7
Introduzione
Alla base di questo studio vi è un’analisi delle risposte politico-giudiziarie e operative messe
in piedi nei confronti del terrorismo da parte di Italia e Regno Unito, due Paesi che nel corso
della propria storia hanno dovuto fare i conti con questo fenomeno politico-criminale. Sono
state analizzate nello specifico tutte le principali normative emanate dai due Paesi a partire
dagli anni Settanta, epoca in cui si dovette far fronte al terrorismo politico interno, da una
parte, e a quello secessionista nordirlandese, dall’altra.
L’idea del lavoro muove dallo scalpore mediatico suscitato dall’attentato di Usman Khan sul
London Bridge dello scorso 29 novembre che ha messo a nudo delle falle nel sistema
antiterroristico britannico, in quanto il soggetto era da tempo in libertà vigilata dopo aver
ottenuto uno sconto di pena derivante proprio da reati di terrorismo, e nonostante la nazione
avesse già conosciuto a più riprese episodi simili. Da qui trae origine l’interesse ad
approfondire l’intera legislazione britannica sul tema e a compararla con quella di un Paese
per il momento ancora immune da attentati di stampo islamista.
L’elaborato analizza i due Paesi in due capitoli distinti, strutturati in maniera simmetrica.
Inizialmente, viene fornito un quadro storico sulle esperienze terroristiche di vario tipo
vissute. Per quanto riguarda il Regno Unito è descritto il terrorismo irredentista
nordirlandese, quello di estrema destra e quello jihadista subito nell’ultimo secolo. Per
l’Italia viene data un’illustrazione sintetica degli “anni di piombo”, durante i quali si
conobbero varie forme del terrorismo: politico domestico, internazionale, transnazionale e di
Stato. Successivamente viene delineato l’evolversi della risposta politica alla minaccia
eversiva nonché della nozione di “terrorismo” all’interno degli ordinamenti giudiziari di
ciascun Paese, man mano che il fenomeno assumeva nuove forme. Una terza sezione è
dedicata a come i due Paesi abbiano organizzato sul piano operativo la tutela della sicurezza
nazionale di fronte a questo tipo di pericolo: viene quindi osservato il ruolo di Polizia,
Carabinieri e Guardia di Finanza da un lato, e vengono esaminati tutti i corpi speciali istituiti
in seno a Metropolitan Police, intelligence e governo, dall’altro.
8
Questo studio dettagliato è funzionale all’obiettivo del lavoro, racchiuso nella parte
conclusiva, dove si è cercato di mettere a paragone le due strategie antiterroristiche,
sollevandone le criticità, i punti di forza e alcune riflessioni. Nello specifico, sono state
analizzate le due definizioni di terrorismo fornite rispettivamente dal Terrorism Act e
dall’art. 270sexies del Codice penale italiano; sono state evidenziate le falle della strategia
britannica CONTEST a fronte dell’efficace controllo sociale esercitato dalle istituzioni
politiche italiane tramite anche l’ausilio dei servizi interni di sicurezza; si è osservato il ruolo
svolto dal potere giudiziario e da quello esecutivo nell’affrontare la minaccia in questione; è
stato esaminato il differente approccio allo stato d’emergenza, che nel far fronte al problema
terroristico ha portato al calpestamento delle libertà individuali dei cittadini e allo
stropicciamento di alcuni principi fondamentali del diritto penale.
9
1. ITALIA
1.1 Contesto storico
1.1.1 Gli “anni di piombo”
A differenza della Gran Bretagna, che ha conosciuto varie forme del fenomeno
terroristico, ossia quello indipendentista, politico e religioso, e con le quali ancora
convive, l’Italia ha invece maturato una lunga ed intensa esperienza unicamente per
quanto concerne il terrorismo di stampo politico. Questo fenomeno ebbe la sua
primissima forma di manifestazione nel territorio nazionale col regicidio dell’allora
re Umberto I di Savoia nel 1900, perpetrato dall’anarchico Gaetano Bresci a Monza
il 29 luglio. Tuttavia, se potrebbe essere considerata una grazia l’aver conosciuto
solo una delle varie forme del fenomeno terroristico all’interno dei propri confini
nazionali, quello che si è verificato in Italia costituisce il caso in cui il terrorismo di
tipo politico ha avuto la più lunga durata in tutto il contesto europeo. Anche
nell’Irlanda del Nord e nei Paesi Baschi il terrorismo è rimasto vivo per molti anni,
ma in quei casi si trattò di indipendentismo
1
. In Italia tale sintomo eversivo ha
trovato espressione in entrambe le sponde degli estremi schieramenti parlamentari.
