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ABSTRACT
The purpose of this thesis is to describe the part played by the interpreters and
translators operating in war zones and to understand why they are so essential for the good
outcome of a conflict. This thesis essentially focuses on two issues. The first is to illustrate
how the work of these two figures is so crucial in determining the development and the
ending of a war; nevertheless, this work is often almost invisible. The second issue is
defining their legal status, their rights and the protection they can expect.
The first chapter of this thesis consists of an introduction to the role and the
profession of the interpreter and the translator and their evolution during the course of
history. In this chapter, I will also analyse the different types and techniques of
interpretation and the importance of the proper choice of words while translating
something. I will then take into consideration the careers of these two figures in Italy as
non-regulated professions.
In the second chapter, I will pass through the principal conflicts that characterised
last century and recent years. After this historical excursus, I will look at the essential role
of language and communication in war operations. I will focus on the skills and abilities
requested of and the principal tasks performed by the interpreter and the translator. Then, I
will talk about their rights and duties and how they are considered by the other parties
involved in the war zone.
In the third chapter, I will take into consideration the different settings and
backgrounds in which a war interpreter or translator can operate. I will start with the
examples of the United Nations and then continue by looking at their roles in the
International Criminal Court of former Yugoslavia, the International Committee of the Red
Cross and Amnesty International (as examples of NGOs). Finally, I will look at their
particular contribution to the mass media industry.
In the fourth chapter, I will try to understand the legal status of the interpreters and
translators operating in conflict zones. I will look at their rights, the international
protection they are offered and the problems arising from the absence of an ad hoc
legislation.
Finally, the fifth chapter is a sort of collection of stories and testimonials by people
who experienced what it means to be an interpreter operating in a war zone.
5
INTRODUZIONE
«Se la lingua e il terrore si sfidano a duello, chi soccombe?
1
»
L’interprete e il traduttore sono mestieri antichissimi, ma solo recentemente, a
partire dalla fine del XIX secolo, si è iniziato a prendere in considerazione queste arti e
solo con l’avvento del XX secolo si è cominciato a parlare di professioni, di ordini e di
albi. Entrambe le professioni hanno il delicato compito di fungere da mediatori linguistici e
culturali, cercando di trasferire un messaggio tra soggetti che non parlano la stessa lingua e
che non condividono la stessa cultura; inoltre, devono assicurarsi allo stesso tempo che il
significato originale di tale messaggio resti immutato. Gli ambiti entro cui queste due
figure possono operare sono molteplici e spaziano dal settore letterario a quello tecnico-
scientifico; da quello giuridico a quello economico e commerciale; da quello giornalistico a
quello politico e via dicendo. Tuttavia, a livello internazionale e spesso anche a livello
nazionale, le figure professionali dell’interprete e del traduttore non sono regolamentate a
livello giuridico e in genere il compito di predisporre una qualche disciplina è demandato
alle associazioni di categoria. La mancanza di una disciplina giuridica dedicata lascia
questi professionisti in una sorta di vuoto normativo che spesso li porta, loro malgrado, a
trovarsi in situazioni di precarietà e di incertezza.
Per molti, tradurre significa semplicemente cercare il corrispondente linguistico di
un termine e sostituirlo ad esso per comunicare un messaggio. In realtà, l’atto di tradurre
significa ben più di questo. Infatti, tradurre significa mediare tra due parti che altrimenti
non potrebbero comunicare tra di loro: l’interprete o il traduttore è colui che permette la
comunicazione ed è portatore di un messaggio. Oltre che riportare il significato autentico
del messaggio, il professionista deve rendere anche le singole sfumature, il tono di voce e
tutte le altre particolarità tipiche di un determinato linguaggio. Egli deve prestare la
massima attenzione nell’analizzare i diversi significati che possono connotare un
determinato termine in base al contesto in cui viene impiegato e in particolare a tutti quegli
aspetti extralinguistici che caratterizzano una comunicazione. Preservare il messaggio è un
compito estremamente importante che potrebbe pregiudicare lo scopo e l’esito stesso della
comunicazione. Tradurre significa comprendere un pensiero espresso in una determinata
lingua ed esprimerlo a propria volta utilizzando tutte le risorse che l’altra lingua offre. In
altre parole, il ruolo dell’interprete è quello di trasformare le parole della lingua di origine
1
WESTERMAN Frank, I soldati delle parole, 2016, Iperborea, pag. 17.
