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CAPITOLO PRIMO
1. La diplomazia ad hoc
La diplomazia ad hoc è la più antica forma utilizzata dai popoli nelle loro relazioni
diplomatiche con gli altri popoli; dall’Antichità fino al XV secolo, la diplomazia ad hoc, ha
occupato un ruolo importante nelle relazioni fra i diversi paesi del mondo e tutt’oggi
continua ad occuparlo, invero, nonostante, successivamente si siano affermate le missioni
diplomatiche permanenti, negli ultimi anni, si è ricorso frequentemente all’invio di missioni
speciali a causa dell’intensificazione delle relazioni tra i paesi e alla trasformazione delle
forme di intercambio, per le quali non è possibile in molti casi fare riferimento alle missioni
diplomatiche permanenti in quanto acquisiscono un livello sempre più elevato e un
carattere sempre più specializzato
2
.
In sintesi, la diplomazia ad hoc consiste in funzioni di carattere temporaneo che gli Stati
utilizzano per raggiungere fini specifici, inoltre rientrano in questa categoria l’invio di
personale tecnico e le missioni speciali
3
.
Anche lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e l’aumento dell’interdipendenza fra gli
Stati, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, hanno contribuito favorevolmente al
frequente uso da parte degli Stati delle missioni speciali; quest’ultime vengono utilizzate
soprattutto per discutere importanti problemi bilaterali e multilaterali, per negoziare trattati,
2
WOOD M., “Immunities of Special Missions/Immunités des missions spéciales (English and French Edition),
Brill/Nijhoff”, 2019, pp. 6-8.
3
RONCATI JARA E.., La función diplomática, RIL Editores, 1999, pag. 264.
10
per partecipare a cerimonie pubbliche in rappresentanza dello Stato inviante e per la
gestione ed amministrazione di compiti internazionali
4
.
Grazie alle missioni speciali gli Stati attuano come soggetti di diritto internazionali e tali
missioni si caratterizzano per il possesso di una competenza limitata rispetto alle missioni
diplomatiche di carattere permanente; la loro sede normalmente è stabilita nello Stato
presso il quale vengono accreditate; è fondamentale, inoltre, che lo Stato ricevente dia il suo
consenso; infine, sono regolate dal diritto diplomatico
5
.
Il primo tentativo per disciplinare le missioni speciali venne fatto nel 1928 attraverso la
Convenzione sui funzionari diplomatici del Havana nella quale venne stabilita
l’assimilazione dello status degli agenti diplomatici delle missioni speciali a quello degli
agenti delle missioni diplomatiche permanenti
6
.
Successivamente, le missioni speciali sono state disciplinate, dopo lunghe trattative,
dalla Convenzione di New York adottata dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite l’8
dicembre del 1969; tale Convenzione venne adottata congiuntamente ad un protocollo di
carattere opzionale sulla Risoluzione delle Controversie ed era inoltre presente una
risoluzione sulla revoca delle immunità per le azioni civili
7
.
La missione speciale è definita all’articolo 1 della Convenzione come una missione
avente carattere temporaneo e rappresentativa dello Stato inviante, che da quest’ultimo
viene mandata presso un altro Stato, previo consenso dello stesso, con il fine di analizzare
questioni determinate o per svolgere presso di esso un compito determinato
8
.
4
NIKOLAJEW J., The concept and classification of special missions under International Law doctrine, in
Review of comparative law volume XVIII, 2013, pp. 129-146.
5
MARESCA A., Le missioni speciali, Milano, 1975, pag. 32-40.
6
WOOD M., The Immunity of Official Visitors, Max Planck Yearbook of United Nations Law, 2012, pp. 36-98.
7
Ibidem.
8
Convenzione sulle missioni speciali, dell’8 dicembre del 1969.