Senza addentrarsi in descrizioni dettagliate sul fenomeno brigatista che esulano dal
tema oggetto di questo contributo, quanto meno su un piano degli obiettivi, faremo
alcuni cenni sugli eventi principali che hanno comportato un inevitabile intervento di
contrasto da parte dello Stato italiano sia a livello legislativo che a livello operativo
di polizia.
L’ideologia eversiva di sinistra si sviluppò sul finire degli anni Sessanta, un periodo
in cui gli operai iniziarono a riunirsi per cercare delle forme di rappresentazione
alternative alle organizzazioni sindacali, e trovò la sua massima espressione nel noto
1
Ernesto Galli della Loggia (2007), Brigatismo senza fine, consultabile su
https://web.archive.org/web/20140503025418/http://archiviostorico.corriere.it/2007/aprile/27/BRIGA
TISMO_SENZA_FINE_co_9_070427086.shtml, consultato il 23 febbraio 2020
10
gruppo conosciuto col nome di Brigate Rosse, che di fatto nacque nell’agosto 1970
2
.
Il suo fine politico era quello di contrastare, anche con la violenza, qualsiasi tipo di
attore che costituisse un ostacolo alla rivoluzione proletaria marxista nel territorio
italiano. I suoi primi membri provenivano principalmente dalla facoltà di sociologia
dell’Università di Trento, dal Partito Comunista giovanile di Reggio Emilia e dal
mondo delle fabbriche
3
. Successivamente, infatti, il movimento attecchì
principalmente nel mondo universitario e nei grandi poli industriali del nord Italia.
Più tardi, la sua ideologia trovò diffusione anche in quelle carceri dove i militanti
violenti vennero rinchiusi.
Oltre alle Brigate Rosse, altri gruppi estremisti “rossi” che nacquero ed operarono
nello stesso periodo rendendosi protagonisti di importanti e numerose stragi furono il
Gruppo di Azione Partigiana (GAP), il Gruppo XXII ottobre, i Nuclei Armati
Proletari (NAP), Prima Linea, i Proletari Armati per il Comunismo, i Comitati
Comunisti Rivoluzionari, le Unità Comuniste Combattenti, le Formazioni Comuniste
Combattenti e la Brigata XXVIII marzo.
Come per l’estremismo di sinistra, anche per quello di destra non è possibile
identificare una data precisa sulla sua nascita. Esso si sviluppa nel corso degli anni
Sessanta, periodo in cui nascono partiti di stampo neofascista di ispirazione evoliana
quali Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e le Squadre d’azione di Mussolini,
nonché, nel decennio successivo, Ordine Nero, il Nucleo Armato Rivoluzionario
(NAR), il Fronte Nazionale Rivoluzionario, il Movimento di Azione Rivoluzionaria,
Terza Posizione, Movimento Rivoluzionario Popolare, la Rosa dei venti. Nonostante
lo schieramento completamente opposto all’interno della sede parlamentare,
l’estremismo di destra condivide sicuramente con quello di sinistra un generale
disprezzo verso la Democrazia Cristiana e più in generale contro il capitalismo, la
borghesia e le istituzioni democratiche. Entrambi, inoltre, nacquero proprio perché
non vedevano rappresentati i propri ideali presso i rispettivi partiti di riferimento. Un
conflitto aperto fra le due opposte fazioni non si verificò mai nel corso degli “anni di
piombo”. Quando, sul finire degli anni Settanta, si iniziarono a registrare alcuni
2
Renzo Paternoster, L’ombra della stella: storia delle brigate rosse, disponibile su
http://win.storiain.net/arret/num134/artic2.asp, consultato il 22 febbraio 2020.
3
I. Montanelli e M. Cervi, L'Italia degli anni di piombo, Milano, Rizzoli, 1991.
11
scontri diretti fra fazioni appartenenti ai due opposti estremismi, i terroristi di destra
cercarono persino una mediazione volta a unire le forze contro il nemico comune,
ossia lo Stato democratico. Interessante fu il rinvenimento nel 1981 a Roma di un
nascondiglio contenente armi e documenti falsi dal quale si rifornivano sia estremisti
di destra che di sinistra.
