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1.5 Le origini della dipendenza affettiva
Essendo gli studi sulla love addiction in continua evoluzione, diversi studiosi hanno
ipotizzato da dove questo tipo di dipendenza possa trarre le origini. Le dottoresse Furno
e Gambino (2018) pongono l’attenzione sul fatto che ,quando un soggetto intraprende
una relazione con un’altra persona, tale legame viene talvolta confrontato con i rapporti
primari, ovvero quelli con genitori, fratelli e familiari. Tali rapporti primari, infatti,
vanno ad influenzare le relazioni future, in particolar modo in riferimento agli stili di
attaccamento. Da alcune ricerche emerge come la sicurezza o l’insicurezza che
caratterizzano il legame di attaccamento spesso si trasmettono da generazione in
generazione attraverso la qualità dei rapporti familiari (Benoit, Parker, 1994; Fonagy et
alii, 1992). La capacità di intraprendere una relazione è correlata anche alla capacità
dell’individuo di creare un’immagine di sè in seguito ai processi di separazione-
individuazione, che hanno le basi nei “modelli di relazione” infantile. La psicoanalista
Mahler distingue in questo processo 4 stadi che portano il bambino a riconoscersi come
a sè stante dalla madre. ( Furno, Gambino, 2018).
Questo meccanismo si ingenera anche nei rapporti di dipendenza generalmente
interconnessi allo sviluppo di un attaccamento di tipo insicuro (Reynaud, 2010). Tale
stile di attaccamento comporta la presenza di una madre o di genitori rifiutanti o
imprevedibili. Nel primo caso il rapporto è caratterizzato da indifferenza nei confronti
delle richieste di vicinanza e accudimento, nel secondo caso, il legame con la madre è
stato caratterizzato da ambiguità o imprevedibilità con dimostrazioni di affetto e
vicinanza alternati a nessun tipo di accudimento, vicinanza fisica o affettiva.
Conseguenza di ciò è un’incapacità di esplorare l’ambiente circostante, difficoltà nella
regolazione delle emozioni, mancanza di autonomia. Tali modelli mentali
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dell’attaccamento tendono a far senire la loro influenza anche nelle relazioni adulte
nelle quali si tende a riprodurre le caratteristiche delle prime relazioni comportandosi in
maniera stabile cioè attraverso modalità riconducibili a quello schema (Furno, &
Gambino, 2018).
È possibile individuare tre stili di attaccamento:
● L’attaccamento sicuro: è tipico di bambini che hanno avuto una madre
sensibile alle loro richieste, pronta a sostenerli ed aiutarli in caso di necessità.
Questi bambini hanno acquisito la capacità di esplorare autonomamente
l’ambiente circostante , in caso di sconforto vedono la madre come un
consolazione e quindi come base sicura e sono in grado di attuare strategie per
regolare le proprie emozioni. Da adulti generalmente riescono a sviluppare
nuove relazioni fondate sulla fiducia e sull’accettazione dell’altro. (Hazan e
Shaver, 1987).
● L’attaccamento insicuro evitante: è tipico di bambini che hanno avuto
una madre rifiutante pronta a scoraggiare e rifiutare qualsiasi tentativo di
avvicinamento da parte del bambino anche in presenza di segnali di paura o
rabbia del figlio. In questi casi non vi è dimostrazione di dolore per un’eventuale
separazione dalla madre con conseguente evitamento al momento del
ricongiungimento. Da adulti tali individui avranno più possibilità di instaurare
rapporti di coppia basati sulla freddezza oppure a non dare molta importanza ai
legami d’affetto. (Hazan & Shaver, 1987).
