente anche altri paesi europei hanno cominciato a reagire alla
situazione in via di trasformazione . In particolare la Francia e la Germania con
due grandi riforme nel 1989 e 1990 hanno separato le Poste dalle
Telecomunicazioni ed hanno affidato al Ministero P.T. unicamente le funzioni di
regolamentazione.
In Italia lo Stato e` titolare dei servizi di telecomunicazione che da un lato gestisce
direttamente una parte della rete relativa al traffico interurbano ed internazionale
in ambito europeo,e dall’altra concede ad aziende del gruppo IRI-STET l’esercizio
della rete telefonica e delle reti dati in ambito nazionale ed in ambito
intercontinentale per mezzo di SIP e ITALCABLE.
Questa complessa struttura organizzativa e` fonte di diseconomie, sovrapposizioni
di risorse con inevitabili disservizi di competenza a danno della clientela.
L’esperienza dei gestori pubblici, il cui monopolio e` stato messo in discussione,
evidenzia come l’operare in un contesto competitivo porta il gestore a migliorare
la propria attivita` nei segmenti di mercato piu` ambiti dalla concorrenza in quanto
hanno una maggiore redditivita`, inoltre gli operatori cosi` detti dominanti,
tendono a restare tali anche in un contesto competitivo, come nel caso di British
Telecom,che continua a controllare il 95% del mercato nazionale.
Tutte le azioni di riassetto istituzionale hanno semplicemente garantito ai
tradizionali gestori pubblici una maggiore possibilita` di reperire risorse
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finanziarie sul mercato,lo sviluppo delle attivita` all’estero e l’acquisizione di
capacita` di marketing, di flessibilita` ed innovazione nella fornitura dei sevizi.Ai
gestori pubblici, infine, non mancano certo dei punti di forza quali la cultura
tecnica a la capilarita` d’insediamento sul territorio.
Di fronte a questa realta` l’ Europa era caratterizzata da una struttura
organizzativa differenziata (diverso stadio raggiunto nel processo di
liberalizzazione) con barriere tecniche piu` o meno cospicue, con grado di
sviluppo dei vari servizi enormemente differenziato , la CEE si e`, a suo tempo,
impegnata per delineare politiche comuni per evolvere questa realta`con
l’eliminazione dei monopoli e tutto quanto puo` ostacolare la libera concorrenza.
Oggi a distanza di qualche anno la realta` Europea, dei paesi membri CEE, e`
abbastanza equilibrata ed orientata sulla via della omogeneita` tecnico gestionale
ed organizzitiva.
La pluralita`di imprese che gestiscono il servizio di telecomunicazioni, sia su rete
fissa che mobile, e` oggi presente in tutti i principali paesi europei.
In Francia si contano oltre trenta societa` operative sul territorio nazionale,
spalmate nelle varie tipologie di licenze rilasciate dallo Stato.
Lo stesso fenomeno e` presente in Italia, Germania e Regno Unito, creando un
mercato molto dinamico e alla continua ricerca di innovazioni tariffarie,
iniziative che vanno tutte a favore dei clienti, sia per l’aspetto economico,che per
la qualita` del servizio offerto.