L’esplosione di un ordigno avvenuta il 2 aprile 1969 alla fiera di Milano presso il
padiglione FIAT fu il primo significativo atto violento perpetrato da gruppi estremisti
che diede avvio ai cosiddetti “anni di piombo”. La prima vittima del terrorismo
politico italiano arrivò poco tempo dopo, il 19 novembre: si trattò dell’agente di
polizia Antonio Annarumma, ucciso mentre era alla guida. Nel mese successivo, il
12 dicembre, vi fu la strage di piazza Fontana a Milano nella quale persero la vita 17
persone e 88 restarono ferite. Nell’arco di circa un’ora, quel giorno si verificarono
ben cinque attentati, ma solo quello di Piazza Fontana produsse morti. Da quel
giorno in poi si assistette a un’escalation di violenza, da cui emerse l’aperta
intenzione dei neonati gruppi estremisti di perseguire con la forza il raggiungimento
dei propri fini: nel 1969 si registrarono 312 attentati dinamitardi; fra il 1969 e il 1975
ebbero luogo 4384 atti violenti contro persone o cose, di cui l’ottantatré per cento fu
imputato all’estremismo di destra. Dopo la strage di piazza Fontana, gli attentati che
si registrarono fino al 1974 furono 140. Fra i più significativi per numero di vittime e
per impatto mediatico ricordiamo, in ordine cronologico, le stragi: di Gioia Tauro
(1970, 6 morti e 66 feriti), della questura di Milano (1973, 4 morti e 52 feriti), di
Piazza della Loggia a Brescia (1974, 8 morti e 102 feriti), del treno Italicus (1974, 12
morti e 48 feriti), nonché quella della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che fu
in assoluto l’attentato che provocò il più alto numero di vittime (85 morti e 200
feriti).
Fra il 1969 e il 1975 vennero eseguiti undici sequestri di persona: nessuno di questi
fu compiuto dal terrorismo di destra, ma quella del sequestro fu una pratica esclusiva
dell’eversione di sinistra, compiuto ai danni di dirigenti d’azienda, prima, e di figure
politiche, poi.
Il primo avvenne il 3 marzo 1972: la vittima fu l’ingegnere dirigente dell’azienda Sit-
Siemens Idalgo Macchiarini. L’anno successivo, fra i sequestrati di spicco ci furono
12
il sindacalista torinese Bruno Labate, il dirigente dell’Alfa Romeo Michele Mincuzzi
e il capo del personale FIAT Ettore Amerio. Nel 1974 mutò il criterio di selezione
delle vittime, che iniziarono ad essere prelevate non più dal settore industriale ma da
quello politico istituzionale, poiché l’intento era quello di colpire lo Stato e i suoi
organismi: la prima vittima di questa mutata strategia fu il magistrato Mario Sossi,
capo della procura di Genova, “colpevole” di aver disposto la carcerazione di tre
militanti delle Brigate Rosse in quanto pubblico ministero del processo che li vedeva
coinvolti all’epoca del sequestro. Fra quelli che seguirono, il rapimento più illustre e
significativo fu quello ai danni di Aldo Moro, il presidente della Democrazia
Cristiana (partito di ispirazione democratico-cristiana e moderata). Aldo Moro fu il
fautore del cosiddetto “compromesso storico”, che consisteva nel dare avvio a un
dialogo aperto tra il suo partito e il Partito Comunista Italiano, espressione più
estrema della sinistra italiana all’interno del mondo istituzionale. Un avvicinamento
di questo tipo era malvisto dalle BR, che consideravano la Democrazia Cristiana
l’emblema dello Stato democratico imperialista delle multinazionali
4
. Il rapimento
avvenne il 16 marzo 1978 a Roma, e si concluse dopo cinquantacinque giorni con il
ritrovamento del cadavere del politico nel baule di un’auto. Di fatto, quest’evento
incrinò i rapporti fra BR e PCI, il quale si rese poi collaborativo con gli altri partiti di
governo nell’elaborare leggi speciali per arrestare il fenomeno violento in corso.
