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Introduzione
La Sardegna è un’isola ricca di tradizioni che gli abitanti tramandano da una
generazione all'altra da tempi antichissimi. Oltre allo straordinario territorio, ad usi
e costumi, riti e misteri che rendono unica questa regione, ciò che la
contraddistingue maggiormente è la ricca tradizione musicale, sia orale che
strumentale; una delle più antiche del mediterraneo.
In diverse culture musicali il canto nasce dalla necessità di accompagnare occasioni
cerimoniali o rituali: iniziazione delle ragazze, nascita di un bambino, la morte di
un familiare etc.
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Ogni cultura musicale organizza la voce, in forma monodica o
polifonica e i relativi parametri timbrici, plasmando l’espressività vocale come
mezzo di comunicazione e di espressione tra diversi individui.
Nella storia della tradizione della musica Sarda, in un primo periodo, vi era una
netta distinzione tra musica popolare e musica colta. La musica popolare
sviluppatasi prima nelle zone rurali e poi diffusasi maggiormente grazie alle gare
di canto nelle piazze durante le quali ciascuno intonava la propria canzone seguendo
l’istinto, aveva come scopo principale quello di creare un clima gioviale e
comunitario. Coloro che si occupavano di musica colta, i bottegai, si preoccupavano
solamente di vendere quest’ultima a caro prezzo ma quando videro che la musica
popolare progrediva e si sviluppava polifonicamente, cominciarono a raccoglierla
copiandone solo le parti più significative perché spesso non erano in grado di
studiarla e trascriverla nella sua completezza.
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Non abbiamo documenti ufficiali che testimoniano la nascita della polifonia,
sebbene rare fonti iconografiche o resoconti dei viaggiatori provano l’esistenza
della musica fin dai tempi antichi. Un esempio è il bronzetto itifallico, reperto
archeologico che risale al VII-VI secolo a.C. ritrovato ad Ittiri, paese limitrofo
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Fornire un supporto teorico allo studio della musica in quanto comportamento umano generato
all’interno di contesti sociali e comunitari specifici è l’obiettivo primario di ogni ricerca
etnomusicologica. Si vedano sul punto le opere di Alan P. Merriam e John Blacking (ad esempio
MERRIAM 1964 e BLACKING. 1973).
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FARA,1998: 286.
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Sassari, che alcune fonti ritengono rappresenti un suonatore di launeddas
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. Non
possiamo affermare con certezza che lo strumento suonato sia effettivamente una
launeddas. Potrebbe infatti trattarsi di un Aulos: strumento a fiato molto simile di
origine greca che viene comunque accreditato alla più antica civilizzazione della
Sardegna.
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Sul bronzetto la questione è difficile da sciogliere anche perché risulta
assente una tradizione iconografica consolidata dalla quale trarre indicazioni
indiziarie fondamentali per poter identificare con certezza lo strumento.
In generale possiamo sicuramente affermare che la musica strumentale era già viva
in epoca nuragica e dedurre l’esistenza dell’arte della polifonia dato che una delle
caratteristiche di questo tipo di strumenti è l’emissione contemporanea di suoni.
Nei prossimi capitoli parleremo in particolare dei canti eseguiti dal coro della
Confraternita Oratorio di Santa Croce di Castelsardo durante i rituali della
Settimana Santa. Antica roccaforte militare, apprezzata per il mare ed il
caratteristico centro storico, Castelsardo è una città del nord Sardegna che presenta
un’urbanistica molto particolare.
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Le feste e le processioni scandiscono i tempi di
quasi ogni abitante del paese, la maggior parte dei quali si impegna in tutte le attività
che riguardano la comunità. In quest’ottica la Chiesa di Santa Maria assume un
ruolo fondamentale perché è il luogo dove sacro e profano, laici e chierici si
incontrano. Approfondiremo l’argomento con un’intervista a Giuseppe Brozzu;
grande appassionato ed esperto di tutto ciò che riguarda la vita all’interno della
Confraternita, dato il suo coinvolgimento in prima persona nelle vicende
confraternali sin dal 1973. Dopo aver valutato il contesto nel quale il canto si evolve
parleremo di una delle caratteristiche salienti dei canti dell’Oratorio di Santa Croce
ovvero il fenomeno della quintina, cardine di questa tesi. Approfondiremo il
discorso riprendendo le ricerche, discordanti, di due musicologi che hanno
analizzato i tratti caratteristici del fenomeno dal punto di vista tecnico: Bernard
Lortat-Jacob e Giuliano d’Angiolini.
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L’esempio più importante è la ricerca compiuta tra il 1957 e il 1962 di ANDREAS FRIDOLIN WEIS
BENTZON che si trova nel libro «The Launeddas» pubblicato nel 1969 in Danimarca.
Fonti storiche per lo studio delle launeddas sono FARA 1998, DORE 1976. Per una fonte analitica
più recente si veda GUIZZI 2002.
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SASSU, 1994: 16.
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BROZZU, SORO E LORTAT-JACOB, 2008: 22.
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Da un lato Lortat-Jacob, con la pubblicazione del suo libro Canti di passione, si
sofferma nel descrivere sia la condotta sociale e spirituale che quella musicale dei
componenti dell’Oratorio. Approfondisce il discorso sulle regole da seguire per
diventare cantore e sui sacrifici che questo comporta, dedica poi un intero capitolo
alla Settimana Santa sottolineando il coinvolgimento della comunità di Castelsardo
in questa particolare occasione.
