Sommario
In un periodo come quello attuale, nel quale le aziende italiane si
devono confrontare con un calo del giro d’affari e una ripresa
economica molto lenta, risulta necessario studiare soluzioni, progetti,
scenari alternativi che possano attutire e scongiurare la situazione di
crisi. Sicuramente una strada da percorrere è quella di seguire il
modello Toyota, perché in ogni azienda c’è sempre uno spreco che può
essere eliminato, con eccellenti ricadute sui costi.
Il presente elaborato discute di come Esmach S.p.A., un’azienda
del settore della panificazione storicamente legata alle tradizioni e al
territorio vicentino, ha affrontato in maniera vincente le nuove sfide che
gli si sono poste davanti, cambiando la propria organizzazione e il
proprio modo di lavorare, indirizzandoli verso le innovative tematiche
della lean manufacturing e del Kaizen. Non solo una semplice
applicazione di metodi per l’eliminazione degli sprechi ed un aumento
dei profitti, ma anche la chiave per un ambiente di lavoro migliore e più
sereno dove tutti possono esprimere il loro potenziale. Una filosofia di
pensiero applicabile a qualsiasi azione quotidiana guidata da un grande
orientamento al cambiamento, in un percorso verso il miglioramento
teso al cambio di paradigma. Con una provocazione: “Se funziona è
vecchio”.
1
Introduzione
Crescita della produttività, abbassamento dei difetti di
produzione, calo del numero di reclami, abbattimento delle giacenze in
magazzino, crescita dell’innovazione, miglioramento del clima interno,
sono solo alcuni dei risultati registrati nelle aziende italiane che hanno
scelto di avviare percorsi di lean manufacturing e Kaizen. Così anche
Esmach S.p.A., azienda industriale del Gruppo Ali, che opera nel
settore della panificazione ha scelto di intraprendere la strada
dell’organizzazione snella e del miglioramento continuo per combattere
il periodo di crisi e rimanere competitiva nel mercato.
Durante il mio periodo di stage in azienda ho avuto la possibilità
di assistere e partecipare a questo processo di cambiamento nel quale
si è mantenuto un approccio bottom-up, principio che detta le
fondamenta di questo innovativo modo di lavorare. Con l’appoggio della
società di consulenza Kaizen Institute Italia si è imparato ad operare
secondo la logica del cantiere, nel quale tutti i comparti aziendali, dal
top management agli addetti all’assemblaggio, sono coinvolti nella
messa a fuoco di una criticità o di un obiettivo e, in progressiva
autonomia e secondo un percorso ben strutturato, individuano la strada
migliore per risolverli. In questo modo le osservazioni si trasformano in
suggerimenti, i suggerimenti in progetti, i progetti in realtà e
l’innovazione continua a crescere.
Nel primo capitolo della tesi si forniscono le principali nozioni
teoriche presenti in letteratura riguardo al tema della lean production.
“The machine that changed the world” di J. P. Womack, D. T. Jones e
D. Roos e “Lean thinking” di J. P. Womack e D. T. Jones sono i due libri
di testo di maggior rilievo che trattano l’argomento.
Nel secondo capitolo si discute del Kaizen come strumento della
lean production, visto come miglioramento continuo dei processi
aziendali. In questo caso il libro di testo “Gemba Kaizen” di Masaaki
Imai è stato il principale riferimento adottato.
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Nel terzo capitolo si presentano dapprima il Gruppo Ali,
multinazionale del mondo delle apparecchiature per la ristorazione e
successivamente Esmach S.p.A., l’azienda del gruppo presso la quale
ho sviluppato il progetto oggetto di questo elaborato.
Nel quarto ed ultimo capitolo della tesi viene presentato il
progetto Kaizen dell’azienda. Il capitolo è strutturato secondo i vari
cantieri Kaizen implementati, simbolo del cambiamento ancora in atto in
Esmach. Ad alcune di queste attività ho partecipato attivamente
portando il mio contributo in termini di analisi quantitativa di dati, come
ad esempio nel caso dei cantieri kanban, supermarket e daily Kaizen e
in alcuni frangenti dei cantieri mappatura dei flussi e concept canale
pilota. Altri lavori di mappatura del prodotto e decisione del layout di
stabilimento li ho vissuti solo di riflesso, ma sono comunque riportati per
una maggior comprensione del contesto in cui Esmach si trova.
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CAPITOLO 1
Lean production
Obiettivo del capitolo è fornire le principali nozioni teoriche in
merito al tema della lean production, con particolare riferimento ai
pilastri, alla lotta agli sprechi e ai cinque principi fondamentali su cui si
basa l’innovativo sistema di produzione.
1.1. Origine e significato del termine
Con il termine lean production, in italiano produzione snella,
introdotto in Europa negli anni novanta grazie alla pubblicazione del
libro “The machine that changed the world” di J. P. Womack, D. T.
Jones e D. Roos, si fa riferimento ad una filosofia che utilizza varie
tecniche e strumenti da applicare nei processi aziendali al fine di
ottimizzare la produttività, il tempo e le risorse per ridurre al massimo gli
sprechi fino ad annullarli.