Il rapimento del generale statunitense James Lee Dozier del 1981 (poi liberato nel
gennaio dell’anno successivo) è ritenuto l’atto conclusivo del terrorismo politico
italiano. Questo sequestro assunse importanza per il ruolo che il generale ricopriva,
ossia quello di vicecomandante NATO nel sud Europa. Quelli che seguirono furono
soltanto episodi isolati, dei semplici colpi di coda incapaci di fatto a
destabilizzazione l’ordine statale come invece fecero gli attentati precedenti.
1.1.2 Il terrorismo internazionale
Durante la stessa parentesi temporale degli “anni di piombo”, ossia tra gli anni
Settanta e Ottanta, oltre al terrorismo cosiddetto domestico o nazionale l’Italia
4
Per un approfondimento sul tema si rimanda all’articolo di Pio Marconi (2005), Il sequestro Moro
una strategia allo specchio, consultabile su http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista4.nsf/ServNavig/5,
consultato il 22 febbraio 2020.
13
conobbe anche il terrorismo internazionale, transnazionale e di Stato
5
. Infatti, in
questo arco di tempo accadde che gruppi radicali palestinesi perpetrarono alcuni atti
violenti nel territorio italiano ai danni di obiettivi israeliani o filoccidentali (eccezion
fatta per l’attentato all’ambasciata britannica di Roma del 1946 per mano del gruppo
terrorista sionista Irgun). Si registrarono attentati da parte di gruppi di matrice
armena (ad esempio l’ASALA, ossia l’Armenian Secret Army for the Liberation of
Armenia) nei confronti di bersagli non solo israeliani o filoccidentali, ma anche
turchi. Inoltre, il governo di Gheddafi commissionò a emissari libici o a terroristi
legati ai servizi segreti libici molti omicidi in vari Paesi europei, fra cui l’Italia, al
fine di eliminare oppositori esuli.
Ricordiamo pertanto, in ordine cronologico: la presa in ostaggio, all’aeroporto
Leonardo da Vinci di Fiumicino, dell’aereo della statunitense Trans World Airlines
da parte di due palestinesi del 26 agosto 1969, poi dirottato a Damasco e fatto
esplodere una volta svuotato dei passeggeri; l’arresto del 28 maggio 1972
all’aeroporto di Fiumicino di una donna armata che ammise di essere stata incaricata
di dirottare a Beirut un jet della Pan American World Airways
6
; l’attentato
all’oleodotto della SIOT
7
del 4 agosto 1972 rivendicato dal gruppo “Settembre
Nero”
8
, che solo grazie a un mal posizionamento dell’esplosivo e alle condizioni
climatiche favorevoli non provocò gravi danni; l’esplosione, fortunatamente senza
vittime, di un mangianastri imbottito di tritolo piazzato da due terroristi arabi nel
vano bagagli di un aereo della El Al
9
(destinato a Tel Aviv) all’aeroporto di
Fiumicino del 16 agosto 1972
10
; l’omicidio di Wael Zuaiter datato 16 ottobre 1972
11
5
Per “terrorismo internazionale” intendiamo quello perpetrato da gruppi di nazionalità diversa da
quella del Paese in cui agiscono con lo scopo di colpire quest’ultimo per perseguire fini di politica
estera. Il terrorismo transnazionale si differenzia da quello internazionale per il fatto che il Paese in
cui viene commesso l’attentato non è il bersaglio dell’attacco, ma è il luogo scelto casualmente o
opportunisticamente per compiere l’atto criminale al fine di colpire una parte terza. Il terrorismo di
Stato vede operare all’interno di un Paese terroristi o agenti su commissione di un altro Paese.
6
La Repubblica (1986), Per Fiumicino sono troppe le “date nere”, disponibile su
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/04/03/per-fiumicino-sono-troppe-le-
date-nere.html, consultato il 13 marzo 2020.
7
Società Italiana per l'Oleodotto Transalpino SPA.
8
Organizzazione terroristica palestinese nata nel 1970 e attiva fino al 1973, responsabile di
dirottamenti aerei e attentati. Il suo nome fa riferimento a quel mese del 1970 in cui il re Hussain di
Giordania riuscì a cacciare dal proprio regno la presenza palestinese.
9
Compagnia aerea israeliana.
10
Enrico Gregori (2016), 16 agosto 1972 Attentato su un aereo El Al a Fiumicino, consultabile su
https://www.ilmessaggero.it/rubriche/accadde_oggi/16_agosto_1972_attetato_aereo_el_al_fiumicino-
1912661.html, consultato il 13 marzo 2020.