6
in significati e successivamente trasformare questi significati in parole della lingua di
arrivo.
Gli interpreti e i traduttori sono delle figure invisibili, che agiscono dietro le quinte,
che le cronache storiche ignorano e al cui lavoro non danno particolare importanza. Infatti,
essi stanno nel mezzo tra figure che invece scrivono la storia, ma che senza il loro lavoro di
traduzione e di mediazione non potrebbero comprendersi. Proprio per questo essi devono
rappresentare dei soggetti neutrali, non schierati da nessuna delle due parti per cui
lavorano; devono perseguire i principi di correttezza e di lealtà e devono rispettare i doveri
di diligenza, competenza e confidenzialità.
Nel momento in cui nasce un conflitto o uno scontro tra nazioni o tra popoli, la
comunicazione assume un ruolo principale ai fini dello svolgimento e della risoluzione
della controversia. Tutto in una guerra può essere ricondotto al linguaggio e alla
comunicazione, dalla sua stessa dichiarazione, alle trattative, alle negoziazioni, agli
interrogatori dei prigionieri e infine al trattato di pace. Quando il conflitto si genera tra
stati, gruppi etnici, comunità o fazioni che non parlano la stessa lingua, occorre che questa
attività di comunicazione venga costantemente tradotta. Proprio per questo, anche in
questo caso entrano in gioco i traduttori e soprattutto gli interpreti, i quali vengono assunti
dalle forze armate, dalle organizzazioni internazionali e dalle organizzazioni non
governative per svolgere molteplici attività. Non solo, l’interprete ha anche il compito di
venire a contatto con la popolazione locale e gettare le basi per l’instaurarsi di relazioni tra
questa e le forze occupanti. Egli è inoltre il soggetto tramite il quale vengono divulgati gli
avvenimenti che si verificano nel corso del conflitto, fatti di cui spesso egli viene a
conoscenza tramite le testimonianze dirette di appartenenti alla popolazione locale. Infine,
può capitare che l’interprete svolga attività che esulino dalla sua sfera professionale, spesso
se impiegato per conto dei mass media: in questi casi prende il nome di fixer per indicare le
sue abilità di tutto fare.
In contesti bellici, il lavoro svolto da traduttori e interpreti riveste un ruolo di
primaria importanza e consiste in un’attività estremamente delicata, poiché l’esito della
comunicazione o delle negoziazioni a volte può davvero rappresentare la scelta tra la vita e
la morte. Per svolgere un ruolo di questo genere, idealmente occorre che l’interprete abbia
una preparazione adeguata non solo dal punto di vista linguistico. Infatti, oltre a dover
possedere ottime conoscenze linguistiche (in particolare del linguaggio tecnico), esperienza
e professionalità, egli deve essere un esperto riguardo alla cultura locale ed essere in grado
di svolgere il ruolo di mediatore. Infine, prima di poter lavorare in un contesto bellico in
7
cui la propria vita e quella degli altri suoi collaboratori è messa a rischio, è importante che
l’interprete venga debitamente addestrato e gli venga fornita l’attrezzatura adatta ad
operare sul campo. Tuttavia, spesso nella realtà le cose vanno diversamente. La maggior
parte delle volte, gli interpreti vengono reclutati tra gli appartenenti alla popolazione del
luogo in cui si svolge il conflitto per poter sfruttare al massimo le loro doti e conoscenze
della lingua e della cultura locale. Allo stesso tempo però questi soggetti non hanno
nessuna esperienza professionale, o non ne hanno a sufficienza, per svolgere l’attività di
interprete o di mediatore, specie in una situazione così delicata. Inoltre, spesso la loro
conoscenza della lingua parlata dalle forze occupanti o dalle organizzazioni per cui
lavorano è sommaria ed approssimativa. Infine, essi non ricevono nessun particolare tipo di
addestramento per operare in un contesto bellico.