Essa nasce a metà degli anni cinquanta quando Sakichi Toyoda,
suo figlio Kiichiro Toyoda e il loro ingegnere Taiichi Ohno, riuscirono a
fare di Toyota un’azienda in crescita in un settore che in quel particolare
periodo storico era in crisi in tutto il mondo. La Toyota Motor Company
infatti, nell'immediato dopoguerra, si trovava in condizioni gravissime di
mancanza di risorse, come gran parte dell'industria del Giappone,
uscito sconfitto e stremato da un conflitto devastante. In questo
contesto i tre uomini di Toyota rivoluzionarono il processo di produzione
di automobili, passando dalla produzione di massa basata sulla catena
di montaggio di Henry Ford, alla produzione secondo il Toyota
Production System (TPS) alla cui base si trova l'idea di “fare di più con
meno”, cioè di utilizzare al meglio le risorse disponibili con l'obiettivo di
incrementare la produttività della fabbrica e di ridurre drasticamente i
costi, per poter ottenere un profitto più elevato; tutto ciò che è superfluo
appesantisce il sistema generando costi anziché valore. Con riferimento
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a questo concetto, Ohno ci spiega che se facciamo derivare il prezzo di
vendita dalla somma del profitto con il costo di produzione, facciamo
ricadere sul cliente tale costo: nell’industria contemporanea, in un
mercato libero e competitivo ciò non è più possibile; l’unica
discriminante sull’acquisto o meno di un prodotto è il valore che esso
rappresenta per il consumatore. Durante una fase economica di
crescita si può ottenere un abbassamento dei costi con l’aumento delle
quantità prodotte, ma in una fase di crescita lenta come quella attuale è
necessario che l’organizzazione sviluppi le capacità per poter utilizzare
al meglio le proprie risorse ed eliminare di conseguenza le perdite
(Ohno, 2004.)
1
.
1.2. Mass production e lean production
Sebbene il flusso lavorativo si può considerare il filo conduttore
che lega la classica produzione di massa, all’innovativa produzione
snella, vi sono numerose differenze tra i due sistemi di gestione
industriale (Tab. 1.1). La più eclatante è il metodo con cui le due case
automobilistiche hanno storicamente cercato di ridurre i costi: Ford si
preoccupava di produrre il maggior numero di pezzi, generando così
economie di scala e cercando di evitare il più possibile i riattrezzaggi,
mentre Toyota riduce il più possibile le quantità prodotte, cambiando
rapidamente le installazioni ed elimina di conseguenza la
sovrapproduzione generata dal magazzino. La Toyota sviluppa il suo
sistema produttivo, basandolo sulla lotta agli sprechi, intendendo come
spreco, tutto ciò che non crea valore per il cliente.
1
Ohno T., 2004. Lo spirito Toyota. Torino: Piccola Biblioteca Einaudi.
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Tabella 1.1. Differenze tra mass production e lean production.
Produzione di massa Produzione snella
Produzione spinta (push) Produzione tirata (pull)
Efficacia Efficienza
Riduzione dei costi mediante
economie di scala
Riduzione dei costi mediante
velocità del ciclo di produzione
Lotto economico Lotto piccolo tendente a uno
Scorte utili per evitare
interruzioni di produzione
Scorte inutili perché
nascondono i problemi
Lentezza e rigidità
Velocità di risposta e
capacità di adattamento
1.3. I pilastri del sistema di produzione Toyota
Per raggiungere l’eliminazione totale degli sprechi il sistema
Toyota si basa su due pilastri fondamentali: jidoka e just in time.
1.3.1. Jidoka
Jidoka è un termine giapponese che si può tradurre in italiano
con autoattivazione della produzione e significa arrestare
immediatamente la produzione non appena ci sia la possibilità che si
presenti qualche difetto. Il modo più semplice per farlo è dotare i
macchinari d’intelligenza: le macchine autoattivate hanno infatti un
dispositivo d’arresto automatico che entra in funzione in caso
d’anomalia; esse sono equipaggiate con sistemi di prevenzione della
difettosità, che conferiscono alla macchina un tocco di sensibilità
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umana (Ohno, 2004)
2
. Il concetto, che ha origine dall’invenzione del
telaio autoattivato di Sakichi Toyoda, si può estendere anche in una
linea di produzione manuale, nella quale sono gli operai ad
interrompere la produzione non appena riscontrano qualche anomalia;
se si scopre un difetto o un malfunzionamento, il flusso produttivo si
interrompe e si corregge immediatamente il problema, chiarendo quali
cause lo hanno scatenato e avviando le contromisure opportune.
Questo primo pilastro del TPS aiuta ad intercettare i problemi sul
nascere, evitando che si trasformino in difetti, localizzandoli, isolandoli e
creando le condizioni perché non si ripresentino in futuro. Ad ogni
stadio del processo, si separano così uomini e macchine per ottenere
un lavoro più efficiente da parte di entrambi. Il mezzo più utilizzato per
mettere in pratica il jidoka è il cosiddetto andon, ossia uno strumento di
controllo visivo, che può essere ad esempio una luce o una bandiera
gialla o rossa, con il quale si ferma la produzione.
1.3.2. Just in time
Il just in time (JIT) è un’espressione inglese che significa appena
in tempo. In ambito industriale è una tecnica di gestione che mira ad
ottenere un flusso di prodotti che soddisfino istantaneamente la
domanda, con una qualità perfetta e senza sprechi (Slack et al., 2007)
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;
in altri termini ciò che vuole il cliente, nella quantità richiesta,
esattamente quando e dove serve, al minor costo possibile. Si tratta di
un modello produttivo che garantisce la continua e perfetta simmetria
tra l’offerta dei beni prodotti e la domanda che proviene dal mercato.
Ovviamente questo obiettivo è molto complesso da realizzare e il modo
migliore per farlo è invertire il ragionamento classico di intendere la
produzione come un flusso cha va da monte a valle. Rovesciando il
punto d’osservazione si può concepire il processo di produzione come
2
Ohno T., 2004. Lo spirito Toyota. Torino: Piccola Biblioteca Einaudi.
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Slack N., Chambers S., Johnston R., Betts A., 2007. Gestione delle operations e dei processi.
Torino: Pearson Paravia Bruno Mondadori.