11
Nello specifico, le funzioni svolte dalla missione diplomatica speciale possono essere
funzioni di protocollo, come assistere ad un matrimonio reale; funzioni tecniche come
questioni riferite al commercio; funzioni politiche come firmare un trattato di pace; ed
infine, funzioni tecnico-politiche come la decisione riguardante il posizionamento di un
confine
9
.
2. Le missioni diplomatiche speciali nel tempo
La diplomazia si è svolta fino al Rinascimento in forma occasionale e temporanea ed
era sempre accompagnata da un obiettivo concreto, come ad esempio la negoziazione di un
accordo di pace in seguito ad una guerra o la risoluzione di un determinato problema come
l’utilizzo di una stessa terra da parte di due popolazioni diverse; per questo motivo
possiamo identificare la diplomazia, che ha caratterizzato la storia del mondo fino al
periodo rinascimentale, come diplomazia ad hoc
10
.
La diplomazia è tanto antica quanto i popoli stessi, e questo perché essa nasce
dall’esigenza dei popoli antichi, dato le loro relazioni prevalentemente bellicose, di
negoziare accordi di pace; inoltre, la diplomazia nell’antichità era necessaria al fine di
collaborare in questioni di comune importanza, come ad esempio la gestione dell’alleanza
temporanea di due popoli contro un nemico comune o l’amministrazione di una risorsa
collettiva come le acque di un fiume. Gli emissari erano coloro ai quali veniva affidato
l’incarico di intrattenere le relazioni diplomatiche con i popoli stranieri; essi avevano la
funzione di rappresentare il proprio popolo e di agire per conto dello stesso, erano
9
CORDERO I., Ética Diplomática, Palibrio, 2013, pp. 81-82.
10
VILARIÑO PINTOS E., Curso de derecho diplomático y consular, Madrid, 2018, pp. 57-60.
12
considerati sacri e per questo godevano di immunità e privilegi, due istituzioni che ancora
oggi caratterizzano le moderne relazioni diplomatiche
11
.
Tutto questo spiega perché nella storia dell’Antichità incontriamo numerosi esempi di
relazioni diplomatiche in tutto il mondo, dall’oriente asiatico ai popoli mediterranei: in Asia
orientale e meridionale già dal II millennio a.C. i diversi popoli asiatici intrattennero tra di
loro relazioni diplomatiche; in Malesia, nel III secolo a.C., i rappresentanti del popolo
cinesi erano obbligati a presentare un documento contenente i loro dati e nel quale veniva
descritto nel dettaglio l’incarico ad essi affidato, ed in questo si può riconoscere un’altra
istituzione che è perdurata fino ai giorni nostri, seppur ampliamente modificata, ossia le
lettere credenziali; a partire dal I secolo a.C. la Cina cercò di inviare i suoi rappresentanti
presso l’Impero romano; nello stesso periodo vennero scritti, in India, dieci libri sulla
politica estera, l’Artha-sastra, nei quali veniva definita la diplomazia come fondamentale per
la coesistenza pacifica tra i diversi popoli; anche in Egitto, a partire dal XXV secolo a. C. si
possono incontrare alcune pratiche diplomatiche, perché gli egiziani iniziarono alcune
negoziazioni con i popoli del paese di Punt (i paesi del Corno d’Africa) e nel II millennio
iniziarono a servirsi di messaggeri che inviavano presso le popolazioni asiatiche; infine, al II
millennio a. C. appartengono due dei più importanti documenti della diplomazia antica: le
lettere di Tell-el-Amarna e il trattato di pace firmato in seguito alla battaglia di Qadesh
avvenuta nel 1249 a.C, il primo documento consisteva in lettere che i principi di Siria e
Palestina scambiavano con il faraone di Egitto e il secondo documento rappresentava il
trattato di pace che venne stipulato tra il faraone Ramses II e il principe degli Hittiti
Hattusil III
12
.
11
Ibidem, pp. 57-60.
12
Ibidem, pp. 57-60.