L’interprete e il traduttore di guerra sono figure a rischio, poiché può accadere che
essi non godano di particolare fiducia né da parte delle forze occupanti né da parte della
popolazione, soprattutto se si tratta di soggetti assunti in loco. Da un lato, le forze armate e
gli eserciti occupanti vedono questi soggetti come un potenziale pericolo per la sicurezza
poiché pur sempre appartenenti allo stesso popolo o gruppo etnico del nemico. Per questo
vengono spesso prese delle misure di precauzione nei loro confronti. Ad esempio, essi
vengono periodicamente sottoposti all’esame del poligrafo (più comunemente conosciuto
con il nome di macchina della verità), all’ingresso nelle basi militari i loro oggetti
personali vengono controllati e le loro macchine perquisite. Proprio per questioni di
sicurezza, a volte l’esercito occupante preferisce impiegare interpreti che parlino la lingua
locale ma che siano di differente origine etnica. Dall’altro lato poi, abbiamo la popolazione
locale, la quale vede gli interpreti come dei traditori del loro stesso popolo, delle spie e dei
collaboratori del nemico. Spesso questi interpreti sono vittime di minacce di morte, di
rapimenti e di omicidi da parte di membri della loro stessa comunità e di conseguenza non
possono più fidarsi di nessuno e sono costretti a svolgere il proprio lavoro in segreto,
talvolta persino tenendo la propria famiglia all’oscuro.
Purtroppo, ad oggi ancora non esiste una normativa ad hoc per gli interpreti e i
traduttori. Di conseguenza essi non godono di una protezione internazionale paragonabile a
quella dedicata ad altri operatori attivi in contesti bellici, post-conflittuali e di peace
building, nonostante essi rischino la propria vita proprio come tutti gli altri. Tuttavia,
esistono delle norme, delle nozioni giuridiche e delle prassi di diritto internazionale di
carattere generale che possono essere estese a queste due figure rimanendo pur sempre
insufficienti a disciplinare pienamente la categoria. La Convenzione di Ginevra presenta al
8
suo interno diversi articoli che prevedono la possibilità di usufruire di un interprete da
parte dei prigionieri di guerra o delle parti chiamate in causa durante un procedimento
giudiziario al fine di fornire loro un giusto processo e di permettere loro di comprendere le
accuse a loro carico e ciò che viene discusso in aula. Allo stesso tempo tuttavia, la
Convenzione non si pronuncia mai nel disciplinare direttamente i diritti e i doveri degli
interpreti e dei traduttori. Lo status giuridico di un interprete dipende dal fatto che egli
operi per conto di una parte coinvolta attivamente nel conflitto piuttosto che per una parte
terza e neutrale, ossia che egli sia o meno un membro della popolazione civile. Una volta
fatta questa distinzione, all’interprete si estendono tutte quelle norme che si applicano per
gli altri membri considerati combattenti oppure civili. Tuttavia, il problema del vuoto
normativo rimane e spesso la tutela e la protezione di interpreti e traduttori è demandata
alla legislazione nazionale o alle norme e ai regolamenti interni all’organizzazione per cui
essi operano.
9
I. LE FIGURE PROFESSIONALI DELL’INTERPRETE E DEL TRADUTTORE
1. L’interprete di ieri e di oggi
La figura professionale dell’interprete viene impiegata nel momento in cui due o
più individui, appartenenti a diverse culture e che parlano lingue differenti, si incontrano
per un qualsiasi motivo o per perseguire un qualsivoglia scopo e si genera così un
problema nella comunicazione. L’interprete ha il compito di fare da ponte, da tramite tra le
due parti e di trasferire il messaggio partendo da una lingua d’origine (source language) ad
una lingua di arrivo (target language) facendo in modo di mantenere il più possibile il suo
significato originario
2
. Il traduttore, a differenza dell’interprete che lavora oralmente,
traduce testi scritti da una lingua ad un’altra e anche lui ha il compito di preservare il
significato originale, sia dal punto di vista linguistico che culturale. Interpreti e traduttori
possono lavorare in moltissimi contesti diversi che spaziano dal settore letterario ed
editoriale al settore tecnico-scientifico, da quello delle conferenze nazionali ed
internazionali all’ambito giuridico e giudiziario
3
.