● L’attaccamento insicuro ambivalente: è tipico di bambini che non sanno
regolare le proprie emozioni avendo avuto una madre rifiutante ad ogni loro
richiesta di vicinanza, ma che si rende disponibile quando tale vicinanza non
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viene richiesta dal bambino. Si innesca quindi un sentimento di sfiducia nei
confronti della figura d’attaccamento manifestata attraverso la “rabbia
disfunzionale” che porta ad aggredire proprio la persona dalla quale si desidera
consolazione. Da adulti è molto probabile che ci siano difficoltà nello sviluppare
nuove relazioni o nello sviluppare relazioni di tipo possessivo caratterizzate da
gelosia e mancanza di fiducia nei confronti del partner. (Hazan e Shaver, 1987)
Nel momento in cui si sceglie il partner entrano, quindi, in gioco diversi fattori, tra i
quali i principali risultano essere la ricerca di sicurezza e di fiducia che andranno poi a
porre le basi per una relazione che può risultare funzionale o disfunzionale.
Esaminando le origini della love addiction, è opportuno soffermarsi sui possibili fattori
di rischio, ovvero quell’insieme di variabili che possono promuovere l’insorgere di tale
dipendenza. Questi possono essere fattori biologici,psicologici e sociali.
Tra i fattori biologici rientra un’alterazione della produzione di neurotrasmettitori
endogeni, in particolare la dopamina, coinvolti nei processi legati alla gratificazione e
alla ricompensa. I circuiti cerebrali dopaminergici guidano il comportamento verso gli
stimoli che sono fondamentali per la sopravvivenza. Attivando artificialmente queste
vie nervose, le sostanze psicoattive inducono a ripetere il comportamento e il sistema
nervoso viene risponde come se la sostanza fosse necessaria alla sopravvivenza. Altri
fattori di rischio individuati sono una situazione socio-economica caratterizzata da
contesti devianti, svantaggio economico, povertà, basso livello di cultura del gruppo dei
pari, l’esposizione a eventi stressanti o traumatici come abusi e violenze e la familiarità
per la dipendenza patologica o altri disturbi psichiatrici (disturbo dell’umore,
dipendenza da alcol, disturbi di personalità).
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Per quanto riguarda le variabili psicologiche , queste sono state individuate in alti indici
di di ansia, di sensations/novelty seeking e di impulsività. Per quanto riguarda l’ansia,
una dipendenza può costituire una strategia di gestione della stessa. Per
Sensation/Novelty Seeking si intende il bisogno e la tendenza a raggiungere esperienze
emotive molto intense, e quindi prevede una tendenza ad attuare comportamenti in
relazione all’eccitazione prodotta dalla novità. Numerosi studi hanno evidenziato come
alti indici di sensation/novelty seeking siano sempre presente nelle persone che
presentano una dipendenza e che quindi possa costituire un importante fattore di rischio
per l’esordio del disturbo. Anche l’impulsività è un fattore molto importante per
spiegare comportamenti psicopatologici ed è caratterizzata da azioni e decisioni
affrettate, poco pianificate ed talvolta rischiose.Nei comportamenti di addiction a
manifestarsi sono la mancanza di considerazione verso le conseguenze negative del
comportamento impulsivo, una reazione rapida agli stimoli prima di aver concluso un
adeguato processo di raccolta di informazioni, e la mancanza di considerazione per le
conseguenze a lungo termine. Ogni dipendenza comportamentale risente anche di
processi metacognitivi, in particolare quelli relative alle aspettative.La dipendenza
spesso è favorita dallle aspettative che una persona ha a riguardo in quanto, pur
passando in rassegna i pro e contro, il dipendente continuerà sempre a dare maggiore
valenza a quello che nella sua ottica sono fattori positivi, quale per esempio il sollievo
dai problemi personali, e a trascurare le componenti negative.