13
Nonostante tutto questo, saranno i greci a dare stabilità alle relazioni diplomatiche:
quest’ultime, nel mondo greco, erano svolte dagli emissari quando l’oggetto era una
dichiarazione di guerra, la stipulazione di un accordo oppure la negoziazione della pace;
quando le polis erano in guerra tra di loro, erano gli araldi che venivano incaricati di svolgere
compiti diplomatici; inoltre, esistevano messi speciali ai quali era assegnato l’importante
incarico di invitare le altre polis a prendere parte alle manifestazioni sportive o alle festività
organizzate dalla propria città-stato
13
.
Come può accadere tutt’oggi, anche le relazioni diplomatiche nell’Antica Grecia
potevano rompersi e quando questo avveniva le polis si rifiutavano di fare entrare nel loro
territorio i rappresentanti della città-stato con la quale avevano tagliato i rapporti;
solitamente alla rottura delle relazioni diplomatiche seguiva una dichiarazione di guerra
14
.
L’assemblea pubblica, in Grecia, si occupava degli affari esteri e della diplomazia, al suo
interno venivano nominati coloro che avrebbero ricoperto la carica di inviati diplomatici e
si prendevano le decisioni diplomatiche che venivano discusse in via preliminare da un
consiglio formato da cinque consiglieri; inoltre, le discussioni e i dibattiti che avevano luogo
all’interno dell’assemblea pubblica si possono considerare come antenati della moderna
diplomazia parlamentaria, infine, l’assemblea pubblica aveva anche l’importante compito di
ricevere i rappresentanti stranieri
15
.
A Roma, Numa Pompilio, istituì il Collegio dei Feziali, composto da un totale di
ventisette sacerdoti ai quali vennero affidati importanti compiti nell’ambito diplomatico,
come quello di dichiarare la guerra, la pace o una tregua, successivamente, incarichi
diplomatici rilevanti vennero svolti dai legati e dagli oratori; i romani riconoscevano
13
Ibidem.
14
NOVAK F., PARDO SEGOVIA F., Derecho diplomático: comentarios a la Convención sobre Relaciones Diplomáticas,
Fondo Editorial PUCP, 2001, pp. 52-58.
15
VILARIÑO PINTOS E., Curso de derecho diplomático y consular, op. ult. cit., pp. 57-60.
14
l’inviolabilità degli inviati stranieri e castigavano severamente coloro che non la
rispettavano
16
.
Inoltre, fu a Roma che venne riconosciuta l’esclusione dalla giurisdizione territoriale in
materia sia civile che penale dei rappresentanti stranieri, era il Senato romano ad accogliere
gli inviati stranieri e questo perché esso li considerava come ospiti e riservava loro una
cerimonia di accoglienza; i rappresentanti inviati presso Roma dovevano chiedere il
permesso del Senato per essere ammessi davanti a quest’ultimo e quando non lo
ottenevano non venivano ascoltati
17
.
Nell’antica Roma dividevano gli inviati stranieri in due classi, secondo il compito che ad
essi era affidato, la prima categoria era composta dai rappresentati che avevano come
obiettivo lo stabilimento di relazioni pacifiche, la seconda categoria era formata dai
rappresentati che avevano come scopo la rottura delle relazioni diplomatiche
18
.
Nonostante la caduta dell’Impero Romano di Occidente, la diplomazia continuò ad
essere un elemento fondamentale anche nei regni barbarici; Cassiodoro, sotto l’impero di
Teodorico, scrisse la Variae nella quale descriveva le pratiche diplomatiche e i criteri che i
romani utilizzavano per eleggere i loro rappresentanti diplomatici
19
.
A Bisanzio, l’arte della diplomazia era molto importante e per la prima volta vennero
preparati dei diplomatici specializzati, che non ricevevano una paga per il loro lavoro, ma ai
quali era permesso portare con sé una grande quantità di merci che potevano rivendere e
tenere quanto incassato dalla vendita delle stesse; a Bisanzio, erano considerati rilevanti
16
NOVAK F., PARDO SEGOVIA F., Derecho diplomático: comentarios a la Convención sobre Relaciones Diplomáticas,
op. ult. cit,, pp. 58-64.