La parola “interprete” deriva dal latino inter-partes o inter-pretium” ed entrambi i
termini indicano una persona che svolge il compito di mediatore linguistico tra due parti
che non parlano o che hanno scelto di non utilizzare la stessa lingua per comunicare.
L’interprete può trasferire il messaggio sia in simultanea, cioè contemporaneamente al
parlante originario, sia in un momento successivo
4
.
Quindi possiamo far risalire la nascita del ruolo di interprete e di quello di
traduttore ai tempi degli antichi romani e degli antichi greci. Infatti, la natura umana ha
portato, e porta tuttora gli individui, a lasciare la loro terra di origine e a spostarsi alla
ricerca di nuove terre in grado di offrire loro condizioni di vita migliori: si parla sia di
interi gruppi che migrano per cercare terre più favorevoli, sia di commercianti che
viaggiano per il mondo alla ricerca di opportunità e di affari, di interi popoli o etnie
costretti all’esilio o ancora di popoli che sono stati colonizzati da altri
5
. In seguito a questi
2
CAPORILLI Silvia, Interpretariato e Traduzione: il manuale da consultare, GEDI Gruppo Editoriale
S.p.A., 2015, pag. 8.
3
http://www.interpretigiudiziari.org/professione/.
4
POCHHACKER FRANZ, SHLESINGER MIRIAM, The Interpreting Studies Reader, Routledge, 2017, pag.
3.
5
Ibidem, pag. 4.
10
spostamenti si è creata l’esigenza di cercare di ridurre quanto più possibile le differenze
linguistiche e culturali tra le diverse comunità: nacquero così i primi traduttori e i primi
interpreti. In particolare, gli interpreti venivano frequentemente impiegati durante le
campagne militari: infatti quando un popolo, in seguito ad una campagna di conquista, ne
sottometteva un altro, i vincitori spesso imponevano ai vinti l’apprendimento della loro
lingua e conseguentemente si andarono sempre più a formare persone in grado di parlare
più lingue differenti. Per quanto riguarda le trattative commerciali, gli interpreti venivano
impiegati per parlare e portare avanti gli scambi con le popolazioni locali, ma rivestivano
anche il ruolo speciale di consiglieri e di ambasciatori e spesso si ritrovavano a dover
risolvere questioni di carattere diplomatico: erano quindi mediatori culturali oltre che
mediatori linguistici
6
.
Gli interpreti e i traduttori sono stati riconosciuti come dei veri e propri
professionisti solamente di recente. In passato, il loro ruolo e il loro operato non venivano
considerati come una professione nel vero senso della parola, ma semplicemente come
un’abilità. Si iniziò a parlare di professioni e di ordini unicamente negli ultimi decenni del
XX secolo, in seguito all’aumento della consapevolezza del ruolo fondamentale rivestito
dalla traduzione, sia a livello nazionale che internazionale
7
.
2. Le varie tipologie di interpretazione
La prima tecnica di interpretazione che si è andata sviluppando e che è stata
principalmente utilizzata fino alla Prima Guerra Mondiale è la cosiddetta interpretazione
sussurrata o chuchotage (in francese “chuchoter” significa “sussurrare”) e prevede che
l’interprete si posizioni vicino alle parti e trasmetta il messaggio a bassa voce,
sussurrandolo nelle orecchie
8
.
Un’altra tecnica di interpretazione molto antica è l’interpretazione consecutiva.
Questa tecnica consiste nell’ascoltare il discorso del parlante, talora prendendo anche
appunti o note (in francese prise de notes) attraverso l’impiego di simboli e abbreviazioni,
e una volta che questi ha concluso la propria esposizione, riferirla per intero all’ascoltatore.
La lunghezza delle parti del discorso che devono essere interpretate varia in base alla
situazione; in generale un interprete lavora su porzioni che vanno dai 5 ai 10 minuti di
6
CAPORILLI, op. cit. pagg. 9-10.
7
Ibidem, pag. 11.
8
Idem, pag. 11.