14
per mano del Mossad israeliano in quanto esponente dell’OLP
12
in Italia; l’uccisione,
nel febbraio 1973, di un impiegato (Vittorio Olivares)
13
della compagnia aerea
israeliana EL AI da parte di un terrorista palestinese legato a “Settembre Nero” il
quale probabilmente lo scambiò per il vicedirettore della compagnia
14
;
l’individuazione, da parte del controspionaggio del SID
15
grazie a una soffiata del
Mossad, in un appartamento di Ostia e la conseguente cattura del 5 settembre 1973 di
cinque terroristi
16
che progettarono di abbattere con un lanciamissili terra-aria
spalleggiabili “Strela” di fabbricazione sovietica il Boeing dell’allora Primo Ministro
israeliano Golda Meir in visita a Roma nel gennaio di quell’anno
17
; la strage
all’aeroporto di Fiumicino del 17 dicembre 1973, nella quale trentadue persone
persero la vita e diciassette rimasero ferite a causa di colpi di armi automatiche e di
bombe al fosforo lanciate all’interno del Boeing 707 di proprietà della Pan-America
da parte di terroristi palestinesi appartenenti a “Settembre Nero”
18
; l’assassinio
dell’ambasciatore turco presso la Santa Sede Taha Carim del 9 giugno 1977 da parte
di membri del Commando giustizia per il genocidio armeno
19
; il tentato dirottamento
del 7 settembre 1979 da parte di tre studenti sciiti del volo Alitalia Teheran-Beirut-
Roma conclusosi pacificamente nella capitale iraniana dopo una lunga trattativa
11
Jane Howard (2014), Wael Zuaiter: Unknown review – compelling story of an assassination,
consultabile su https://www.theguardian.com/stage/australia-culture-blog/2014/may/01/wael-zuaiter-
unknown-review-compelling-story-of-an-assassinationconsultat, consultato il 19 marzo 2020.
12
Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
13
Enrico Gregori (2015), 12 aprile 1973 Vittorio Olivares, impiegato della compagnia El Al, ucciso in
via XX Settembre, consultabile su
https://www.ilmessaggero.it/rubriche/accadde_oggi/12_aprile_1973_vittorio_olivares_impiegato_com
pagnia_el_al_ucciso_via_xx_settembre-966187.html, consultato il 11 marzo 2020.
14
L’Unità (1973), “L'uccisore di Olivares: non ho sbagliato bersaglio «Settembre nero»: siamo
estranei a questa vicenda”, disponibile su
https://archivio.unita.news/assets/main/1973/04/29/page_009.pdf, consultato il 13 marzo 2020.
15
Il servizio segreto italiano predecessore di SISMI e SISDE.
16
Ali Al Tayeb Al Fergani, Ahmed Ghassan Al Hadithi, Amin El Hindi (che poi si rivelerà essere il
vicecapo dei servizi di sicurezza d Al Fatah e braccio destro di Abu Ayad, rispettivamente
un’organizzazione politica e paramilitare legata all’OLP e colui che fu vicecomandante e capo
dell’intelligence dell’OLP nonché secondo più alto ufficiale di Al Fatah dopo Yasser Arafat), Gabriel
Khouri, Mohammed Nabil Mahmoud Azmi Kanj.
17
Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata
individuazione dei responsabili delle stragi (2001), Doc. XXIII n.64 volume primo tomo V parte
seconda, pag. 177, disponibile su https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/301457.pdf,
consultato il 13 marzo 2020.
18
Il Post (2013), La strage di Fiumicino, disponibile su https://www.ilpost.it/2013/12/17/strage-
fiumicino-1973/, consultato il 13 marzo 2020.
19
Iacopo Scaramuzzi (2016), La Turchia commemora a palazzo della Cancelleria l’ambasciatore
ucciso dagli Armeni, consultabile su https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2016/06/15/news/la-
turchia-commemora-a-palazzo-della-cancelleria-l-ambasciatore-ucciso-dagli-armeni-1.34988088,
consultato il 18 marzo 2020.