17
Ibidem.
18
Ibidem.
19
VILARIÑO PINTOS E., Curso de derecho diplomático y consular, op. ult. cit. pp. 57-60.
15
anche il protocollo e il cerimoniale diplomatico, ed è per questo che venne instituito la
figura dello Skrinion Barbaron che aveva il compito di accogliere i rappresentanti stranieri
20
.
Durante il Medio Evo fecero la loro comparsa le prime norme che disciplinavano le
missioni speciali, invero nel 1200, Gregorio X sancì il rispetto del principio dell’inviolabilità
di un rappresentante di uno Stato inviato in missione speciale presso un altro Stato; inoltre,
allo stesso periodo di tempo risalgono i trattati stipulati dalle Repubbliche marinare d’Italia
con le popolazioni straniere, i quali prevedevano la libertà di commercio per i cittadini di
uno Stato che si trasferivano in un altro Stato, come ad esempio il trattato del 1246 che la
Repubblica marinara di Genova stipulò con i principi di Castilla e Leon
21
.
Anche il Papa ricorreva all’invio di rappresentanti diplomatici ad hoc, come quelli che
mandava presso i re, gli imperatori e ai Concili. I suoi inviati venivano riconosciuti come i
legati o i nunzi queste due tipologie di rappresentanti differiscono tra di loro, mentre ai legati
spettavano importanti funzioni come quella di rappresentare il Pontefice, ai nunzi venivano
affidati compiti di rango inferiore; successivamente, nell’età moderna avvenne una
trasformazione della società, i diversi Stati vollero rafforzare le loro relazioni diplomatiche e
per questo intensificarono l’utilizzo delle missioni speciali a cui ricorrevano
frequentemente, a questa trasformazione contribuirono anche le grandi scoperte
geografiche ad opera degli Imperi coloniali
22
.
Nell’età moderna e in quella contemporanea possiamo incontrare i primi congressi
internazionali, come quelli che si tennero in seguito a grandi guerre e che rappresentano
congressi di missioni speciali inviate dagli Stati allo scopo di raggiungere un accordo per
ristabilire la pace oppure per analizzare temi specifici e di interesse comune, nel 1926, per
20
NOVAK F., PARDO SEGOVIA F., Derecho diplomático: comentarios a la Convención sobre Relaciones Diplomáticas,
op. ult. cit., pp. 58-64.
21
MARESCA A., Le missioni speciali, op. ult. cit., pp. 116- 182.
22
VILARIÑO PINTOS E., Curso de derecho diplomático y consular, op. ult. cit. pp. 60-61.
16
esempio si svolse a Parigi una Conferenza che aveva lo scopo di concretare una
convenzione internazionale sul tema sanitario e ad essa presero parte missioni speciali
inviate dai diversi Stati; le missioni ad hoc venivano utilizzate per raggiungere i più diversi
scopi e tra questi troviamo, ad esempio, la negoziazione finalizzata alla stipulazione di un
accordo commerciale che poteva avere durata indeterminata oppure no, inoltre, le missioni
speciali tra gli Stati potevano avere come fine anche la collaborazione politica o la disciplina
di materie di interesse comune, come possono essere la comunicazione o la navigazione e
per questo venivano inviate dagli Stati con lo scopo di negoziare in uno di questi ambiti
specifici
23
.
Le missioni diplomatiche di carattere permanente si sono affermate a partire dal XV
secolo, ma nonostante tutto le missioni speciali continuarono e continuano oggi giorno ad
essere frequentemente utilizzate dagli Stati e sono disciplinate dalla Convenzione di New
York sulle Missioni Speciali dell’8 dicembre 1969.