D’altra parte, D’angiolini si sofferma sul fenomeno acustico della quintina facendo
riferimento in particolare ad uno dei canti dell’Oratorio di Santa Croce ovvero lo
Jesu. Nel suo libro, chiamato appunto Jesu, egli parte dalle analisi musicali fatte da
Lortat-Jacob sviluppando una sua personale teoria. Ponendosi come obiettivo
quello di capire quali sono i fattori essenziali affinché questo fenomeno si verifichi
e si percepisca, D’angiolini compie numerose prove e verifiche sperimentali che lo
porteranno a contrastare la teoria precedente.
Il nostro obiettivo sarà quello di studiare e mettere a confronto le due teorie con lo
scopo di arrivare ad una valutazione approfondita del fenomeno in questione.
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Capitolo 1 – La Confraternita di Santa Croce: cenni storici
Già presenti in Sardegna a partire dalla fine del XIV secolo, le Confraternite
religiose si sono ampiamente sviluppate tra la fine del medesimo secolo e gli inizi
del XVII. Un secolo più tardi la Confraternita di Santa Croce di Castelsardo è già
ben avviata. Ne è la prova il verbale d’Assemblea, datato 15 agosto 1669, giorno
della festa dell’Assunta, che comprendeva allora 67 membri, cifra abbastanza
vicina a quella odierna.
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Confraternita Oratorio Santa Croce in Santa Maria delle
Grazie è la dicitura precisa che indica la Confraternita di Castelsardo.
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Impulso per lo sviluppo delle Confraternite fu il movimento laicale dei Bianchi per
il Giubileo del 1400 indetto da Bonifacio IX; uomini e donne con il volto
incappucciato partirono dalla Provenza per arrivare fino a Roma in pellegrinaggio.
Quando questi movimenti itineranti si esaurirono, nacquero le cosiddette
Confraternite dei disciplinati che pian piano cominciarono a prendere il loro nome
dai Santi legati alla città.
Le Confraternite nascono come associazioni cristiane nelle quali un insieme di
persone per lo più laiche, si uniscono con lo scopo di diffondere la fede e condurre
in comune la vita religiosa. In principio vennero fondate per preparare l’uomo
all’esistenza ultraterrena ma ben presto vennero coinvolte in attività sociali,
politiche e culturali come ad esempio occuparsi di opere di carità e della sepoltura
dei morti (non essendoci, fino a questo momento, un servizio pubblico che se ne
occupasse) acquistando così un peso consistente all’interno della comunità.
Caratteristica di queste associazioni è l’uso del cappuccio che, in origine, venne
introdotto come protezione dalle malattie mentre ora continua ad essere utilizzato
per mantenere una certa segretezza ed un velo di mistero.
Se inizialmente le Confraternite cercarono l’appoggio e la protezione della Chiesa,
successivamente cercano di rivendicare la propria autonomia e questo porta al
sorgere di numerosi conflitti con la gerarchia ecclesiastica. I contrasti, troppo
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BROZZU, SORO E LORTAT-JACOB, 2008: 58; comunicazione personale di Giuseppe Brozzu
contenuta in una registrazione in data 11 Aprile 2018.
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BROZZU, SORO E LORTAT-JACOB, 2008: 21.
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frequenti e tuttora presenti hanno motivazioni ben precise e nascono soprattutto a
causa dei limiti che la chiesa tenta di imporre alle Confraternite.
Per quel che riguarda la loro struttura le Confraternite sono dotate di un’effettiva
organizzazione amministrativa e politica perciò rivendicano il diritto ad una forma
d’autonomia. Mentre per l’autorità ecclesiastica le Confraternite sono soltanto delle
semplici associazioni di sostegno, senza altre finalità se non quelle della chiesa
stessa.
La Confraternita, secondo la "Costituzione" è organizzata in questo modo:
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l'Assemblea generale dei Confratelli che elegge ogni anno, il giorno
del Corpus Domini, il nuovo Priore;
il Consiglio composto da nove membri, di cui sette elettivi e due di diritto
(il Priore e il vice-Priore, ultimo Priore scaduto) e viene eletto entro quindici
giorni dalla data di elezione del Priore;
il Consiglio nomina gli impiegati: l'amministratore degli affari economici
che dura in carica tre anni, il sacrista, il segretario e i maestri dei novizi che
durano in carica un anno.
Inoltre, come afferma Lortat- Jacob, sono incaricate di gestire:
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1) Le cerimonie: accompagnare i morti al cimitero, organizzare le processioni
durante le feste dell’anno ed animare i riti, soprattutto quelli della Settimana
Santa;
2) I beni materiali che possiedono: patrimoni fondiari, proprietà immobiliari e
mobiliari (oggetti necessari alla celebrazione dei riti, archivi contenenti
documenti della loro storia) e capitali proveniente da donazioni o acquisti
mediante il loro stesso servizio.
Oltre ai travagliati rapporti tra Chiesa e Confraternita, molto spesso sono causa di
conflitti le diverse modalità di pensiero che distinguono chi fa parte di questa
istituzione. Uno dei conflitti più importanti, che viene ricordato da tutti i Confratelli
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L’informazione è tratta dal sito della Confraternita di Castelsardo <www.confraternitasantacro
cecastelsardo.it>, ultimo accesso 12 giugno 2018.
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LORTAT-JACOB, 1996 21.