15
all’aeroporto di Fiumicino
20
; l’attentato del 9 dicembre 1979 a Roma contro la sede
della British Airways e della El-Al, rivendicato dal gruppo di resistenza armeno e
che portò al ferimento di nove persone; l’esplosione di due bombe in via Bissolati
(Roma) contro gli uffici della British Airways, della Swiss Air e della Lufthansa del
18 febbraio 1980 per mano di nazionalisti armeni che provocarono il ferimento di
una persona; l’attentato del 10 marzo 1980 nel quale persero la vita due persone e
quattordici rimasero ferite a causa dello scoppio di due bombe provocato da militanti
dell’Esercito segreto armeno contro gli uffici della Turkish Airlines in via Bissolati e
l’ufficio commerciale turco a Piazza della Repubblica; il tentato assassinio del 17
aprile 1980 all’ambasciatore Vecdi Turel, successore di Taha Carim, che causò la
morte della sua guardia del corpo per dei colpi sparati anche questa volta da
appartenenti al gruppo “Giustizieri per il genocidio armeno”; gli omicidi nel 1980 di
Salem Mohamed El Ritemi (il cui corpo fu rinvenuto a Roma il 21 marzo), Aref
Abdul Giaidli (Roma, 19 aprile), Abdallah El Khazuni (Roma, 10 maggio),
Mohamed Fuad Boujar (Roma, 20 maggio) e Azzedine Ladheri (Milano, 11 giugno)
da parte di sicari mandati dal governo libico in quanto ritenuti dissidenti
21
; il
ferimento del 25 ottobre 1980 ai danni del secondo segretario presso l’ambasciata
turca Ergenekan Gokeberk rivendicato dall’ASALA
22
; la sparatoria del 24 febbraio
1981 da parte di un gruppo di guerriglieri libici (uno dei quali si definì “guerriero di
Gheddafi”
23
) contro i passeggeri scesi da un aereo atterrato a Fiumicino della Kuwait
Airlines proveniente dal Kuwait
24
; l’esplosione di una bomba, il 9 agosto 1981, ai
danni della sede italiana della El-Al rivendicata dal “Fronte di liberazione della
Palestina”; l’attentato alla Sinagoga Maggiore di Roma del 9 ottobre 1982, nel quale
l’esplosione di una granata e i colpi di arma da fuoco sparati da un gruppo di
terroristi palestinesi provocarono quaranta feriti e la morte di un bambino di due
20
Wladimiro Settimel (1979), Conclusa la drammatica vicenda del jet dirottato, consultabile su
https://archivio.unita.news/assets/main/1979/09/09/page_002.pdf, consultato il 13 marzo 2020.
21
F. Adly, La rivoluzione libica. Dall’insurrezione di Bengasi alla morte di Gheddafi, Milano, il
Saggiatore S.p.A., 2012.
22
Armenian Secret Army for the Liberation of Armenia
23
La Repubblica, Uno scalo nel mirino dei commando così il lungo promemoria del terrore,
disponibile su https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/28/uno-scalo-nel-
mirino-dei-commando-cosi.html, consultato il 13 marzo 2020.
24
La Repubblica (1985), Dodici anni di terrorismo arabo in Italia, disponibile su
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/09/dodici-anni-di-terrorismo-
arabo-in-italia.html, consultato il 15 marzo 2020.
16
anni
25
; l’arresto del 18 giugno 1982 della terrorista tedesca Christa Margot Frohlich
atterrata a Fiumicino da un volo proveniente dalla Siria con una valigetta carica di
esplosivo
26
; l’uccisione a Roma dell’ufficiale e diplomatico Leamon Ray Hunt
(responsabile logistico della forza militare multinazionale dell'ONU nel Sinai) del 15
febbraio 1984 in un attentato rivendicato dalle BR-PCC (Brigate Rosse per la
costruzione del Partito Comunista Combattente) assieme alle FARL (Frazione
Armata Rivoluzionaria Libanese)
27
; l’esplosione, avvenuta il 3 aprile 1985
fortunatamente senza vittime, di un colpo di bazooka in via Verdi a Roma contro un
ufficio adiacente alla cancelleria giordana sparato da un marocchino legato a
“Settembre Nero”
28
; l’attentato al Cafè de Paris in via Veneto a Roma nei pressi
dell’ambasciata statunitense del 16 settembre 1985, con un bilancio di trentanove
feriti, causato da un combattente palestinese
29
affiliato alle FARL
30
che lanciò
all’interno del locale due bombe a mano di fabbricazione sovietica
31
; la morte di
un’impiegata
32
, oltre alle decine di feriti, a causa di una bomba fatta esplodere contro
gli uffici della British Airways di via Bissolati (Roma) il 25 settembre 1985 da parte
di un sedicenne palestinese che dichiarò di appartenere all'ORMS, l'organizzazione
dei musulmani rivoluzionari socialisti; il dirottamento della nave da crociera “Achille
Lauro” avvenuto il 7 ottobre 1985 per mano di quattro terroristi palestinesi
25
Ariela Piatteli (2017), consultabile su lastampa.it/cronaca/2017/10/09/news/trentacinque-anni-fa-l-
attentato-alla-sinagoga-di-roma-che-cambio-la-storia-1.34399444, consultato il 15 marzo 2020.