3. Le fonti delle missioni speciali
3.1 La consuetudine
Tra le fonti del diritto diplomatico, che disciplinano le missioni speciali, rientra la
consuetudine. Con il termine consuetudine si indica la ripetizione nel tempo di determinati
23
MARESCA A., Le missioni speciali, op. ult. Cit, pp. 116-188.
17
comportamenti che hanno portato alla convinzione della presenza di una norma giuridica
sugli stessi
24
.
La consuetudine è presente nelle fonti del diritto diplomatico che regolano le missioni
speciali soprattutto grazie alle esigenze e alle caratteristiche storiche di quest’ultime, invero,
le missioni speciali, come visto precedentemente, fanno la loro comparsa nella storia con la
nascita delle prime società organizzate politicamente; una delle norme consuetudinarie più
importante è quella che prevede l’inviolabilità degli inviati diplomatici, che già veniva
riconosciuta nei più remoti tempi e che tutt’ora caratterizza le moderne relazioni
diplomatiche tra i popoli; infine, anche nel preambolo della Convenzione di New York del
1969 si riconosce l’importanza delle norme consuetudinarie che hanno per oggetto la
disciplina delle missioni speciali
25
.
3.2 L’accordo
L’accordo rappresenta una fonte di secondo grado delle missioni speciali. Nonostante,
infatti, la missione speciale sia caratterizzata da una durata limitata nel tempo, lo Stato
inviante che decide di usufruire di tale tipo di missione deve necessariamente prendere
accordi con lo Stato ricevente al fine di regolare gli aspetti giuridici e non della missione;
oltre agli accordi bilaterali, esistono quelli denominati plurilaterali e quest’ultimi li possiamo
incontrare, ad esempio, all’interno di una comunità regionale ed inoltre, può accadere che
un accordo plurilaterale abbia per oggetto soltanto un particolare settore delle missioni
speciali
26
. Un esempio di questo, si ritrova nel regolamento che disciplinava le precedenze
24
CUOCOLO F., Lezioni di diritto pubblico, Giuffrè Editore, 2006, pag. 14.
25
MARESCA A., Le missioni speciali, Milano, op. ult. cit. pag. 46-57
26
Ibidem.
18
tra gli agenti diplomatici, approvato il 19 marzo 1815, dal Congresso di Vienna e che si può
considerare come il primo intento di codificazione del diritto diplomatico. Tale
regolamento, si componeva di sette articoli e all’articolo 3 veniva stabilito che i diplomatici
in missione speciale non possedevano nessuna superiorità di rango
27
.
3.3 La Convenzione del 1969
La Convenzione di New York sulle missioni speciali dell’8 dicembre del 1969,
approvata dall’Assemblea Generale, è un’altra fonte del diritto diplomatico delle missioni
speciali. La Convenzione non disciplina tutte le forme di diplomazia ad hoc esistenti, ma
regola solamente le relazioni di tipo bilaterale che avvengono tra gli Stati membri, con
l’eccezione di quanto previsto all’articolo 6 e all’articolo 16 della stessa
28
. Il primo, si
riferisce alla possibilità per diversi Stati di inviare presso uno stesso Stato missioni speciali,
stabilendo che due o più Stati possono inviare simultaneamente una missione speciale nello
stesso Stato estero con l’approvazione di quest’ultimo; il secondo, disciplina le precedenze
tra gli agenti diplomatici nel caso previsto dall’articolo 6, stabilendo che la precedenza in
queste situazioni è derivata dall’ordine alfabetico del nome degli Stati che viene utilizzato
dal protocollo dello Stato ricevente nel quale le missioni speciali si ritrovano, salvo che non
ci si sia accordati differentemente
29
.
27
VILARIÑO PINTOS E., Curso de derecho diplomático y consular, op. ult. cit., pp. 125-127.
28
Ibidem.
29
Convenzione sulle missioni speciali, dell’8 dicembre del 1969.