A contribuire il mantenimento di una dipendenza patologica sono anche delle modalità
di pensiero ripetitive quali, la ruminazione, il rimuginio e il pensiero desiderante. La
ruminazione è uno stile di pensiero ripetitivo e negativo focalizzato sul proprio
malessere emotivo che si mette in atto per comprenderne cause e conseguenze (es:
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perché succede a me?). Il rimuginio è invece un insieme di pensieri e immagini non
controllate dall’individuo, per prevedere o prevenire eventi negativi in modo tale da
creare mentalmente ipotetiche soluzioni. Più recentemente, è emersa l’importanza del
pensiero desiderante, ovvero un processo volontario che porta la persona a soffermarsi
su immagini, informazioni e ricordi delle esperienze piacevoli legate alla dipendenza:
una sorta di anticipazione mentale del piacere. Questi processi mentali producono
conseguenze negative come alti livelli di craving. (studicognitivi.it)
Tra gli antecedenti della dipendenza affettiva particolare attenzione deve essere data al
narcisismo perverso. Nelle molteplici definizioni di perversione vi sono delucidazioni
orientate sulla sfera sessuale e sulle deviazioni relative a tale dinamica anche se
Laplanche e Pontalis riconoscono (1993, 250) che esso, non solo è ascrivibile ad una
deviazione in senso prettamente sessuale, ma anche in senso morale. (Vespe,2017)
La Filippini evidenzia (2005, 31) come la perversione relazionale giunga ad espressioni
come la violenza psicologica che si manifesta nel controllo e nel dominio, esercitati dal
perpetratore, sull’altro, che si esprimono nell'intrusione nei rapporti affettivi dell'altro,
nelle sue attività nonché nei suoi contesti di autonomia . In merito alla dimensione
interpersonale del quadro narcisistico, Ponsi sostiene (2003, I) che “non si può parlare
di una vera e propria sindrome con specifici comportamenti perversi, quanto invece di
un modo perverso di rapportarsi con gli altri”. Chi si relaziona ad una tale personalità
viene sottoposto ad una pressione eccessiva, manipolata, sfruttata in quanto il perverso
morale desidera diventare l'unico vero padrone del rapporto poiché tale obiettivo gli
procura godimento e porta con sé un senso di trionfo e di superiorità . Sebbene anche
nelle normali relazioni è possibile ravvisare atteggiamenti di influenza di un individuo
per il partner, ciò che distingue queste dalle relazioni in cui è presente la perversione
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sono gli obiettivi: il perverso infatti cerca di assoggettare la sua vittima, di asservirla e
sottometterla al suo essere; a fronte di ciò la vittima rischia di sentirsi svalutata e di
perdere la possibilità di pensare e di agire in autonomia (Eiguer, 2006).
Nel campo delle dipendenza relazionali il “narcisista perverso” non descrive una
patologia della personalità, ma una modalità di costruzione dei rapporti interpersonali
basati sul controllo del partner e sul disimpegno dal rapporto, infatti esso può essere
definito come un individuo che adotta delle strategie in linea col suo obiettivo, ovvero
quello di alimentare la sicurezza personale a discapito di quella altrui. La vittima, e
quindi il partner, è totalmente indifferente al narcisista poiché è privo di empatia; tutto
ciò lo porta a non comprendere le esigenze dell’altro e a reputare le sue richieste
illegittime. Chi rimane coinvolto nella dipendenza affettiva con un narcisista perverso
sperimenta due fasi; in un primo momento è attratto dalla sicurezza mostrata dal partner
al momento della scelta, successivamente però tutto ciò è sostituito da ambivalenza,
attacchi, incostanza che caratterizzano questo tipo di dipendenze amorose. (Secci,
2014). “La sfida più complessa per chi precipita nel vortice della dipendenza affettiva
da un narcisista perverso è imparare a tradurre secondo un altro sistema di
riferimento, un diverso modello di realtà, messaggi che sembrerebbero incoraggiare la
relazione e che invece perseguono il solo scopo di congelarla in un comodo e
disimpegnato “equilibrio” che gratifichi l’immagine grandiosa del narcisista.” (Secci,
2014)
La vittima, quindi, arriva persino ad idealizzare l’amante fino a creare il mito dell’uomo
perfetto, che non merita. Queste suggestioni hanno l’obiettivo illusorio di “salvare
l’immagine dell’altro” e ricondurre il fallimento del rapporti ad errori propri.