26
La Repubblica (2019), Strage alla stazione di Bologna, forse trovato l'interruttore della bomba,
disponibile su
https://www.repubblica.it/cronaca/2019/06/27/news/attentato_stazione_di_bologna_forse_trovato_int
erruttore_della_bomba-229795172/?ref=search, consultato il 15 marzo 2020.
27
Marco Imarisio (2003), Una pericolosa collaborazione. L’alleanza tra le Brigate Rosse e le masse
palestinesi e islamiche, consultabile su
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=8762, consultato il 15
marzo 2020.
28
Claudio Gerino (1985), Col bazooka contro l’ambasciata, consultabile su
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/04/04/col-bazooka-contro-
ambasciata.html, consultato il 16 maro 2020.
29
La Repubblica (1987), Condannato a 17 anni. “Lanciò” lui le bombe al Cafè de Paris, disponibile
su http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/07/12/condannato-17-anni-lancio-
lui-le-bombe.html, consultato il 16 marzo 2020.
30
S. Argentini, F. Belucci, F. Carlucci, G. De Lutiis, A. Schaerf, A. Silj (1992), Venti anni di violenza
politica in Italia (1969-1988), tomo II, 2ª parte, disponibile su
http://www.memoria.san.beniculturali.it/c/document_library/get_file?uuid=4f9c2e07-b3d4-4ff9-a004-
46fe1152995e&groupId=11601, consultato il 16 marzo 2020.
31
L’Unità (1985), L'ordigno: chi lo lancia non è sicuro di restare incolume, disponibile su
https://archivio.unita.news/assets/main/1985/09/18/page_015.pdf, consultato il 16 marzo 2020.
32
La Repubblica (1985), Attentato alla “British”. È morta la donna ustionata, disponibile su
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/02/attentato-alla-british-morta-la-
donna.html, consultato il 16 marzo 2020.
17
appartenenti al Fronte di liberazione della Palestina di Abu Abbas durante il quale fu
ucciso un cittadino americano ebreo; la strage del 27 dicembre 1985 all’aeroporto
Leonardo da Vinci di Fiumicino perpetrata da altri quattro fedeli ad Abu Abbas con
bombe a mano, pistole e kalashnikov contro i banchi di accettazione delle compagnie
aeree El-Al e Trans World Airlines, provocando la morte di tredici persone e il
ferimento di settanta.
Infine, citiamo l’attentato perpetrato da Junzo Okudaira, membro dell'Armata Rossa
Giapponese arruolato nelle file dell’estremismo jihadista islamico, che provocò un
singolare caso di terrorismo internazionale su commissione. L’intento dichiarato
dall’attentatore, infatti, fu quello di dare all’Italia un monito affinché non
appoggiasse più la politica estera statunitense
33
, colpendo proprio un obiettivo
americano sul suolo italiano. Accadde così che il 14 aprile 1988 a Napoli
un’autobomba esplose contro il circolo ricreativo militare statunitense “United
Service Organizations” provocando la morte di cinque persone, fra cui tre passanti e
un venditore ambulante.
1.2 Il terrorismo nell’ordinamento penale italiano
1.2.1 Le origini
Durante il ventennio fascista, epoca in cui il Codice Rocco fonda le proprie origini
(varato nel 1930 dall’allora Guardasigilli Alfredo Rocco), i concetti di terrorismo ed
eversione politica erano intesi nella misura di opposizione nei confronti
dell’ordinamento fascista vigente. Come dichiarò l’allora capo di Stato Benito
Mussolini nel suo discorso “dell’Ascensione”
34
: «in Italia non c’è posto per gli
antifascisti, c’è posto solo per i fascisti e per gli afascisti, quando siano dei cittadini
probi ed esemplari». Fece così intendere che chiunque non abbracciasse il pensiero
fascista sarebbe stato estromesso dal godimento di ogni diritto e della partecipazione
attiva alla vita pubblica della nazione. Una visione di questo genere non lasciava
33
Domenico Ascione (2017), 14 aprile 1988. L’attentato che fece tremare tutta Napoli: una strage
dimenticata, consultabile su https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/191840-14-aprile-1988-
lattentato-che-fece-tremare-tutta-napoli-una-strage-dimenticata/, consultato il 19 marzo 2020.
34
L’orazione tenuta da Benito Mussolini pronunciata di fronte alla Camera dei deputati in occasione
dell’approvazione del bilancio preventivo del ministero dell’interno per l’esercizio 1927-28.
18
spazio nemmeno ad alcuna forma di sana e leale opposizione
35
. Infatti, lo stesso
“Duce” già nell’ottobre del 1922
36
chiarì: «Dividiamo gli italiani in tre categorie: gli
italiani indifferenti che rimarranno nelle loro case ad attendere i simpatizzanti che
potranno circolare e finalmente gli italiani nemici e questi non circoleranno»; «Chi ci
fa del bene avrà del bene; chi ci fa del male avrà del male. I nostri nemici non
potranno lagnarsi se essendo nemici saranno trattati duramente come duramente
devono essere trattati i nemici». Ovviamente un tale trattamento prevedeva un
maggior potere e un incremento quantitativo a favore delle forze dell’ordine: fu così
che tra il 1923 e il 1927 Mussolini istituì l’M.S.V.N.
37
e l’O.V.R.A.
38
, ossia due
organi di polizia alle dirette dipendenze dell’esecutivo con lo scopo di “mantenere
l’ordine pubblico”, ergo reprimere violentemente l’opposizione, e ai cui membri fu
garantita l’impunità grazie alla riforma dell’art. 16 del Codice di procedura penale
39
.
Il Codice Rocco prevedeva che il fenomeno terroristico avrebbe potuto assumere
rilevanza penale soltanto qualora si fosse manifestato attraverso uno dei cosiddetti
“Delitti contro la personalità interna dello Stato” definiti all’interno del Titolo I,
quali: “associazione sovversiva” (art. 270), “propaganda ed apologia sovversiva o
antinazionale” (art. 272), “insurrezione armata contro i poteri dello Stato” (art. 284),
“cospirazione politica mediante accordo” (art. 304), “cospirazione politica mediante
associazione” (art. 305), “banda armata: formazione e partecipazione” (art. 306).
Ovviamente, in un regime totalitario come quello fascista, norme simili non
trovarono mai i presupposti per essere applicate, poiché ogni forma di opposizione
era stroncata sul nascere con metodi piuttosto diretti e immediati. Quando però, nel
1948, entrò in vigore la Carta fondamentale, quegli articoli del Codice penale
entrarono in conflitto con alcune delle libertà garantite dallo statuto, in particolare
quella di associazione (art. 18) e quella di manifestazione del pensiero (art. 21). Si
rendeva pertanto necessario risolvere tale attrito, definendo quindi fino a che punto
35
Ercole Francesco, La Rivoluzione Fascista, Palermo, Editore F. Ciuni, 1936, pag. 466.
36
In un discorso pronunciato al gruppo rionale “Antonio Sciesa” poco prima della Marcia su Roma.
37
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, organo di gendarmeria e militare durante il governo
fascista.
38
Opera Vigilanza Repressione Antifascismo, l’organismo dei servizi segreti di polizia politica del
regime fascista.
39
Tale ritocco all’articolo prevedeva che ogni processo avrebbe dovuto essere autorizzato dal governo
e dal Ministro della giustizia: questa mossa aveva l’intento nascosto di lasciare impuniti quegli agenti
della forza pubblica che si fossero resi responsabili di sevizie nei confronti di arrestati, inquisiti o
detenuti (Cosmo, Giandomenico, 1952, I servizi di polizia politica durante il fascismo in Il movimento
di liberazione in Italia, n. 16, pag. 36).